INTERROGAZIONE DELL’ONOREVOLE RUFFINO SUL “CASO GERMI”: ABBASSAMENTO DELLE NOTE CARATTERISTICHE E TRASFERIMENTO DOPO LA COSTITUZIONE DI FICIESSE

giovedì 16 novembre 2000

INTERROGAZIONE DELL’ONOREVOLE RUFFINO SUL “CASO GERMI”: ABBASSAMENTO DELLE NOTE CARATTERISTICHE E TRASFERIMENTO DOPO LA COSTITUZIONE DI FICIESSE

Ficiesse è un'associazione legittima, che non si configura nè come associazione tra militari, nè come sindacato. E' questa la sintesi della risposta governativa all'interrogazione presentata dall'On. Ruffino e da altri 39 parlamentari, tutti del gruppo D.S., in merito al "caso Germi", che riportiamo integralmente.

La costituzione dell'associazione - si legge nella risposta del Governo - non è mai stata contestata dalle gerarchie militari, né all'ufficiale in questione (al colonnello Germi, appunto - NDR) sono state contestate violazioni delle regole della disciplina militare.

E' ciò che noi abbiamo sempre sostenuto, da ultimo anche in una lettera aperta al Comandante Generale della Guardia di Finanza (pubblicata in altra parte del sito) nella quale è stato ribadito che l'associazione, come si evince dagli articoli 3 e 7 dello statuto:

1) non è riservata ai militari ma ne fanno parte tutti i cittadini che ne condividono le finalità;

2) non ha tra i suoi scopi la negoziazione di contratti di lavoro, nè l'organizzazione di scioperi o di altre forme di protesta;

3) intende soltanto (anche se non è poco) produrre idee e progetti di miglioramento e di innovazione.

Ciò non toglie che Ficiesse abbia opinioni precise sulla sindacalizzazione del Corpo, che auspichi una rapida apertura normativa in tale direzione e che assumerà, al riguardo, un ruolo propulsivo.

Ma la risposta governativa va segnalata anche perchè contiene affermazioni importanti e impegnative dell'Autorità politica in ordine a fenomeni che noi stiamo da tempo evidenziando. Così, è riconosciuto che tra i cittadini-militari esiste un forte anelito di coinvolgimento e di partecipazione alla vita delle rispettive istituzioni e ai processi di trasformazione in atto; aspirazione definita comprensibile e legittima; e, nel contempo, si riconosce che c'è un gap di comunicazione tra la base e le più alte gerarchie del Corpo; "uomini impegnati spesso in attività operative di prima linea, militari semplici, sottufficiali; ufficiali di grado inferiore, la cui esperienza e la cui dedizione al servizio rappresentano il patrimonio di maggiore ricchezza dei nostri corpi militari, ma la cui voce talvolta fatica a farsi sentire".

Inoltre, si afferma che la legge sulla rappresentanza militare è ormai "insufficiente rispetto alla crescita del paese" e che è necessario tornare a legiferare.

Infine, c'è un invito autorevole e pressante alle gerarchie militari alle quali di chiede intelligenza e sensibilità per sostenere e accompagnare i processi di crescita, tra i quali è chiaramente annoverata la costituzione di Ficiesse.

L'On.le Ruffino, nella sua risposta, ha colto perfettamente la portata politica di tali affermazioni ed ha sottolineato come esse impegnino le forze che sostengono l'attuale governo a dare una risposta legislativa in tempi brevi.

 

Atti parlamentari

XIII LEGISLATURA – DISCUSSIONI – SEDUTA DEL 16 MARZO 2000 – N. 695

  (Salvaguardia dell'attività dell'associazione - Finanzieri, cittadini e solidarietà)

 PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Ruffino n. 2-02300 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

  L'onorevole Ruffino ha facoltà di illustrarla.

 ELVIO RUFFINO. Signor Presidente, abbiamo presentato tale interpellanza perché ci pare che ciò che sta accadendo all'interno del corpo della Guardia di finanza, che crediamo si sia ulteriormente aggravato nei giorni successivi alla presentazione del nostro atto di sindacato ispettivo, con nuovi atti discutibili di alcuni comandi interregionali, sia degno di un confronto in quest'aula.

