LA GARA DI CANOA

domenica 15 ottobre 2000

LA GARA DI CANOA

Una societa' italiana ed una giapponese
decisero di sfidarsi ogni tre anni
in una gara di canoa,
con equipaggio di otto uomini.

Entrambe le squadre si allenarono con impegno
e quando arrivo' il giorno della gara
ciascuna era al meglio della forma.
Ma i giapponesi vinsero
con un vantaggio di oltre un chilometro.

Dopo la sconfitta,
il morale della squadra italiana
era a terra.

La Proprietà  decise
che si sarebbe dovuto vincere la volta successiva
e incaricò i top manager dell'azienda
di analizzare il problema.

I top manager scoprirono,
dopo molte analisi,
che i giapponesi avevano sette uomini ai remi
e uno che comandava,
mentre la squadra italiana
aveva un uomo che remava
e sette che comandavano.

In questa situazione di crisi,
i top manager,
dando chiara prova di capacità  gestionale,
costituirono dei gruppi di lavoro,
formati dai quadri più promettenti della direzione generale,
per studiare le modifiche
a struttura, compiti e responsabilità 
della squadra italiana.

Dopo due anni di lavoro,
i gruppi
confermarono l'intuizione dei top manager
che li avevano nominati:
nella squadra
c'erano troppe persone a comandare
e troppo poche a remare.

Fu deciso allora di cambiare,
radicalmente,
la struttura della squadra italiana:
ci sarebbero stati non più sette
ma quattro comandanti,
due coordinatori dei comandanti,
un supervisore dei coordinatori dei comandanti
e uno ai remi;
si fissarono regole rigidissime di allenamento
per il rematore;
e fu introdotto un nuovissimo
sistema di indicatori e di punteggi
per motivarlo.

"Dobbiamo migliorare le sue capacità  atletiche
- si disse -
dargli più responsabilità,
ma specialmente
controllarlo molto, molto, molto di più".

I componenti del gruppo di lavoro
ricevettero una gratifica monetaria
per il pregevole lavoro svolto
ed ebbero inizio gli allenamenti.

L'anno successivo i giapponesi vinsero
con un vantaggio di due chilometri e mezzo.

La società italiana punì in modo esemplare
il rematore
per gli scarsi risultati ottenuti sul lavoro
e pagò dei bonus
ai quattro comandanti,
ai due coordinatori dei comandanti
e al supervisore dei coordinatori dei comandanti
come ricompensa per il grande impegno che la squadra,
nel suo complesso,
aveva comunque dimostrato.

I top manager produssero nuove analisi,
che dimostrarono come la tattica fosse quella giusta
e che anche la motivazione fosse buona,
ma che era molto difficile
trovare rematori all'altezza della situazione
a causa del decadimento morale
dei giovani e della società d'oggi
che esalta i valori materiali;
mentre anche lo scafo doveva essere migliorato.

Al momento,
la società  italiana sta investendo
nella progettazione di una nuova imbarcazione.

 

 


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