DA WWW.GRNET.IT: INTERVISTA A NICOLA CICCHITTI, TRENTENNE APPARTENENTE ALLA GUARDIA DI FINANZA, PRESIDENTE DI POLIS APERTA, CHE GUIDA IL "COMING OUT" DEI MILITARI GAY IN ITALIA

giovedì 27 novembre 2008

Riproduciamo di seguito l’intervista pubblicata il 21 novembre 2008 da GRNET, portale di informazione per le Forze Armate e di Polizia, al presidente dell’Associazione Polis Aperta, Nicola Cicchetti.


INTERVISTA DI GrNet.it A NICOLA CICCHETTI

GrNet.it: Nicola, ci parli di Polis Aperta?

Nicola Cicchitti: Polis Aperta è un'associazione di volontariato nata del 2005 per volontà di un gruppo di persone che svolgono prevalentemente il proprio servizio nelle forze di polizia e nelle forze armate, che condividono oltre al lavoro, anche l'orientamento sessuale, stiamo parlando ovviamente di gay. Dal 2005 fino ad ora l'associazione è stata poco visibile, soprattutto a causa dello spauracchio rappresentato dal decreto legislativo 216/2003 che recepiva (stravolgendola) la direttiva della comunità europea n° 78/2000 (parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro). Tale decreto stabiliva che il licenziamento non era considerato discriminatorio se operato a causa dell'orientamento sessuale degli appartenenti alle forze dell'ordine o delle forze armate. La Comunità Europea avviò allora una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia (2006/2441), che finalmente con la legge 101 del 2008 sopprime il comma incriminato. Polis Aperta fa anche parte, in qualità di osservatore, di una rete di associazioni LGBT (acronimo di Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) di polizia a livello europeo, l' European Gay Police Network , che ogni due anni riunisce tutte le associazione del vecchio continente per confrontare le esperienze di ciascuna nazione nell'ambito delle lotta contro le discriminazioni sessuali.

G: Quanti sono gli appartenenti a Polis Aperta? Vi sono anche donne?

C.: L'associazione si compone di un centinaio di persone, ma il numero è in continuo aumento, e vi fanno parte anche molte donne.

G.: Ci sono altre associazioni del genere in Italia?

C.: No siamo l'unica che annovera militari e forze dell'ordine, ma tengo a precisare che non siamo associazione di categoria, perchè la nostra associazione è aperta anche ai civili.

G: Quali sono i vostri obiettivi?

C.: Prima di tutto lottare contro tutte le discriminazioni e in special modo contro quelle fondate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere. Poi ci prefiggiamo di affrontare, all'interno del mondo militare e delle forze di polizia, la questione sessuale in modo da creare un ambiente più sereno e più rispettoso delle persone gay e lesbiche che servono il Paese in uniforme.

G.: Parliamo della vita di tutti i giorni. Da quanto tempo presta servizio nella Guardia di Finanza?

C.: Da più di 10 anni

G.: Ha mai dovuto affrontare episodi di intolleranza o discriminazioni?

C.: Si qualche episodio marginale, perchè ho cercato fin da subito di non nascondere il mio orientamento sessuale, vivendolo nel modo più normale possibile.

G.: Da parte dei suoi superiori gerarchici, ci sono stati atteggiamenti discriminatori?

C.: Assolutamente no. Polis Aperta ha organizzato a Bologna lo scorso 26 settembre, il primo meeting nazionale di gay e lesbiche in divisa e l'avvenimento ha suscitato qualche reazione negativa all'interno delle istituzioni.

Franco Segala, comandante della sottosezione polizia stradale Bologna Sud di Casalecchio, ha preso carta e penna e in una lettera al Carlino ha espresso il suo dissenso all’iniziativa, partendo dal presupposto che in tanti la pensano come lui senza esporsi per il timore di apparire reazionari o sessisti. "Ho letto che a Bologna il 26 settembre prossimo si terrà il primo meeting dei poliziotti gay — scrive Segala —. Io ritengo che nella nostra democrazia siano normativamente tutelate le varie espressioni sessuali e che l’omosessualità sia ormai una presa di coscienza sociale. Comprendo il disagio che in talune circostanze i gay possono incontrare, ma ciò non giustifica il loro atteggiamento da piazza".

Per il dirigente, "un meeting a Bologna è sconveniente per l’immagine degli uomini della Polizia di Stato e di tutte le forze dell’ordine. Io, come uomo dello Stato, mi sento profondamente a disagio per questa iniziativa gay di uomini in divisa; se vogliono riunirsi lo facciano pure ma non sotto il nome della polizia. Le associazioni gay sono presenti ovunque nel nostro paese: vadano in quelle già esistenti, ma abbiano rispetto per quei poliziotti che hanno ancora in questa società il valore dello Stato e della famiglia tradizionale".

"Io spero vivamente — conclude la lettera del poliziotto — che qualcuno fermi questo irrefrenabile delirio che nella nostra società sta assumendo toni imbarazzanti". Gli iscritti a ‘Polis Aperta’ sono 200 in tutta Italia. "Per molti di noi — spiegano i portavoce — il timore non è quello di una ritorsione violenta quanto della discriminazione strisciante; e il disagio per il machismo quotidiano che chi è in divisa è costretto a vivere". La scelta di Bologna come luogo del primo meeting ufficiale non è affatto casuale: oltre che culla del movimento gay nazionale, la città delle Due Torri ha ospitato le prime riunioni ‘carbonare’ del gruppo, a casa di Franco Grillini.

Giuseppe PARADISO

 


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