 Veniamo ai fatti. Nel maggio 1999 Si è costituita un'associazione denominata - Finanzieri, cittadini e solidarietà -, su iniziativa di un comitato promotore di quarantasette soci. Fra i quali figurano personalità del mondo politico - ad esempio il collega Lumia, deputato del nostro gruppo - sindacale e dell'informazione, liberi professionisti ed un numero nutrito di persone facenti parte della Guardia di finanza, di diverso grado. Tale associazione non ha natura sindacale, come risulta evidente dalla sua attività e dal suo statuto, e dunque non c'entra nulla con i vincoli derivanti dalla legge n. 382 del 1978 e con la recente sentenza della Corte costituzionale.

 E’ stato eletto presidente di tale associazione il colonnello Carlo Germi il quale, all'atto della sua nomina, ha inviato una lettera di presentazione al comandante generale della Guardia di finanza, al consiglio superiore della Guardia di finanza e agli organi di rappresentanza; in quella comunicazione il presidente forniva anche l'elenco dei soci promotori fra i quali quelli facenti parte del corpo. Oggi, un'attività che non esito a definire di intimidazione (colloqui dai superiori, notifica della sentenza della Corte costituzionale, che peraltro nulla c’entra con la legittimità dell'associazione, che viene semmai sancita proprio dalla legge n. 382 del 1978) è rivolta proprio alle persone facenti parte della Guardia di finanza elencate in quella lettera, inviata - lo ripeto - dalla stessa associazione con encomiabile dimostrazione di lealtà, serenità e trasparenza.

 In queste settimane un provvedimento di trasferimento ha colpito il colonnello Germi, presidente dell'associazione, che da meno di due anni comandante a Udine. Le sue note valutative non sono più «eccellenti», come negli anni precedenti, ma solo « superiori alla media », con riferimenti evidenti alla sua attività di presidente; infatti, nelle note valutative si dice che egli è « distratto da interessi personali », formulazione ambigua : che non può che avere riferimento alla sua funzione di presidente dell'associazione. Nelle note valutative, poi, si richiama un fascicolo riservato di cui, peraltro, chiediamo di conoscere il contenuto per la parte che ci interessa.

Tutto ciò configura un'attività dei comandi della Guardia di finanza che, a nostro parere, è illegittima, perché finge di considerare organizzazione sindacale, dunque soggetta ai vincoli della legge n. 382 del 1978 e della successiva sentenza della Corte costituzionale, un'associazione che nulla ha fatto che potesse indurre a tale valutazione. Si sta conducendo una vera campagna in questo senso, con notifiche ed ordini di servizio trasmessi ufficialmente ai diversi reparti e letti al personale, agli ufficiali e così via, tanto che perfino l'associazione nazionale finanzieri italiani ha pensato di inviare una sua lettera agli associati.

In secondo luogo, il trasferimento del colonnello Germi e le note valutative che lo danneggiano non sono, a nostro parere, legittimi, se non altrimenti giustificati, proprio alla luce delle libertà costituzionali riconosciute dalla legge sui principi della disciplina militare, la già citata legge n. 382 del 1978.

Nel nostro ordinamento democratico repubblicano, signor sottosegretario, anche i cittadini militari beneficiano, nel quadro delle regole stabilite dalla legge, dei diritti fondamentali, che sono appunto riconosciuti dalla legge sui principi della disciplina militare. Si veda, ad esempio, il fatto che questa legge prevede la libertà anche di attività politica al di fuori del servizio.

Quanto sta accadendo nella Guardia di finanza - che, non a caso, non accade nel resto delle Forze armate e delle forze di polizia ad ordinamento militare - è dunque grave e giustifica un impegno parlamentare determinato su una questione di principio di carattere, appunto, democratico e costituzionale.

L'esercizio del comando, anche dei comandi più alti di un corpo importante come la Guardia di finanza, è sottoposto a precisi vincoli, non può assumere carattere di arbitrarietà e;non può conculcare i diritti fondamentali del personale militare, soprattutto quando questi sono esercitati con particolare lealtà e cautela come avvenuto in questo caso. Da qui la nostra richiesta al Governo di fornirci non solo informazioni delle quali naturalmente siamo desiderosi per conoscere eventualmente un’altra .interpretazione 'dei. fatti rispetto alla nostra, ma soprattutto garanzie precise su elementi di principio.

