IMPORTANTE AUDIZIONE DEL MINISTRO DELLA FUNZIONE PUBBLICA, FRATTINI: "IL COCER DIVENTI UN'AUTENTICA PARTE NEGOZIALE". MENTRE L'UDC PROPONE IL MODELLO TEDESCO CON L'APERTURA ALLE ASSOCIAZIONI.

domenica 04 agosto 2002

Il 23 luglio scorso la Commissione Difesa ha sentito il ministro della Funzione pubblica, Franco FRATTINI. Argomento: il ruolo negoziale dei Cocer e la riforma della normativa sulla rappresentanza militare.

Un evento importantissimo che avrà  probabilmente un effetto rilevante sulle decisioni della Commissione e potrebbe indurre un ripensamento nei parlamentari che finora hanno appoggiato la versione gradita agli Stati maggiori.

Che ha detto, in sintesi, Frattini?

Sostanzialmente tre cose:

1)         che i sindacati delle polizie civili si sono fortemente evoluti riuscendo a ottenere risultati sempre più significativi per il personale, mentre i Cocer di fatto sono fermi;

2)         che la stasi deriva dalla mancata attuazione del decreto legislativo 195/1995 che prevedeva Cocer autonomi con funzioni "controparte" del Governo;

3)         che Ã¨ necessario superare l'attuale ambigua posizione dei Comandi generali nelle fasi della contrattazione/concertazione per cui non si riesce mai a capire se essi stiano dalla parte del Governo o da quella del personale.

Altrettanto chiaro il messaggio politico del Ministro: Cocer autonomi ma assolutamente no al sindacato nelle Forze armate.

Ma come ottenere autonomia e autorevolezza senza il sindacato?

E' evidente, infatti, che l'esigenza di conferire alla rappresentanza dignità  di "parte" autonoma e staccata dai Comandi generali non può essere soddisfatta senza consentire che si formi una STRUTTURA DI SUPPORTO a tutti gli organismi della rapprentanza.

Ma qui la strada si fa stretta. Come si fa a contrattare se non ci sono strutture permanenti che elaborino proposte? Come potrebbero fare dodici delegati a districarsi su questioni le più varie in materia di personale, di amministrazione, di operazioni? Come possono misurarsi alla pari con la parte governativa?

Frattini non ha fornito ricette e ha detto chiaramente che spetta alla Commissione Difesa trovare le possibili soluzioni.

Interessante, in questo senso, appare la proposta dell'UDC che ha depositato una serie di emendamenti al testo elaborato dal Comitato ristretto e la cui novità  sta nella modifica del terzo comma dell'articolo 8 della 382: quello che si riferisce alla possibilità  dei militari di costituire o aderire ad organismi associativi.

L'onorevole Ciro ALFANO, primo firmatario degli emendamenti, ci ha spiegato, in un'intervista che pubblichiamo in altra parte del sito, le finalità  del disegno che potrebbe superare lo stallo in cui ci si Ã¨ venuti a trovare.

La risposta sta forse in una parolina ingiustamente invisa ai tradizionalisti: "associazionismo".

L'UDC, infatti, propone una rappresentanza autonoma parzialmente informata a criteri gerarchici (il presidente rimane l'ufficiale di grado più elevato), ma, allo stesso tempo, il riconoscimento della libertà  per ciascun militare di aderire ad associazioni, concepite non già  come sindacati ma come meri luoghi di elaborazione e di dibattito permanente. Le associazioni, insomma, come struttura degli organismi rappresentativi.

In pratica, una riedizione italiana del modello tedesco al quale gli UDC si sono dichiaratamente ispirati nel concepire il loro progetto di innovazione.

Vedremo nei prossimi mesi se la proposta darà  frutti.

 

 

 

 

RESOCONTO STENOGRAFICO

DELL�AUDIZIONE DEL MINISTRO FRANCO FRATTINI

ALLA IV COMMISSIONE DIFESA DELLA CAMERA

 

(Sottolineature e grassetto sono state apposte dalla redazione del sito)

 

COMMISSIONE IV
DIFESA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di marted� 23 luglio 2002

La seduta comincia alle 14,35.

Sulla pubblicit� dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicit� dei lavori della seduta odierna sar� assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Cos� rimane stabilito).

