REPUBBLICA DEL 20 NOVEMBRE 2006, IL GENERALE SPECIALE SCRIVE AI FINANZIERI: "FIAMME GIALLE, TROPPI SUICIDI" (di Alberto Custodero)

lunedì 20 novembre 2006

In 10 anni, 74 casi. Il Comandante generale scrive ai finanzieri: “La vita è bella, sempre”.

 

(Alberto Custodero)

 

Troppi suicidi fra le “fiamme gialle”: 74 in dieci anni. Il generale della GdF , Roberto Speciale, si scopre capofamiglia e scrive ai suoi uomini una lettera aperta intitolata “vivere è bello, sempre e comunque”. Quindi per fronteggiare il Male Oscuro che ha contagiato il Corpo, ha ordinato a tutti i comandi regionali di organizzare corsi di formazione tra il personale con “incarichi di comando” per “infondere la sensibilità necessaria al fine di prevenire il fenomeno dei suicidi”.

         Proprio in questi giorni si stanno svolgendo i primi corsi sulla “sindrome del finanziere” Stamattina, ad esempio, a Torino presso il Comando di Corso IV Novembre il cappellano militare, Monsignor Jean PierreRavotti terrà agli ufficiali una “testimonianza diretta” sul tema dei “comportamenti autolesivi in ambito militare”. Due psichiatri, invece, Annibale Crosignati (ex primario delle Molinette) e Enzo Bosco (consulente del tribunale), parleranno dei “disturbi più frequenti nel contesto delle istituzioni gerarchiche: nevrosi depressive e ansiose. E disturbi di adattamento”.

         A preoccupare il comandante delle Fiamme gialle è stato il dato numerico dei suicidi negli ultimi 10 anni. “ Dal gennaio del 1996 a oggi, scrive il generale nella sua lettera aperta, 74 militari si sono tolti la vita , nella maggior parte dei casi utilizzando la pistola d’ordinanza. E ‘ un dato impressionante, sul quale non è possibile non soffermarsi a riflettere. Come voi tutti mi sono chiesto “perché”. Per dare una risposta a questo interrogativo, Roberto Speciale ha istituito nei mesi scorsi un gruppo di studio “chiedendo l’aiuto di un esperto “esterno” al Corpo, lo  psichiatra Vittorino Andreoli”. Scopo dell’analisi “ cercare di comprendere le possibili motivazioni  connesse all’ambiente  lavorativo e alla collocazione del singolo nell’ambito dell’Amministrazione”.

         Il risultato di questa commissione  sul “disagio psicologico” in caserma è segreto. Ma deve essere stato davvero preoccupante se il numero delle  “fiamme gialle” ha ordinato i seminari di formazione per la prevenzione dei suicidi. Le statistiche, del resto, parlano da sole: la percentuale  dei suicidi fra gli uomini in divisa (7,4 all’anno su 63 mila finanzieri) è pressoché pari alla media nazionale italiana, 10 ogni 100 mila abitanti. Con una sostanziale differenza: mentre nella società civile la maggior parte delle persone che si toglie la vita sono malati di mente, alcolisti, tossicomani, anziani e malati terminali, fra i finanzieri  - scrive il comandante – “il fenomeno colpisce in modo significativo persone che sono nel pieno delle capacità umane, uscite dalla fase di crescita e consolidate sul piano della personalità”. Non è possibile che le due percentuali coincidano: “ Ciascun uomo, è a maggior ragione un finanziere, deve essere in grado di trovare le motivazioni per andare avanti comunque”.

         “Cosa spinge – si chiede Speciale nella sua lettera – a interrompere il cammino della vita “Persone” spinte da ideali di giustizia e libertà, individui unici, irripetibili, ricchi di energie e competenze, alla ricerca di  affermazione, di dignità personale e professionale?” “Questi eventi  luttuosi – ha aggiunto – mi hanno profondamente scosso e turbato”.

         Nel suo appello anti-suicidio rivolto ai 63 mila militari della GdF, il comandante  paragona i suoi finanzieri agli ingranaggi di un motore. Ancora Speciale: “ Ove le vostre iniziali motivazioni si siano affievolite o peggio siano venute meno riflettete sul fatto che anche una semplice vite in un motore ha il suo fondamentale compito. Una  macchina complessa come la GdF ha bisogno di tutti i suoi uomini” Il generale di corpo d’armata, per convincere i suoi a vincere il Male Oscuro, cita anche un verso del poeta inglese John Donne “nessun uomo è un’isola”. “ Non siamo mai soli, abbandonati a noi tessi. C’è sempre qualcuno disposto ad aiutarci”. Quindi , esorta i suoi comandanti ad “ascoltare i vostri uomini: siate loro vicini, aiutateli. Non abbandonateli mai, rappresentano la “vostra” forza”. Roberto Speciale, comandante di un Corpo spesso giudiziari, affronta la questione morale citando un passo di Madre  tesa di Calcutta: “ L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa , sii onesto e sincero”. Per risultare più convincente alla sua lettera aperta ne ha allegata un’altra. Quella del “mio carissimo amico cappellano militare, Don Antonio Cameran, al quale anni fa mi rivolsi come capo di Stato maggior e dell’Esercito per affrontare il disagio fra militari di leva, “giovani che si tolgono la vita solo dopo aver perso le ragioni di viverla”

         L’ultima  riflessione sul disagio fra fiamme gialle Speciale l’ha dedicata  a se stesso. “innanzitutto – ha detto di sé - il comandante è un “Uomo”. Senza i suoi uomini, senza soldato, è “Nulla”. Non ha ragione di esistere. Credetemi, proprio per questa ragione ho a cuore la sorte e il benessere dei miei dipendenti”.

         Ma è quando si rivolge a tutti i finanzieri che da generale si trasforma in capofamiglia: “Una raccomandazione: ricordatevi sempre che la GdF è una grande famiglia, un grande “paracadute” su cui è sempre possibile contare nei momenti in cui ci si sente  “in caduta libera”.

 


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