IMPORTANTE INTERVENTO DEL MARESCIALLO CC, VINCENZO DECEMBROTTO, AL XV CONGRESSO NAZIONALE DELLA C.G.I.L.: “RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE E ASSOCIAZIONISMO PER IL BENE DEL PAESE”

domenica 05 marzo 2006


Non era mai avvenuto che un appartenente all’Arma dei Carabinieri facesse un intervento al congresso nazionale del primo sindacato italiano.

E’ successo giovedì scorso, 2 marzo 2006, a Rimini, nell’anno del centenario della CGIL. E a farlo, dal palco, di fronte a tremila persone tra delegati, autorità e ospiti è stato il maresciallo Vincenzo Decembrotto, 44 anni, casertano, delegato del Cobar Carabinieri dell’Emilia Romagna.

Ha parlato a titolo personale, Decembrotto, ma in modo chiaro e intenso. Con un discorso sottolineato più volte dall’applauso dei presenti.

Argomento: gli ambiti angusti in cui i rappresentanti del personale sono costretti a muoversi da una legislazione ormai completamente superata, i timori e le incertezze per i tentativi di interferenza e di condizionamento avvenuti in passato e specialmente le proposte concrete su come dovrebbe essere progettata una riforma seria e moderna, che vada incontro alla domanda di diritti e di tutele che sale con forza dagli oltre 300 mila cittadini in armi nel nostro Paese.

Citate anche le attività meritorie delle associazioni miste tra militari e cittadini comuni Ficiesse, Amid e Assodipro, che svolgono da anni un ruolo propulsivo insostituibile per indicare la strada da seguire nelle riforme e per bloccare i tentativi di involuzione legislativa, come quello tentato dalla maggioranza in Commissione Difesa della Camera per modificare in modo assolutamente pernicioso la legge del 1978.

La Cgil, infine, è stata ringraziata per l’impegno che incessantemente profonde a favore del riconoscimento di maggiori diritti e tutele per i cittadini con le stellette.

 

 

 

TESTO DELL’INTERVENTO DI VINCENZO DECEMBROTTO AL XV CONGRESSO NAZIONALE C.G.I.L.

 

E’ un onore per me intervenire al Congresso Nazionale della CGIL ed allo stesso tempo prendere la parola dopo aver ascoltato la signora Rita Borsellino. Molti colleghi mi hanno parlato del magistrato Borsellino e tutti  ricordano la sua indiscussa capacità professionale e la sua rara umanità. Lo ricordano  come uomo vicino alle Forze di Polizia, a quegli uomini che ogni giorno mettono a repentaglio la loro vita per difendere i diritti e la sicurezza dei cittadini, chiunque loro siano; vicino alle donne ed agli uomini in divisa che conoscono l’inizio del loro servizio, ma mai la fine; vicino alla sua scorta come sarebbe stato vicino a Nicola CALIPARI, servitore dello Stato, e al Brigadiere Cristiano Scantamburlo, ucciso il mese scorso da un malvivente in Provincia di Ferrara. Per loro e per tutti quelli che hanno sacrificato la propria vita per il bene comune chiedo UN SINCERO PENSIERO.

Ringrazio tutta la CGIL ed in particolare modo il Segretario Generale Guglielmo Epifani per l’invito rivoltomi.

Sono Vincenzo Decembrotto, e in questa sede, capirete poi il perché, devo premettere che parlo a titolo personale, che non tratterrò problematiche di servizio o indirizzi programmatici dell’Arma dei Carabinieri, né questioni riservate.

Vorrei dedicare questo intervento alla mia famiglia per avermi aiutato a rispettare sempre le regole che sono il cardine nell’Arma: già da giovane carabiniere, quando l’Arma mi vietava di vedere il mio primo figlio, obbligandomi a dormire in caserma e quindi a non convivere con loro. Erano le regole. Le ho rispettate.

Oggi si dibatte molto, invece, tra il personale in divisa sui principi fondamentali affermati negli articoli 2 e 3 della Costituzione: “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”.

Non sarò certo io a richiamare leggi, direttive europee e le tante norme a favore della libertà di pensiero o di opinione che un  militare deve avere e non ha.

