ATTENTI: TORNA A DIFFONDERSI L’EMAIL-BUFALA DELLA BAMBINA MALATA DI LEUCEMIA. NON VA GIRATA, SPECIALMENTE DAI LUOGHI DI LAVORO.

mercoledì 07 dicembre 2005

Sta girando in queste ore, ed è pervenuta anche a diversi soci e simpatizzanti di Ficiesse, una email con questo contenuto:

 

“““Salve, sono un padre di 29 anni. Io e mia moglie abbiamo avuto una vita meravigliosa. Dio ci ha voluto benedire con una bellissima bambina. Il nome di nostra figlia è Rachele. Ed ha 10 anni. Poco tempo fa i dottori hanno rilevato un cancro al cervello e nel suo piccolo corpo. C'è una sola via per salvarla è operare. Purtroppo, noi non abbiamo denaro sufficiente per far fronte al costo. AOL e ZDNET hanno acconsentito per aiutarci. L'unico modo con il quale loro possono aiutarci è questo: Io invio questa email a voi e voi inviatela ad altre persone. AOL rileverà la traccia di questa e-mail e calcolerà quante persone la riceveranno. Ogni persona che aprirà questa e-mail e la invierà ad altre persone ci donerà 32 centesimi. Per favore aiutateci.

Con sincerità

George Arlington
Barbara Varano
Laboratorio di Virologia”””

 

Si tratta di una bufala ben nota (vedasi ad esempio la pagina http://www.attivissimo.net/antibufala/george_arlington/george_arlington.htm) che gira addirittura dal 2000. Non esiste nessuna bambina malata, nessun George Arlington e nessun coinvolgimento di America On Line o di Zdnet..

 

Stavolta, però, c’è qualche elemento di novità. All’email, infatti, sono state aggiunte due o tre firme di persone che esistono per davvero, con tanto di indirizzi e numeri di telefono loro personali o delle organizzazioni alle quali appartengono. Tra queste persone c’è anche un dipendente della Guardia di finanza che, qualche mese fa, come riferisce il notiziario telematico Zeus News (www.zeusnews.it), credendo che la drammatica richiesta di aiuto fosse autentica, ha inoltrato il messaggio dal computer dell’ufficio senza immaginare che il programma di posta elettronica avrebbe automaticamente aggiunto le sue coordinate personali e quelle dell’organizzazione di appartenenza.

 

Si tratta di un errore fatto in completa buona fede e a fin di bene. Ma ora, con la nuova ondata di invii, l’indicazione di quel nome, di quel grado e di quella istituzione potrebbero essere interpretati dai destinatari delle email come un attestato di garanzia, con il rischio che questa stupida catena riprenda fiato.

 

Perciò, invitiamo tutti coloro che dovessero ricevere, come noi, l’email in questione a fare particolare attenzione: NON DIFFONDETE IL MESSAGGIO E, SPECIALMENTE, NON FATELO MAI DAI LUOGHI DI LAVORO.

 


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