INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL DIRETTIVO DI FICIESSE AL CONGRESSO DI CGIL EMILIA-ROMAGNA: "ORGANIZZAZIONI MILITARI, SICUREZZA ED EQUITA' FISCALE, LE RIFORME CHE SERVONO AL PAESE" - di Giuseppe Fortuna

mercoledì 15 febbraio 2006

Pubblichiamo di seguito una sintesi dell'intervento del presidente del direttivo nazionale dell'associazione Finanzieri Cittadini e Solidariet�, Giuseppe Fortuna, al Congresso della CGIL Emilia-Romagna tenutosi nei giorni scorsi a Rimini.

 

Sono il presidente del Direttivo nazionale dell�associazione Finanzieri Cittadini e Solidariet� e porto al Congresso della CGIL Emilia-Romagna il saluto di tutti gli iscritti all�associazione.

Le associazioni che si rivolgono al mondo militare sono nate negli anni Novanta e hanno avuto una vita molto difficile. Ce l�hanno tuttora, una vita difficile. Cercano di integrarsi e di sostenere gli organismi della rappresentanza militare (nati a loro volta quasi trent�anni fa, nel 1978) che, come noto, sono degli organismi �a democrazia limitata�; basti dire che i presidenti sono i pi� elevati in grado e che i delegati non hanno competenza a parlare degli argomenti che interessano realmente il personale.

Stiamo portando avanti un grande progetto, con il forte sostegno della CGIL nazionale (e devo ringraziare Guglielmo Epifani, Paolo Nerozzi e Marcello Tocco) e della CGIL Emilia-Romagna, dove abbiamo molte sezioni e molti iscritti (e ringrazio Danilo Barbi e Roberto Battaglia che con tanta passione ci assistono).

Negli ultimi tempi c�� stata una forte recrudescenza dei comportamenti volti a scoraggiare i militari che cercano di esprimere il proprio pensiero e le proprie opinioni in pubblico. Ogni volta costoro devono affermare che parlano a titolo personale e si sono verificati casi di procedimenti disciplinari per aver rilasciato interviste e addirittura casi di denuncie alla magistratura militare per documenti diffusi in internet. Il clima, quindi, � pesante. Ma siamo fiduciosi che le esigenze di riforma possano essere finalmente accolte. Abbiamo, infatti, avuto recentemente un segnale molto confortante dai D.S. che hanno inserito nel loro programma il riconoscimento della libert� di associazione professionale, la previsione di meccanismi democratici all�interno delle strutture militari e una serie di garanzie per i delegati; novit� che consentiranno un�evoluzione positiva di queste istituzioni, nell�interesse dei cittadini e dei lavoratori.

Perch�, vedete, qui c�� un�anomalia tutta italiana. Abbiamo organismi fondamentali, importantissimi per il procedere ordinato della vita dei cittadini, che solo da noi sono strutturati in forma militare. Mentre all�estero, negli altri grandi paesi democratici le organizzazioni militari svolgono, in genere, esclusivamente attivit� di difesa, in Italia alle organizzazioni militari sono attribuiti anche altri delicatissimi compiti. A cominciare dalle funzioni di sicurezza pubblica e di polizia giudiziaria (la prevenzione e la repressione dei reati), per finire addirittura alle funzioni di polizia tributaria, economica e finanziaria proprie della Guardia di finanza.

Ebbene, organismi con competenze cos� ampie non hanno presidi effettivi di controllo democratico interno. Si tratta di strutture che gestiscono, inevitabilmente, una massa enorme di informazioni e poteri di rilievo eccezionale, che per� al loro interno non presentano reali contrappesi di controllo democratico, funzione, questa, che gli organismi della rappresentanza non sono assolutamente in grado di assicurare cos� come oggi sono strutturati.

E� un problema serio. Grosso. Importante per il nostro Paese.

Ficiesse, ad esempio, non pu� essere un�associazione professionale perch� la legge non consente ai militari di costituire o aderire ad associazioni professionali. Siamo associazioni che mettono in contatto, al loro interno, una componente civile con una componente militare. Io stesso sono un civile, anche se fino al 2000 ho fatto parte della Guardia di finanza, mentre il segretario generale, Carlo Germi, � un colonnello in servizio del medesimo Corpo. Due componenti che dialogano tra loro per cercare di superare una caratteristica secondo noi �arcaica�, � questa la parola giusta, di organismi militari che una vecchia cultura cerca pervicacemente di mantenere separati dal resto della societ� civile.