Audizione del ministro per la funzione pubblica, Franco Frattini.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del ministro per la funzione pubblica, Franco Frattini, sul nuovo testo unificato C. 932 Molinari ed abbinate, recante �Nuove norme sulla rappresentanza militare�.
Ringrazio il ministro per la sua presenza e ricordo ai colleghi che eventuali domande potranno essere formulate al termine dell'intervento del signor ministro.
Abbiamo chiesto - e ringrazio ancora una volta il ministro per aver accettato - di poter avere un contatto con il responsabile della funzione pubblica, perch� nel testo di legge che stiamo mettendo a punto � contenuto, all'articolo 7, un preciso riferimento alle modalit� mediante le quali si svolge la concertazione o contrattazione. Nel corso della discussione sono anche emerse alcune perplessit�, soprattutto riferite (ai sensi del decreto legislativo n. 195 del 1995, recante le procedure per la definizione dei contenuti del rapporto di impiego del personale delle forze di polizia e delle Forze armate) alla posizione che hanno, rispettivamente, il capo di stato maggiore della difesa, per la componente relativa ad


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Esercito, Marina ed Aeronautica militare, ed i comandanti dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza per i propri Corpi.
Devo dire che, a seguito dell'approfondimento della proposta di legge che ho fatto stamattina, l'idea che di essa mi ero fatto si � poi rivelata sbagliata. Ho visto che il capo di stato maggiore e i comandanti generali partecipano alla concertazione nell'ambito della delegazione del Ministero; pertanto la loro posizione in un certo senso � corretta, perch� fanno parte della amministrazione. A mio parere, si tratta di una presenza tecnica, che � indispensabile per la peculiarit� della professione militare e per il tipo di impiego. Sarebbe diverso se detti comandanti facessero parte della delegazione della rappresentanza, cio� se sedessero dall'altra parte del tavolo. Ci� potrebbe far sorgere il dubbio di un condizionamento, diretto o indiretto, da parte loro nei confronti della componente della rappresentanza stessa, che non si sentirebbe completamente autonoma, delineandosi una presenza scomoda, se non prevaricatrice.
Tuttavia, se cos� fosse, cio� se i comandanti sedessero al tavolo della contrattazione allo stesso lato dei rappresentanti del COCER, vi sarebbe, a mio parere, pi� di una ragione giustificativa. Essa consisterebbe nell'aspetto etico e funzionale riferito al loro ruolo di comandanti. Infatti, al comandante fa capo la responsabilit� morale e psicologica della tutela del proprio personale in tutte le componenti; il rapporto tra comandante e dipendenti nell'organismo militare � diverso da quello, pur valido anche in termini etici, che deve esistere tra i dirigenti e i dipendenti nel campo civile.
Fatta questa anticipazione relativa al punto di vista che ho maturato a seguito dell'approfondimento condotto in data


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odierna, nel riservarmi di intervenire successivamente, prego il ministro per la funzione pubblica di illustrarci il suo pensiero.

FRANCO FRATTINI, Ministro per la funzione pubblica. La ringrazio, presidente. Ho aderito con particolare soddisfazione all'esigenza di approfondimento manifestata dalla Commissione su alcuni aspetti - a mio avviso, particolarmente importanti - che si inseriscono nell'ambito del sistema di relazioni delle rappresentanze delle forze di polizia e delle Forze armate con il Governo, sistema che ho avuto occasione di sperimentare in due diversi momenti, nell'incarico di ministro per la funzione pubblica, nel 1995 e nel 2002.
In entrambe le esperienze � emersa - nel 2002 ancor pi� chiaramente, e spiegher� il perch� - una considerazione assai forte delle esigenze di alcune categorie di personale militare, in un momento in cui le organizzazioni sindacali delle forze di polizia ad ordinamento civile avevano ottenuto sempre maggiore ruolo e sempre maggiori prerogative per la procedura di contrattazione. Si � avuta l'impressione - personalmente l'ho avvertita anch'io - che nel corso degli anni - a fronte di una forte evoluzione della capacit� delle organizzazioni sindacali delle forze di polizia ad ordinamento civile di raggiungere ed ottenere risultati sempre pi� significativi per quanto attiene non al merito, ovviamente, ma alle relazioni sindacali e alle relative regole - ci sia stata relativamente alla rappresentanza militare una sorta di rallentamento o, nella migliore delle ipotesi, di stasi, che le organizzazioni, in modo pi� o meno esplicito, hanno manifestato ai tavoli della concertazione, tramite l'espressione di un certo malessere. Il disagio � comprensibile, da parte del ministro della funzione pubblica che, avendo il compito di condurre parallelamente il tavolo della contrattazione e quello della concertazione, ha potuto, come io ho fatto, constatare in tempo reale questa


