BRESSA (MARGHERITA) FRENA SULL'ASSOCIAZIONISMO E DICHIARA A IL NUOVO GIORNALE DEI MILITARI: "PRIMA SEPARIAMO I COMPARTI E RIFORMIAMO LA RAPPRESENTANZA MILITARE, POI SI VEDRA' ".

martedì 04 aprile 2006

Riportiamo in anteprima l’intervista rilasciata dall’onorevole Gianclaudio BRESSA, della Margherita, al direttore de Il Nuovo Giornale dei Militari, Antonella MANOTTI, pubblicata sul numero del 28 marzo 2006 del Giornale che ringraziamo per l’autorizzazione. L'onorevole BRESSA si occupa nel suo partito delle problematiche della Difesa e della Sicurezza.

 

INTERVISTA

DE “IL NUOVO GIORNALE DEI MILITARI”

ALL’ON. GIANCLAUDIO BRESSA

 

“La separazione dei Comparti è indispensabile”

 

(di Antonella Manotti)

 

On. Bressa,se dovesse fare  un bilancio di fine legislatura rispetto a quanto è stato fatto per il comparto Difesa e Sicurezza,  come giudicherebbe la politica adottata dal governo?

 

La maggioranza ha sempre considerato a parole, come prioritari, i temi della sicurezza ma, in pratica non è  riuscita a produrre alcun provvedimento normativo serio e concreto, né a reperire le  risorse necessarie che dessero credibilità alle loro  promesse…

Per fare  un esempio, noi abbiamo presentato alcune proposte di legge, (personalmente ho elaborato il progetto  sulla separazione dei  comparti), rispetto alla quale il ministro Pisano aveva dato il proprio consenso, condividendone l’impostazione; ebbene,  quella proposta è stata fermata per volontà della maggioranza, che si è opposta ad un provvedimento sul quale era d’accordo un suo ministro!

 

A proposito di separazione dei comparti, abbiamo visto che nel programma politico dell’Unione si parla della proposta di istituire un comparto unico  diviso in due aree… E’ quindi una reale esigenza, la separazione  tra Difesa e Sicurezza?

 

E’ a mio avviso indispensabile. Il  mondo della difesa e quello della sicurezza hanno ormai due tipologie di intervento e modalità di impiego  diverse. Non si tratta  più di un lavoro riconducibile a parametri retributivi e funzionali uguali;  sono comparti che hanno una propria specificità…

 

Si obietta però, che una separazione, allo stato attuale,  favorirebbe le forze di polizia dotate di strumenti sindacali e procedure di contrattazione più avanzate rispetto alla Rappresentanza militare…

 

Questo non è vero. Il problema sta nello stabilire quali sono le risorse che si vogliono mettere a disposizione e gli strumenti giuridici per distribuirle. Gli istituti retributivi  che vanno bene per la Polizia, per i Carabinieri o per la finanza, possono non andare bene per i militari delle Ff.AA. e viceversa, perché ci troviamo di fronte a funzioni diverse. Occorre quindi adeguarsi  alla specifità di ciascun settore.

 

Scusi on. Bressa, ma  quando parlavo del timore di veder favorite le forze di polizia civili, mi riferivo allo strumento di rappresentanza. Il Cocer non è un sindacato e non ha lo stesso ruolo autonomo in sede di concertazione, tant’è che nelle delegazione è presente anche lo stato maggiore. E se mi consente, questo avrebbe un suo peso, nel momento in cui si andasse ad una separazione dei comparti…

 

Certamente, ma è fondamentale che il contratto diventi il momento centrale, perché sarà attraverso la contrattazione che , a mio giudizio, si potranno definire alcune questioni. Le faccio un esempio: visto che nessuno può ignorare la situazione disastrosa delle finanze pubbliche anche grazie a cinque anni di governo Berlusconi, noi dovremo avere la capacità di pensare allo strumento della contrattazione come occasione in cui si possa “anche” procedere ad una ricostruzione della carriera, lavorando  sulle risorse che vengono date. Si fa il punto zero: primo gennaio 2007, la situazione delle carriere dei singoli  è quella fotografata alla fine di  quest’anno. Fatta questa verifica, si valutano quali sono gli strumenti che possono garantire una perequazione delle retribuzioni, avendo presente che vi sono delle caratteristiche che sono proprie degli operatori della sicurezza ed altre di quelli delle forze armate.