 PRESIDENTE. I1 sottosegretario di Stato per le finanze ha facoltà di rispondere.

 NATALE D'AMICO, Sottosegretario di Stato per te finanze. Signor Presidente; la questione posta dagli interpellanti al di la del caso particolare sul quale, naturalmente, fornirò tutte le risposte tra un attimo, riguarda problemi che da tempo attraversano la realtà sociale del nostro paese e, in particolare delle Forze armate.

 Il caso al quale gli interpellanti fanno riferimento, infatti, concerne un ufficiale di carriera, il quale ha ritenuto di assumere iniziative dettate da istanze certamente presenti nel corpo della Guardia di finanza come in altri corpi militari dello Stato, che tuttavia presentano aspetti di incerta definizione sia rispetto ai regolamenti di disciplina sia rispetto alle leggi vigenti in materia di associazionismo dei militari. L'ordinamento, infatti, pur riconoscendo ai militari la pienezza dei diritti democratici attribuiti a tutti i cittadini, preclude forme di associazione come quelle di carattere sindacale. La legittimità costituzionale di tale preclusione, messa in dubbio più volte negli ultimi lustri, ha tuttavia trovato la più recente conferma in una sentenza della Corte costituzionale del dicembre scorso, sentenza alla quale anche gli interpellanti fanno riferimento nel loro atto ispettivo.

L'ufficiale alla cui sorte gli interpellanti rivolgono la loro attenzione è presidente e socio fondatore di una associazione che pur non configurandosi in maniera dichiarata come associazione di carattere sindacale, tuttavia presenta numerose caratteristiche che al sindacato la accostano sia nelle enunciazioni dello statuto – la dove si parla di tutela del personale della Guardia di finanza - sia negli atti - lo stretto collegamento con la maggiore delle confederazioni sindacali nazionali - sia nei suoi esponenti, dato che numerosi sindacalisti compaiono tra i soci fondatori. Ciò ha suscitato nelle gerarchie militari una inevitabile ed in qualche modo obbligatoria attenzione.Sarebbe sbagliato e non coerente con l'ordinamento vigente giudicare tale comportamento come anacronistico, repressivo o poco rispettoso del pluralismo delle opinioni e del confronto democratico. E’ viceversa del tutto ovvio che, in presenza delle norme dei regolamenti militari vigenti, le gerarchie di comando guardino ad iniziative associative di tal genere con estrema attenzione,valutandone con molto scrupolo le potenziali evoluzioni verso direzioni che l’ordinamento preclude.

Contemporaneamente - e in ciò risiede la contraddittorietà con la quale è inevitabile misurarsi – è viva e diffusa nel personale militare, soprattutto tra i gradi inferiori della Guardia di finanza come in altre strutture, un ansia di coinvolgimento e di partecipazione alla vita delle rispettive istituzioni ed ai processi di trasformazione in atto, che è comprensibile e legittima, ma che difficilmente può trovare sbocco nella vigente organizzazione e che non di rado incontra un vero e proprio gap di comunicazione rispetto alle più alte gerarchie. Mi riferisco a uomini impegnati spesso in attività operative di prima linea, militari semplici, sottufficiali; ufficiali di grado inferiore, la cui esperienza e la cui dedizione al servizio rappresentano il patrimonio di maggiore ricchezza dei nostri corpi militari, ma la cui voce talvolta fatica a farsi sentire.

Penso che tutti ricordino il travaglio che fu necessario per giungere alla revisione del regolamento di disciplina e alla creazione degli organi di rappresentanza militare oggi riconosciuti dalla legge Quel travaglio ebbe per protagonisti uomini in divisa che esposero se stessi e le loro famiglie a passaggi difficili e talvolta penosi; ma alla. fine nacque quella legge dei principi che permise all’intera struttura militare di compiere passo avanti nel processo di modernizzazione e democratizzazione.

Oggi forse il passo di allora – sono trascorsi più di vent'anni – si sta rivelando insufficiente rispetto alla crescita del paese. Infatti il Parlamento :ha al proprio esame una nuova legislazione sulle rappresentanze militari, che probabilmente potrebbe fornire lo strumento per legiferare in maniera tale da rispondere più adeguatamente alle esigenze che emergono tra il personale militare. Anche il Governo ha presentato nella stessa materia lo schema di un decreto legislativo, attinente peraltro più alle competenze di altri dicasteri che a quella specifica del Ministero delle finanze, ora al vaglio del Parlamento.

