IL POLIZIOTTO NON E’ UN SOLDATO: A CIASCUNO IL SUO MESTIERE. BISOGNA DIVIDERE UN COMPARTO ETEROGENEO E FIGLIO DEL COMPROMESSO. - di Gianluca Taccalozzi

sabato 23 maggio 2009

IL POLIZIOTTO NON E’ UN SOLDATO: A CIASCUNO IL SUO MESTIERE. BISOGNA DIVIDERE UN COMPARTO ETEROGENEO E FIGLIO DEL COMPROMESSO.

Pubblichiamo un articolo di Gianluca Taccalozzi sul vivace dibattito relativo alla ipotetica riforma delle Forze di polizia italiane, con l'eventuale passaggio dell'Arma dei Carabinieri alle dipendenze del Ministero dell'Interno e la separazione del comparto Difesa da quello Sicurezza (si veda anche l'articolo di Piero Laporta su ItaliaOggi del 21 maggio); il titolo è della redazione del sito.

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I progetti più meno esplicitati dal Ministro degli Interni Maroni, e più o meno condivisi da una buona fetta di intellettuali e politici, riguardano l’istituzione di un nuovo modello di sicurezza con un’unica Forza di Polizia generalista, con compiti di ordine e sicurezza pubblica e di polizia giudiziaria, lasciando esclusivamente alle Forze Armate i compiti di difesa e principalmente alle polizie locali i compiti di polizia amministrativa.
Una riforma che, come ho già avuto modo di affermare in precedenti articoli, a mio avviso sarebbe auspicabile e porterebbe alla creazione di una moderna Forza di Polizia, unica, specializzata, snella, senza troppi uffici amministrativi e/o funzionali (composta da personale non in possesso delle qualifiche di PG, PS, PT ecc. ma in possesso di specifica preparazione amministrativa), con ordinamento e regole di impiego più prossime ai canoni del pubblico impiego.
Contestualmente si sta progettando (in ambito Ministero della Difesa e Consiglio Superiore della Difesa) un nuovo modello di Difesa che presuppone l’adozione di ordinamenti e regole di impiego molto distanti dal lavoro civile (orario di lavoro, sensibile compressione di diritti, ecc.) e quindi una netta separazione del comparto difesa (la cosiddetta specificità) dal resto del pubblico impiego.
Una cosa è certa: entrambe queste riforme presuppongono l’abbandono dei compiti di sicurezza interna dei Carabinieri e l’inevitabile separazione del comparto sicurezza e difesa. Con questi presupposti, infatti, non si può pensare di tenere unito un comparto tanto eterogeneo quanto inopportuno, con una componente (sicurezza) che muove verso il pubblico impiego ed una componente (difesa) che muove verso ordinamenti e regole di impiego più tradizionalmente militare.
D’altronde è del tutto evidente che il poliziotto e il soldato non fanno lo stesso mestiere, tutt’altro, ed è per questo che in tutti i Paesi occidentali a democrazia avanzata la sicurezza interna è affidata ad amministrazioni civili e la sicurezza esterna ad amministrazioni militari, con organizzazioni e regole di impiego completamente diverse tra loro.
E allora !!!??? Quale soluzione!? Smilitarizzare tutti!? Militarizzare tutti!?
La logica vorrebbe che si arrivasse alla separazione del comparto sicurezza e difesa ed alla creazione di due settori distinti e separati, il primo civile- speciale ed il secondo militare, superando, una volta per tutte, l’attuale situazione di confusione generata da riforme, ricorsi, controriforme, riordini e controriordini. Un compromesso all’italiana abilmente ed artatamente creato per accontentare tutto e tutto e mantenere indenni le Forze di polizia ad ordinamento militare (Gdf e Carabinieri).
Il comparto sicurezza e difesa discende, infatti, dalla smilitarizzazione della P.S. e dai successivi ricorsi dei Carabinieri tendenti all’equiparazione con i cugini civili della P.S. (vinto per quanto riguarda la parte economica e perso per quanto riguarda la parte dei diritti sindacali). Una continua ed affannosa rincorsa al compromesso che ha generato quelle condizioni di sostanziale omogeneità degli ordinamenti e di allineamento dei trattamenti economici alla base dell’istituzione del comparto.
Il dibattito politico-istituzionale dovrebbe essere incentrato su questi temi ma, come spesso accade in Italia, la discussione è invece spostata sul terreno dell’ideologia e degli interessi particolari. Chi oggi, infatti, difende l’integrità dell’Arma dei Carabinieri e la militarità della stessa, lo fa attaccando i sindacati di PS definendoli il male delle polizie ad ordinamento civile, attaccando lo spirito della riforma della Rappresentanza militare del 1978 ed evocando gli articoli della Costituzione che sanciscono la specificità dei militari rispetto agli altri cittadini (senza tuttavia pensare che quegli articoli e quelle specificità fanno riferimento ai cittadini deputati alla difesa della sovranità e del territorio dello Stato e non già ai poliziotti). Al contrario, chi parteggia per le Forze di Polizia civili evoca gli spettri del ventennio, il sindacato per i militari, ecc.. Come se fosse in discussione la smilitarizzazione delle Forze Armate o la militarizzazione delle Forze di Polizia.
Con una politica che rimane debole ed ostaggio degli interessi corporativi, si rischia una volta ancora di addivenire ad un compromesso o meglio di non affrontare la problematica. L’attuale dibattito parlamentare, infatti, propone due riordini delle carriere (uno per i civili ed uno per i militari), una finta riforma della Rappresentanza militare ed una specificità eguale dal punto di vista dei benefici (economico-previdenziali) e diversa dal punto di vista dei sacrifici (maggiori per i militari in termini di compressione dei diritti). In sostanza, si propone di far rimanere l’attuale comparto con una distanza ancora maggiore tra gli ordinamenti civili e quelli militari, a tutto danno, in particolare, delle Forze di polizia militari, costrette ad arrabattarsi in un vestito (ordinamento) sempre meno adatto per i compiti di polizia.
Superando ogni interesse ed ideologia di sorta, sarebbe ora che si iniziasse a discutere seriamente sulla definizione di un modello di sicurezza ed un modello di difesa, separati efficienti, chiari, specifici e funzionali.
E’ ora che anche in Italia, finalmente, il poliziotto faccia il poliziotto e ed il soldato faccia il soldato.
Viva l’Italia, viva le corporazioni e gli interessi particolari.

GIANLUCA TACCALOZZI
Segretario Sezione Ficiesse Roma
gianlucataccalozzi@alice.it


 


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