IL CORRIERE DELLA SERA: IL PIANO DEL VIMINALE DOPO L’ATTACCO IN FRANCIA, PRONTE A INTERVENIRE IN ITALIA LE FORZE SPECIALI DELL’ESERCITO
IL CORRIERE DELLA SERA: IL PIANO DEL VIMINALE DOPO L’ATTACCO IN FRANCIA, PRONTE A INTERVENIRE IN ITALIA LE FORZE SPECIALI DELL’ESERCITO
La campagna via web Sono partite le prime misure con l’espulsione dall’Italia altri due fondamentalisti: più controlli tra i frequentatori di moschee e di altri ambienti ritenuti a rischio di Fiorenza Sarzanini
ROMA 26/07/2016
È l’azione che fa compiere il salto di qualità all’offensiva terroristica e riporta l’Italia al centro dell’attenzione. Perché più volte su «Dabiq», la rivista ufficiale dello Stato Islamico, i «soldati» sono stati incitati a «colpire Roma», con fotomontaggi che mostravano una bandiera nera sventolare sul cupolone di San Pietro. E adesso quella minaccia diventa più concreta, il timore degli analisti si materializza nella parrocchia di Saint-Etienne-du-Rouvray, in Francia, dove le modalità di azione dei due fondamentalisti riportano direttamente a ciò che avviene nelle aree mediorientali, dove «Daesh» ha il controllo della situazione e i prigionieri vengono prima umiliati con il rito dell’inginocchiamento e poi sgozzati. Proprio come sarebbe accaduto a padre Jacques Hamel, il parroco di 86 anni ucciso davanti ai fedeli. Ma soprattutto perché l’obiettivo — una chiesa cattolica — ha un valore simbolico fortissimo, dunque il pericolo di emulazione si trasforma in un incubo per chi deve garantire sicurezza. E allora si pianifica ogni possibile intervento, prevedendo l’impiego dei corpi speciali militari in caso di emergenza. E intensificando l’attività di controllo in quegli ambienti dove potrebbero annidarsi possibili seguaci dei fondamentalisti islamici, pronti a morire pur di rispondere all’appello del Califfo che li ha invitati a colpire «ovunque e in ogni modo». La mobilitazione di squadre speciali militari è stata prevista nell’ambito del potenziamento del controllo del territorio. Dunque direttamente da chi gestisce la pianificazione delle misure dell’ordine pubblico al ministero dell’Interno. In caso di emergenza potranno essere utilizzati gli specialisti del Consubin e del Col Moschin, ai quali saranno assegnati temporaneamente le qualifiche di «agenti di pubblica sicurezza» in modo da poterli impiegare anche per eventuali perquisizioni e arresti. Sono già state effettuate quattro esercitazioni.
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Da Nord a Sud pronti allo scenario peggiore
Se la «chiamata» dovesse arrivare da un luogo che si trova a nord di Roma saranno a disposizione dei comandanti dei Gis dei carabinieri, al sud della Capitale il comando spetterà invece ai Nocs della polizia. In entrambi i casi si tratta di operazioni di altissimo rischio che prevedono incursioni, ma anche eventuali negoziazioni in caso di presa di ostaggi. È l’ipotesi peggiore tra quelle esplorate negli ultimi mesi, ma nulla viene sottovalutato soprattutto di fronte a un susseguirsi di eventi che non hanno alcun legame tra loro se non l’esaltazione di chi ha deciso di immolarsi in nome della jihad
I controlli tra i fondamentalisti
Ieri sono state sollecitate due nuove espulsioni. Ultime di una lunga serie di misure prese dal ministro dell’Interno Angelino Alfano su segnalazione delle forze di polizia e di intelligence. Si tratta di stranieri che hanno avuto contatti con «foreign fighters» o comunque con ambienti legati al fondamentalismo. Ma anche persone che hanno inneggiato all’Isis, sia frequentando siti internet specializzati, sia muovendosi in quei luoghi di aggregazione che possono trasformarsi in aree di reclutamento. E dunque moschee, centri culturali, palestre, carceri. Dall’Italia sono stati allontanati più di cento islamici, tra loro anche numerosi predicatori. Altri saranno costretti a lasciare il territorio nelle prossime settimane, al termine di un’istruttoria svolta per verificare anche i possibili collegamenti con altri Stati europei in uno scambio informativo che i vertici dei nostri apparati continuano a sollecitare nell’ambito di un’azione di prevenzione che deve tenere conto anche di dettagli apparentemente senza significato. In particolare esplorando legami e contatti del passato che potrebbero essere stati saldati di nuovo, anche durante la detenzione per reati diversi da quelli legati al terrorismo.
Le segnalazioni e la «controinformazione»
Le azioni portate a termine da giovanissimi, talvolta con problemi di depressione o comunque vittime di atti di emarginazione — come il ragazzo che ha sparato nel McDonald’s di Monaco oppure quello che ha ucciso una donna a colpi di machete a Reutlingen, vicino Stoccarda — convincono gli analisti sulla necessità di intervenire su un doppio binario nella prevenzione. Da una parte ci si rivolge agli ambienti islamici sollecitando segnalazioni su tutte quelle situazione potenzialmente a rischio. Dall’altra si dialoga con i gestori dei colossi del web per rimodulare i criteri dei motori di ricerca. È un lavoro coordinato dal sottosegretario alla Presidenza Marco Minniti che ha due obiettivi: frenare la pubblicazione di video e filmati dell’orrore utilizzati dall’Isis per farsi propaganda ed effettuare «controinformazione» sulle azioni jihadiste cercando in questo modo di frenare il proselitismo via web. Consapevoli comunque che il livello di pericolo continua a salire. (Il Corriere Della Sera)