E’ necessario ricordare che non spetta a chi detiene ruoli istituzionali di carattere esecutivo, come il caso delle gerarchie militari, il compito di riformare gli ordinamenti vigenti. Tale compito spetta al Parlamento! Dalle gerarchie è lecito piuttosto attendersi l’intelligenza e la sensibilità necessarie ad accompagnare i processi di crescita, ma sempre nel rispetto rigoroso degli ordinamenti vigenti.

Nel contesto attuale sono probabilmente inevitabili episodi come quello che oggi discutiamo, che trovano origine nella normativa oggi vigente.

 Per venire più specificamente al caso in questione, gli interpellanti chiedono se le valutazioni negative espresse nei confronti di quell'ufficiale siano da ricollegarsi al suo impegno nella associazione che egli ha costituito. Devo rispondere di no: le motivazioni che hanno determinato una qualifica meno brillante sono indicate negli atti in relazione ad aspetti insoddisfacenti nell'espletamento dei suoi compiti di comando, perché troppo impegnato in altre attività. Si tratta di una valutazione che attiene ai poteri autonomi della catena di comando e che del resto è basata su elementi di fatto la cui fondatezza evidentemente non può essere vagliata, dall’autorità politica.

 Del resto la costituzione di quell’associazione non è mai stata contestata dalle gerarchie militari, né all’ufficiale in questione sono state contestate violazioni delle regole della disciplina militare.

 Quanto all'invio del testo della sentenza della Corte costituzionale ai soci dell'associazione, appare difficile contestare che tale iniziativa -peraltro assunta dal Cocer, cioè dall'organo di rappresentanza dei militari - avesse lo scopo di rendere edotti tutti gli interessati di un pronunciamento essenziale per.valutare scelte e comportamenti che, in assenza di quella sentenza, non si sapeva se fossero legittimi o meno. Se poi la diffusione di quella sentenza può aver avuto un effetto di deterrenza nei confronti degli associati, sembra che porsi il problema sia abbastanza singolare, poiché si tratterebbe comunque di una deterrenza volta a suscitare il rispetto .delle leggi e delle interpretazioni di esse fornita dalla suprema istanza della magistratura.

Quanto, infine, al trasferimento dell'ufficiale (benché esso rappresenti certamente un provvedimento non gradito all'interessato), dagli atti non é possibile imputarlo a comportamenti punitivi o intimidatori. Quel trasferimento viene infatti stabilito per le medesime ragioni indicate prima, cioè il carente espletamento delle mansioni di comando che gli erano state affidate. Si tratta quindi di un giudizio difficilmente sindacabile e riservato alla esclusiva competenza delle gerarchie di comando. Ovviamente, restano aperte tutte le strade di ricorso per via amministrativa e giurisdizionale da parte di chi ritiene che quel provvedimento sia impugnabile. Ciò che è impossibile è che quel provvedimento sia - per così dire - impugnato dal vertice politico del Ministero delle finanze, il quale ha e vuole avere nei confronti dei vertici della Guardia di finanza la più completa fiducia sia in ordine all’azione operativa, sia - e soprattutto, forse - in ordine alla perfetta lealtà verso l'ordinamento democratico della Repubblica e al più rigoroso rispetto dei diritti civili di tutto il personale del Corpo

 PRESIDENTE. L’onorevole Ruffino ha facoltà di replicare.

ELVIO RUFFINO. Signor sottosegretario, non posso dichiararmi soddisfatto, anzi, mi dichiaro sicuramente insoddisfatto, non perché nella sua risposta manchino delle dimostrazioni di sensibilità costituzionale. Nella sua risposta si sono fatte affermazioni addirittura assai impegnative sul piano politico sul fatto che le norme faticosamente conquistate negli anni settanta (nel 1978) siano oggi insufficienti e che probabilmente siano necessarie talune modificazioni e dei progressi in avanti. Non c'è dubbio che nella sua risposta questa attenzione e questa sensibilità si siano dimostrate, ma sul piano specifico la sua risposta è sicuramente deludente perché indica la possibilità che questa associazione abbia una natura ambigua, ma poi ci dice che non ne viene contestata la legittimità. Per quanto riguarda il caso specifico, conosco anch'io le norme e so che queste valutazioni non possono essere impugnate dal vertice politico, ma non c' dubbio che il vertice governativo e il Ministero possano fare qualcosa per approfondire cosa stia effettivamente accadendo, perché non si possono, da una parte, riconoscere con la legge n. 382 anche al personale militare i diritti garantiti dal nostro ordinamento costituzionale e, dall'altra, preparare note caratteristiche negative ed intraprendere iniziative per il trasferimento (che, comunque, ha carattere punitivo) di un ufficiale a cui non si può contestare alcuna manchevolezza nell'espletamento del suo impegno di servizio.

