LE RAGIONI DELL'ESODO DEGLI UFFICIALI GDF: TUTTI SANNO IL PERCHÉ MA NESSUNO FA NULLA PER FERMARLO.- Osservazioni raccolte da Giuseppe Fortuna

venerdì 06 ottobre 2000

Negli ultimi anni si è accentuato un fenomeno che merita alcune approfondite riflessioni: il precoce congedamento degli Ufficiali appartenenti al Corpo della Guardia di Finanza.

Il fenomeno, che è stato oggetto di attenzione da parte dell'Organismo Centrale di Rappresentanza e che ha sollecitato un'indagine conoscitiva interna, è particolarmente preoccupante in quanto investe Ufficiali di ogni ordine e grado, alcuni dei quali anche in buona posizione rispetto alla carriera interna e, ultimamente, verso posizioni esterne che non sempre sono di maggiore soddisfazione economica.

Tale fenomeno depaupera l'organizzazione di forze altamente preparate, professionalmente giunte alla piena maturazione, spesso in possesso di un background manageriale formatosi nel corso di esperienze in diversi settori, tutti connotati da altissima specializzazione. Tale situazione, è opportuno segnalarlo, danneggia gravemente il Paese in ragione degli elevatissimi costi che esso sostiene per la formazione e l'aggiornamento del personale in genere e degli ufficiali in particolare.
L'analisi del fenomeno non può che partire dalla ricerca delle motivazioni che risultano essere alla base di tali decisioni; due sono gli aspetti che prevalgono:

  • frustrazione
  • disorientamento.

PERCHE' LA FRUSTRAZIONE

I motivi alla base della frustrazione riscontrabile in larga parte dei militari, ma degli Ufficiali in particolare, sono da ricondurre a:

1. mobilità indiscriminata e non giustificata;

  • la disciplina attuale del "trasferimento" non è  accettata per i criteri posti a base della stessa ed anche, fatti fermi i criteri, per le numerose "eccezioni" nel tempo adottate in contrasto ad essi;
  • la mobilità per i più assume, oggi, una frequenza intollerabile e determina crescenti costi economici e sociali legati al trasferimento del nucleo familiare;
  • nessuna considerazione viene assegnata alle famiglie, vere vittime impotenti, che devono decidere se affrontare una diversa vita in una città sconosciuta, lontano da affetti ed amicizie, con problemi scolastici per i figli, costretti a continuare gli studi in ambienti completamente nuovi, con compagni ed amicizie diverse o, in alternativa, vivere divise, con l'unica prospettiva di potersi ricongiungere nei fine settimana, quando possibile;
  • le motivazioni che rendono necessaria questa politica di avvicendamenti non sono facilmente comprensibili, ciè in quanto sostanzialmente non vengono indicate (si indicano generiche "esigenze di servizio") non rispondendo in tal modo ad alcun criterio di trasparenza. Alcuni rimangono fermi in una sede per oltre 10 anni, altri vengono trasferiti dopo 2 anni, altri dopo 5. Certuni vengono trasferiti nelle città limitrofe, altri a distanze di oltre 1000 Km. Difficile orientarsi in questi criteri. L'unica certezza diffusa che si è radicata, è che la conoscenza di persone in posizione "chiave" sia la strada per limitare i danni o per essere accontentati in una propria aspettativa;
  • pesa enormemente la carenza di alloggi di servizio e la sensazione ormai diffusa è che il problema non possa essere risolto. Scarso è sempre stato l'impegno dell'Amministrazione alla soluzione dei problemi alloggiativi, soprattutto se paragonato alle altre Forze Armate e di Polizia; in particolare il problema riguarda i sottufficiali, comandanti di brigata, e gli ufficiali direttivi, poco considerati in relazione al loro limitato potere decisionale e "strategico";
  • crescono soprattutto nei giovani i disagi derivanti dalle giuste aspettative delle consorti, sempre piè impegnate in professioni qualificanti e difficilmente disposte a sacrificare la propria carriera per seguire il marito.

