TERRORISMO:INCHIESTA SU POLIZIA PARALLELA,PERQUISIZIONI - TROPPO BASSO NON PUO' FARE CC, RICORRE E PER ORA E'RIAMMESSO

mercoledì 06 luglio 2005

 

TERRORISMO:INCHIESTA SU POLIZIA PARALLELA,PERQUISIZIONI

 

   (ANSA) - GENOVA, 1 lug - Aver creato una sorta di 'polizia' parallela nel settore della lotta al terrorismo: questa l'  ipotesi di reato che ha portato la Digos della Questura di Genova a compiere nelle prime ore di stamani oltre 25 perquisizioni in nove regioni italiane.

   Decine sono gli indagati tra gli appartenenti alla stessa Polizia di Stato, ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza ed alla Polizia penitenziaria. Due persone, non appartenenti alle forze dell'ordine, sono state finora arrestate.

Il reato contestato e' quello di associazione per delinquere finalizzata all'usurpazione di funzioni pubbliche in materia di prevenzione e repressione dei reati.

   In sostanza, gli inquirenti ritengono che lo scopo dei capi dell'organizzazione fosse quello di usufruire di finanziamenti da parte di organismi nazionali e internazionali. Molti degli appartenenti alle forze dell'ordine coinvolti avrebbero aderito in buonafede a questa sorta di servizio segreto truffaldino.

   Le indagini sono dirette dalla Procura della Repubblica di Genova.

   Le regioni coinvolte nell'operazione sono Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Molise, Sicilia e Sardegna.

   Alle 11,30 e' stata convocata una conferenza stampa in Questura in cui il questore Salvatore Presenti dara' i particolari dell'operazione.(ANSA).

 

DSSA: 3 PERQUISIZIONI IN MOLISE, COINVOLTI CC E FINANZIERE

 

   (ANSA) - CAMPOBASSO, 1 LUG - Sono state tre le perquisizioni effettuate stamani in Molise nei confronti di presunti  appartenenti al Dssa, il Dipartimento di studi strategici antiterrorismo al centro di un'inchiesta della Digos e della procura di Genova.    A Termoli (Campobasso) e' stato perquisito l'appartamento di un militare della Guardia di Finanza, residente a Firenze ma originario del centro molisano. Ispezionate anche le residenze di due carabinieri, pure originari del Molise.

   A quanto si e' potuto apprendere, gli inquirenti non avrebbero prelevato documenti durante le perquisizioni. (ANSA).

 

TROPPO BASSO NON PUO' FARE CC, RICORRE E PER ORA E'RIAMMESSO

GIUDICI BRESCIA GLI DANNO RAGIONE, MA DECIDERA' TAR DEL LAZIO

 

   (ANSA) - BRESCIA, 27 GIU - Troppo basso per fare il carabiniere? Un giovane bresciano che sogna di entrare come ufficiale nell'Arma, ma che e' stato scartato perche' alto appena 168 centimetri (due meno del minimo richiesto dalla Benemerita) ha fatto ricorso contro quella che afferma essere una ''discriminazione dei cittadini di fronte alla legge''. A Brescia il tribunale gli ha dato ragione, ma sara' ora il Tar del Lazio, al quale e' stata dirottata la questione, a decidere in merito.

   Del giovane al momento si sa che e' della provincia di Brescia e che inizialmente e' stato escluso dal concorso per diventare sottotenente dei Carabinieri proprio in ragione dell'insufficiente statura, cosa che appunto lo ha fatto sentire discriminato in quanto negli altri Corpi i minimi di statura sono differenti.

   Contro l'esclusione il giovane ha presentato ricorso alla magistratura bresciana, che come primo provvedimento lo ha fatto ammettere alle prove per accedere al corso allievi ufficiali. Il suo ricorso si basa sulla considerazione che per gli altri ufficiali delle forze armate, della Polizia e della Guardia di Finanza, il requisito minimo di statura richiesto e' di 165 centimetri per i maschi e 161 per le femmine.

   Perche' chi vuole diventare ufficiale dei carabinieri deve avere un'altezza superiore? L'aspirante ufficiale dell' Arma non accetta questa disparita', e almeno in prima battuta ha trovato chi e' d'accordo con lui.

   Infatti per i giudici bresciani, che hanno passato il caso al Tar del Lazio, competente a deliberare su scala nazionale, si tratterebbe effettivamente di una irragionevole disparita' di trattamento. La riammissione, sia pure con riserva, e' stata disposta per evitare ''di causare al ricorrente sin da ora un danno insanabile''. (ANSA).

 


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