LA RIVOLUZIONE DEL MINISTRO PADOAN: FISCO COME LEVA DI SOSTEGNO ALLA CRESCITA. SERVIZI DEL SOLE24ORE CON EDITORIALE DEL VICEDIRETTORE SALVATORE PADULA

giovedì 23 marzo 2017

Di seguito, i servizi pubblicati nella seconda pagina del Sole 24 Ore di oggi, 23 marzo 2017 ()http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2017-03-23/fisco-all-attacco-contro-frodi-iva-074551.shtml?uuid=AEClZMr)

 

FISCO ALL’ATTACCO CONTRO LE FRODI IVA

Contrasto a tutte le frodi Iva. Fattura elettronica anche nelle operazioni tra “privati” con raggio d’azione sempre più esteso.

L’obiettivo di medio periodo, almeno nell’arco di un biennio, è quello di abbattere il tax gap Iva tra i due e i tre punti percentuali. Tradotto in euro, significa arrivare a recuperare gettito per circa 6 miliardi. Senza dimenticare, però, la strada della compliance e quindi delle lettere preventive ai contribuenti.

La lotta all’evasione trova le sue linee generali di indirizzo nella prima riunione della commissione voluta dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan svoltasi ieri mattina. Riunione a cui hanno partecipato, tra gli altri, il viceministro con delega alle politiche fiscali Luigi Casero (si veda l’intervista in pagina), il comandante generale della Guardia di Finanza Giorgio Toschi, il capo di gabinetto del Mef Roberto Garofoli, il direttore dell’agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, il direttore dell’agenzia delle Dogane Giuseppe Peleggi, il presidente della Commissione per la redazione del rapporto annuale sulle spese fiscali Mauro Marè, il direttore generale delle Finanze Fabrizia Lapecorella, l’Ad di Sose Vieri Ceriani. «È importante – ha sottolineato il ministro Padoan – che l’intera amministrazione fiscale continui nello sforzo di adattare i comportamenti alle nuove regole introdotte con la riforma fiscale. A torto o a ragione, il fisco italiano è stato considerato un freno allo sviluppo del Paese. Con le nuove regole lo stiamo trasformando in una leva di sostegno alla crescita; di conseguenza i comportamenti di tutti coloro che vi svolgono un ruolo ci permettono di trasformare i principi ispiratori della riforma in una realtà apprezzata dagli operatori economici».

La riduzione del tax gap, ossia il divario tra le imposte effettivamente versate e quelle che i contribuenti avrebbero dovuto versare se avessero adempiuto perfettamente agli obblighi tributari, è lo strumento per accompagnare la crescita invocata da Padoan. Le ultime stime disponibili e riferite al 2014 parlano di un differenziale per l’Iva che si attesta sui 40,2 miliardi. In realtà, quel dato è già diminuito anche grazie alle azioni messe in campo – come fanno notare dall’amministrazione finanziaria – con le ultime manovre. Il riferimento è soprattutto allo split payment con cui nel 2016 l’Erario ha recuperato 2,1 miliardi. E che, in un’ottica di aggiustamento di conti pubblici, rappresenta uno dei pilastri con cui puntare a “ottenere” almeno un miliardo (dei 3,4 chiesti dalla commissione Ue) con l’allungamento al 2020 e l’estensione alle società pubbliche.

Ma le frodi si combattono anche attraverso la telematica. Da qui passa il progetto – già anticipato su queste colonne – di rafforzare la fattura elettronica, cercando anche in questo caso un compromesso con Bruxelles per derogare al divieto di obbligatorietà del meccanismo. Allo stesso tempo si dovrebbe rafforzare il meccanismo di premialità. E ancora sotto il profilo di contrasto si aspetta molto sia dall’analisi di rischio che già sta dando i primi risultati sul fronte delle compravendite immobiliari e sul commercio di automobili. Proprio per ridurre il fenomeno delle frodi carosello si dovrebbe rafforzare anche la cooperazione con le altre autorità fiscali internazionali. Il tutto in un’ottica di sinergia con interventi pianificati, condivisi e complementari tra loro tra Agenzie e Guardia di Finanza, anche per affinare l’individuazione del rischio di evasione e per evitare duplicazioni di accertamenti sugli stessi soggetti. Una risposta alle osservazioni di Fmi e Ocse.

Sulla riduzione per tutti pesa il nodo-Iva

Sempre per favorire la crescita, il Fisco scommette su un ruolo di consulenza verso i contribuenti e gli investitori internazionali. Del resto, i primi segnali sul ruling per chi investe da 30 milioni a salire e prova a creare occupazione stabile in Italia sono incoraggianti come fanno notare ancora dall’amministrazione. Temi che torneranno all’ordine del giorno della prossima riunione del tavolo permanente previsto per aprile, in cui si discuterà in particolare di utilizzo e condivisione delle banche dati, digital tax e attuazione dei principi Beps contro l’elusione fissati dall’Ocse.

 

 

EDITORIALE DEL VICEDIRETTORE SALVATORE PADULA

EVASIONE FISCALE, «LOTTA» PIÙ SEVERA SENZA COLPIRE GLI ONESTI

di Salvatore Padula 

Tornare a parlare di contrasto all’evasione fiscale è positivo. Per dire se diventerà anche utile dovremo però aspettare un po’ di tempo. L’avvio di una sorta di coordinamento dei soggetti impegnati a vario titolo nel contrasto al sommerso fiscale – qual è la Commissione consultiva tra ministero, agenzie fiscali e Guardia di Finanza che ieri si è riunita per la prima volta – può rappresentare un’opportunità importante. A condizione che ciò possa diventare il primo passo per mettere a punto un piano, una vera e propria strategia di ampio respiro – che dovrà certamente ottenere l’imprimatur della politica – per cominciare a scalfire quell’enorme zona grigia dell’economia (illegale) che continua a intaccare le capacità di crescita competitiva del Paese e a generare distorsioni e iniquità tra gli operatori.

I numeri sono noti ma, come sempre, fanno impressione: nella sua ultima «Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva» il ministero dell’Economia ha quantificato il tax gap (ovvero le imposte effettivamente non pagate, riferite al 70% circa di tributi e contribuiti di datori di lavoro e lavoratori) in più di 108 miliardi di euro, di cui oltre 10 di contributi. Il tax gap sul totale delle imposte è quindi ancora più elevato, forse 130 se non addirittura 140 miliardi di euro.

Ora, di fronte a questa fotografia non ci si può accontentare del basso profilo seguito finora. Questo, forse, questo è il vero problema: il nostro paese non ha mai conosciuto, e non conosce oggi, una strategia organica e strutturale di contrasto all’evasione.

Si sta puntando molto sulla compliance, sul “cambia verso”, il che è positivo. Ma per il resto, se si guarda agli ultimi 8-9 anni, è un tira e molla tra strumenti (e approcci) vecchi e nuovi che vengono prima enfatizzati e poi nei fatti abbandonati, come ad esempio ricorda la vicenda del redditometro.

Al contrario, e anche gli ultimi interventi della legge di Bilancio sembrano purtroppo andare in questa direzione, le azioni per recuperare imposte e tasse non pagate sono prevalentemente viste più come lo strumento per rispondere a esigenze di bilancio (trovare gettito) che non come l’occasione per affrontare in modo serio e coerente il tema della legalità e dell’equità del sistema.

Con un’aggravante, che non ci stancheremo mai di ribadire. Perché la conseguenza di questo modo di procedere un po’ schizofrenico che guarda solo alla cassa, purtroppo, la conosciamo bene: la lotta all’evasione è sacrosanta, ma in questi anni si è avuta la netta sensazione che a pagarne il prezzo – in termini di maggiori costi di adempimento, di maggiore complessità e di maggiore incertezza del sistema – siano stati i contribuenti. Naturalmente quelli onesti, se è vero che le statistiche sul sommerso fiscale – almeno non quelle ufficiali – non indicano affatto un suo arretramento, ma anzi una spietata tendenza al rialzo.

 

 

 


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