COSA BOLLE NELLA PENTOLA DELLE RIFORME PER I MILITARI: CHI CI GUADAGNA, CHI CI RIMETTE E PERCHÉ POTREBBE ESSERE URGENTE PROCEDERE ALL'IMMEDIATA SMILITARIZZAZIONE DELLA GDF - di Gianluca Taccalozzi

mercoledì 16 dicembre 2009

COSA BOLLE NELLA PENTOLA DELLE RIFORME PER I MILITARI: CHI CI GUADAGNA, CHI CI RIMETTE E PERCHÉ POTREBBE ESSERE URGENTE PROCEDERE ALL'IMMEDIATA SMILITARIZZAZIONE DELLA GDF

- di Gianluca Taccalozzi

Pubblichiamo di seguito una libera manifestazione di pensiero di Gianluca Taccalozzi. Il titolo è della redazione del sito.

 

Dopo la smilitarizzazione della polizia, i ricorsi dei carabinieri e le conseguenti sentenze della Corte Costituzionale nr. 277/1991 (equiparazione economia di carriera tra polizia e carabinieri/GDF) e nr. 499/1999 (negazione del sindacato e della contrattazione per tutti i militari), il legislatore aveva due possibilità, separare il comparto sicurezza da quello difesa, definendo in un senso o nell’altro compiti e ruolo dell’Arma dei Carabinieri, o tenere uniti poliziotti e soldati in un unico comparto con il rischio di dover riconoscere alcuni diritti anche ai militari, ma salvando la doppia veste dell’Arma. Come è noto, si è adottata la seconda soluzione con la creazione dell’unico comparto sicurezza e difesa, il conseguente riconoscimento di alcuni diritti anche ai militari (orario di lavoro, straordinario, diritto allo studio, congedo parentale, ecc.) e eliminazione dei quei vantaggi previdenziali che in precedenza controbilanciavano la mancanza dei predetti diritti.

Questa è l’attuale situazione del comparto che, per il solo ed unico motivo di mantenere la doppia funzione dell’Arma, provoca il malessere diffuso della componente militare del settore sicurezza che rivendica gli stessi diritti dei cugini poliziotti civili e dei vertici delle Forze Armate che, al contrario, male hanno digerito le concessioni di diritti fatte ai militari e chiedono con forza di tornare alla situazione ante 1981. Proprio questo aspro contrasto ha sinora impedito che si arrivasse ad una riforma della rappresentanza militare ed a un riordino delle carriere. Ebbene oggi:

- l’ascesa al governo del settore difesa di quella parte di politica conservatrice (per intenderci ex AN) storicamente vicina alle posizioni dei vertici militari;

- l’assenza di una politica di sicurezza e difesa alternativa da parte del principale partito di opposizione che appare incoerentemente rispetto alla propria storia ed al proprio nome, appiattito sulle posizioni della maggioranza;

- la presenza di un Co.Ce.R. Interforze presieduto dal Generale Rossi che già nel 2004, da Capo Reparto Affari Giuridici ed Economici del Personale Stato Maggiore Esercito, aveva espresso la sua netta contrarietà al sindacato ed alla contrattazione per i militari (si il documento in allegato);

- l’interesse dei sindacati di p.s. di evitare i tagli che stanno tutto il pubblico impiego, stanno facendo volgere la disputa in favore degli Stati Maggiori, come lasciano ipotizzare alcune circostanze.

SPECIFICITA’
È appena approdata alla Camera, dopo l’approvazione del Senato. la norma (art. 20 DDL 1441 quater-B) che sancirebbe la netta separazione del comparto sicurezza e difesa rispetto al resto del pubblico impiego, che, secondo gli Stati Maggiori significa assoluta negazione del sindacato, ulteriore limitazione dei pochi diritti già riconosciuti (orario di lavoro, diritto di accesso e di ricorso amministrativo, ecc.), mentre per i sindacati di p.s. (tanto loro sindacato e contrattazione già li hanno) e la maggioranza delle rappresentanze significa vantaggi economici e previdenziali in verità per ora solo vacuamente promessi.

CONTRATTO E TRATTAMENTO ECONOMICO
Il D.Lgs. 150/2009 ha allungato a tre anni la durata della parte economica del contratto del comparto sicurezza e difesa, alla faccia dei vantaggi della specificità, mentre la cadenza della durata dell’adeguamento del trattamento economico del personale dirigente è rimasta biennale (quando ricorderete che la Legge 133/2008 proponeva di portarla a triennale) ed addirittura in tutte le proposte di riordino si propone di farla diventare annuale.

RIORDINO DELLE CARRIERE
Mentre i progetti organici di riordino della carriere sono tutti fermi alla Camera, per mancanza di fondi, al Senato viene approvato alla chetichella un emendamento al DDL 1167 (lo stesso della specificità oggi alla Camera art. 29 del DDL 1441 quater-B) che modifica A SOLA ANZIANITÀ LA FORMA DI AVANZAMENTO DAL GRADO DI CAPITANO AL GRADO DI MAGGIORE DEGLI UFFICIALI DELL’ARMA DEI CARABINIERI (da “a scelta e ad anzianità”).

NUOVO MODELLO DIFESA E CODICE UNICO ORDINAMENTO MILITARE
Proseguono, per ora nella più assoluta riservatezza e senza il minimo confronto con le rappresentanze, i lavori governativi per la definizione di un nuovo modello di difesa e per la codificazione e la raccolta di tutte le norme militari all’ordinamento militare, con alcuni spifferi che parlano di PROPOSTE DI ABROGAZIONE DELL’ORARIO DI SERVIZIO.

PROROGA DEL X MANDATO E RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA
La proroga di un Co.Ce.R. Interforze, fortemente spezzato e più volte sfiduciato dai Consigli Intermedi (è il caso della sezione CC tanto che il contenuto della relativa audizione in Commissione non è stato divulgato forse proprio perché non coincidente con il pensiero della base) e la successiva seduta della Commissione Difesa della Senato (02.12.2009) nella quale si è deliberato di nominare un COMITATO RISTRETTO per produrre in tempi ristrettissimi una riforma della rappresentanza militare condivisa, lascerebbero intendere che la politica SI SIA SCELTI GLI interlocutori cui proporre o imporre la propria idea di riforma (meglio, non riforma, meglio ancora controriforma) della rappresentanza.

La sensazione è che, approfittando della situazione politico-istituzionale descritta in precedenza, si stia andando verso il COMPLETO ED INTEGRALE ACCOGLIMENTO DELLE RICHIESTE DEGLI STATI MAGGIORI, fatte addirittura passare come un vantaggio per tutti i militari.

Ma chi ci guadagna e chi ci perde se passano le proposte?

Ci guadagnano gli Stati Maggiori delle Forze Armate e dell’Arma dei Carabinieri, il Governo (che si fregerebbe di riforme all’apparenza favorevoli ai militari), le attuali rappresentanze militari e in particolare le sezioni Cocer contrarie al sindacato (che probabilmente si augurano di avere la rieleggibilità piena), i sindacati di polizia (che otterrebbero qualche vantaggio economico e previdenziale) e l’Amministrazione di p.s. (che evitarà qualche taglio di bilancio), i vertici GDF che con ogni probabilità potranno raggiungere il comandante generale interno.

Chi ha solo da perdere sono i militari tutti (ai quali a fronte di mancati riconoscimenti ed ulteriori limitazioni ai diritti non viene concesso nessun vantaggio economico e previdenziale, anzi …) ed in primis i finanzieri che vedrebbero totalmente disattese tutte le richieste da ultimo avanzate a margine dell’adunanza plenaria di L’Aquila.

Ma ci rimetterebbe anche il partito Democratico che si presenterebbe agli occhi di centinaia di migliaia di cittadini militari e delle loro famiglie come una copia brutta e ipocrita del PDL.

Quando sarà disponibile il testo di riforma della rappresentanza militare elaborato dal comitato ristretto, evidentemente espressione di una larga maggioranza, potremo verificare se quelli che oggi sono più che fondati timori diverranno o meno delle certezze.

Se infatti quel testo risulterà identico a quello licenziato da analogo comitato nella precedente legislatura, vorrà inequivocabilmente dire che, in nome della tanto decantata specificità, tutte le richieste degli Stati Maggiori saranno state accolte in nome della specificità e tutte le richieste finanziarie saranno state disattese. In quel caso, vista l’assoluta intoccabilità della doppia veste dell’Arma dei Carabinieri, la conseguente non separazione del comparto e l’eventuale “napoleonico” assetto normativo previsto per tutti i militari, per i finanzieri non vi sarebbe altra alternativa che la smilitarizzazione del Corpo e l’assoggettamento all’ordinamento civile speciale già attuato per la Polizia di Stato.

E così sia.

GIANLUCA TACCALOZZI
Presidente del Direttivo Nazionale Ficiesse
gianlucataccalozzi@alice.it


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