2. Criteri di avanzamento non definiti;

  • la lentezza delle carriere, rapportata a quella di operatori dello stesso settore, specie nel grado di capitano e di tenente colonnello, ha raggiunto ormai livelli non più giustificabili, a ciò deve unirsi il disorientamento derivante dalle decisioni delle Commissioni di avanzamento in relazione all'assoluta mancanza di trasparenza nei criteri che vengono adottati. Le Commissioni, infatti, scelgono propri criteri che sono differenti nel tempo e non preventivamente conosciuti da coloro che vengono giudicati; diventa, pertanto, impossibile capire quali siano le linee guida: in pratica meriti e demeriti non sembrano avere sempre lo stesso peso.

3. Impieghi spesso non coerenti con le predisposizioni e le capacità espresse;

  • l'ufficiale, specialmente nei gradi di tenente, capitano e maggiore, non comprende come ad una sua preparazione specifica o ad una sua spiccata predisposizione in un settore operativo non debba corrispondere un impiego altrettanto specifico; ciò corrisponde ad un interesse del militare ma anche dell'Amministrazione la quale potrebbe così avvalersi di personale sempre più preparato; appare, inoltre, tramontato il concetto dell'ufficiale preparato a 360 gradi, così come veniva presentato l'ufficiale di un tempo; la vastità e complessità delle norme, nonché l'elevata preparazione dei consulenti e difensori dei soggetti verso i quali i militari operano, non consentono "sbavature" ed implicano solide conoscenze derivanti da una completa applicazione alla specifica materia.

4. Trattamento economico;

  • il trattamento economico è ritenuto assolutamente inadeguato specialmente se parametrato a figure di pari livello in ambito privato, con le quali ci si deve quotidianamente confrontare, soprattutto se messo in relazione ai sacrifici personali e familiari cui l'Amministrazione sottopone i propri dipendenti;
  • il trattamento è poi considerato non corrispondente alle responsabilità derivanti dalla maggior parte degli incarichi in cui viene a trovarsi l'ufficiale nelle varie mansioni che gli vengono assegnate.

Le soluzioni che appaiono praticabili possono di seguito essere cosè sintetizzate:

1. Relativamente alla mobilità;

certezza di poter gravitare, nell'arco della carriera, nell'area in cui si è stabilita la residenza della famiglia;

  • un sistema di dialogo tra l'ufficio incaricato e gli interessati circa le sedi di trasferimento da riempire nei momenti in cui l'ufficiale debba cambiare incarico per promozione o perché una sede non ambita debba comunque essere coperta;
  • una "politica della casa" chiara e decisa del Corpo per l'acquisizione con ogni mezzo di alloggi di servizio; non è piè tollerabile assistere alla costruzione od alla acquisizione di immobili senza la previsione di un numero adeguato di alloggi, così come, da tempo, avviene per altre amministrazioni.

2. Relativamente ai criteri di avanzamento;

  • si rende necessario adottare un sistema di avanzamento del tutto diverso da quello attuale, che ha fatto il suo tempo e si è dimostrato inadeguato ad apprezzare figure e professionalità così diverse come quelle espresse dagli ufficiali della Guardia di Finanza; in breve, l'attuale sistema ha esaurito la propria funzione discriminatrice, nel senso positivo del termine;
  • lo strumento attualmente in Parlamento, che consentirà una revisione del sistema con la delega licenziata dal Senato, va corretto perché nasce sotto cattivi auspici in quanto il testo licenziato prevede che l'attuale sistema "deve armonizzarsi al sistema di avanzamento degli ufficiali dell'Esercito, Marina ed Aeronautica, così come disciplinato dal D.P.R. nr.490 del 30 Dicembre 1997";
  • lo strumento va corretto perché tale adeguamento risolverebbe solo alcuni dei problemi oggi esistenti quali i rallentamenti dei capitani e dei tenenti colonnelli ma non i nodi delle Commissioni di avanzamento e della loro costituzione. Questa è un'occasione da non perdere per avviare un sistema "nostro", che tenga conto delle "nostre" peculiarità, che prenda, sì, spunto da aspetti positivi di altri sistemi, ma che abbia l'accortezza di tralasciare quelli negativi, sapendo cogliere gli istituti positivi propri di altre Amministrazioni consimili.

