LA CONSULTA SI PRONUNCI ANCHE SUL SEGRETO INVESTIGATIVO. Dall'Huffington Post. Di Giuseppe Ayala
Hanno perfettamente ragione i pubblici ministeri piemontesi a insorgere contro la previsione contenuta nell'art. 18, comma 5°, del decreto legislativo n. 177 del 2016.
La norma prevede, infatti, che, al fine di rafforzare gli interventi di razionalizzazione e coordinamento, "il capo della Polizia e i vertici delle altre Forze di Polizia adottano apposite istruzioni attraverso cui i responsabili di ciascun presidio di polizia interessato trasmettono alla propria scala gerarchica le notizie relative all'inoltro delle informative di reato all'Autorità Giudiziaria, indipendentemente dagli obblighi prescritti dalle norme del codice di procedura penale."
Inciso, quest'ultimo, assai significativo perché, ove ce ne fosse bisogno, chiarisce la consapevolezza dell'offesa arrecata alle previsioni del codice medesimo. Posso anche sbagliare, ma non riesco a ricordare precedenti analoghi.
La vittima sacrificale che giace esangue sull'altare del "coordinamento" si chiama segreto investigativo. Recita, infatti, l'art. 329 del codice di procedura penale: "Gli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria sono coperti dal segreto [...]".
Orbene, se a quegli atti si fanno salire gli scalini gerarchici, il segreto è sicuramente violato. Se poi l'indagine dovesse, per puro caso, riguardare esponenti della politica, la frittata risulterebbe assai saporita e verrebbe magari gustata dall'interessato proprio grazie al primato della "razionalizzazione e del coordinamento" affermato proprio "indipendentemente dagli obblighi prescritti dalle norme del codice di procedura penale".
Tanto per essere chiari. Il culmine della "scala gerarchica" è costituito dalla scrivania del ministro. Non si tratta di coltivare sfiducia nelle persone. Me ne guardo bene. Si tratta soltanto di riaffermare la coerenza di regole di sistema che non possono, né debbono, essere derogate neanche in nome del coordinamento che, tra l'altro, per quanto riguarda l'attività di polizia giudiziaria compete, in via esclusiva, al pubblico ministero.
Così stando le cose, non c'è dubbio che la trasmissione gerarchica di atti d'indagine coperti dal segreto si pone al di fuori delle ricordate "regole di sistema". Se, poi, rivolgiamo il pensiero al presidio costituzionale dell'autonomia e indipendenza della magistratura, non ci resta che rassegnarci a viverlo come una sorta di simulacro, svuotabile a richiesta.
Non rimarrà, perciò,in concreto altra via se non quella di reagire al "vulnus" chiamando in causa la Corte Costituzionale per dirimere un palese conflitto di attribuzione.