LE CAUSE DI SERVIZIO DEI FINANZIERI SONO UN SEGRETO MILITARE? – di Simone Sansoni e Piercarlo Cappellino
La nostra Sezione di Torino il 2 marzo scorso ha inviato una istanza di accesso generalizzato all’URP della Guardia di finanza, ai sensi dell’art. 5 del Dlgs 33/2013 (cd FOIA, Freedom of Information Act); oggetto della richiesta era la conoscibilità del numero complessivo, nell’ultimo quinquennio (2012-2016) e suddiviso per anno e ruolo di personale della Guardia di finanza, di:
- riconoscimenti della dipendenza delle infermità o lesioni da causa di servizio;
- concessioni dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata ordinaria.
La richiesta era scaturita dopo il dibattito sorto circa l’opportunità di trasferire le competenze in tale materia dalle commissioni sanitarie interne all’INAIL[1]. Obiettivo della Sezione, che si era detta favorevole a tale passaggio, era quello di avere contezza di quali fossero i ruoli di personale che maggiormente erano interessati a tali concessioni.
Il mese scorso è giunta la risposta da parte del CIAN della Guardia di Finanza: negativa. Sostanzialmente l’Amministrazione ha rigettato l’istanza con le seguenti motivazioni:
- l’elaborazione e l’estrapolazione dei dati sarebbe troppo onerosa;
- trattasi di dati relativi alla salute delle persone e quindi riservati;
- la divulgazione dei dati potrebbe recare pregiudizio alla sicurezza ed all’ordine pubblico.
E’ necessario a questo punto fare alcune considerazioni circa le motivazione indicate nel rigetto.
Per quanto riguarda il primo motivo, un certo fondamento potrebbe anche riconoscersi per quanto riguarda la suddivisione per categorie (ancorché la Guardia di finanza generalmente non pecchi dal punto di vista dei sistemi di rilevazione statistica), appare tuttavia quantomeno curioso che non sia invece possibile almeno conoscere il dato complessivo.
Destano invece parecchie perplessità le altre due motivazioni poste alla base del diniego.
Innanzitutto, la richiesta non si riferiva a dati sanitari, ossia non era nostro interesse conoscere quali fossero le malattie riconosciute né tantomeno la gravità: a noi interessavano solo i dati aggregati.
Lascia invece letteralmente basiti l’altra motivazione, ossia che la conoscenza dei dati potrebbe recare un pregiudizio alla sicurezza ed all’ordine pubblico, quasi si trattasse di un segreto militare.
La motivazione fa il paio con quella già espressa alla richiesta di accesso ai dati SiRend e che ora è al vaglio del TAR Lazio[2]: sembra che la filosofia dell’Amministrazione in materia di accesso civico sia molto poco improntata alla trasparenza quando trattasi di informazioni numeriche che potrebbero essere imbarazzanti.
Simone Sansoni
Piercalo Cappellino
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