LIBERTÀ DI OPINIONE NELLE FORZE ARMATE, LETTERA A LA STAMPA DELL’AVVOCATO DEL MARESCIALLO “COLPEVOLE DI IDEE”. LUCIA ANNUNZIATA: “DECIDETEVI A DENUNCIARE”

sabato 06 dicembre 2008

Abbiamo pubblicato nei giorni scorsi la lettera a La Stampa che riproduciamo di seguito. Oggi lo stesso quotidiano ha pubblicato un intervento dell’avvocato difensore del maresciallo “colpevole di idee”.

Condividiamo l’invito di Lucia Annunziata a rendere pubblico il caso.

Di seguito la lettera del 27 e quella di oggi.

LA REDAZIONE DEL SITO

 

LETTERA A LA STAMPA DEL 27/11/08


Nell’Italia del terzo millennio, quella del progresso e dell’evoluzione sociale; che inorridisce al ricordo delle dittature e delle tremende conseguenze che portarono all’umanità; che non dimentica di chinare il capo al passaggio dei feretri che tornano dalle nuove colonie, può accadere che un’esecuzione sulla pubblica piazza sia fatta per educare le masse. Una brutale esecuzione sarà celebrata nei prossimi giorni. Non ci sarà spargimento di sangue, ma un boia farà il suo sporco lavoro. Il Maresciallo, il condannato (il suo nome non ha importanza, è uno dei tanti), è un soldato di carriera e come quelli della sua «classe» ha vissuto il mutamento del mondo in cui lavora divenendo parte trainante di quella positiva trasformazione che è l’inevitabile conseguenza delle influenze del progresso sociale: il Maresciallo ha preso coscienza dei propri diritti e non ha nascosto idee politiche e convincimenti. La condanna è stata scritta ancora prima di celebrare il processo. «Ti accuso - ha detto il generale - di aver scritto e pubblicato testi e articoli nell’intento di svegliare le coscienze e le menti dei miei sottoposti. Sei colpevole di aver diffuso, senza avermi chiesto il permesso, la cultura della legalità e di aver voluto esercitare i diritti che la "Costituzione" concede a tutti i cittadini dello Stato. Per questo - conclude il condottiero - ti condanno alla gogna del disonore e alla perdita del grado affinché chiunque osi alzare la testa sappia qual è la sua sorte». La sentenza verrà eseguita nell’indifferenza delle istituzioni? È l’unica soluzione che è riuscita a soffermarsi nella mente del generale: «eliminarne uno per educarne 190 mila». Non posso credere che in questa Italia, dove il numero dei generali fa notizia, il soldato che cerca l’uguaglianza nei diritti e nella giustizia debba rimanere nell’ombra ed essere impunemente giudicato se sia o meno meritevole di conservare il grado e, quindi, condannato all’infamia e al disonore della massima sanzione di Stato: «la perdita del grado per rimozione».
LETTERA FIRMATA

LA RISPOSTA DI LUCIA ANNUNZIATA

La lettera che vi propongo oggi è senza firma, ma nell’originale ci sono sia nome che indirizzo. Preciso questo perché le lettere senza firma non vengono neppure prese in considerazione; in questo caso non ho fatto eccezione. Il messaggio di oggi è stato diretto a me personalmente, e intendeva continuare il dibattito sulle condizioni dentro l’esercito denunciate tre giorni fa dalla moglie di un militare. Il tema è molto interessante, per cui ho pensato di farne partecipi tutti voi lettori, aggiungendo però che questa lettera non è una denuncia anonima, anche se presentata senza firma. Degli uomini del nostro esercito si parla poco e quando lo si fa si seguono spesso cliché che risentono di forti impronte ideologiche, sia a destra che a sinistra. È molto importante sentire queste opinioni e storie che vengono da dentro i ranghi.

Lucia Annunziata

lucia.annunziata@lastampa.it


 LETTERA A LA STAMPA DEL 5/12/08

In relazione alla pubblicazione su La Stampa del 27 novembre, nella rubrica «Posta, Risposta», della lettera dal titolo «Degradato maresciallo colpevole di idee», voglio precisare che il caso lì denunciato è purtroppo vero. Il maresciallo in questione, del quale non posso fare il nome, appartiene all’Aeronautica Militare e la sua sorte (sotto il profilo disciplinare) sembrerebbe - come sempre accade in tali circostanze - ormai segnata. L’Autorità militare che ha intrapreso il procedimento nei suoi confronti, lo ha da ultimo deferito al giudizio della Commissione disciplinare affinché si esprima sul quesito se il militare sia o meno meritevole di conservare il grado. La richiesta di punire il mio assistito con la massima sanzione della perdita del grado, cui consegue la cessazione del rapporto di lavoro, è assolutamente paradossale. Le accuse che l’Aeronautica gli rivolge muovono dalla negazione di taluni diritti costituzionali, quali la libertà di pensiero e di opinione, che il legislatore ha invece riconosciuto anche in seno all’ordinamento militare. È allora paradossale che le Forze Armate Italiane, che si ripromettono di esportare all’estero i principi della democrazia e della convivenza civile, non li rispettino però in casa propria. Il maresciallo, di cui ho potuto apprezzare la non comune cultura, specie giuridica, e che è molto noto all’interno delle Forze Armate per la sua attenta e meritoria (aggiungerei coraggiosa) attività di informazione e di analisi delle problematiche che affliggono il personale militare, evidentemente rappresenta per qualcuno una voce scomoda che va messa a tacere. Sono abbastanza realista da sapere che la questione in esame potrà e dovrà risolversi solo nelle aule giudiziarie, ove non esiteremo a convenire tutti gli alti ufficiali dell’Aeronautica che avranno avuto un ruolo in questa vicenda, per farli dichiarare responsabili per i danni che il mio assistito subisce per effetto di un anacronistico e scellerato senso della disciplina e di tenuta delle Istituzioni, di cui oggi non v’è più alcuna esigenza, né storica né sociale.

LA RISPOSTA DI LUCIA ANNUNZIATA

Caro avvocato, ho pubblicato la denuncia del suo assistito e ora anche questa sua conferma. Ho anche mantenuto il riserbo sulla firma perché tocca a voi decidere quando far conoscere o meno il nome. A questo punto però non serve molto continuare a denunciare se poi non volete aprire la discussione. Se il caso è così serio, come pare, forse val la pena che vi decidiate a denunciarlo in maniera molto più diretta di quel che finora avete fatto. Capisco che è difficile, ma è anche parte della vostra difesa della libertà di parola e opinione (che è poi l’accusa rivolta al suo assistito) rendere questo caso il più pubblico possibile.

Lucia Annunziata

lucia.annunziata@lastampa.it

 


 

 

 

 


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