“MAMMA, LA RUSSA” MENTRE NEL MONDO NON SI AFFIDA LA SICUREZZA AI MILITARI, IL MINISTRO DELLA DIFESA ITALIANO OFFENDE I POLIZIOTTI. COME MAI LA MILITARIZZATA GUARDIA DI FINANZA È MENO AMATA DELLA POLIZIA “SMILITARIZZATA”? (dal SIULP)

mercoledì 22 aprile 2009

 

Rileggendo con un po’ di attenzione alcune pagine di storia, una cosa balza subito davanti agli occhi: le più grandi tragedie della storia sono state sempre precedute da un clima di assuefazione a fatti straordinari: si comincia cioè con considerare normali cose che normali non sono per niente.
Quando ad esempio delle ronde hanno cominciato ad imperversare nelle città vestendo una camicia nera, molti hanno detto e scritto che non era il caso di preoccuparsi, che si trattava di ragazzi volenterosi e rispettosi dell’ordine e che tutto sommato svolgevano un servizio a favore della comunità;
Qualcuno ha riso, qualcuno ha pianto; sappiamo comunque com’è finita. Oggi, nel nostro civilissimo Paese, corriamo il rischio di commettere lo stesso errore: quello cioè di considerare normali cose che sono assolutamente straordinarie.
È nostro compito continuare con la denuncia e soprattutto con l’azione per resistere alla mistificazione in corso.
Il recente pacchetto sicurezza, è il frutto di una serie di compromessi: tra una parte moderata, obbligata ad agire in tempi di crisi economica, ma con saldi valori morali e politici; e una parte assolutamente non moderata, interprete di concetti anacronistici, amorali ed asociali.
Non c’è differenza tra quello di cui si parla in un consiglio dei ministri e quello che si sente in alcuni bar del Veneto orientale o dell’oltrepò pavese: cacciamo gli immigrati, diamo alla Polizia licenza di sparare a vista, e se i poliziotti non sono buoni a farlo, perché non sono più militari e hanno i sindacati, ci pensi l’esercito, la brigata folgore, i granatieri di Sardegna.
E se pure loro non bastano, dobbiamo pensarci noi con mazze ferrate, bastoni e coltelli: è ora di fare
piazza pulita.
Toni esagerati, ma contenuti del tutto conseguenti: non è normale, in un paese civile, che si parli serenamente in un consiglio dei ministri, di “ronde”, di impiego dell’esercito con funzioni di polizia, di giustizia fai da te, di medici che anziché curare devono denunciare gli immigrati clandestini.
E non è neanche normale che quando tutto il mondo sceglie di affidare la sicurezza ad una struttura civile e non militare, un ministro di questo Governo offenda uomini e donne della Polizia di Stato, scientemente, reiteratamente, volgarmente, oltraggiando la loro storia, svilendo i loro sacrifici, mortificando i loro caduti.
Non è normale che, in un Paese democratico, un Ministro della Difesa parli e pontifichi di sicurezza interna; non è normale che in un Paese democratico l’esercito sia impiegato sulle piazze e sulle strade in assetto di guerra, non è normale che in un Paese democratico un ministro della difesa dica che i carabinieri sono come la Ferrari e la Polizia di Stato è come la FIAT. Mamma, La Russa.
E che di conseguenza non si può pensare ad una integrazione tra le due Forze di Polizia a competenza generale, perché in una colonna il mezzo più veloce deve adattarsi ai tempi del mezzo più lento: per cui, in caso di coordinamento, l’Arma corre il rischio di essere trascinata nel baratro dalla Polizia. Mamma, La Russa.
Colpa, essenzialmente per quanto riguarda lo sfascio della Polizia della smilitarizzazione e di tutto quello che essa ha portato: donne e, soprattutto, sindacati. E non è solo la nostra una questione di ripicca o di rancore.
Da circa trent’anni cerchiamo di far capire ai governi in carica e alle forze politiche del Paese che, soprattutto in momenti di crisi come quello attuale, è il caso di ottimizzare razionalizzando al massimo quello di cui si dispone.