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differenziazione forte, fondata su ragioni storiche, che pure - non lo nego - meritano di essere apprezzate.
Occorre, inoltre, rammentare un elemento essenziale dal quale non si pu� prescindere, che ha concorso a definire il quadro di riferimento in materia dal 1995 ad oggi: mi riferisco all'intervento determinante della Corte costituzionale. Sono stati sentiti i rappresentanti del ministro della difesa (certamente ci� vale per il sottosegretario Berselli, di cui ho letto alcune dichiarazioni): ebbene, evidentemente una ridefinizione del modello COCER diretta a farne un'organizzazione parasindacale oppure di connotazione quasi sindacale non potrebbe essere condivisa. Ci� perch� ci muoviamo nell'ambito di un principio che la Corte costituzionale ha puntualmente definito, da un lato, escludendo questo percorso verso la sindacalizzazione delle Forze armate, dall'altro, elemento di cui pure dobbiamo tenere conto, indicando un orientamento - implicitamente ma chiaramente percepibile - di favore verso eventuali iniziative legislative, volte ad una migliore definizione degli spazi di intervento e anche di autonomia riservati agli organi di rappresentanza delle Forze armate.
In altri termini, la Corte costituzionale ci ha fornito un'indicazione che rende utile e anche urgente, direi, la riflessione opportunamente svolta dal Parlamento sulla disciplina in materia, con particolare riferimento all'articolo 7 del decreto legislativo n. 195 del 1995. Piuttosto che parlare di mutamenti di status, occorre invece, a mio parere, concentrarsi su una revisione di ruoli, prerogative e spazi di intervento, i quali s�, richiedono un momento di ripensamento, al fine di conseguire una evoluzione soddisfacente della normativa del settore.
Credo che tale riflessione sarebbe molto utile, anche in ragione del lavoro svolto da questa Commissione, bench� la


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stagione della concertazione e della contrattazione sia stata molto rapidamente conclusa per il quadriennio decorrente dal 2002: evidentemente, dovremmo ritrovarci per il secondo biennio contrattuale ed economico, nell'auspicio di disporre gi� per quel momento di una ridefinizione chiara ed adeguata di ambiti e funzione del COCER.
Questo, infatti, potrebbe giovare molto alla dinamica delle relazioni tra organi di rappresentanza delle forze di polizia ad ordinamento militare e delle Forze armate e delegazione governativa.
Reputo, allora, principalmente necessario rileggere il comma 1, lettera b), dell'articolo 2 del decreto legislativo n.195 del 1995, per tentare di fornire un contributo di merito alla riflessione in corso. Cito testualmente il secondo rigo del disposto in commento: �per quanto attiene alle Forze di polizia ad ordinamento militare (...), a seguito di concertazione tra i ministri (..) alla quale partecipano, nell'ambito delle delegazioni dei ministri della difesa e delle finanze, i comandanti generali dell'Arma dei carabinieri ....e i rappresentanti del Consiglio centrale di rappresentanza (COCER)�.
Dunque, dalla norma pare evincersi con grande chiarezza che il COCER operi nell'ambito delle delegazioni dei ministri. Questo � confermato, del resto, dal comma 2 del medesimo articolo 2, al terzo rigo: �delegazione alla quale partecipano, nell'ambito della delegazione del ministro della difesa, il Capo di stato maggiore della difesa (...) e i rappresentanti del Consiglio centrale di rappresentanza�.

PRESIDENTE. Mi consenta di dissentire, signor ministro. Dalla formulazione letterale del testo in esame non sembrerebbe pacifica tale interpretazione.
Quando il disposto si riferisce ai �rappresentanti del consiglio centrale�, sembrerebbe farlo con l'intenzione di


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individuare un ulteriore e diverso soggetto, il COCER appunto, chiamato, oltre alle delegazioni del ministro della difesa, a partecipare alla concertazione dal cui esito sar� possibile emanare il decreto presidenziale di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto n. 195.

FRANCO FRATTINI, Ministro della funzione pubblica. Avrei delle riserve in proposito, signor presidente: se ci fosse la virgola a separare i soggetti richiamati sarei pi� sicuramente a favore della sua interpretazione. Ancorch� partissimo da questa lettura, rammento che l'interpretazione purtroppo data in concreto a questa disposizione � nel senso di intendere che il comando generale si trovi, di fatto, ad assistere il COCER dalla medesima parte del tavolo contrattuale.
L'interpretazione suggerita dal presidente potrebbe essere quella originariamente voluta, volta ad assicurare una migliore dimensione delle relazioni tra le parti interessate, ma di fatto, in due tornate contrattuali, che ho presieduto e quindi ricordo, il diritto vivente ha indotto a far s� che le delegazioni dei COCER fossero costantemente assistite, in un meccanismo che ha talvolta portato il sottosegretario alla difesa o alle finanze, il quale siede accanto al ministro della funzione pubblica, a rivolgersi indifferentemente a COCER e a comandi per chiedere, sul medesimo problema, non la visione di due parti distinte, ma la visione di un'unica parte. Di modo che il COCER esprime una proposta rivendicativa, il comando generale si limita a pronunciarsi sulla formulabilit� tecnica di quella, senza svolgere assolutamente quel ruolo di parte governativa che sarebbe opportuno esercitare. Quindi, per esprimere rapidamente la mia ipotesi ed il mio pensiero, una chiarificazione normativa sarebbe opportuna, nel senso di stabilire che la delegazione del Governo comprenda il rappresentante del ministro, il ministro o suo delegato, mentre la


