LA PADANIA - 13 AGOSTO 2004 “A SETTEMBRE IL FEDERALISMO FISCALE” Vitaletti: 50% dell’Iva alle Regioni, ai Comuni le tasse sull’auto

venerdì 13 agosto 2004

Alle Regioni le imposte sui servizi, a partire da quelle su sigarette e giochi, e più del 50% dell’Iva, a Province e Comuni quelle sull'auto e sugli immobili, a partire dal bollo e dalla benzina, con l’Ici trasformata e ridotta e il trasferimento dell’Irpef sulle seconde case e sugli affitti. Sono queste alcune delle ipotesi a cui sta lavorando l’Alta commissione sul federalismo fiscale guidata dall’economista Giuseppe Vitaletti che saranno presentate a settembre.

Il federalismo fiscale -premette Vitaletti- è l'unica possibilità di responsabilizzare la spesa degli enti locali. Il fatto che molti enti spendono male le loro risorse, come emerge anche da inchieste giornalistiche, è anche il risultato della mancata realizzazione di un effettivo federalismo fiscale. Nel nostro Paese va ancora avanti un sistema basato su due criteri sbagliati: trasferimenti che hanno la sola giustificazione di spese storiche e un processo di attribuzione di entrate proprie senza nessuna correlazione con le funzioni di spesa svolte e del tutto sbagliato. Per esempio alle regioni è stata data l’Irap pagata dalle aziende per finanziare la sanità che è un servizio ai cittadini. Le stesse regioni incassano il bollo auto, ma si tratta dell’ente che meno ha a che fare con gli autoveicoli. Mentre la gran parte dei servizi comunali finiscono con l’essere pagati con una imposta patrimoniale sugli immobili».

Una situazione, dunque, ad avviso di Vitaletti, che «ignora i principi fondamentali della finanza locale» che invece sono stati richiamati fortemente nel documento sui meccanismi strutturali del federalismo fiscale varato da comuni, province e regioni nel 2003 e che sono alla base dei lavori dell’Alta commissione.

E cioè il principio di correlazione tra entrate e spese degli enti. Si tratta -sottolinea il presidente dell’Alta commissione sul federalismo fiscale- di ribaltare l'attuale meccanismo basato sull'anticorrelazione e sui trasferimenti secondo le piogge del passato. Quindi le diverse ipotesi che presenteremo entro il 30 settembre su come basare le entrate proprie e le compartecipazioni fiscali partono da un lato dal principio di correlazione tra spesa e entrate e dall’altro da una perequazione responsabilizzante basata su un livello di spesa standard ed efficiente e non più storica».
Insomma, rimarca Vitaletti, «la perequazione deve dare agli enti più poveri i soldi necessari ad amministrare con efficienza. Chi non sarà in grado di amministrare con efficienza dovrà ricorre ad addizionali e aggravi di prelievo locali». Secondo l’economista, comunque, la legge 56/2000 per la perequazione alle regioni «che ha tentato di superare i meccanismi del passato fallendo completamente lo scopo potrà essere trasformata secondo i principi di correlazione ed efficienza».

Ma come potrebbe tradursi in pratica il principio di correlazione nell’individuazione delle risorse da attribuire ai vari livelli di governo locale? Vediamo alcune delle ipotesi a cui sta lavorando l’Alta commissione per regioni, province e comuni.

REGIONI: nella ipotesi estrema di applicazione del principio di correlazione, alle regioni potrebbe andare oltre il 50% dell’Iva calcolata a livello locale sulla base delle vendite al consumo registrate fiscalmente. E non sulla base di indici statistici e della popolazione residente come avviene ora. Accanto all’Iva potrebbe andare alle regioni l’imposta sui servizi a partire dai prelievi sui cosiddetti vizi: e cioè alcol, tabacco e giochi. Inoltre alle regioni andranno le imposte di bollo, imposta su spettacoli e concessioni e le imposte sulle assicurazioni diverse da quelle sull'auto, L’addizionale Irpef inoltre potrebbe essere trasformata in una sovrimposta sull'Irpef statale mantenendo cosi la sua progressività anche a livello locale. Per contro le regioni perderebbero il 50% dell’Irap che torna allo Stato e le imposte su bollo auto e la compartecipazione sulla benzina che andrebbero a province e comuni.

PROVINCE E COMUNI: ai due enti andrebbe tutto il prelievo relativo agli autoveicoli e agli immobili. Le modalità di ripartizione tra i due enti sono ancora da definire comunque alle province potrebbe andare il bollo auto e la compartecipazione dell’imposta sulla benzina attualmente delle regioni. Inoltre manterrebbero l’imposta di trascrizione sugli autoveicoli e quella sulle assicurazioni auto.

Ai comuni invece oltre all’Ici, che verrebbe però ridimensionata perdendo la caratteristica di imposta patrimoniale per essere commisurata al reddito e trasformata in imposta legata ai servizi a favore degli immobili, potrebbe essere assegnato il residuo prelievo Irpef sui redditi degli immobili che colpisce gli affitti, le seconde case, ecc. Il prelievo comunque sarebbe trasformato in una imposta sostitutiva. L’addizionale Irpef anche per i comuni verrebbe trasformata in una sovrimposta.

PEREQUAZIONE: il meccanismo di perequazione che sostituirà gli attuali trasferimenti sarà completamente rivoluzionato. Il punto di partenza non sarà più la spesa storica dell’ente, ma un criterio di “spesa standard ed efficiente” legato ai servizi da fornire. Si stabilirà cioè i servizi essenziali da garantire, il costo necessario in presenza di una amministrazione efficiente e quindi il livello di trasferimenti perequativi necessari dopo aver verificato le risorse proprie dell’ente sulla base dei tributi gestiti direttamente.


Tua email:   Invia a: