RIUNIONE COCER GDF, COIR NORD-EST E COBAR CONFLUENTI A VENEZIA, ECCO COSA È STATO DETTO E COSA È STATO CHIESTO – di MenInBlack
Riportiamo il messaggio inserito il 17 novembre 2008 nel forum internet di Ficiesse da " MenInBlack” in risposta a richieste di altri componenti della comunità sulla riunione avvenuta a Venezia due settimane fa tra Cocer Gdf e i delegati dei Consigli di base e intermedio della rappresentanza militare delle Fiamme Gialle.
Il titolo è della redazione del sito.
DAL FORUM DI FICIESSE
TOPIC: Visita Cocer alla sede di Venezia
MESSAGGIO: del 14.11.2008, ore 14:55
AUTORE: MenInBlack
TESTO
Nella riunione congiunta tra il Co.Ce.R., il Co.I.R. dell’Italia Nord orientale ed i Co.Ba.R. confluenti, tenutasi presso il Comando Provinciale di Mestre, si è discusso principalmente delle seguenti tematiche:
• ripartizione dei venti milioni di euro derivanti dalla lotta all’evasione fiscale e stanziati per il personale del Corpo della Guardia di Finanza;
• composizione dei Consigli di amministrazione degli Organismi previdenziali ed assistenziali del Corpo;
• riconoscimento della specificità del comparto sicurezza-difesa previsto dall’articolo 39 bis (Cirielli);
• attuazione delle linee guida del documento prodotto in occasione dell’assise nazionale L’Aquila-Roma.
In merito al primo punto, i delegati intervenuti hanno sottolineato la necessità che gli incentivi derivanti dai proventi della lotta all’evasione ed all’elusione fiscale siano distribuiti direttamente al personale del Corpo, al pari di quanto avviene nell’Amministrazione economico-finanziaria.
In tal modo, verrebbe rispettato, pur nell’esiguità delle somme assegnate con il D.L. 112/08, il principio della parità di trattamento rispetto al personale del MEF, soddisfacendo nel contempo le legittime aspettative del personale, peraltro in un momento in cui l’economia familiare è sofferente per la sostanziale diminuzione del potere d’acquisto delle retribuzioni.
L’assegnazione del premio, inoltre, in modo diretto o attraverso forme di benefit rappresenterebbe un concreto segnale d’attenzione per il riconoscimento della professionalità degli appartenenti al Corpo che da sempre hanno subito una ingiusta sperequazione rispetto al personale del MEF.
In merito al secondo punto di discussione i delegati del Coir e dei Cobar confluenti hanno evidenziato come le disposizioni emanate dal Comando Generale del Corpo siano risultate inattuate in concreto per il limite temporale eccessivamente stringente messo a disposizione per il completamento dell’intera procedura.
Si è sottolineata la necessità di pervenire in tempi brevi ad una reale rappresentatività dei “soci azionisti” nei Consigli di Amministrazione dei Fondi, che oggi appaiono essere espressione diretta della Superiore Gerarchia.
In merito alla norma sulla specificità del comparto sicurezza-difesa si è evidenziato come la norma sia il risultato delle continue richieste rappresentate con assiduità nel tempo dal personale del comparto.
Tuttavia, è apparso chiaro come la norma, che in assenza di stanziamenti di fondi rimane una mera dichiarazione di principi che non apporta alcun valore aggiunto, possa nascondere il rischio di ristorare la compressione dei diritti costituzionali annullando, di fatto quei pochi, ma sostanziali miglioramenti delle condizioni di lavoro che il comparto ha conseguito nel corso dell’ultimo trentennio a partire dalla riforma della Polizia di Stato avvenuta con la Legge 121/81.
Per quanto concerne l’attuazione del documento sottoscritto dalla Rappresentanza Militare in occasione dell’assise nazionale L’Aquila-Roma, è stata ribadita l’esigenza di perseguire, senza riserve, gli obiettivi della separazione del comparto sicurezza dal comparto difesa e la necessità di pervenire ad una concreta ed autonoma forma di rappresentanza esterna al Corpo.
Saluti, M.i.B.
DOCUMENTO DEL Co.Ba.R. VENETO riepilogativo dell'incontro del 5 e 6 novembre 2008
1. Vogliamo, in primis, richiamare l’attenzione dell’assemblea sul fatto che ancora una volta ci ritroviamo a dover discutere sulla riforma della rappresentanza militare.
Argomento trito e ritrito questo, che a nostro avviso necessita ora di prese di posizione chiare e ben delineate, per uscire da un’empasse che altrimenti lo vedrà permanere protagonista della scena per qualche altro quadriennio.
Come attualmente strutturata, la rappresentanza militare non è in grado di evidenziare nelle sedi istituzionali le vere problematiche del personale e spesso si traduce in un organismo del tutto inutile.