Ad esempio l’anzianità, per un dipendente del Tesoro può essere irrilevante, per un militare o un poliziotto è invece  un fattore fondamentale nella retribuzione. Perchè  alcune funzioni che si svolgono  a 50 anni non sono le stesse che si svolgono a 20…., così come, alcune indennità che si percepiscono per funzioni operative che si esercitano a vent’anni, non si possono dare a 50, mentre  l’anzianità e l’esperienza acquisita negli anni, può diventare fattore di incremento della retribuzione.

Da questo  punto di vista essa ritorna ad essere uno strumento fondamentale del trattamento economico.

Ma questo  è solo uno dei tanti esempi che si possono fare.

Quindi, in questa logica, se il contratto diventa uno strumento fondamentale per definire queste misure, allora anche il Cocer deve avere un  ruolo completamente diverso dall’attuale. Deve avere una soggettività giuridica ed essere riconosciuto ad esso, il potere di rappresentare i militari e non essere una parte dello stato Maggiore che siede allo stesso  tavolo della trattativa…

 

La concertazione che  favorisce il dialogo e  le soluzioni….?

 

Qui non è solo una questione di dialogo  ma di poteri. Se il contratto e il vero strumento delle relazioni sociali, deve vedere in campo soggetti veri; non può avere soggetti veri come i sindacati e finti come il cocer..

Questo, non significa  aprire alla sindacalizzazione  nelle Forze armate, ma dare un ruolo diverso e soggettività giuridica ai cocer.

 

E il diritto associativo?

 

Vede, secondo me questo è un falso problema. Io credo che il problema principale, che vorrei veder subito risolto nella prossima legislatura, è che i Cocer non possono essere più una finzione di rappresentanza, ma essere veramente un soggetto che tutela la categoria. Devono sedere al tavolo delle trattative, consapevoli  che loro, solo loro,  rappresentano gli interessi  dei militari.  Non una “commissione” consultiva dello stato Maggiore per cui, se lo SM dice state zitti questi stanno zitti!

Per il  resto sono, questioni che, a mio  modo di vedere, sono importanti ma avremo tempo di parlarne.

La possibilità di prevedere forme associative è una cosa che a mio giudizio, si potrà definire una volta sciolto il nodo del ruolo da assegnare al Cocer…

 

Parliamo della recente vicenda del riordino delle carriere…Il centro destra vi accusa di aver strumentalizzato la protesta dei sindacati e dei cocer…E’ così?

 

Non sanno quello che dicono; una riforma come quella del riordino dei ruoli, come era stata fatta dalla maggioranza, poteva realizzarla solo un incompetente, Era l’ennesima apertura, per creare una serie di fughe in avanti di alcune categorie  e nuovi problemi per altre. E’ ora di finirla con questi giochetti. Occorre mettere un punto fermo. Non si può ogni  volta promuovere alcune aspettative e stangarne altre. Il problema va affrontato nella sua complessità e - tutti insieme -  bisogna venirne fuori. Il riordino se non viene bene equilibrato, può portare con se costi assurdi,  inconciliabili con le casse dello Stato, e quindi, rischiare di rimanere nei cassetti. Occorre realismo e serietà… E’ inutile vagheggiare su cose che si sa perfettamente, che non si è in grado di fare!

Il problema centrale è quello di garantire una retribuzione, in ragione delle cose che uno fa  ed adottare strumenti che riequilibrino…non distribuendo a pioggia le risorse…

 

Se andrete al governo, avrete anche voi il problema di reperire le risorse…

 

Come le ho già detto e ripeto,  la scelta deve essere quella di concentrare le risorse nel contratto e,  in questa sede,  lavorare con le parti sociali per individuare le funzioni, le voci ed i trattamenti da

aggiornare. Concertando, però, non facendo calare dall’alto i provvedimenti!!!

 

 

 

 

 


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