Il coordinamento tra le Forze di Polizia, il coordinamento “reale”, non quello previsto da leggi, circolari e documenti che regolarmente rimangono senza attuazione non è un capriccio dei sindacati di
polizia, come afferma lo splendido La Russa.
È un’esigenza reale, concreta, fortissima del Paese, il quale non è più disposto a tollerare capricci, privilegi e protagonismi da prime donne da parte degli alti vertici delle Forze Armate e delle Forze di Polizia a status militare: perché questo è il problema.
Ci sono comandanti che temono di perdere il proprio potere, se diventano oggetto di coordinamento: coordinare vuol dire che ci deve essere un’autorità in grado di dare ordini, evitando sprechi, duplicazioni, intralci e demotivazioni.
E ci sono dirigenti e comandanti che devono eseguire.
Se il problema non può riguardare i vertici dell’arma dei carabinieri che, si sa sono usi obbedir tacendo e tacendo morir, se il problema non può riguardare la Guardia di Finanza, giacché tutti gli operatori rivendicano da tempo smilitarizzazioni, sindacalizzazioni e coordinamento, davvero non si riesce a capire perché contro il coordinamento debba scendere in campo Ignazio Benito, ministro della difesa: quasi che la sicurezza nazionale nel nostro Paese fosse diventata affare dell’Esercito.
Qualcuno lo fermi, prima che alle parole seguano i fatti; qualcuno lo fermi prima che, a furia di sparare delle sonore baggianate seguite dal silenzio di chi ascolta, Ignazio Benito si convinca che è lui ad aver ragione e che siamo noi ad aver torto.
Nessuno ha mai parlato di far passare i carabinieri nella Polizia di Stato: ma chiedete ad un carabiniere o ad un poliziotto quanto potrebbe avvantaggiarsi il sistema sicurezza da un reale coordinamento tra Arma e Polizia.
Nessuno si sognerà di negare i benefici di questa indispensabile, irrinunciabile, indiscutibilmente necessaria razionalizzazione.
Non sappiamo, per restare alla storia delle Ferrari e delle FIAT, se davvero noi siamo le FIAT e i carabinieri le Ferrari: sappiamo per certo che FIAT, Ferrari, Skoda e Alfa Romeo stanno tutte ferme per mancanza di benzina.
E sappiamo che la situazione è destinata ad un precipitoso peggioramento. Sarebbe il caso di finirla con le “boutade” da talk show televisivo e porre veramente mano ai nodi centrali del sistema sicurezza.
In Europa l’hanno già fatto, e nella Francia di Sarkozy, il premier francese ha già provveduto ad integrare in un unico organismo polizia civile e polizia militare, con enormi benefici per tutti, in primis per gli stessi operatori della sicurezza.
Piaccia o non piaccia ad Ignazio Benito, la Polizia di Stato, come potete vedere nell’apposito sondaggio pubblicato sul nostro sito è l’Istituzione più amata dai cittadini italiani. Con l’84% delle preferenze: Ignazio, evidentemente, sta nell’altro 16%.
Pazienza.
L’Esercito invece sta al 77%.
La Guardia di Finanza sta al 77%.
Come mai un Corpo di polizia militarizzato e, soprattutto senza sindacati, viene dopo la Polizia“smilitarizzata”?

Non siamo sindacalisti: siamo poliziotti che dedicano il proprio tempo libero alla causa della sicurezza e alla tutela dei diritti nostri e dei colleghi.
È vero che in questa classifica il sindacato è messo male.
C’è soltanto un’Istituzione che è messa peggio, in questa graduatoria delle credibilità: è il Parlamento.
Se questo sia dovuto essenzialmente all’opera e al pensiero di Ignazio Benito non possiamo davvero giurarlo: ma un pensierino, finché c’è democrazia nel Paese, siamo autorizzati a farlo.
Mamma, La Russa.

Felice Romano
Segretario Generale del SIULP – Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia


 


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