REPUBBLICA.IT: ISTAT, LE PENSIONI MEDIE AUMENTANO DI 283 EURO. di Rosaria Amato

venerdì 16 dicembre 2016

REPUBBLICA.IT: ISTAT, LE PENSIONI MEDIE AUMENTANO DI 283 EURO. di Rosaria Amato

Nel 2015 il reddito medio lordo pensionistico è arrivato a 17.323 euro. Ma per i nuovi pensionati l'assegno è più basso. Le famiglie con pensionati sono meno esposte delle altre al rischio povertà. Al Sud l'incidenza delle pensioni d'invalidità è doppia rispetto al Nord.

ROMA - La pensione in molti casi mette al riparo dal rischio povertà. Per le famiglie di pensionati infatti il rischio di povertà stimato è del 16,5%, contro una media del 22,5%: il dato emerge dallo studio "Condizioni di vita dei pensionati", pubblicato dall'Istat. Il reddito medio dei 16,2 milioni di pensionati italiani nel 2015 è aumentato di 283 euro, arrivando a 17.323 euro, ma i nuovi assegni sono mediamente più bassi rispetto a quelli "cessati" (15.197 contro 16.015 euro, con una differenza di 818 euro).

La pensione "ammortizzatore sociale" familiare. L'assegno pensionistico "attenua il rischio di disagio economico, fornendo un'importante rete di protezione sociale", osserva l'Istat. In particolare è importante la presenza di un pensionato nelle famiglie "vulnerabili", come quelle di genitori soli.

Pensionati più poveri se mantengono familiari disoccupati. Il fatto che le famiglie con pensionati siano in media meno povere con significa che non ci siano pensionati con consistenti difficoltà economiche. Infatti il rischio di povertà è in media più elevato tra i pensionati che vivono da soli o peggio ancora quando il loro assegno serve a mantenere altri adulti disoccupati che vivono in famiglia. E non significa neanche che il reddito medio delle famiglie con pensionati sia superiore a quello delle altre: in effetti è di 28.410 euro annui, inferiore di circa 2.000 euro a quello delle famiglie senza pensionati.

Incidenza invalidità al Sud doppia rispetto al Nord. Tra il 2014 e il 2015 il numero dei pensionati è calato di 80.000 unità, dal momento che i nuovi sono di numero inferiore rispetto a quelli scomparsi. Il calo più marcato, oltre il 12%, si osserva per le pensioni di guerra. Sono però in aumento le pensioni sociali e quelle d'invalidità civile, che hanno ancora una distribuzione molto sproporzionata tra le aree del Paese. "Le pensioni di vecchiaia - spiega l'Istat - rappresentano il 59% del totale delle pensioni erogate al Nord e solo il 40,3% di quelle del Sud. Per le pensioni di invalidità totali l'incidenza al Mezzogiorno è invece circa il doppio di quella rilevata nelle regioni del Nord: 8,3% contro 3,8% per le pensioni di invalidità ordinaria; 20,3% contro 10,7% per quelle di invalidità civile".

Incidenza pensioni P.A. massima nel Mezzogiorno. Anche l'incidenza delle pensioni del pubblico impiego al Sud è quasi doppia rispetto al Nord: infatti l'incidenza è del 21,1% contro il 13%. Nel Centro Italia è del 18,7%.

In calo i pensionati che continuano a lavorare. La crisi ha avuto come conseguenza anche un forte calo del numero dei pensionati che continuano a lavorare: nel periodo 2011-2015 il calo complessivo dell'occupazione, 133.000 unità, in effetti risente in grandissima parte dei 700.000 occupati fino a 59 anni che hanno perso il lavoro. Al contrario, gli occupati con almeno 60 anni sono cresciuti di 563.000 unità nello stesso periodo, con incrementi più elevati per le donne: è l'effetto dell'entrata in vigore della riforma previdenziale.

I più istruiti godono di assegni più alti. Il titolo di studio incide moltissimo sull'assegno dei pensionati: se sono laureati, guadagnano circa 2.660 euro mensili, oltre il doppio rispetto a chi non ha alcun titolo di studio o è arrivato al massimo fino alla quinta elementare.


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