HUFFINGTONPOST.IT. TISSONE (SILPCGIL): LA MAESTRA CHE AUGURA LA MORTE AI POLIZIOTTI E IL RISPETTO CHE NON C'E'
Quando ero piccolo, mio padre, un vigile urbano - che come mio nonno ferroviere è stato antifascista e ha pagato un prezzo molto alto per le sue idee - mi ha insegnato molte cose. Una in particolare: rispetto. Rispetto per chi porta una divisa, come l'hanno portata loro; rispetto per chi è chiamato a insegnare, rispetto per chiunque svolga un mestiere o una funzione. Perché la dignità del lavoro è la cosa più importante.
Importante come il ruolo che rivestiamo. Certamente un ruolo fondamentale ce l'hanno le lavoratrici e i lavoratori in divisa che sono chiamati a proteggere gli altri cittadini e a far rispettare loro le leggi. Proprio per questo, devono essere i primi a rispettarle, con comportamenti che anche nella vita privata hanno la necessità di essere consoni alla funzione che si svolge e a ciò che si rappresenta.
Un discorso analogo può e deve essere fatto per gli insegnanti, che hanno una funzione primaria in tutte le società: quello di trasmettere alle nuove generazioni il bagaglio culturale necessario per essere donne e uomini liberi.
E per farlo servono svariate doti, molto studio e tanto sacrificio. Soprattutto, un mestiere così importante come quello del docente ha dei doveri e tra questi quello di diligenza e di condotta irreprensibile. Perché l'esempio, nella vita e soprattutto nella formazione degli adulti di domani, è importante.
Ecco perché le immagini di quella maestra che insulta pesantemente i poliziotti durante una manifestazione stridono col ruolo e con la funzione che questa signora svolge ogni giorno. L'insegnante che insulta il poliziotto, che gli augura la morte, è il paradigma peggiore, forse, della nostra società post moderna, la punta di un iceberg dove tutti sono connessi tramite la rete internet e dove molti si sentono autorizzati a odiare chi non la pensa come te.
Forse bisognerebbe rileggersi a fondo Pasolini e capire bene quale funzione svolgono tutti i lavoratori, alcuni soprattutto. Forse bisognerebbe rileggersi bene la nostra Costituzione, magna carta della democrazia e della tolleranza. C'è chi chiede il licenziamento di quell'insegnante. Noi andiamo oltre. Forse a scuola dovrebbe tornarci.
Non in cattedra però, ma tornando sui banchi. Cercando di apprendere quello che forse nessuno le ha insegnato: il rispetto. Perché di morti gli operatori in divisa ne hanno anche troppi, ogni giorno e ogni anno. La morte non si augura a nessuno. Mai.