L’assoluta mancanza di strumenti giuridici, come già da tempo rappresentato in ogni sede istituzionale, non ci rende interlocutori credibili.
A tale proposito si richiama quanto riportato nel documento di questo Consiglio, allegato alla delibera n. 1/21/X del 07.06.2007, inviata a codesto Co.Ce.R., nel quale, tra l’altro, si evidenzia l’inadeguatezza dell’attuale modello della rappresentanza militare derivante dalla legge 382/1978, ormai inidoneo ad assolvere il compito di dar voce alle richieste di diritti, istanze, aspettative e tutela del personale.
In esso viene chiaramente espresso come occorra quindi promuovere e richiedere, a gran voce, l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 382/78, riconoscendo la possibilità di costituire associazioni sindacali tra i militari, per attribuire anche ai cittadini con le stellette i diritti costituzionalmente garantiti a tutti i cittadini della Repubblica, auspicando inoltre, la smilitarizzazione del Corpo al pari degli altri Corpi di Polizia.
Anche se il termine sindacato, spesso evoca ingiustificati scenari di destabilizzazione o di incrinatura dello spirito di coesione, questo modello di organizzazione potrebbe, invece, essere una scelta che il legislatore dovrebbe attentamente valutare, senza particolari remore o influenze interne ed esterne al Corpo.
Tale scelta di modello di rappresentatività, al di là di facili ed ingiustificate strumentalizzazioni, potrebbe seguire una fase di dibattito parlamentare che addivenga ad una svolta legislativa per la smilitarizzazione del Corpo.
Probabilmente tali strumenti, che non si ha la pretesa possano costituire la panacea a tutte le problematiche che affliggono il personale, possono tuttavia offrire migliori garanzie di tutela rispetto a strumenti obsoleti come la rappresentanza militare.
Il valore che connota il ruolo del sindacato, al di là delle caratterizzazioni strumentali che spesso ha assunto per responsabilità dei singoli, costituisce miglior strumento di confronto e di tutela del personale rappresentato, che oggi, come si è già detto, è insufficientemente tutelato.
Sul processo di smilitarizzazione, sicuramente non di facile condivisione da una parte del personale, si auspica un sereno confronto tra tutti i soggetti interessati, fermo restando che resta compito del Parlamento dare una risposta definitiva.
Quale ulteriore contributo di idee, si ritiene opportuno evidenziare che un modello condivisibile appare quello praticato dall’Associazione Nazionale Magistrati, in quanto, meglio di ogni altro, essendo composto esclusivamente da appartenenti allo specifico ordine, eviterebbe frammentazione, dispersività e strumentalizzazioni in genere.
Comunque sia, al di là di ogni discorso o scelta di campo, si stigmatizza come sino ad oggi la metodologia adottata da codesto Consiglio Centrale di Rappresentanza non abbia prodotto un’attenzione tale, da parte della politica, che faccia pensare una risoluzione in tempi brevi della problematica.
Un dato di fatto emerge su ogni altro:
la ripetitività degli stessi, inadeguati disegni di legge, utilizzati come strumento non per risolvere il problema della rappresentanza, ma per sanare temporaneamente il malcontento del personale del Corpo.
2. Consapevoli dell’attuale momento di crisi economica, che si concretizza in modo gravissimo specialmente nella difficoltà di far fronte ai mutui o ai prestiti contratti da parte del personale, auspichiamo che, quanto prima, si possa giungere alla stesura di un contratto, fortemente atteso e voluto dai finanzieri, che, unito a norme che riducano la pressione fiscale, permetta a tutti gli appartenenti al Corpo di acquisire quella tranquillità che costituisce elemento indispensabile per poter svolgere al meglio il proprio lavoro.
Vorremmo che la parte economica del nostro contratto, in analogia alle modalità progressive e alle tempistiche dei nostri dirigenti, privilegi in via pressoché esclusiva una base stipendiale dignitosa e rapportata alle funzioni svolte, l’unica ritenuta veramente in grado di garantire nell’immediato e anche sul piano pensionistico, il futuro delle nostre famiglie.
In considerazione delle peculiarità del territorio ove operiamo, la situazione che investe i militari in servizio nel Veneto appare molto più grave che in altri contesti nazionali e per questo necessiterebbe di un opportuno, apposito confronto con la parte politica e parlamentare, teso a ricercare appropriate soluzioni, da dare in tempi brevi.
A tale proposito, con riferimento, ad esempio, al raffronto tra regioni sull’andamento dei prezzi dei prodotti di prima necessità e all’emergenza casa, siamo convinti che ipotizzare un decentramento contrattuale parrebbe più che opportuno.
