LO SCIOPERO DELLA FAME DEL MARESCIALLO ACCUSATO DI FAR POLITICA (LIBERO)

mercoledì 14 gennaio 2009

Libero – 14 gennaio 2009 – pag. 16

LO SCIOPERO DELLA FAME DEL MARESCIALLO ACCUSATO DI FAR POLITICA
 

Gentile Direttore,
in questi giorni il maresciallo dell’Aeronautica Militare Luca Marco Comellini sta compiendo un atto estremo di protesta, astenendosi dall’assumere cibi solidi e liquidi, per rivendicare anche per i militari quei diritti che la Costituzione attribuisce ad ogni cittadino. Fatto mai accaduto nel mondo delle Forze armate! Quel graduato, da come apprendo dalle agenzie di stampa, è spinto da motivazioni che traggono il loro fondamento dalla privazione di quei diritti che i militari subiscono, che nessuna norma dell’ordinamento militare limita o vieta.
Già dal mese di settembre del 2007 il vertice dell’Arma azzurra ha avviato nei confronti di Comellini una inchiesta disciplinare in cui è accusato di aver svolto l’incarico di esperto militare per un partito politico, di aver inviato una petizione ai presidenti del Parlamento e di aver espresso il proprio pensiero con articoli e lettere pubblicati da alcuni quotidiani e siti internet. Il militare è stato mandato di fronte ad una Commissione di disciplina affinché sia giudicato sulla conservazione del grado e del posto di lavoro, ritenendolo colpevole di aver esercitato un diritto, che ritengo costituzionalmente legittimo. Infatti, le norme costituzionali e regolamentari non vietano al militare, fuori dal servizio, da un luogo militare e senza uniforme, di iscriversi anche ad un partito. E’ fatto solo loro divieto di associarsi ad un sindacato. Leggendo attentamente le motivazioni dell’atto di accusa che viene rivolto al Comellini non credo di esagerare affermando quel Comandante stia cercando di affermare un pericolosissimo principio secondo il quale il militare è un minus habens. Dire che discutere sulla validità di una legge dello Stato sia comunque un argomento di servizio, e pertanto non trattabile sotto ogni forma, equivale a bloccare ogni manifestazione di pensiero, così riducendo la personalità dei militari. Sono sempre dell’avviso che militari ottusi e non pensanti siano pericolosi per l’ordinamento democratico. Poi, addirittura proporre di cacciarlo via per dare l’esempio per ricondurre tutti quelli che aspirano ad una maggiore democratizzazione e tutela sindacale all’interno del mondo militare al silenzio sia l’anticamera delle purghe staliniane. Non dimentichiamo ciò che è successo nell’URSS con l’eliminazione di molti ufficiali e militari che non si appecoronavano di fronte a quel dittatore.
Il giorno 15 gennaio prossimo il maresciallo Comellini si troverà quindi ad essere giudicato per le sue idee politiche e per la sua militanza nel partito della Democrazia Cristiana. Alcuni giorni fa una giornalista di un quotidiano si è domandata dove fosse finito il segretario politico di quel partito che non ha fatto registrare alcun intervento. Eppure fa parte della compagine governativa.
Come presidente del SUPU, ho seguito l’attività politica svolta da Comellini per rivendicare dignità e diritti per i colleghi. Lo ha fatto con solerzia, mai violando alcuna norma regolamentare. Peraltro, il suo partito non ha mai manifestato alcun dissenso sul suo operato. Mi meraviglio pertanto che Giuseppe Pizza, segretario della DC, oggi Sottosegretario di Stato, e sappiamo come, non intervenga per tutelare un suo iscritto, addirittura con l’incarico nel partito di “Dirigente del Dipartimento per i rapporti con le Forze armate”.
Un fatto mi colpisce particolarmente. L’assordante silenzio della classe politica, soprattutto di quella sinistra che fino ad ieri strombazzava ai quattro venti il suo impegno per la democratizzazione delle Forze armate.
Rivolgo un invito al Ministro della Difesa, che proviene da un partito che da oltre 60 anni si proclama difensore delle Istituzioni militari e dei suoi appartenenti. Segua personalmente il caso di questo graduato, che certamente non è la Granbassi, che tanto ha attratto la sua attenzione, sì da invitare il Comandante Generale dell’Arma a farla partecipare alla trasmissione di Michele Santoro. Il caso Comellini potrebbe far accrescere il malcontento che si registra da più parti nel mondo militare, rischiando di farlo esplodere in modo non più controllabile.
 

Antonio Pappalardo, Generale dei Carabinieri
antoniopappalardo46@libero.it

 


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