REPUBBLICA: 500MILA LIRE DI MULTA PER UN SORSO D’ACQUA

mercoledì 02 maggio 2001

SERVIZIO DI LUCIO CILLIS - Cinquecentomila lire di multa per un sorso d'acqua. Tanto è costato ad un barista di La Spezia un gesto di cortesia verso Sergio, un clochard di circa 60 anni che frequenta la vicina stazione ferroviaria. Un bicchiere d'acqua «gratuito», secondo il racconto del titolare del bar, e quindi concesso senza rilasciare il regolare e obbligatorio scontrino fiscale. Un errore che pochi istanti dopo è costato il verbale da record sul quale è scoppiata però la bagarre. Da una parte i due proprietari del locale, i fratelli Romeo, e dall'altra la Finanza e addirittura il ministro Ottaviano Del Turco, la cui versione dei fatti è, come vedremo, molto diversa da quella dei titolari. La storia inizia due giorni fa, sabato mattina alle 7 e 40, all'interno del bar Romeo di via Fiume, nei pressi della stazione di La Spezia. È Umberto Romeo, tra un sorriso e una battuta al vetriolo, a raccontare la propria versione dei fatti: «Sergio, il barbone, è entrato nel locale come fa qualche volta, e ci ha chiesto un bicchiere d'acqua, chiarendo di "non avere una lira". Bene, glielo abbiamo dato d'istinto, senza nemmeno pensare di chiedergli i soldi. Ebbene - prosegue il racconto del titolare - dopo aver bevuto, nemmeno un minuto dopo, Sergio rientra nel bar tutto impaurito, seguito a ruota da due finanzieri in borghese». Scatta l'accertamento, i militari delle Fiamme Gialle fanno i conti e preparano un verbale da 500 mila lire tra lo stupore dei presenti. «Sono dodici anni che siamo qui - ribatte il signor Umberto - e siamo stati multati sono una volta, nel 1990, altro che. E poi qui a La Spezia i controlli sono abbastanza frequenti: fanno bene i finanzieri a fare il proprio dovere, per carità, questo nessuno lo contesta. Ma stavolta hanno sbagliato». Secondo i finanzieri, invece, le cose sarebbero andate in tutt'altro modo: nel bicchiere era stato versato alcol, non dell'acqua. «Macché - replica Romeo - era proprio acqua che quel poveretto ha bevuto vicino al bancone prima di andar via. Perché non sono venuti subito da me per dirmelo in faccia? Ma io non mi fermo: domani (oggi, ndr) andrò prima dal mio avvocato e poi, statene certi, faro di tutto per contestare l'ammenda. Altro che pagare...». Il caso, di per se già curioso, si è subito trasformato in un piccolo giallo. Perché a scatenare dubbi sulla versione fornita dal proprietario del bar latteria, non ci sono soltanto i due finanzieri, ma addirittura il ministro delle Finanze, Ottaviano Del Turco, che ha difeso a spada tratta l'operato degli uomini delle Fiamme Gialle: «Attenzione a questa storia - avverte il ministro - a me non risulta affatto che in quel bicchiere sia stata versata dell'acqua; mi risulta che il barista abbia servito proprio del whisky e la cosa non è certo edificante. Ho il sospetto - aggiunge Del Turco - che tutto questo sia solo frutto di speculazioni, è una storia ridicola che sa di provocazione. In ogni caso voglio chiarire una cosa - conclude - io non sono certo favorevole a mantenere lo scontrino fiscale, che confermo, sarà una delle prime cose a scomparire nei primi mesi della prossima legislatura». Intanto però la solidarietà si sposta dal barbone allo stesso bar multato. Infatti uno spezzino ha deciso di aprire una sottoscrizione pubblica per creare un fondo di solidarietà in favore del titolare del bar. L'iniziativa è partita ieri da Adriano De Vita, osservatore arbitrale dell'Aia, che ha deciso per primo di devolvere la sua diaria domenicale di 50 mila lire per creare appunto un fondo pro barista. Infine, nella serata di ieri il Comando provinciale della Guardia di Finanza ha diffuso una nota precisando che il cliente «non è un barbone ma un cittadino residente in centro città: la legge prevede l'obbligatorietà dell'emissione dello scontrino fiscale anche in presenza di cessione gratuita e che il titolare dell'esercizio ha servito una bevanda alcolica e non acqua».


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