IL PENSIERO DI VISCO SULLA GDF, L’INTERVISTA A FAMIGLIA CRISTIANA: " I COMPITI DEL CORPO VANNO BENE COSI' "

sabato 21 ottobre 2006

Per capire quali potrebbero essere gli intendimenti del viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco sulle azioni di contrasto all’evasione e sul ruolo da assegnare alle Guardia di finanza, riporteremo da questo momento i documenti disponibili sul web e i servizi apparsi nei mesi e negli anni scorsi sulla stampa nazionale e locale.

 

Cominciamo dall’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana e pubblicata dal settimanale sul n. 38 del 17 settembre 2006.

 

Ringraziamo Berardo che ha rinvenuto il pezzo e l’ha inserito sul forum pubblico del sito www.ficiesse.it.

 

Nei prossimi giorni i nostri commenti.

 

 

 

FAMIGLIA CRISTIANA, N. 38 DEL 18 SETTEMBRE 2006

“IL FISCO SECONDO VISCO”

I PIANI SEGRETI DEL VICEMINISTRO DELL'ECONOMIA PER SCOVARE CHI NON PAGA LE TASSE

«I voti degli evasori contano molto in parlamento», ammette il professore, «ma siamo determinati a voltare pagina». Previste alcune misure a favore della famiglia.

di Giuseppe Altamore

Accusato di voler vessare i cittadini con una sorta di Grande Fratello che controlla ogni movimento bancario, il professor Vincenzo Visco, viceministro per l’Economia, sembra più che mai determinato a dare del filo da torcere a quegli italiani che non pagano le tasse come dovrebbero. «In questi ultimi cinque anni siamo tornati indietro», dice, «per colpa soprattutto dei condoni». Ma ora dovrebbe essere finita: «Se la politica non si lascia sedurre dai voti degli evasori, perché in democrazia contano anche loro...».

Il "partito" degli evasori: italiani che non pagano le tasse per principio...

«È una vecchia storia. Negli ultimi dieci anni poi c’è stata una ripresa del sentimento antiunitario che coincide con la recrudescenza del fenomeno dell’evasione fiscale, che è molto più alta della media europea, circa il doppio».

Prodi ha detto che l’evasione è una priorità, aggiungendo che ormai siamo al 40 per cento. Vuol dire che su 100 italiani, 40 non pagano le tasse, ma finora che cosa è stato fatto?

«La verità è che non ci ha mai provato seriamente nessuno, salvo noi del Centrosinistra: nella penultima legislatura abbiamo ridotto le tasse di mezzo punto, grazie a una pressione fiscale costante. Erano tempi in cui l’Iva cresceva a due cifre. Il punto è che quel recupero non si è consolidato, anzi con il Centrodestra siamo ritornati indietro, mentre abbiamo avuto un calo della pressione tributaria di un punto e mezzo...».

Allora è vero che Berlusconi ha ridotto le tasse...

«Non è proprio così. Basta leggere le relazioni tecniche per scoprire che gli aumenti delle tasse sono pari alle riduzioni. Solo che gli aumenti erano legati al versamento delle imposte indirette, cioè a comportamenti che possono variare a seconda del clima politico. E in effetti il gettito è aumentato, come abbiamo visto di recente, grazie al mutato clima politico».

Sta dicendo che conta molto, al di là dei mezzi messi in atto nella lotta all’evasione, l’effetto annuncio?

«Conta molto l’organizzazione e un controllo efficace, ma pesa anche l’opera di persuasione».

E la repressione?

«È l’ultima delle opzioni. Bisogna creare un clima per cui pagare le tasse conviene, perché così si evitano guai, si riducono le imposte per tutti e si possono finanziare le opere che servono per la collettività».

Sarà un po’ difficile convincere chi non versa nemmeno un centesimo...

«Quando si parla di evasori totali non bisogna esagerare. Sono molti di più gli evasori parziali».

Ma allora gli autonomi che dichiarano un reddito medio di 26.491 euro sono a posto con il Fisco?

«Non bisogna fare di ogni erba un fascio. In quella media si trova l’impresa familiare che ripartisce il reddito tra vari membri o il piccolo negozio nei paesini di montagna. Ma ci sono casi, soprattutto al Sud, di robusta evasione. Dobbiamo essere equilibrati, non si può criminalizzare questo o quel settore, anche perché l’evasione è diffusa in tutte le categorie sociali».

Beh, i poveri lavoratori dipendenti non possono certo sfuggire al Fisco...

«Tanti fanno il doppio lavoro oppure ci sono pensionati che svolgono qualche attività in nero».

Insomma, siamo tutti colpevoli...

«La maggioranza dei contribuenti le tasse le paga. Il fenomeno dell’evasione fiscale è serio. Ma non c’è una categoria di evasori, perché sarebbe come affibiare un marchio. Certo, gli strumenti per stanare chi non paga sono diversi, a seconda della categoria. Per questo, 10 anni fa, abbiamo realizzato gli studi di settore. Eravamo sulla buona strada, poi sono arrivati i condoni...».