Leggevo sul giornale di oggi che Prodi ha detto: �riforme radicali, oppure non governo�.

Ecco, noi proponiamo due riforme radicali, che stanno scritte nel nostro atto costitutivo, nel nostro DNA.

La prima riforma � quella di decidersi a portare finalmente in Europa le istituzioni militari del nostro Paese. Noi, in questo momento, siamo retroguardia in Europa. Specialmente adesso che con l'abolizione dell�esercito di leva � venuto meno il controllo di popolo che dalla leva derivava. Noi chiediamo una seria riforma democratica della rappresentanza militare. Chiediamo che coloro che sono chiamati, per primi, a difendere la democrazia non rimangano esclusi, proprio loro, dalle regole della democrazia. I militari devono vivere, devono respirare democrazia nei loro organi di rappresentanza ed � assurdo che siano loro ancora impediti, nel terzo millennio, diritti elementari quali la piena libert� di manifestazione del pensiero e la libert� di associazione.

Questo � il primo risultato che bisogna assicurare nella legislatura.

La seconda riforma radicale che proponiamo � quella di consentire alle forze vive della societ� civile (sindacati, imprese, cittadini e loro associazioni, regioni ed enti locali) di contare molto di pi� nelle decisioni riguardanti la sicurezza pubblica e l�equit� fiscale. Funzioni che sono oggi gestite in modo troppo rigido, completamente centralizzato e senza alcuna partecipazione da parte delle realt� locali.

Due esempi concreti.

Il primo. La Guardia di finanza ogni anno fa sapere di aver scoperto un gran numero di evasori totali. Cifre sempre molto significative, migliaia e migliaia di soggetti: quasi 7000 lo scorso anno. Per� la Guardia di finanza non fornisce mai dati disaggregati per ambiti territoriali e per categorie economiche. Ad esempio, quanti sono stati gli evasori totali scoperti lo scorso anno qui a Rimini? E in che settori svolgevano (e speriamo che svolgano ancora, ma lecitamente) le loro attivit� gli evasori totali di Rimini? Di quali categorie stiamo parlando e quante basi imponibili hanno sottratto costoro alla tassazione?

Ecco il punto: � interesse o no dei cittadini di Rimini avere questo genere di informazioni dalla Guardia di finanza?

Noi siamo assolutamente convinti di s�. E crediamo anche che le associazioni di cittadini, i comuni, i sindacati, le imprese di Rimini, di Treviso piuttosto che di Reggio Calabria siano fortemente interessati a sapere anche come il fenomeno si sta evolvendo e che cosa intenda fare la Guardia di finanza per far riemergere l'economia nera. E bisogna dar loro anche la possibilit� di avere un ruolo nel momento della definizione degli obiettivi da raggiungere, di proporre, di aiutare gli organi dello Stato a fare meglio il loro lavoro e a ottenere pi� ambiziosi risultati.

Qui si inserisce un nostro vecchio cavallo di battaglia. Sono anni che cerchiamo di far capire che le Fiamme Gialle non possono limitarsi a fare soltanto attivit� di repressione. Una parte delle risorse del Corpo va necessariamente impiegata per la prevenzione degli illeciti tributari. Non � una stranezza la nostra. E� quanto impone l�ordinamento alle Fiamme Gialle gi� dal 1959 e ribadito dal decreto legislativo sui compiti del 2001: �Prevenire, e non solo ricercare e denunciare, le violazioni finanziarie�.

Adoperarsi per indurre i contribuenti ad adempiere spontaneamente il loro dovere di contribuzione, perci�, non � un �optional�, non � disfattismo, ma � un preciso dovere giuridico per il Corpo.

Gli attuali modi di misurazione delle performance, infatti, rischiano di incoraggiare le unit� operative ad aspettare che il danno sia compiuto, che i buoi abbiano lasciato i recinti. Perch�, paradossalmente, � soltanto dopo che l�illecito si � perfezionato che si registra il "risultato", che le statistiche salgono, che le carriere procedono. Insomma, la logica della mera repressione.

Basta guardare i contenuti delle relazioni annuali della Guardia di finanza. Ebbene, sono considerati come "risultati" solo gli esiti di attivit� repressive: verifiche concluse, controlli eseguiti, sequestri effettuati, denunce alle autorit�, sanzioni irrogate. Una visione che non � pi� idonea per una forza di polizia moderna, che deve stare al fianco dei cittadini. E che � frutto, secondo noi, della mentalit� militare tradizionale: qui non si tratta di ammazzare nemici, distruggerli, spargere sale sulle rovine. Qui si tratta di cercare di riconvertire alla legalit� una parte rilevante dell'economia italiana, senza ammazzarla. Di portare nell�area della contribuzione una massa di gente che comunque lavora e crea ricchezza.

Attenzione, non stiamo assolutamente dicendo che si debbano abbandonare i pres�di della repressione. Diciamo che alle attivit� di repressione, che devono rimanere e anzi essere potenziate, bisogna affiancare, in modo armonico ed equilibrato, moduli operativi finalizzati alla prevenzione, cio� ad anticipare l�intervento dell�amministrazione finanziaria in un momento antecedente alla commissione degli illeciti per stimolare l'adempimento spontaneo dei contribuenti.

Per questo ci stupiamo quando la Guardia di finanza annuncia quale obiettivo strategico per il 2006 un aumento del 25% delle risorse umane destinate al contrasto all�evasione. Perch� � chiaro che sar� sufficiente, ad esempio, aggiungere un solo finanziere ad una pattuglia da tre per raggiungere il risultato del 25% in pi�. Noi riteniamo che la professionalit� della Guardia di finanza possa assumersi ben altre sfide. Gli obiettivi vanno posti in termini di risultati finali (e non di maggiori costi di produzione) e  bisogner� guardare alla riduzione effettiva della differenza esistente tra gettito potenziale delle imposte (dato economico) e gettito effettivo (dato fisico). Vanno fissati valorizzando le esigenze dei livelli locali, non calandoli esclusivamente dall�alto. E in qualche misura vanno coinvolti, nella loro determinazione gli enti locali e sentite le imprese, i sindacati, le associazioni di cittadini.

Ed ecco che siamo arrivati al secondo esempio. Che riguarda appunto il diritto dei cittadini ad essere informati su come vengono gestite le pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento a quelle deputate a garantire le funzioni della sicurezza, della repressione dei reati e della perequazione tributaria.  In un  paese democratico le informazioni sull�andamento dei fenomeni socio-economici da contrastare non possono non essere di pubblico dominio. Come altrettanto noti dovrebbero essere i dati sulle modalit� con cui le pubbliche amministrazioni si strutturano e sui risultati che portano a casa.

Ebbene, anche qui c�� parecchia strada da fare.

Riferisco, a mo' di esempio, una notizia di qualche giorno fa. Interrogazione parlamentare n. 505132 a risposta immediata presentata dagli onorevoli Lucidi e Leoni, dei Democratici di sinistra. Viene chiesto al Ministro dell�interno di conoscere, per semestre, quanti delitti di  furto e rapina siano stati denunciati all�autorit� giudiziaria dalle forze di polizia. Risposta del Governo: i dati ve li diamo soltanto aggregati per quadriennio. Perch�? Perch�, si risponde, gli "addetti ai lavori preferiscono basare l�analisi dei fenomeni criminali su dati riferiti a periodi pluriennali".

Noi crediamo, invece, che i cittadini debbano sapere cosa hanno fatto gli "addetti ai lavori" e come abbiano tradotto in concreto gli indirizzi ricevuti dalle autorit� politiche. Sapere � un diritto degli elettori e le amministrazioni devono essere obbligate dalla legge a fornire informazioni puntuali ed esaustive sull�andamento dei fenomeni e sui risultati conseguiti e redigere e rendere di pubblico dominio bilanci analitici su come hanno gestito, nell'interesse della collettivit�, le risorse umane, materiali e finanziarie loro affidate.

E� strano che mentre si pu� giustamente pretendere da migliaia e migliaia di societ� private la presentazione pubblica di scritture contabili e bilanci veridici, non ci sia modo per pretendere altrettanto dalle organizzazioni pubbliche. Che sono completamente di propriet� dei cittadini.

Ecco un'altra riforma radicale da fare con urgenza.

Grazie

GIUSEPPE FORTUNA
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