IL PROGETTO DELLA DIFESA: SOLDATI SIMILI AI CARABINIERI. FORZE ARMATE DIVISE: «L’ESERCITO VA VERSO IMPIEGHI IMPROPRI» «NO, SAREMO PIÙ VICINI ALLA GENTE» (Il Messaggero)
Il Messaggero - Domenica 25 Gennaio 2009 – pag. 5
IL PROGETTO DELLA DIFESA: SOLDATI SIMILI AI CARABINIERI
Forze armate divise: «L’Esercito va verso impieghi impropri» «No, saremo più vicini alla gente»
di CARLO MERCURI
ROMA - Per reperire 30.000 militari, anzi per “stornarli” dai tradizionali doveri d’ufficio e dirigerli verso i nuovi compiti di ordine pubblico, serve una legge e anche qualche cosa d’altro. Serve una legge perché, di questo passo, il ricorso ai soldati come poliziotti aggiunti nelle nostre città diverrà un fatto sempre meno episodico e sempre più organico. E serve chi questa nuova norma prepari, e cioè una commissione di esperti “interministeriali”.
Il ministro La Russa sta lavorando in silenzio ma è già un pezzo avanti su questa strada e la prossima settimana informerà del progetto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante il Consiglio supremo di Difesa. In silenzio si sta dunque apparecchiando una “rivoluzione copernicana” per le Forze armate, il loro sempre «maggiore ricorso - come ha affermato lo stesso La Russa - ai compiti non specificamente di “difesa” attualmente riservati ai carabinieri». Il modello, dunque, è l’assimilazione sempre più marcata delle Forze armate ai militari della Benemerita: come loro i soldati, gli avieri e i marinai non dovranno essere solo buoni a fare la guerra ma saranno anche versati nelle operazioni di polizia, non soltanto saranno impegnati nelle missioni all’estero ma dovranno anche essere in grado di fronteggiare le emergenze nazionali a 360 gradi. E nel progetto larussiano non entreranno solo i militari delle tre Forze armate. Per arrivare al numero di 30.000, La Russa pensa di fare ricorso anche ad una quota di uomini della Guardia di Finanza, degli agenti penitenziari e forse perfino dei vigili urbani. Chissà che ne pensano gli agenti penitenziari, che già ora non smettono di lamentarsi perché - dicono - sono troppo pochi mentre i detenuti sono sempre in numero crescente.
E a lamentarsi del progetto rivoluzionario di La Russa sono parecchi, in verità, tra gli addetti ai lavori. Sono molti all’interno delle Forze armate e sono molti tra le Forze di Polizia. Il denominatore comune dello stato d’animo che appare maggioritario tra i militari è efficacemente riassunto dalle dichiarazioni di due generali, Leonardo Tricarico, già Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, e Mauro Del Vecchio, attualmente senatore del Pd. Dice Tricarico: «Se c’è una situazione di vera emergenza, un terremoto, nessun problema. Ma può essere definita emergenza una nevicata preannunciata da tempo o l’immondizia a Napoli, un problema che dura da 15 anni? Di questo passo assisteremo alla deriva di un impiego improprio dei militari e c’è il rischio che possa diventare un automatismo pensare alle Forze armate quando c’è bisogno di risolvere qualsiasi problema. Faremo allora un esercito di semi-poliziotti, di guardiani, di portieri, di vigili urbani e, forse, di spazzini». Anche Del Vecchio teme «l’attribuzione permanente delle funzioni di polizia alle Forze armate. Significa - dice - mettere a repentaglio la partecipazione alle missioni internazionali». Negativa pure la reazione dei poliziotti propriamente detti, che non amano veder invaso il proprio terreno. Il segretario del Sap e commissario di lungo corso, Nicola Tanzi, afferma che «la cronaca quotidiana dimostra che non basta mettere militari in strada per contrastare la criminalità» ed Enzo Letizia, segretario dei Funzionari di Polizia, sostiene che «i 30.000 soldati costerebbero 620 milioni di euro all’anno, fondi che consentirebbero l’assunzione di 20.000 giovani agenti».
All’interno delle Forze armate, però, si è aperto anche un fronte più conciliante nei confronti del progetto del ministro La Russa. Lo guida il generale Domenico Rossi, presidente del Cocer Interforze. «L’Esercito - dice Rossi - da tempo si è trasformato sempre più in Forza armata indirizzata alla gente. Il maggiore impiego a contatto con i cittadini può portare ulteriore consenso sociale alla Forza armata». A sostegno della sua tesi, il generale cita l’esempio francese: «Nessuno si scandalizza - dice - se nell’aeroporto di Parigi circolano i militari della Legione straniera».