PARAMETRAZIONE E RAPPRESENTANZA, SIAMO DI FRONTE A UN BIVIO (di Carmine Di Gaeta)

venerdì 20 dicembre 2002

I livelli retributivi attuali  non possono certo garantire il recupero del gap retributivo nei confronti del pubblico impiego, né sanare la sperequazione tra persone aventi anche lo stesso grado (vedi r.i.a.).

La parametrazione, o riparametrazione, si pone l’obiettivo di riqualificare tutte le posizioni retributive di almeno un livello, inglobando tutte le voci ivi comprese qualifiche e gradi.

Lo studio definitivo non è stato ancora pubblicato, anche perché il Cocer darà il suo contributo all’atto della concertazione, presumibilmente in primavera.

La prima volta che si è parlato di parametri è stato nel 1987, nella piattaforma contrattuale di quell’anno; l’architettura propositiva fu definita dai sindacati di polizia in pieno accordo con i Cocer che in quel periodo non avevano potestà concertativa.

Riproposta più volta in sede contrattuale, la parametrazione ha gettato le fondamenta il 17/2/2001 a Palazzo Grazioli, quando l’allora capo dell’opposizione, Silvio Berlusconi, prese atto della delusione e dell’insoddisfazione dei Delegati Cocer riguardo al contratto appena firmato e promise che avrebbe finanziato i parametri qualora avesse vinto le elezioni.

Così, nella finanziaria 2003 sono stati stanziati circa 628 milioni di euro, a regime nel 2005, sotto la voce “parametri”.

Il palazzo sta prendendo forma, le camere stanno per essere costruite, ma qualcuno rivendica le camere più grandi anzi reclama tutto il caseggiato.

E’ ciò che stiamo apprendendo dai quotidiani: il comparto difesa evoca per sé i fondi destinati alla parametrazione al fine di sanare un presunto gap retributivo, o di avanzamento, nei confronti degli appartenenti al comparto sicurezza.

I fondi destinati alla parametrazione sono il coronamento di una lunga battaglia da tutti combattuta e vinta per l’unità d’intenti. 

Non vorrei che dopo tante fatiche si verificassero dei dissapori per rivendicare più di quanto dovuto, adducendo pretesti di vario genere.

In questo modo perderemmo di vista altre mete, arrecando una caduta di stile alla credibilità della Rappresentanza, già pedissequamente minata dai suoi detrattori.

Il comparto difesa ha sicuramente delle rivendicazioni da fare, come anche il comparto sicurezza, ma sono i modi e i tempi che lasciano perplessi.

Semmai si pone un serio problema: ha ancora senso che organismi così diversi, istituzionalmente parlando, debbano condividere lo stesso tavolo?

Non è semmai giunto il momento che in piena armonia e reciproca stima per le tante battaglie vissute, di cui molte vinte, i comparti prendano strade differenti?

Sicuramente l’argomento dovrà essere oggetto di attenta e scrupolosa riflessione.

Quanto sopra esposto è frutto di personalissima opinione.

Serene Feste a tutti.

 

Carmine Di Gaeta, delegato Co.Ce.R.  G. di F.

 


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