Come si spiega che su un totale di oltre 769.000 società di capitali, quasi la metà ha dichiarato una perdita o un reddito pari a zero. È credibile?

«No, non è credibile. C’è un po’ di tutto, anche frodi, imbrogli e altro ancora. Non possiamo però sparare nel mucchio. Dobbiamo avere la capacità di colpire i bersagli giusti senza penalizzare il settore. Certo, in alcuni campi c’è senz’altro un uso strumentale della società. E su questo stiamo lavorando. Non sarà più così facile scaricare le spese della servitù e dell’auto di lusso...».

In Italia ci sono 4 milioni di partite Iva. Solo in 50.000 dichiarano un volume d’affari che supera i 5 milioni di euro, non è un po’ strano?

«È una miriade di piccole imprese, sono poche quelle che fanno grandi affari. È più inquietante sapere che coloro che dichiarano più di 100.000 euro sono solo lo 0,14 del totale. Suppongo che siano parecchi di più».

  • Come stanerete chi non paga?

«Cercheremo di creare un clima favorevole, altrimenti li andremo a "visitare". Tra i 4 milioni di partite Iva, quasi la metà è costituita da attività marginali. Ma nell’altra metà c’è il problema vero. Con un’amministrazione che funziona, in pochi anni, li possiamo mettere in riga tutti. Il problema è che ci deve essere una volontà politica e il tempo sufficiente. Ma gli evasori sono tanti. E votano... Dato che in democrazia contano i voti e il Parlamento, ci vuole una forte convinzione che la modernizzazione del Paese passa attraverso la conclusione di questa vicenda antica. Si deve dire basta».

Basta anche con la politica dei condoni e dei patteggiamenti?

«Nella scorsa legislatura l’evasione è cresciuta di molto, perché la gente invece di pagare le tasse si è messa a inseguire i condoni. Ora che i condoni non ci saranno, molti hanno deciso di pagare».

Lo Stato nel 2005 ha perso 200 miliardi di tasse e contributi non pagati, quanto pensate di recuperare?

«Saremmo molto contenti se potessimo ricuperare sensibilmente. Se c’è coesione politica si potrà fare. Ma non sarà una passeggiata».

Saranno potenziati i compiti della Guardia di finanza?

«È sufficiente così. Nei cinque anni passati, gli agenti sono rimasti fermi negli uffici, perché non c’era quasi nulla da fare: c’erano i condoni...».

Che cosa intende per riequilibrio del carico fiscale?

«Recuperare il gettito per abbassare le tasse per tutti».

Vuol dire che i lavoratori dipendenti potrebbero pagare di meno se ci fosse meno evasione?

«Se recuperassimo tutto, perché no».

Si potrebbe, per esempio, aiutare la famiglia introducendo il quoziente familiare, per cui il reddito viene suddiviso per tutti i membri?

«Penso che sia una soluzione del tutto sbagliata, perché il quoziente familiare serve alle famiglie ricche e con uno dei coniugi che non lavora. Il problema sono i figli. Se uno ha la moglie casalinga perché è ricco e la signora va in palestra a divertirsi, non vedo alcun motivo per dimezzare il reddito tra i due coniugi per abbattere l’aliquota. Il problema è fare una politica per la famiglia. Il quoziente ha lo stesso effetto distributivo dell’aliquota unica di Tremonti, perché abbatte l’aliquota dei più ricchi».

Che cosa farete allora?

«Abbiamo il problema delle famiglie povere, che non possono nemmeno pagare le tasse, e quando le versano stanno nel primo scaglione. Per loro il quoziente è irrilevante. Un operaio e un’impiegata pagano sempre il 23 per cento anche se dividono il reddito. Invece, il ricco imprenditore ha tutto l’interesse ad avere il quoziente. È una proposta che beneficia i redditi medio-alti. Mentre noi abbiamo in mente di sostenere chi effettivamente vive un disagio economico. Come? Con un sostegno diretto e anche con qualche strumento fiscale. Dobbiamo metterci d’accordo: dobbiamo dare i soldi ai ricchi o ai poveri?».

Farete di nuovo pagare la tassa di successione come annunciato?

«Certo, sta nel nostro programma. La riforma dell’imposta di successione che avevamo introdotto noi, Berlusconi l’ha abolita per sé e per i suoi amici. Con la riforma del Centrosinistra si escludeva già allora l’85 per cento dei contribuenti. Quasi tutti, salvo quelli molto ricchi. Ora il 10 per cento dei ricchi possiede il 50 per cento del patrimonio nazionale. Noi a questi puntiamo».

Si sente più Dracula o Robin Hood?

«Ho dedicato la mia vita a servizio dello Stato invece di arricchirmi usando anche le mie conoscenze fiscali. Tutti sanno che sono un moderato, compreso Tremonti che si diverte a chiamarmi Dracula. Beh, dal punto di vista del lavoro che faccio è utile, paradossalmente. Ma non sono un Robin Hood, che è un ladro. Siamo persone oneste e cerchiamo di applicare la legge e possibilmente di migliorarla, evitando l’eccesso di tassazione, grazie alla lotta all’evasione, che qualche volta si mescola con l’economia criminale».

   

 


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