3. In relazione al premio antievasione e più precisamente all’utilizzo dei venti milioni di euro assegnati al Fondo Assistenza Finanzieri, questo Consiglio ritiene di evidenziare l’assoluto parere negativo nei confronti di tale assegnazione al Fondo.
Ciò premesso, sottolineando come la Corte dei Conti e la stessa novella legislativa che ha stanziato gli emolumenti, indica che dette somme debbano essere destinate a premiare i militari impegnati nella lotta all’evasione fiscale, si ritiene che l’assegnazione ricevuta debba essere equamente ridistribuita tra tutto il personale del Corpo, individuando un meccanismo di natura premiale, che privilegi quel comparto del personale che maggiormente concorre, dal punto di vista operativo, a combattere l’evasione fiscale.
Su quanto detto, si chiede la condivisione di codesto Co.Ce.R.
Nel dibattito intercorso tra i delegati di questo Consiglio sulla destinazione delle somme assegnate al FAF, è emersa un’alternativa ritenuta degna di opportuna attenzione. Si potrebbe dividere equamente tra ogni Comando Regionale e, per essi, tra i dipendenti R.T.L.A., l’intero premio.
Le somme ricevute dai RTLA dovrebbero essere indirizzate alla costruzione di immobili da destinare ai militari dipendenti che, ricevuto l’alloggio, verseranno all’Ente un canone di locazione, comprensivo delle spese accessorie, che alimenterà le uscite dal fondo assegnato in sede periferica. Il canone versato dai militari dovrà intendersi destinato al riscatto degli immobili medesimi.
Questa alternativa, che si pone all’attenzione di codesto Co.Ce.R., permetterebbe di far fronte ad una sentita esigenza abitativa e, nel contempo, di sostenere un disagio economico sicuramente molto pesante in sede nazionale.
4. La revisione della disciplina in tema di lavori usuranti, A.C. 1441 (quater-A), individua tra le attività usuranti quelle svolte dalle Forze dell’Ordine, ma solo tenendo conto degli anni di permanenza in attività operativa.
Sulla specifica questione, in fase di continua evoluzione e che potrebbe portare anche a forti tensioni tra il personale, si richiede a codesto organismo un’assidua ed attenta vigilanza ed un puntuale informazione.
5. L’articolo 71 del D.L. 133 del 06.08.2008, cosiddetta “Legge Brunetta”, vede escluse dal campo di applicabilità le Forze di Polizia solo a partire dal 1° gennaio 2009.
In linea teorica, quindi, militari ammalatisi o che si ammalino tra il mese di giugno e il dicembre 2008 dovrebbero essere soggetti alla trattenuta stipendiale per i primi 10 giorni di malattia.
Tale applicazione, suscitando notevoli rimostranze e prese di posizioni sindacali, sarebbe stata in questi giorni formalizzata dai competenti organi del Ministero dell’Interno.
Sulla questione, che finirebbe per incidere in maniera notevole sull’economia di molti militari e sulle loro famiglie, si chiede a codesto Co.Ce.R. di assumere una decisa e ferma posizione, attivandosi sia nelle sedi ministeriali che parlamentari competenti.
Quanto sopra, in considerazione che:
• il principio normato dal D.L. 133, colpendo la condizione di malattia, pare ledere in maniera lapalissiana il diritto alla salute costituzionalmente protetto;
• recenti pronunciamenti del Consiglio di Stato escluderebbero le FF.PP. dal campo di applicazione della legge 165 del 30.03.2001 posta a fondamento dell’art. 71 del quale si tratta;
• l’accesso al lavoro di militari ammalati, motivato da necessità economiche, specie se impiegate in settori di particolare delicatezza, finirebbe per danneggiare in maniera anche grave non solo il servizio, ma anche il restante personale.
6. Da più parti, sia nell’ambito di questo Consiglio che tra il personale rappresentato, si ravvisa la necessità di istituire un Ufficio Legale, capace di fornire adeguata assistenza a coloro che si trovino nelle condizioni di sostenere un eventuale contenzioso sia nei confronti dell’Amministrazione, nonché per fatti di natura privata. Tanto per citare un’anomalia che incide in maniera determinante sul diritto alla difesa, si fa rimando all’impossibilità per un militare sottoposto a procedimenti di natura disciplinare, di avvalersi di un legale esterno al Corpo. Tale impedimento è stato già superato per i magistrati dallo stesso CSM, il quale ha consentito ai propri amministratori della giustizia di avvalersi nelle medesime sedi di un proprio legale di fiducia.
Le problematiche sopra esposte costituiscono un’estrema sintesi alle discussioni che periodicamente questo Consiglio affronta, e che presumiamo siano condivisibili e suscettibili di approfondimento da parte di codesto Co.Ce.R..