3. Relativamente agli impieghi;

  • definizione di "settori di impiego" che consentano, individuate le predisposizioni e le particolari attitudini, di mantenere l'ufficiale in quelle aree per tutta la carriera, in ciò determinando una convenienza dell'interessato che vede accrescere le proprie competenze e dell'Amministrazione che potrà avvalersi di personale altamente qualificato.

4. Relativamente al trattamento economico;

  • benché si sia consapevoli delle difficoltà economiche che attraversa il Paese e della conseguente scarsa disponibilità del Governo su questo terreno si ha la sensazione che non tutte le strade vengano percorse da parte dei vertici del Corpo e che quelle intraprese non vengano sostenute con la necessaria risolutezza che deriva dall'appartenere ad un Corpo altamente specializzato e "portatore" di entrate al bilancio dello stato.

PERCHE' IL DISORIENTAMENTO

I motivi alla base del disorientamento riscontrabile in larga parte dei militari, ma degli Ufficiali in particolare, sono da ricondurre;

  • alla sensazione di una mancanza di strategie; in particolare, traspare negli ultimi anni un andamento "incerto" delle direttive operative strategiche avviate con risorse e mezzi inadeguati per il raggiungimento di obiettivi non sempre condivisi da coloro che sono chiamati a raggiungerli; tale situazione determina incertezza sul proprio ruolo ed un diffuso senso di "inefficacia ed inconcludenza";
  • alla sensazione di subalternità dell'attività dei militari della Guardia di Finanza rispetto ad altre Amministrazioni dello Stato nei confronti delle quali i militari svolgono un ruolo secondario e meramente esecutivo in attività che sviliscono il ruolo e la professionalità dei finanzieri;
  • alla nebulosità del progetto di ristrutturazione del Corpo della Guardia di Finanza del quale non è mai stata fornita al personale alcuna chiara informazione; le linee guida sono sempre state diffuse in dettaglio solo agli organi di stampa, dai quali i militari hanno potuto avere coscienza di quanto il Corpo stava proponendo/predisponendo; nessun contributo è stato chiesto al personale o alla Rappresentanza Militare, nonostante l'importanza di un simile progetto destinato, comunque, ad influire sull'attività e sulla vita dei militari;
  • all'esigenza di prevedere sistemi premiali legati ai risultati;
  • all'esigenza della definizione di un modello delle responsabilità delle deleghe diverso dall'attuale; oggi infatti: a) i dirigenti intermedi ricevono i piani annuali degli obiettivi ma, oltre a non averli negoziati e a non essere premiati se li raggiungono, non dispongono di adeguate leve di gestione, perché risorse umane, finanziarie e materiali sono rigidamente assegnate dal centro;  b) i dirigenti di vertice (generali di divisione) hanno vastissimi poteri di premio in termini di encomi ed avanzamenti e di punizione ma non ricevono obiettivi e non hanno alcuna responsabilità di risultato; c) alla carenza di mezzi e strumenti necessari per operare: pubblicazioni, banche dati, mezzi tecnici, computer, ecc.; un caso emblematico è la carenza di codici la cui dotazione risponde ad un'esigenza irrinunciabile da parte di chi opera; l'unico supporto che viene fornito è il codice tributario " Marino ", distribuito generalmente nel periodo settembre- ottobre (edizione aggiornata a gennaio!).