In passato non ero favorevole alle associazioni militari. Ritenevo che potessero interferire con la Rappresentanza Militare, oggi, alla luce dell’esperienza che ho maturato come delegato,  ritengo che non essendo stato modificato in maniera significativa il quadro di riferimento normativo della rappresentanza militare, sia vitale il contributo delle associazioni.

E’ stata approvata la rieleggibilità del delegato, e prolungata la durata del mandato a quattro anni ma si è lasciato scivolare l’aspetto più importante: LA TUTELA DEL DELEGATO. Tutti hanno questa garanzia. In tutti i settori lavorativi. I militari NO.

Nell’ambito delle  funzioni di delegato, in special modo se di base,  si deve pesare ogni frase, ogni parola, ogni movimento perché si è soggetti ad un controllo assiduo, in ogni istante in cui si esercitano le proprie funzioni. Sei un DELEGATO MILITARE. Le norme prevedono interventi sanzionatori severi nei confronti di chi viola le regole, perché si vuole sancire l’assoluta incompatibilità della condizione militare con il mondo sindacale.

Le norme sanzionatore però non vengono applicate nei confronti di quei militari  che violano l’aspetto più importante del principio sulla disciplina militare e che compiono: ATTI DIRETTI A CONDIZIONARE L’ESERCIZIO DEL MANDATO DEI COMPONENTI DEGLI ORGANI DI RAPPRESENTANZA MILITARE. Mai nessuno ha preso un provvedimento nei confronti di coloro che lo hanno infranto.

QUESTA NON E’ DEMOCRAZIA.

Hanno invece preso provvedimenti nei confronti di un carabiniere che si è rivolto alla rappresentanza.

Tengo a precisare che la responsabilità è circoscrivibile a singoli episodi. Quando l’azione di Comando non accetta la “cultura della rappresentanza militare”, e non rispetta la funzione della rappresentanza non considerandola una forma di collaborazione della loro azione di comando. Al contrario, l’Istituzione ha più volte valorizzato il delegato anche favorendo una più ampia partecipazione degli organismi alle dinamiche d’istituto ma pochi,  direi rarissimi, sono i comandanti che accettano la loro collaborazione.

In molti organismi ciò non avviene. Ci troviamo di fronte ad alcuni Presidenti che ostacolano. Ad alcuni Comandanti che hanno fatto pesare il peso della parola “COMANDARE”. A comandanti che hanno usato termini “io credo solo alla mia scala gerarchica” o “io sono il comandante”. Tutto questo, ritengo, non debba accadere. Forse ci sono comandanti  che non comprendono che trattando in tal modo la rappresentanza finiscono con l’indebolire solo il loro comando che ha invece necessità oggi, negli anni 2000, di un costante interscambio con il personale e con il proprio organismo affiancato. Questa è l’esperienza vissuta in passato.

Del resto, molti sono stati gli interventi per bloccare l’attività dei COBAR. Per tale motivo abbiamo accolto con soddisfazione le visite dei parlamentari all’interno delle caserme così da conoscere il nostro mondo militare, sconosciuto ai più.

Occorre quindi, e qui mi rivolgo alle forze politiche e sindacali più sensibili alle problematiche dei lavoratori ( anche in divisa) ed in generale dei cittadini, un serio progetto di riforma della rappresentanza, basato innanzitutto a garantire la TUTELA DEL DELEGATO e il riconoscimento di diritti costituzionali di rappresentanza e di contrattazione. Un serio progetto che deve rafforzare la rappresentatività degli organi di rappresentanza militare che deve garantire al delegato la libertà, la vera LIBERTA’ DI ESPRIMERE LE PROPRIE OPINIONI E LE PROPRIE IDEE. Il delegato deve poter aggiornarsi, rapportarsi, confrontarsi anche con gli organismi del suo stesso livello. Non dico che deve essere un sindacato. Ma dico che non è possibile che in una Regione delegati di COBAR di diversi Corpi non possano confrontarsi per questioni che hanno attinenza al loro mondo militare. Questo la legge sulla rappresentanza non lo prevede e per questo nel recente passato  è stato vietato  ai COBAR della Guardia di Finanza e dei Carabinieri della Regione Emilia Romagna  addirittura di incontrarsi, di parlarsi.