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delegazione di parte rappresentativa, comprende soltanto il COCER, collocando, invece, in una sorta di terziet� tecnica, da definire pi� chiaramente di quanto il decreto n. 195 faccia, proprio i medesimi comandi generali.
Io attribuirei ai comandi generali, come accennava il presidente nella sua introduzione, un ruolo di supporto tecnico per il Governo, non per il COCER. Si tratta di un ruolo - a cui, istituzionalmente, il comando generale � chiamato dal suo status e dalla sua funzione - che andrebbe meglio chiarificato nella legge, proprio per un'impropria o non chiara formulazione o perch�, di fatto, nella prassi � stato interpretato in questo modo e oggi, de facto, il Governo si trova a non avere con assoluta chiarezza il comando generale dalla stessa parte del tavolo. Credo che questo potrebbe giustificare una modifica normativa che attribuirebbe al COCER l'esclusivit� del ruolo di concertante con il Governo.
Sussiste un'altra questione che lascio aperta perch� di particolare delicatezza: se si accogliesse la tesi di rimarcare l'autonomia del COCER nella fase concertativa, ne verrebbe quasi conseguenzialmente che il documento assumerebbe la forma e la relazione di contrattazione e non pi� di mera concertazione, perch� il parlare di concertazione, evidentemente, evoca la non autonomia di entrambe le parti che si confrontano. Se le parti che si confrontano assumessero, fermo restando la loro condizione di rappresentanza militare, un'autonomia nel confronto, non vedo perch� non si possa fare un ulteriore passo avanti ed indicare il documento risultante dall'accordo come contratto e non come documento di concertazione. Contratto a cui, ovviamente, parteciperebbe la delegazione governativa con l'intervento tecnico del comando generale che non firmerebbe pi� come parte dell'accordo ma che servirebbe, in qualche modo, a testimoniare che, sotto il


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profilo tecnico-militare, non si sono oltrepassate le regole: credo che il compito del comando generale sarebbe proprio quello di mantenere la garanzia del rispetto delle regole dell'ordinamento militare. Ritengo che questi due passi avanti potrebbero aiutare fortemente la prossima stagione contrattuale.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano porre domande o formulare richieste di chiarimento.

FILIPPO ASCIERTO. Ringrazio il signor ministro per il suo importante ed illuminante intervento svolto in Commissione. Il decreto legislativo 12 maggio del 1995, n. 195 � stato un momento storico per le rappresentanze perch� prima di tale anno i contratti per le forze dell'ordine li stipulavano soltanto i sindacati della Polizia di Stato e non era possibile che le forze di polizia ad ordinamento militare dovessero partecipare da estranei alle prospettive di accordi legati ai miglioramenti economici. Adesso ci troviamo in un momento particolarmente importante, oserei dire storico, e lei si trova di nuovo ad un crocevia di momenti storici per l'evoluzione delle rappresentanze e per la contrattazione legata alle forze dell'ordine. Bisogna fare un salto di qualit�. La legge sulle rappresentanze militari e sulla loro trasformazione in Parlamento ha segnato pi� di qualche volta il passo e su tale tema non siamo mai riusciti a portare a compimento una riforma per il semplice motivo che mancava quello che lei ha oggi espresso, cio� il salto in avanti, il passaggio storico da una concertazione - che abbiamo visto come abbia funzionato in questi anni - ad una vera e propria parit� o, se vogliamo, dignit� con i sindacati della Polizia di Stato - che, in questi ultimi tempi, hanno visto condurre in modo talvolta acceso le trattative - e, dall'altra parte, sotto il profilo della concertazione abbiamo visto le


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rappresentanze militari avvalersi in modo specifico e, forse, anche completo degli stati maggiori e, quindi, delle stesse istituzioni a cui appartengono.
� evidente che la concertazione, cos� come �, meriti una modifica, ma gli stati maggiori dove dobbiamo collocarli? Come avviene oggi - lei, signor ministro, lo ha detto in modo molto chiaro - tutto ci�? Nel momento in cui si prepara il documento contrattuale c'� una prima fase dove gli stati maggiori sono attivi al fianco della rappresentanza e la bozza viene predisposta insieme all'interno delle istituzioni; poi, quando ci si reca al Ministero per la funzione pubblica coloro che hanno preparato la bozza insieme con il COCER si trovano dall'altra parte e, quindi, contemporaneamente, anche nella condizione di controparte. Se il COCER, come � successo in precedenza, non accetta delle condizioni fortemente penalizzanti per il personale, gli stati maggiori che si trovano dall'altra parte - e, quindi, dalla parte governativa con cui si contratta o si deve concertare - come si pongono? Nel 1995 le istituzioni hanno dato alle rappresentanze un'ulteriore possibilit� ai fini della concertazione, quella di apporre la firma al contratto; poi, nelle varie trattative che si sono susseguite nel tempo, ci siamo accorti che, quando i COCER - come nella precedente legislatura - non sottoscrivono il contratto, di fatto, lo fanno per loro gli stati maggiori e questo rappresenta un qualcosa che, per il futuro, dobbiamo evitare perch� crea confusione e pone in difficolt� sia le istituzioni che lo stesso COCER.
Che cosa succede se, invece, un sindacato non sottoscrive il contratto? Abbiamo visto anche da recenti esperienze che non partecipa a tutte le procedure consequenziali dello stesso mentre se il COCER non sottoscrive il contratto, partecipa ugualmente nelle forme istituzionali previste attraverso gli stati


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maggiori. Ho apprezzato e condiviso la necessit�, che il Governo ha fatto presente, di chiarire questo aspetto. Ho presentato alcuni emendamenti al decreto legislativo 12 maggio del 1995, n. 195 e ritengo che se il Governo realizzasse, attraverso o una delega o un proprio testo, una evoluzione della concertazione, si risolverebbe uno dei principali nodi che impediscono il varo di una riforma della rappresentanza.
Condivido, quindi, la volont� del Governo di migliorare questo aspetto e ritengo che questo sia il punto cruciale e storico per la trasformazione della rappresentanza, cio� l'evoluzione della concertazione. Non possiamo pensare che, da una parte, ci siano i sindacati che contrattano e, dall'altra le rappresentanze militari che concertano sulla stessa materia e sugli stessi argomenti.
� come se da una parte vi sia un peso forte, specifico (e se vogliamo anche politico) e dall'altra parte invece vi sia il desiderio di assecondare, mettersi d'accordo e concertare. Non possiamo avere sullo stesso tavolo due binari differenti. Altrimenti quando le cose non vanno nel verso giusto si deraglia. Ritengo allora che il passaggio della trasformazione sia fondamentale.
Vi sono alcuni punti importanti da sottolineare; il primo lo ha individuato lo stesso ministro, mi riferisco ad un passaggio del decreto legislativo n.195 del 1995, pi� precisamente alla lettera b) del comma 1 dell'articolo 2; sempre dello stesso provvedimento evidenzio il comma 2 dell'articolo 7 riguardante gli stessi aspetti; una parte fondamentale ed importante (al cui testo avevo gi� proposto delle modifiche) � riferita ai commi 5, 6 e 7 dell'articolo 7 del medesimo decreto legislativo, laddove vengono trattati i procedimenti propri della concertazione. In modo particolare, al comma 7 si cita che i rappresentanti dello stato maggiore e del COCER partecipano


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ai lavori per la formulazione dello schema di provvedimento riguardante le Forze armate. Se vogliamo porre gli stati maggiori solo da una parte allora dobbiamo escluderli da quel comma 7, se invece vogliamo che questi siano di supporto alla stesura del contratto e quindi partecipino con il COCER, bisogna farne riferimento alla fine di quel testo, ossia bisogna rivedere quel comma togliendone la parte iniziale riferita ai rappresentanti dello stato maggiore della difesa, affermando cio� che il COCER partecipa ai lavori per la formulazione dello schema di provvedimento riguardante le Forze armate avvalendosi del supporto tecnico degli stati maggiori.
Questa � la trasformazione cui mi riferisco; o creiamo le condizioni per le quali se da una parte vi � il Governo allora si rende possibile per il COCER di fruire di un supporto esterno come avviene per i sindacati oppure dobbiamo fare la cosa diametralmente opposta.
Ringrazio infine il ministro per aver individuato il problema della trasformazione delle rappresentanze ed apprezzo altres� la volont� di cambiamento; se dovessimo ottenere tali obiettivi con questo provvedimento di legge ci� rappresenterebbe un altro risultato storico colto al momento giusto.

GIUSEPPE LUMIA. Anche per noi � importante questo particolare momento e dalla riflessione che stiamo svolgendo oggi in questa sede mi pare di capire che siamo di fronte a tre fasi.
La prima l'abbiamo gi� vissuta all'interno del cammino riguardante la rappresentanza che ha visto la strutturazione e la crescita di una cultura partecipativa e della responsabilit� che a nostro avviso hanno dato dei buoni frutti. Nel dare buoni frutti si sono anche evidenziati alcuni limiti di crescita all'interno delle forze di polizia ad ordinamento militare, al punto tale che oggi dobbiamo appunto costruire una seconda


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fase. Questa a nostro avviso non prevede una strutturazione classica in forma sindacale bens� una crescita sicuramente notevole della responsabilit�, quindi dell'esercizio della funzione massima della rappresentanza.
Non � poi da escludere una terza fase - che pu� essere anche preparata tramite questa seconda fase - che aggiunga ulteriori elementi di crescita tali da non escludere forme originali e peculiari di sindacalizzazione, anche perch� i pronunciamenti della Corte costituzionale da questo punto di vista non chiudono del tutto la porta e lasciano aperti degli spazi di crescita in questa seconda fase e ritengo anche successivamente.
Ho voluto caratterizzare cos� la spiegazione della nostra posizione, anche in modo pedagogico, parlando di tre fasi perch� riteniamo che questa crescita debba essere utilizzata come risorsa e che tale itinerario debba essere caratterizzato come un cammino che progressivamente conduca a quel doppio rapporto che dobbiamo far maturare all'interno delle Forze armate: partecipazione e responsabilit�.
Questo doppio rapporto cui mi riferisco riguarda una maggior responsabilit� a cui corrisponda maggior partecipazione e viceversa, ossia pi� partecipazione pi� responsabilit�. Se le due cose si separano rischiamo di avere delle forme di involuzione sia per mancata crescita sia per una crescita disordinata. Tra l'altro l'esperienza - che consideriamo positiva - all'interno delle forze di polizia diverse da quella ad ordinamento militare ci deve far guardare appunto a questo nostro intervento politico con grande attenzione; ci� anche in riferimento a quella cultura dell'itinerario, cio� di una crescita fatta di tappe, a nostro avviso molto importante. Inoltre, il ministro sicuramente ben sa che vi � un'evoluzione sia nel comparto sicurezza sia all'interno delle Forze armate, e quindi


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si innalzano i livelli di qualit� e si chiede anche una maggiore capacit� professionale il che, a nostro avviso, si sposa bene con la crescita della responsabilit� e della partecipazione.
L'idea della concertazione, derivante dal decreto legislativo n. 195 del 1995, deve cambiare. Quest'idea della concertazione solo tra le parti istituzionali, con il Governo che apre alcune �finestre� verso la rappresentanza, mi pare una forma che dobbiamo provare a superare tutti insieme, perch� per adesso il gioco della concertazione � riduttivo per la stessa idea che essa si ha oggi nelle democrazie avanzate.
Il ministro sa appunto che la concertazione viene ordinariamente applicata tra le diverse parti in materia di politica economica e di finanza generale: non si tratta quindi di un concetto riduttivo. Essa invero venne giustamente introdotta dal decreto legislativo n.195 del 1995, risultando utile in quel periodo per una maturazione in quella fase e per l'individuazione delle varie parti e quindi dei vari ministri. Per quanto riguarda, appunto, i ministri, l'ampliamento della delegazione crea quelle contraddizioni che ci pongono di fronte ad un'oggettiva anomalia, ad un'oggettiva discrasia fra le varie parti. Lo stesso anche per la contrattazione che invece � un rapporto che si viene a creare tra soggetti diversi in ordine ad uno specifico progetto: la definizione del contratto.
Riteniamo che sia la concertazione sia la contrattazione possano trovare cittadinanza all'interno della rappresentanza militare e che le due dimensioni (concertazione e contrattazione) debbano coesistere: da una parte, la rappresentanza del personale e, dall'altra, i rappresentanti del Governo. Signor ministro, nonostante lei accenni a questo tipo di evoluzione, vorrei capire se lei concordi o meno con la nostra ipotesi.
Naturalmente, di fronte a questa evoluzione, in cui � chiaro che la rappresentanza militare siede da una parte del tavolo


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e la rappresentanza istituzionale del Governo dall'altra, poniamoci nelle condizioni di chiarire meglio il quadro e di riportare nell'alveo ordinario, storico (oserei dire quasi lessicale) della concertazione e della contrattazione. In questa chiave riteniamo giusto prevedere un ruolo diverso dei comandi generali, evitando quell'ambiguit� che fino ad ora � sussistita; mi riferisco ad una realt� che da un lato assorbiva funzioni delle istituzioni, del Governo e dall'altra assorbiva quasi totalmente la funzione della rappresentanza. Ricordo, infatti, che qualora la rappresentanza militare non era disposta a fornire la propria indicazione, i comandi generali si sostituivano ad essa apponendo loro la firma all'accordo contrattuale. Penso invece che questi debbano avere una funzione di terziet� ed essere elemento di supporto tecnico sia per il Governo (e quindi per la rappresentanza istituzionale) sia per la rappresentanza militare del personale, fornendo quelle indicazioni tecniche importanti per il raggiungimento di un risultato utile. Questa � pertanto la nostra scelta che, signor ministro, ci ha portato a differenziarci, mi si passi il termine, �strutturalmente� dalla proposta del centrodestra e che ci ha indotto ad individuare una proposta che faremo valere nel corso dei lavori dell'Assemblea della Camera dei deputati tramite la presentazione di un testo di minoranza.
Vorrei capire, signor ministro, quale sia il suo parere in merito a questo elemento di chiarificazione sulla natura della concertazione (quindi, sui livelli di coinvolgimento delle parti) e della contrattazione.

ELETTRA DEIANA. Sono d'accordo sulla considerazione che un livello minimo di decoro, per quanto riguarda la salvaguardia dei diritti di rappresentanza del personale delle Forze armate, consiste nell'individuazione di una netta separazione dei ruoli e, quindi, dei posti al tavolo della concertazione


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e della contrattazione, nonch� nella precisazione dei diversi livelli di queste istanze. Ritengo importante questa separazione che mi sembra sia stata individuata, anche da parte del ministro, come elemento di chiarificazione fondamentale e propedeutico a qualsiasi altro discorso sulla rappresentanza.
Tuttavia, credo sia altrettanto importante definire il ruolo degli stati maggiori, nel senso che non penso affatto che essi possano svolgere quel ruolo di terziet� sottolineato dal collega Lumia poc'anzi. A mio avviso, il loro ruolo gerarchico � intrinseco alla funzione degli stati maggiori e li avvicina maggiormente al Ministero. Ritengo logico, quindi, se devono sedere da qualche parte o se devono essere consulenti di qualcuno, che stiano dalla parte del ministro. Credo che attribuire agli stati maggiori un ruolo di terziet� sia estremamente negativo e implicherebbe nuovamente confusione ed un indebolimento della rappresentanza. Vorrei che, se chiarificazione ci deve essere, fosse nel senso di escludere questo ruolo.

PIERO RUZZANTE. Le posizioni gi� espresse dall'onorevole Lumia rappresentano l'orientamento del gruppo dei democratici di sinistra. Vorrei chiarire al ministro, come abbiamo gi� annunciato nel corso del dibattito sulla formulazione del testo unificato sulla rappresentanza militare, che � intenzione dell'opposizione e, in particolar modo, del nostro gruppo parlamentare, di presentare un testo alternativo, basato sulla proposta di legge presentata dall'onorevole Minniti, gi� depositata. Gradiremmo conoscere il suo punto di vista rispetto al contenuto della proposta di legge presentata dal nostro gruppo, in particolare sugli aspetti della concertazione. Per citare un passaggio che ci sembra significativo, noi ci spingiamo fino ad ipotizzare una sessione suppletiva di concertazione. All'articolo 16 della nostra proposta si prevede anche il caso in cui ci si


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trovi di fronte ad una mancata accettazione, da parte del COCER, dello schema di provvedimento elaborato a conclusione delle sessione di concertazione. Prevediamo, inoltre, la possibilit� di una sessione suppletiva, della durata di quindici giorni, da tenere non prima di dodici mesi dalla data del rinvio.
Come lei capisce perfettamente, questa nostra proposta avvicina molto l'idea della rappresentanza militare a quella di una vera e propria parte, con la quale i rappresentanti del Governo devono confrontarsi. � vero che una sentenza della Corte costituzionale ha negato ai militari, stanti l'attuale Costituzione e le altre norme in vigore, la possibilit� di essere riconosciuti come aderenti a vere e proprie organizzazioni sindacali; tuttavia, � altrettanto vero che la sentenza della Corte costituzionale n. 449 del 1999, in riferimento alle normative attualmente in vigore (e noi ci stiamo spingendo verso una normativa che attribuir� pi� poteri alla rappresentanza e ne definir� in maniera pi� precisa l'ambito di intervento), esplicita in maniera chiarissima che, pur negandosi la libert� sindacale, gi� sono riconosciute ai militari alcune facolt� tipiche di essa. In questo ambito, il tentativo da noi compiuto, attraverso la presentazione di una proposta di legge, � quello di spingersi verso poteri pi� precisi, meglio definiti, ipotizzando forme di concertazione e di contrattazione che consentano che il dialogo tra le parti possa svolgersi effettivamente in maniera chiara, anche con la possibilit� che l'una delle due eventualmente rigetti l'ipotesi di accordo o di contratto. Ritengo sia utile per il ministro sapere che, da parte nostra, non sono stati presentati emendamenti al testo unificato dal momento che intenzione del nostro gruppo � di intervenire con una ipotesi di testo alternativo.


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D'altra parte, nella stessa audizione che si � svolta con i nuovi rappresentanti del COCER, � stato esplicitato con chiarezza che appare necessario, oltrech� giuridicamente corretto, acquisire l'opinione della rappresentanza militare durante il procedimento di elaborazione delle norme. � stato sottolineato questo aspetto perch�, attualmente, quanto previsto ai sensi dell'articolo 9 del regolamento di attuazione della rappresentanza militare - cio� che il COCER pu� formulare pareri, proposte e richieste su tutte le materie che formano oggetto di norme legislative o regolamentari circa la condizione, il trattamento, la tutela di natura giuridica, economica, previdenziale, sanitaria, culturale e morale dei militari - in realt�, fino da oggi, � stato acquisito come parere assolutamente non vincolante e, soprattutto, al termine della elaborazione dei progetti. Crediamo che anche questo aspetto, questo elemento che � stato sottolineato, all'unanimit�, da tutti i rappresentanti del COCER sia in qualche modo valutato. � necessario che i pareri espressi dal COCER o dalla rappresentanza militare siano acquisiti prima dell'elaborazione di una norma, prima della elaborazione di una proposta quali elementi interni necessari e non esterni ed accessori, come nel caso di un parere.
Ritengo che le parole oggi ascoltate da parte del ministro siano sicuramente interessanti. Non abbiamo condiviso tutto ci� che � stato affermato, per� mi sembra evidente che la riflessione, il ragionamento sull'ipotesi di come debba realizzarsi la presenza della rappresentanza, in particolar modo nella fase contrattuale, rappresenti un elemento a cui guardiamo con un certo interesse, pur essendo noi su una posizione diversa rispetto a quella della maggioranza, su questa materia. Ci auguriamo che il testo che la Commissione sapr� elaborare sia profondamente diverso da quello ipotizzato


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come bozza di discussione, come testo unificato, e che sappia avvicinarsi di pi� alle parole espresse dal ministro oggi piuttosto che a quanto finora elaborato dalla Commissione.

ROBERTO LAVAGNINI. La ringrazio, signor ministro, per essere qui con noi oggi a discutere il punto pi� importante della riforma sulla rappresentanza militare. Credo che lei sia stato chiaro. L'audizione del COCER � stata in qualche modo limitata, perch� ha coinvolto pi� i deputati che i rappresentanti di tale organismo. Questo � anche giustificabile, perch� in fondo sono stati appena eletti e non hanno ancora preso pieno possesso della materia; � comprensibile che non avessero ancora delle idee chiare. Tuttavia hanno fatto alla Commissione la richiesta di poter procedere ad una consultazione della base e di poter esprimere loro pareri. In quella stessa occasione io feci presente che il potere legislativo appartiene sempre al Parlamento. Ovviamente possiamo sempre ascoltare i pareri che ci verranno sottoposti dal COCER e recepirli anche, qualora significativi, fermo restando per� che il potere legislativo rimane sempre in capo al Parlamento.
Signor ministro, dal suo intervento mi pare di aver colto - e vorrei che lei me ne desse conferma - che nell'ambito dei rapporti tra il Ministero della difesa, quello della funzione pubblica e il COCER del mandato precedente ci sia stata un'evoluzione concreta. Infatti il COCER ha preteso di firmare un contratto con la funzione pubblica, cosa di fatto avvenuta. Quindi, sia pur in maniera forse non formale e ufficiosa, � avvenuta una contrattazione vera e propria. Una volta che il COCER ha firmato un contratto, si tratta di contrattazione e non pi� di concertazione. C'� stata una fase di concertazione nel momento delle trattative, ma poi si � pervenuti ad una contrattazione vera e propria.


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