LASTAMPA: LE LACRIME DI CERVINIA AI FUNERALI DEI FRATELLI MORTI ANDANDO A SCUOLA: “ABBIAMO PERSO IL FUTURO”
LASTAMPA.IT: LE LACRIME DI CERVINIA AI FUNERALI DEI FRATELLI MORTI ANDANDO A SCUOLA: “ABBIAMO PERSO IL FUTURO”
Il Breuil si è stretto intorno ai genitori di Marco e Matteo. “Ora sono loro che aspettano noi”
22/01/2017
daniele mammoliti
Cervinia
Quant’è crudele questo sabato di sole per la Valtournenche. Lungo la strada regionale 46 che ancora porta i segni dell’incidente di giovedì, salgono lente le auto incolonnate con i loro portasci sul tetto e i bambini che saltellano sui sedili posteriori impazienti di sbarcare sulle piste. Su, al Breuil, ragazzi con caschi e scarponi colorati prendono d’assalto le funivie per godersi la neve scintillante. Ma le tute rosse dei maestri di sci sono altrove, radunate sul sagrato della chiesa Maria Regina Vallis Augustanae, con gli occhi lucidi a seguire il lento arrivo delle due bare accompagnate dagli uomini del Soccorso alpino della guardia di finanza.
È giorno di lutto cittadino per Cervinia, è il giorno dei funerali di Marco e Matteo Giovannini, i fratelli di 18 e 16 anni morti nello scontro tra la loro auto e un camion, i figli di Carla e di Massimiliano Giovannini, il maresciallo del locale Soccorso alpino delle Fiamme gialle. Un uomo che da queste parti è «un punto di riferimento insostituibile per le sue qualità umane e di carattere», parola di un turbato comandante regionale della Gdf Raffaele Ditroia. Marco e Matteo però sono anche i figli di tutto un paese che, come dice quasi singhiozzando il sindaco Deborah Camaschella, «oggi perde un pezzo di futuro. Sopportare questo peso non è difficile: è impossibile».
Quando le due bare valicano il portale della Maria Regina Vallis Augustanae, la piccola chiesa parrocchiale del Breuil si rivela ancora più piccola e nelle sue navate si stringono uomini e donne di tutte le età, dai compagni di scuola di Marco e Matteo ai vecchi montanari che di tragedie inaccettabili ne hanno viste fin troppe. Molti devono restare sul sagrato, dove l’amplificazione rimbalza la cerimonia officiata da don Flavio Riva, ex cappellano della Finanza valdostana, tornato apposta da Bergamo dove è ora in servizio per confortare i Giovannini.
Un compito non facile. E don Flavio lo ammette subito, aprendo la sua omelia: «Sono molte più le domande che le risposte». Cita il salmo 120, il Canto delle ascensioni: «Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?». Parla di «smarrimento», si aggrappa alle virtù teologali - fede, speranza e carità - e invita mamma Carla e papà Massimiliano «a non cancellare dalla memoria l’amore e la vita trascorsa con i vostri figli». Ma sa anche lui quanto possa essere difficile, per due genitori, pensare che «Marco e Matteo ci precedono, ora sono loro che aspettano noi». E prova a spiegare la scelta del passo del Vangelo letto durante la messa, quello in cui Gesù, sul Golgota, si rivolge a Maria e a Giovanni: «Come il Cristo dice “madre, ecco tuo figlio; Giovanni, ecco tua madre”, così dobbiamo continuare a formare nuovi vincoli. Sperare significa continuare ad amare».
Tra i banchi echeggiano i singhiozzi, le mani coprono occhi arrossati. Quando la cerimonia termina e i due feretri tornano sul sagrato per intraprendere l’ultimo viaggio, due palloncini bianchi vengono lasciati salire al cielo, mentre l’elicottero del Soccorso alpino sorvola per tre, quattro, cinque volte la chiesa del Breuil. E il dolore si può sciogliere senza pudore, sotto il crudele sole di questo sabato in Valtournenche. (Lastampa.it)