E’ necessario inoltre ridurre i livelli della rappresentanza da tre a due: BASE E CENTRO. Si valorizza, così, il ruolo dei delegati dei Consigli di Base che potranno meglio rapportare la dimensione regionale, conferitagli dal mandato, a quella centrale: un dialogo diretto ed opportuno tra base (COBAR) e centro (COCER).

Ovviamente è anche necessario che i delegati si dedichino con continuità all’assolvimento del loro mandato. Quindi occorre TEMPO PIENO, per garantire piena agibilità, per i delegati del COCER, lasciando agli organismi di base la facoltà di decidere il periodo per l’esercizio delle delicate mansioni, non solo per le riunioni ma anche per gruppi di lavoro, per gli incontri con gli enti locali, incontri fra rappresentanze militari, incontri con parlamentari ed in particolare modo, sicuramente il più importante, incontri con la base.

Pongo particolare attenzione agli Enti locali. Gran parte delle materie attribuite ai Consigli di Base sono di recente state devolute alle regioni, per cui occorre prevedere, con i Consigli regionali e con le istituzioni locali, le stesse possibilità almeno di concertazione che il COCER ha nei confronti del Governo centrale. In questo contesto, oltre a valorizzare il compito del delegato, l’attestazione dei Consigli di Base all’esterno può dirsi compiuta, in virtù della totale rappresentatività del personale.

A tal punto richiamo l’attenzione delle Regioni affinché possano ricevere le Rappresentanze Militari per discutere su argomenti quali l’edilizia, la sicurezza sul lavoro, la formazione e la sanità come del resto è già avvenuto tra la Regione Emilia Romagna ed il Cobar Carabinieri: in passato per il trasporto gratuito ferrotranviario per il personale delle Forze di Polizia; oggi per l’apertura di un tavolo di trattative sul problema delle abitazioni.

Per fare tutto ciò occorre non stabilire i giorni da dedicare allo svolgimento del mandato. Se ciò avvenisse sarebbe una sconfitta per la Rappresentanza Militare. Nella mia Regione il COBAR è attivo tutti i giorni. Tutti i giorni è al fianco del personale e di conseguenza del comandante. E’ effettivamente LA RAPPRESENTANZA della base, questo ha permesso, seppur con i suoi limiti, di rappresentare il “comune sentire” del personale militare. Nonostante ciò, in passato, chi doveva recepire e risolvere i problemi ha considerato la rappresentanza come degli avversari. Non ha quindi rafforzato e valorizzato la rappresentanza e conseguentemente non ha sostenuto la credibilità della rappresentanza stessa.

Oggi, dopo il periodo molto travagliato, questo finalmente non accade più.

Alcune iniziative del Cobar Emilia Romagna sono state anche riprese dai mass media come la mancata partecipazione ad una cerimonia commemorativa, alla presenza del Sottosegretario alla Difesa,  svoltasi a Bologna come forma di protesta contro l’attività dell’attuale maggioranza riguardo agli emendamenti da questa presentati sulla riforma della rappresentanza.

Anche la battaglia sul diritto di iscriversi ai partiti politici è stata affrontata dal Cobar Emilia Romagna, conclusa con un’interrogazione presentata da parlamentari dell’opposizione: la risposta del Ministro della Difesa confermava a denti stretti quanto rappresentato dall’Organismo Militare, cioè l’effettivo diritto del singolo militare di iscriversi a qualsivoglia partito politico. E tuttavia a distanza di poche settimane da quella risposta abbiamo dovuto assistere nuovamente a un tentativo di negare per i militari questo diritto costituzionale con la presentazione di un emendamento da parte dell’On. Lavagnini che prevedeva “i militari non possono iscriversi ai partici politici”. Emendamento ritenuto inammissibile dall’ufficio di Presidenza della Camera. Questo fa comunque capire quante contrarietà esistono per l’allargamento della democrazia nelle Forze Militari.

L’apporto e il supporto che è stato offerto dai parlamentari è stato fondamentale in più di un’occasione: in particolare dai deputati dell’opposizione che hanno dimostrato fin dal nostro primo incontro di essere sempre presenti di aver sempre a cuore le nostre problematiche e di non averne accantonata nessuna, ma piuttosto di averle, al momento opportuno, tradotte in interrogazioni parlamentari o azioni e dichiarazioni che finalmente gettavano luce reale su tutte quelle  situazioni che si celano dietro le stellette e che altrimenti non sarebbero emerse.

