IMPRESSIONI DAL CONGRESSO DI FICIESSE: UN AMBIENTE BELLO, DI PERSONE CHE AMANO IL CORPO, ECCO PERCHE' INVITO CHI HA A CUORE LA GUARDIA DI FINANZA AD ASSOCIARSI – di Luca Bartaloni

lunedì 16 novembre 2009

Pubblichiamo di seguito il messaggio postato oggi nel forum pubblico del sito www.ficiesse.it da Luca Bartaloni.

DAL FORUM PUBBLICO DEL SITO WWW.FICIESSE.IT

Topic: FCS e la GDF
MESSAGGIO SCRITTO DA: LUCA BARTALONI
domenica 15 novembre 2009 21:41:05
 

Ho partecipato al III congresso di FCS come ospite e sono stato molto felice di averlo fatto. Vi ho trovato, infatti, persone a me molto affini per modo di fare e finalità; ho, insomma, trovato un ambiente bello. Certo, le sfide che si ripropone l'associazione, così come indicate nella condivisibile relazione del segretario uscente Carlo GERMI, mi appaiono molto ambiziose anche a causa dell'avverso “spirito dei tempi” attuale.

Ho ascoltato solo Di Pietro dire con chiarezza che anch'egli ritiene assolutamente necessaria una sola polizia nazionale civile. Mitico anche l'intervento di Debora BRUSCHI, della quale invito a vedere il video che sarà pubblicato, così come invito a vedere il video dell' On. Di Pietro ed a leggere attentamente le relazioni del segretario uscente e del presidente, peraltro persone squisite anche sotto l'aspetto umano, come del resto anche gli
altri soci.

Insomma, ho trovato un ambiente di persone intellettualmente oneste, che amano il Corpo della GdF e che si adoprano affinché esso possa svilupparsi nella maniera più moderna, di modo che possa riservare le maggiori soddisfazioni ai suoi appartenenti, ma, soprattutto, affinché acquisica un ruolo da protagonista ed una sempre maggiore utilità sociale... e per far questo sono disponibili ad esperimentare vie nuove, senza ingessarsi in facili “habits” tradizionali.

Nel merito, sono stati trattati tre argomenti principali: la sindacalizzazione della GdF (rimando al video dell' intervento della BRUSCHI, perché a mio avviso il più chiaro ed incisivo); la militarità (rimando alle relazioni congressuali ed all' intervento dell' On. Di Pietro); i suicidi (rimando all'intervento di Verna).
Sui suddetti argomenti, riporto sinteticamente il mio pensiero.

Sindacalizzazione
Credo che nell' Europa occidentale del XXI secolo, trovarsi ancora a discutere se un cittadino “militare” europeo (status rivestito dal 1992, dai cittadini degli stati dell' Unione) debba avere o meno il diritto di associarsi liberamente per tutelare i propri interessi ed il proprio lavoro, sia davvero deprimente.

Posso solo riportare la mia esperienza di delegato COBAR: è stato il mio primo mandato, ho sempre trovato Comandanti di riferimento (i c.d. “C.U.B.”) molto disponibili, ma i problemi sono per lo più stati differiti e mai risolti, persino i più banali e quindi la funzione si è ridotta, principalmente, ad una raccolta ed asseverazione di offerte economiche e di agevolazioni (convenzioni, trasporti, schede telefoniche). Non è stato possibile, infatti, avere incisività su gli altri
argomenti un po' più pesanti (dall' erogazione del buono pasto, ai turni di servizio, al vestiario, al futuro dei reparti territoriali, in parte perché “argomenti proibiti”, ma spesso per la mancanza di effettivi poteri, benché debba riconoscere ai comandanti di riferimento un'encomiabile sensibilità
a discutere anche di tali argomenti e ad ascoltare le eventuali proposte).

Tuttavia, ditemi se sia possibile che i problemi possano essere affrontati solo in base all' uomo accidentalmente e temporaneamente posto al comando. Il mio pensiero è che il cittadino a “status” militare debba crescere, abbandonando il
paternalismo gerarchico, per imparare ad affrontare i problemi da persona matura e l'unico modo a me noto è l'associazione esterna, indipendente, democraticamente organizzata, con poteri contrattuali ed AUTOFINANZIATA, cioè ciò che viene definito un sindacato (e spiace che tale parola sia ancora percepita come tabù). Ha detto bene BRUSCHI: “come posso sentirmi
garantita da persone pagate per far rispettare i miei diritti di cittadina, se tali persone detti diritti neanche li conoscono, perché a loro negati?”. Forse, se un militare conosce e pratica i diritti, sarà poi più facile che li riconosca anche agli altri e che li tuteli meglio; se poi quel militare HA ANCHE FUNZIONI DI POLIZIA, tutto ciò mi sembra ancor più necessario, visto che un poliziotto, a differenza di un guerriero, non opera in un teatro di guerra, bensì nella società civile ed in
tempo di pace. In altri termini: i diritti sindacali al Corpo della GdF sono sono solo un problema dei suoi appartenenti, ma anche e soprattutto un problema pubblicistico (che riguarda tutti i consociati, tutta l'intera società).

Militarità della GdF

Premesso che mi pare che ormai sia assodato ed universalmente accettato che la GdF è un corpo di polizia, per di più a natura altamente specializzata; posto che i suoi appartenenti (sin dal 1959) non sarebbero più inquadrati, NEANCHE IN CASO DI GUERRA, in un battaglione “combattente” (peraltro, anche nella II guerra mondiale ne costituì uno solo!), bensì in funzioni di polizia economica (controllo degli ammassi); atteso che persino negli opuscoli stampati per la
festa delle FF.AA., la GdF, giustamente!, non vi è compresa, perché NON E' una forza armata (come E.I., M.M., A.M., C.C.); tutto ciò premesso, mi pare che la GdF sia “ontologicamente” diversa dagli altri militari e “fenotipicamente” affine ad una forza di polizia, che, da che mondo è mondo e fatta una breve eccezione per le dittature nazionaliste del XX secolo, sono civilmente
organizzate. Del resto, le finalità, le modalità, le cognizioni culturali e tutto ciò che si fa in un'investigazione in tempo di pace, ha davvero ben poco a che vedere con quel che si fa in tempo di guerra od anche solo in un'operazione di “peace keeping”. Paradossalmente, ciò che si avvicina di più ad un'azione “militarmente organizzata” è un'operazione di ordine pubblico, guarda caso posta per legge al comando del funzionario di polizia, civile sin da quando anche la POLSTATO era ancora militarizzata! Se ne traggano, con onestà intellettuale, le debite conclusioni.

Suicidi

Non mi sento titolato per approfondire questo doloroso argomento, ma non credo che uno sconto dallo psicologo possa essere una soluzione, come pure credo che lo studio affidato al pur bravissimo Vittorino Andreoli, possa essere la soluzione. Forse l'iniziativa di FCS potrà avere una maggiore efficacia, si vedrà. Infine, credo che ci si dovrebbe chiedere se, tra le cause scatenanti, non possa esserci anche l'ambiente lavorativo (si pensi a ciò che avviene in France Telecom); probabilmente non c'entra nulla, ma perché non verificarlo se ciò può, anche solo ipoteticamente, aiutare a salvare delle vite umane.

Attenzione, non sto dicendo che la causa è l'ambiente lavorativo, ma solo che in determinati soggetti, in particolari condizioni private e di lavoro, si possono scatenare determinate reazioni. D'altronde, i dati letti nel convegno sono stati
certamente preoccupanti.

Per tutto ciò, ho ritenuto di accettare di dare il mio piccolissimo contributo all'associazione ed invito tutti, soprattutto coloro i quali hanno a cuore il Corpo, ad associarsi.


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