Onorevole sottosegretario, lei sa benissimo che esprimere una valutazione non eccellente nei confronti di un colonnello significa pregiudicare in modo praticamente irrecuperabile la sua carriera. Eppure ciò avviene senza alcuna determinazione che riguardi fatti specifici, ma per il solo fatto che questa persona nelle ore libere dal servizio e nei giorni di libertà svolgeva un'attività di carattere volontario importante per la nostra democrazia. Dobbiamo renderci conto infatti (e tenerlo nella dovuta considerazione) che queste attività, non sono solo tollerate in una democrazia, ma sono la democrazia.

Il fatto che i cittadini s'impegnino e formino partiti e associazioni (e secondo la legge non possono non esserci anche i cittadini con le stellette) non è tollerato dal Governo, dalle istituzioni o dai comandi, ma è la democrazia!

Il fatto che nella sua risposta non si escluda la possibilità, visto che non ci sono altre contestazioni, che proprio quest'attività sia all'origine di quelle note caratteristiche e di quelle procedure di trasferimento e che il Governo non ritenga di fare nulla per verificare e per accertare ed eventualmente assumere qualche provvedimento (certamente non di impugnazione degli atti, ma comunque di qualche tipo), a me sembra francamente contraddittorio.

Non si può venire in quest'aula a sostenere che la legge n. 382 garantisce alcune liberta fondamentali anche ai cittadini militari dichiarando che addirittura questo ordinamento dovrà essere superato in futuro e nello stesso tempo, dire che un ufficiale di sicuro valore (e anche di grande prudenza e cautela personale).che quando ha intrapreso un'iniziativa l'ha comunicata al comando generale viene colpito perché (altre ipotesi non ci sono) nelle ore libere svolgeva un'attività democratica; non si può sostenere ciò senza poi assumere nessuna iniziativa e dire nessuna parola, salvo accettare quello che viene fatto dai vari comandi o, comunque dal comando generale della Guardia di finanza! Questa sola risposta non può essere soddisfacente.

 Signor Sottosegretario, noi continueremo in questa nostra opera di vigilanza e di denuncia. Non è un caso che questo succeda solo nella Guardia di finanza. Non può essere un caso! Evidentemente nella Guardia di finanza si è ritenuto che quella sentenza della Corte costituzionale rappresentasse la fine dei giochi e la possibilità di riprendere vecchie pratiche. Questo noi non lo tolleriamo!

 Oltretutto,. pensiamo che quella sentenza della Corte costituzionale non impedisca, come lei ha detto, nuovi approdi e nuovi sviluppi democratici, che sono rimessi inevitabilmente al Parlamento. Peraltro, il Parlamento sta discutendo della riforma della rappresentanza e potrà valutare anche ipotesi di sindacalizzazione, seppure limitata e parziale, nell’ottica prospettata come possibile dalla Corte costituzionale, ma in questa contingenza e in questa situazione il Governo non può non vigilare su quello che avviene nei corpi armati dello Stato.

Noi sappiamo che il Ministro delle finanze e la Guardia di finanza stanno svolgendo un'opera molto importante per questo paese e può essere che nell'apprensione di svolgere quest'opera per il bene del bilancio dello Stato si possa pensare di transigere su questioni come queste, ma - lo ripeto - si tratta di questioni di principio democratico e da questi banchi continuerà la mobilitazione, l'attenzione e la vigilanza. La ringrazio, signor sottosegretario, ma per le ragioni che ho evidenziato devo purtroppo dichiararmi insoddisfatto.

 

(Applausi del deputato Calzavara)

 


Tua email:   Invia a: