CASO FICIESSE, IMPORTANTE RISPOSTA DEL GOVERNO ALL’INTERROGAZIONE DEI SENATORI LONGHI E PIZZINATO: PUO’ RIPARTIRE IL PROGETTO DI FICIESSE

giovedì 24 ottobre 2002

Il 17 ottobre scorso il Governo ha risposto all’interrogazione sul caso Ficiesse presentata dai senatori Aleandro LONGHI E Antonio PIZZINATO, entrambi del gruppo D. S. ed entrambi iscritti, come decine di altri loro Colleghi, alla nostra associazione.

Di seguito, riportiamo il resoconto stenografico dell’introduzione del senatore Longhi, della risposta letta dal sottosegretario MOLGORA e della replica del senatore Pizzinato.

Facciamo notare come assumano particolare importanza le affermazioni svolte in apertura dal sottosegretario Folgora secondo le quali: 1) con la famosa circolare del 4 aprile scorso, il Comando generale GDF ha semplicemente inteso informare i finanzieri del contenuto del parere del Consiglio di Stato sulla presunta “sindacalità” di Ficiesse; 2) gli eventuali procedimenti disciplinari avrebbero potuto essere avviati non prima dello scadere del termine di 15 giorni assegnato ai finanzieri iscritti per recedere dalla loro posizione associativa.

Ciò vuol dire che tutto ruota sul parere 566/01 del Consiglio di Stato, un parere non vincolante, reso su documenti parziali, incompleti e quindi fuorvianti, prodotti unilateralmente dall’Amministrazione senza alcun contraddittorio.

Un parere – ed è questo che più conta oggi evidenziare - che non prende in alcuna considerazione i comportamenti concreti tenuti dall’associazione, ma giunge a considerarla “sindacale” basandosi meramente su dati di tipo formale: le finalità, le affermazioni contenute in uno dei primi documenti prodotti dai fondatori, la lettera inviata dal presidente pro-tempore al Ministro, al Comandante generale e al Consiglio superiore.

Da quanto appena detto, consegue che se dovesse intervenire una revisione sostanziale dello statuto, esattamente nei punti stigmatizzati dall’alto Consesso, il parere non sarebbe più, in alcun modo applicabile, perché riferito ad una situazione formale completamente superata.

Sarà esattamente questo l’argomento principale che dovrà affrontare, sabato prossimo, l’Assemblea congressuale straordinaria di Ficiesse.

Ecco perché ci sentiamo di ringraziare di vero cuore i Parlamentari che ci stanno sostenendo in questo confronto per l’affermazione del diritto, della civiltà e della democrazia. E’ anche grazie allo loro passione e alla loro fattiva solidarietà se siamo in grado di continuare nel nostro progetto nell’interesse del paese, dei cittadini e della stessa Guardia di Finanza.

 

 

SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico della seduta pomeridiana del giorno 17 ottobre 2002

 

PRESIDENTE. Seguono l’interpellanza 2-00170 e l'interrogazione 3-00430 sull'Associazione nazionale finanzieri, cittadini e solidarietà.

Ha facoltà di parlare il senatore Longhi per illustrare l’interpellanza 2-00170.

LONGHI (DS-U). Signor Presidente, signor Sottosegretario, voglio esprimere "soddisfazione" per il ritardo con cui si risponde a questa interpellanza presentata dal sottoscritto e dal senatore Flammia. Infatti essa è stata presentata il 7 maggio 2002, e quindi, al di là dei termini regolamentari, mi si risponde.

Devo dire che io ho presentato decine di interrogazioni a risposta scritta che attendono da più di un anno e non ho ancora avuto risposta, e questo io l'interpreto come un fatto in linea con i ritardi del Governo per risolvere i problemi del Paese.

Con questa interpellanza io chiedevo se il Governo era a conoscenza che il Comando generale della Guardia di finanza, con nota n. 121097/P/4 del 4 aprile 2002 ha comunicato ai Comandi regionali un parere del Consiglio di Stato, sulla cui base i Comandi stessi stanno chiedendo la disaffiliazione dall'Associazione nazionale finanzieri, cittadini e solidarietà. Dunque, si minacciano gli interessati, gli iscritti alla Associazione, ovviamente finanzieri, di procedere in base all'articolo 65 del Regio decreto ministeriale per violazione degli articoli 31 del Regio decreto ministeriale e 8 della legge n. 382 del 1978.

Chiediamo se il Ministro sia a conoscenza che il parere del Consiglio di Stato è stato emesso su uno statuto che non è quello in vigore nell'Associazione citata, che infatti lo ha modificato il 27 gennaio 2001 in occasione del primo congresso nazionale svoltosi a Bologna; se il Ministro è a conoscenza che lo statuto dell'Associazione all'articolo 2 afferma che è "autonoma, apartitica, apolitica"; che l'Associazione ha mantenuto un atteggiamento rispettoso delle regole e degli ordinamenti vigenti, che essa associa cittadini privati ed anche cittadini finanzieri, e quindi non può essere qualificata come associazione sindacale, e neanche come professionale dei militari; se non ritenga gravemente lesivo dei diritti dell'Associazione nazionale finanzieri, cittadini e solidarietà e dei suoi associati l'atto del Comando generale della Guardia di finanza; se non ritenga necessario riappropriarsi della vigilanza sulla partecipazione di militari ad associazioni private che spetta, per l'articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n.382, soltanto al Ministero e al Ministro, e non al Comando generale della Guardia di finanza.

In relazione a questo, credo che il Ministro dell'economia e delle finanze dovrebbe emanare un'apposita direttiva al Comando generale della Guardia di finanza, chiedendo la revoca della circolare del 4 aprile 2002.

In definitiva, c'è stato un atto di sopraffazione e poco democratico nei confronti di un'Associazione di cittadini nata nel 1999, nel cui atto costitutivo figuravano ben 47 persone iscritte, e ormai sono oltre 2000. Si tratta di un'Associazione che ritiene di dare un contributo alla vita civile e alla vita economica della nostra Nazione. Infatti, tra i fini di questa Associazione non c'è senz'altro quello della rivendicazione salariale, quella della protesta, quella dei girotondi, vi è soltanto il fine di discutere profondamente tra cittadini con le stellette e cittadini senza stellette, per dare anche un contributo al corpo della Guardia di Finanza, che si interessa di problemi tributari e di economia.

Forse è uno dei pochi casi in Europa in cui questi protagonisti della nostra economia hanno le stellette. L’associazione vuole anche in qualche modo fare sì che certi fenomeni di corruzione, che vi sono stati anche nel recente passato tra gli uomini della Guardia di finanza, siano debellati. Per fare questo, occorre il convincimento del contributo che può dare il Corpo stesso allo Stato in generale.

Credo che il Governo dovrebbe in qualche modo auspicare questo, anche perché ogni anno un centinaio di funzionari della Guardia di finanza, pur non avendo raggiunto i limiti di età, si dimettono dal Corpo per fare un altro mestiere. Abbiamo dei professionisti capaci che ritengo dovremmo valorizzare e che, invece, sono stati costretti a dimettersi dall’associazione che non ha alcun fine sindacale.

Il Governo non ci venga a rispondere che il fine non è sostanziale, ma formale, perché da questo punto di vista non vi è alcun fine sindacale e di fatto l’associazione non ha promosso alcuna vertenza sindacale, ma pubblica una rivista per promuovere una discussione con i cittadini. Anzi, invito il Sottosegretario – se vuole – ad iscriversi a questa associazione per dare il proprio contributo visto che è competente in materia e potrebbe dibattere con gli iscritti all’Associazione nazionale finanzieri, cittadini e solidarietà.

Con questo concludo. Aspetto una sua risposta positiva e chiedo al Presidente, se è possibile, visto che il collega Pizzinato ha presentato un’interrogazione sulla stessa materia, cedere a lui i cinque minuti che ho a disposizione per la replica, in modo che possa averne dieci.

PRESIDENTE. Non ci sono obiezioni.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere congiuntamente all'interpellanza testé svolta e all’interrogazione.

MOLGORA, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Comando generale della Guardia di finanza ha precisato che con la sua comunicazione si è voluto diffondere il parere del Consiglio di Stato, in modo tale da rendere noto al personale militare, anche per esigenze di tutela verso coloro che già avevano aderito all’associazione o comunque erano interessati a farlo, che l’iscrizione, attesa la riconosciuta natura sindacale dell’ente in oggetto, fosse in contrasto con il disposto dell’articolo 8 della legge n. 382 del 1978. Con questa intenzione, pertanto, il Comando generale ha invitato i militari iscritti a recedere dalla posizione di socio nel termine ritenuto congruo di quindici giorni, allo scopo di evitare l’irrogazione delle sanzioni previste dal regolamento di disciplina militare.

Pare opportuno precisare, in proposito, che il relativo procedimento disciplinare sarebbe stato instaurato soltanto nei confronti di coloro che, allo spirare del predetto termine, sarebbero risultati ancora iscritti all’associazione.

Per quanto concerne la natura dell’associazione, che gli onorevoli senatori non ritengono sindacale alla luce delle modifiche statuarie apportate, occorre rammentare che il Consiglio di Stato, secondo quanto si legge nel citato parere, confermando in via di principio un consolidato orientamento, secondo il quale, nell’accertamento dell’esistenza di una associazione sindacale, in assenza di un’espressa qualificazione in tal senso nell’atto costitutivo, deve prevalere un criterio di natura sostanziale in ordine alla concreta attività che viene svolta nel campo di interessi propri di questo tipo di associazione, ha riconosciuto che: "nonostante l’abile formulazione dello statuto, l’associazione in esame tende a proiettarsi in un ambito di azione che non può non essere definito sindacale".

In particolare, il Consiglio di Stato, nel percorso argomentativo che lo ha portato a riconoscere la natura sindacale dell’associazione, muove dall’esame dell’articolato statuario dedicato allo scopo sociale (articoli 2 e 3) dove riscontra più punti che lasciano presumere le finalità di natura sindacale dell’ente; valutazione che trova peraltro riscontro nella nota esplicativa fornita dall’associazione stessa quale indice rivelatore degli scopi in concreto perseguiti dall’associazione, come si legge nel parere che, in proposito, si esprime nel senso che "Ulteriore conferma - cito testualmente - di tale natura sindacale dell’associazione può essere ricavata dall’esame del documento che accompagna lo statuto e in particolare dai paragrafi concernenti gli obiettivi e le priorità da cui risulta chiaramente che gli scopi che l’associazione si propone di perseguire tendono, pur se qualificati come culturali e sociali, ad inserire l’associazione stessa quale organo di rappresentanza, legittimata ad intervenire nel dialogo politico per sostituire l’attuale sistema di rappresentanza ritenuto insufficiente ".

Alla luce di ciò, il Comando generale ha ritenuto che anche a seguito dell’avvenuta introduzione di alcune parziali modifiche dello statuto, peraltro di scarsa incidenza sull’impianto generale dell’articolato e tali comunque da confermare nella sostanza le effettive finalità dell’associazione, non possano sovvertirsi le conclusioni contenute nel parere del Consiglio di Stato e, di riflesso, non possa modificarsi l’atteggiamento del Corpo riguardo alla legittimità delle doverose iniziative intraprese.

Né in questo contesto, peraltro, può assumere un significativo valore, se non sul piano meramente formale, l’osservazione secondo la quale l’associazione è "autonoma, apartitica, apolitica", perché contraddetta dalla effettiva situazione che caratterizza, allo stato, la realtà associativa.

Infine, riguardo alla richiesta rivolta al Ministro della Difesa di esercitare la propria potestà di vigilanza sulla partecipazione dei militari ad associazioni private ai sensi dell’articolo 8 della legge n. 382 del 1978, occorre precisare che tale norma, dopo aver premesso che i militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale né aderire ad altre associazioni sindacali, prevede, all’ultimo comma, che la costituzione di associazioni o circoli tra militari è subordinata al preventivo assenso del Ministro della Difesa (per il Corpo, il Ministro dell’economia e delle finanze).

E’ evidente che il prescritto assenso rilasciato da parte del Ministro sia riferito esclusivamente all’ipotesi concernente la costituzione di associazioni fra militari, peraltro non vietata per legge, mentre non possa estendersi ai casi in cui, come è quello rappresentato dagli onorevoli senatori, si debba valutare la mera adesione di un militare ad un’associazione già costituita, trattandosi di una iniziativa liberamente esercitabile a condizione che la partecipazione non sia preclusa dalla stessa legge, come nel caso delle associazioni sindacali.

Alla luce di quanto esposto, dunque, non può che ritenersi che l’operato del Comando generale della Guardia di finanza sia stato rispettoso dei canoni di legittimità e correttezza, senza alcun pregiudizio per l’esercizio del diritto di associazione riconosciuto al singolo, trovando invece valido e indiscusso avallo in norme di legge.

PIZZINATO (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIZZINATO (DS-U). Signor Presidente, devo dichiarare la mia insoddisfazione per la risposta, che oltre tutto è identica, parola per parola - e mentre l’onorevole sottosegretario Molgora la leggeva, io ne seguivo il resoconto - a quella che il 12 maggio scorso la sottosegretario Armosino, sempre del Ministero dell’economia e delle finanze, lesse alla Camera dei deputati, quando in quella sede ebbe a rispondere all’interrogazione dell’onorevole Grandi e molti altri colleghi.

La cosa che stupisce, signor Presidente, onorevole Sottosegretario, è che non si è tenuto conto in questi molti mesi dei fatti nuovi che sono intervenuti: vi è stata un’ulteriore modifica dello statuto; l’insieme degli ufficiali e sottufficiali della Guardia di finanza aderenti all’Associazione finanzieri, cittadini e solidarietà, sulla base della circolare del Comando generale della Finanza, si sono dimessi dall’Associazione; vi è stata un’ulteriore modifica dello statuto. Eppure, si continua ad insistere sul fatto che questa Associazione avrebbe carattere sindacale.

Non corrisponde al vero. Questa associazione, costituita sin dal 1999, non ha organizzato scioperi, non ha organizzato manifestazioni, non ha presentato richieste al Ministero della difesa e al Ministero delle finanze. Quali sono gli atti che questa associazione concretamente ha fatto per essere considerata sulla base del parere espresso dal Consiglio di Stato?

Questo è un primo dato, è una distorsione della verità ed è grave che a fronte della documentazione fornita alla Camera dei deputati non si sia nemmeno agito in minima parte come io ho sempre fatto quando ricoprivo il ruolo di Sottosegretario, e passavo da un ramo all'altro del Parlamento, verificando cioè se vi erano dei fatti nuovi, essendo trascorsi sette mesi.

Secondo aspetto: si sostiene che il Comando generale della Guardia di finanza non aveva alternativa nel fare quella circolare intimidatoria: o entro 15 giorni ti dissoci da detta associazione oppure avrai dei provvedimenti disciplinari. Non si è fatto riferimento e non si è data una risposta a un dato ben preciso. Il parere del Consiglio di Stato è precedente all'approvazione dello statuto dell'associazione da parte del primo congresso della stessa e quindi è espresso su uno statuto che non esiste e le modifiche non sono formali, come si sosteneva nella risposta.

In secondo luogo, per quale motivo il Comando generale della Finanza ha tenuto nel cassetto il parere che risaliva all'inizio del 2001 e solo nel 2002 ha emanato la circolare? A norma di regolamento per quanto riguarda la Finanza vi è stata un'omissione di atti. Perché non vi è una risposta al riguardo?

In terzo luogo, questa associazione ha come finalità il rapporto fra i finanzieri, un Corpo militare, e i cittadini su una materia molto delicata, oltretutto regolata finalmente, dopo decenni, anche nel nostro Paese, dallo statuto del cittadino in materia fiscale. Basta guardare il sito internet di Ficiesse per constatare che le decine di migliaia di contatti che si sono sviluppati in questi mesi, in questi anni, non riguardano l'iniziativa sindacale ma il rapporto fra un Corpo, come quello della Guardia di finanza, e i cittadini nelle funzioni proprie. Quindi è un contributo allo sviluppo della democrazia e ad un rapporto fra un Corpo dello Stato e i cittadini, uno sviluppo delle relazioni nel Paese previsto dalla Costituzione. Pertanto non vi sono comportamenti scorretti.

Approfittando della cortesia del Presidente, che mi ha concesso di utilizzare anche i minuti a disposizione del collega, vorrei invitare il Ministero del bilancio a riesaminare gli atti alla luce dei fatti nuovi intervenuti, del congresso, dei mutamenti e della correttezza di comportamento di ufficiali, sottufficiali e semplice Guardia di finanza che a fronte dell'intimidazione, atto antidemocratico, però tutti hanno eseguito.

E' importante la possibilità, per un corpo che assolve funzioni molto rilevanti nel nostro Paese, di compiere un salto di qualità.

Vi è un altro aspetto, onorevole Sottosegretario, che mi induce a dichiarare la mia insoddisfazione. Mi riferisco ad una risposta, che ho letto nei Resoconti stenografici della Camera, relativa ad un fatto molto preoccupante. Vi domandate perché, da quando si è costituito questo Governo, decine e decine di ufficiali di alto grado, pur non avendo raggiunto l'età pensionabile e il tetto massimo dei contributi versati, hanno lasciato il corpo? Vi rendete conto che con questa politica state indebolendo una struttura fondamentale, privandovi di un apporto di intelligenze e di capacità professionali importanti per il funzionamento dello Stato e per l'efficienza particolare di questo corpo?

Nel XXI secolo il consenso è necessario; esso si ottiene attraverso la partecipazione, attraverso regole democratiche. Con il comando non si va lontani, neanche nei corpi militari; anche in questo ambito infatti si preferisce mettere le proprie capacità e la propria intelligenza al servizio di altri piuttosto che di autorità che assumono atteggiamenti autoritari e non cercano il consenso.

Conoscendo la sensibilità personale dell'onorevole Sottosegretario, colgo questa occasione per invitare il Governo a riflettere anche sul fatto che alla fine della scorsa legislatura, in questo ramo del Parlamento, si stava definendo il nuovo statuto del COCER. Quel provvedimento si è poi impantanato alla Camera ma, anziché accusare tale associazione di svolgere funzioni sindacali che non le appartengono, si dovrebbe procedere rapidamente, sulla base delle conclusioni quasi unanimi che sono state raggiunte presso questo ramo del Parlamento, all'approvazione di un nuovo statuto del COCER.

Siamo uno dei quattro Paesi europei in cui la finanza è ancora un corpo militare, diversamente dalla pubblica sicurezza che ha la possibilità di avere un proprio sindacato. Il nuovo regolamento dovrebbe consentire ad una struttura democraticamente eletta dai militari e dai sottufficiali di assolvere funzioni sindacali. Non si deve accusare l'associazione, bensì varare celermente la riforma affinché carabinieri, finanzieri, appartenenti all'Esercito e all'Aeronautica abbiano i comitati di rappresentanza, così come previsto dalle leggi che sono state approvate in questo Paese dopo la costituzione del sindacato di polizia. La ringrazio, Sottosegretario, se vorrà operare cortesemente in questa direzione, anziché ripetere quanto già detto mesi fa.

 


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