Le soluzioni che appaiono praticabili possono di seguito essere sintetizzate;

  • ricerca di una nuova e condivisa identità del Corpo della Guardia di Finanza; in tal senso si è persa un'occasione proponendo una norma che ha attribuito al Governo la delega per il "Riordino della struttura ordinativa del Corpo e non già, come da più parti auspicato, una delega per "La riforma dell'ordinamento del Corpo della Guardia di Finanza";
  • ridefinizione dei compiti del Corpo accentuandone l'impiego nella lotta all'evasione ed al contrasto alla criminalità organizzata, dotandolo di poteri di controllo del bilancio dello Stato in termini di entrate e di uscite, con spiccata proiezione poi nei confronti dei fondi del bilancio della Comunità Europea;
  • valorizzazione della sopita vocazione del Corpo verso la "Polizia tributaria investigativa", mortificata dalla burocrazia che ha permeato negativamente l'intera organizzazione.

La realizzazione di un siffatto obiettivo avrebbe altresì consentito, almeno dal lato "Guardia di Finanza", di risolvere l'annoso nodo del coordinamento tra le forze di polizia che, a nostro avviso, può derivare soltanto da una diversificazione di compiti tra le forze in campo.

In sede di delega si poteva e si doveva ridefinire:

1. le attribuzioni e le responsabilità di ciascun livello e tipo di reparto;

2. i supporti logistici-amministrativi;

3. la responsabilizzazione e la delega ai militari appartenenti al ruolo degli Ispettori, da realizzarsi attraverso una ridefinizione di compiti agli stessi, in modo da rivalutare e valorizzare la preziosa figura di collaboratore costituita dall'ispettore consentendogli, attraverso un opportuno canale, il passaggio al ruolo di Ufficiale; occasione che deve essere lasciata aperta a coloro che si distinguono, nel corso della carriera, per meriti professionali, non discrezionalmente valutabili, ma obiettivamente riscontrabili, con un miglioramento economico collegato;

4. il ricorso a procedure trasparenti nella determinazione dei criteri in sede di:

  • avanzamento, da parte delle Commissioni;
  • trasferimenti ad altra sede di servizio;
  • predisposizione ed effettuazione di concorsi per il passaggio di Ispettori al ruolo degli Ufficiali, con stabilità nel tempo dei criteri adottati, privando di ogni discrezionalità le varie Commissioni;
  • dotazione di adeguate risorse di mezzi e supporti, atteso che spesso, per alcuni settori, vengono utilizzate quelle dei contribuenti;
  • creazione di adeguate biblioteche professionali in tutti i Comandi del Corpo chiamati a svolgere attività di controllo fiscale.

Alcune soluzioni sono state indicate, altre possono essere frutto di un dialogo tra gli interessati, altre possono essere proposte al legislatore. Tutte devono andare comunque verso l'individuazione di strumenti che consentano di correggere una situazione che non è piè tollerabile.

L'Associazione Finanzieri, Cittadini e solidarietà, che annovera tra i soci fondatori e tra quelli ordinari, nonché tra i simpatizzanti, innumerevoli ufficiali, intende porsi la soluzione delle problematiche esposte tra gli obiettivi primari.

Si è ben consci delle esigenze di un'Amministrazione che svolge i propri compiti in diversi settori e su tutto il territorio nazionale, tuttavia esistono delle esigenze personali e soprattutto familiari di cui la stessa Amministrazione deve tenere conto, la cui soluzione o comunque il cui rispetto, può costituire il presupposto per il pieno impiego di una professionalità.

Infine, ciè che maggiormente sconcerta, ed occorre evidenziarlo, è il comportamento dell'Amministrazione quando non intende ascoltare le esigenze individuali del personale, quasi sempre motivate e spesso gravi.

Cosicché le decisioni di lasciare il servizio sono sofferte perché assunte da uomini preparati e coscienziosi; perché fatte nell'incomprensione e nell'indifferenza, in quanto nessuno chiede alla persona i motivi della sua decisione, quasi che la stessa non interessi l'Amministrazione, ben sapendo quanto è costata alla collettività e allo Stato, anche in termini economici, la preparazione di persone che, quando serve all'immagine, si dicono altamente professionalizzate.

La ragione del comportamento dell'Amministrazione è riconducibile alla seguente logica: tutti sanno il perché dell'esodo degli Ufficiali, ma nessuno fa nulla per fermarlo.


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