Un altro campo è il rappresentante della sicurezza per i lavoratori militari previsto dalla legge 626/1994.  E’ incomprensibile come nella Difesa il datore di lavoro possa scegliersi i Rappresentanti dei lavoratori quando proprio il loro ruolo prevede che essi controllino quanto messo in pratica dallo stesso datore di lavoro.

Infine occorre garantire la rappresentatività alle donne che sono entrate a far parte delle Forze Armate. Occorre quindi una norma di legge per garantire la loro presenza almeno nelle categorie della “BASE” in virtù del fatto che con le norme attuali non riuscirebbero sicuramente ad eleggere delegate.

    Quindi è necessario innanzitutto creare una rappresentanza che rappresenti seriamente i militari. Una seria riforma che deve necessariamente prendere le mosse da un’analisi delle esperienze maturate, dagli eventi succedutisi, dai risultati conseguiti e soprattutto dalle vicende negative che hanno contraddistinto l’attività degli organismi di rappresentanza e di conseguenza, è auspicabile la possibilità di favorire la costituzione di associazioni fra militari. Infine, è necessario garantire la sostanziale differenza di ruolo contrattuale fra lo stato maggiore e la rappresentanza che devono essere nella riforma esplicitamente distinti e separati. L’uno consulente del governo e l’altra rappresentanza dei militari di tutti i ruoli e gradi.

In conclusione oggi, con le forme associative legittime quali le Associazioni Militari FICIESSE (Finanzieri Cittadini e Solidarietà), ASSODIPRO e AMID, associazioni che hanno il merito di aver lavorato in questi ultimi anni, spesso con aperti ostruzionismi da parte degli Stati Maggiori, per mantenere accesso il lume della democrazia all’interno degli Organismi Militari, e con l’appoggio convinto e leale di tutta la C.G.I.L. si può sfatare il pregiudizio che le associazioni siano in antagonismo con la Rappresentanza, mentre possono costituire un valido supporto di idee e di proposte, e contribuire a formare quel clima di democrazia e di confronto necessario per un buon funzionamento di ogni forma di rappresentanza.

Il contributo che le associazioni possono dare e danno al mondo militare è, in definitiva, un progetto di collaborazione che si deve concretizzare, che deve essere sancito come parte integrante della crescita di un mondo divenuto, così come si ostina a voler rimanere, anacronistico, dove il primo passo è e rimane il rafforzamento degli organi già esistenti ma l’immediato passo successivo deve essere quello dell’affiancamento solidale delle associazioni, per favorire un libero scambio di idee e creare finalmente un terreno fertile per un rinnovamento interno delle Forze  Armate.

E’ una sfida, lo so. Una sfida che era già iniziata ben prima che noi tutti ce ne accorgessimo. E ora, il dubbio rimane uno solo: vogliamo che le cose cambino da sè, in maniera casuale e caotica, o preferiamo tentare, almeno tentare, di dare forma ed indirizzo al cambiamento? Questa Segretario Generale Epifani e signori delegati, è la domanda che formulo; la risposta che deve seguire, anche con l’appoggio della CGIL deve consentire il completamento di un ambizioso programma: quello di vedere tutelati i legittimi diritti dei militari al pari di tutti gli altri cittadini italiani.

Peraltro Segretario Generale Guglielmo Epifani è proprio il Vostro 15° Congresso che mi fa credere in ciò: RIPROGETTARE IL PAESE: LAVORO – SAPERI – DIRITTI E LIBERTA’ per cui è importante non solo che ci creda io ma che ci credano tutti i lavoratori e pensionati affinché tale progetto entri anche nelle FF.PP. militari e nelle FF.AA. per portare quella democrazia la vera democrazia che permetta a tutti i lavoratori con le stellette di poter esprimere liberamente le proprie opinioni, le proprie idee ed il proprio pensiero.

Grazie per l’attenzione che mi avete rivolto ed auguro a Voi tutti un buon lavoro per l’importante appuntamento costituito dal VOSTRO Congresso Nazionale e per altri 100 anni per i lavoratori, i diritti e la democrazia.

Grazie.

 


Tua email:   Invia a: