ROMA NON E' KABUL. LE FORZE ARMATE NON SERVONO (Libero)

domenica 25 gennaio 2009

LIBERO – Pag. 6 - 25/01/09

ROMA NON E' KABUL. LE FORZE ARMATE NON SERVONO

di Andrea Nativi

Soldati, una moltitudine di soldati, ben 30.000 andranno presto a presidiare le strade italiane, per tutelare la sicurezza interna. Lo ha annunciato il premier Berlusconi, facendo propria una proposta del ministro dell'Interno Maroni, condivisa dal titolare della Difesa, LaRussa. Ma che è successo? Un colpo di Stato, una immensa catastrofe naturale, un attacco da qualche Paese ostile?
Macché, è la solita "emergenza" criminalità, che, come tutte le emergenze italiane tale non è, ma viene affrontata con provvedimenti "straordinari e temporanei", naturalmente destinati a diventare permanenti.
La scelta di spedire sul "fronte interno" quasi 1/3 dei militari dell'Esercito, dimostra la inefficienza del pur colossale e costosissimo apparato di sicurezza interna e la scarsa comprensione da parte del governo del ruolo, della funzione e della specificità delle Forze Armate.
Quando il premier parla di nuovo impiego dei soldati che «non dovranno più svolgere il ruolo di un esercito da Deserto dei Tartari» sembra implicitamente sostenere che i nostri soldati servano a poco ed abbiano poco da fare. Saranno lieti di saperlo i quasi 9.000 uomini e donne che rischiano la pelle in Afghanistan o in Libano o nei Balcani, per non parlare di quelli che dovrebbero andare a Gaza e dintorni. E lo stesso vale per gli altri 30.000 militari coinvolti nelle turnazioni per assicurare una presenza continuativa all'estero.
In un Paese normale l'impiego delle Forze Armate in compiti di sicurezza interna viene deciso solo in situazioni straordinarie e per il più breve tempo possibile. Persino in Iraq e in Afghanistan si sta compiendo ogni sforzo per assegnare l'ordine pubblico e la lotta alla criminalità alle forze di polizia, evitando di utilizzare impropriamente i soldati. In Italia è il contrario.
E si che il nostro è già un paese di polizia, basta verificare il rapporto tra il numero dei tutori dell'ordine e la popolazione. I costi sono ovviamente faraonici. Non solo, ai ranghi foltissimi delle Forze di Polizia, vanno, aggiunte le Forze di Polizia locali, senza dimenticare le decine di migliaia di vigilantes privati.
Il personale sicuramente non manca, ma non è ben impiegato, anche a causa della competizione tra Forze di Polizia e delle duplicazioni. I quattrini poi sono spesi male: mancano le risorse per l'addestramento, per acquistare armi, equipaggiamenti, mezzi, carburante. E non parliamo di innovazione tecnologica: il bilancio 2009 dell'Arma dei Carabinieri prevede appena 6 milioni di euro per l'investimento e O euro (si, proprio zero) per ricerca e sviluppo.
Invece di affrontare un problema strutturale che si trascina da lustri, si cerca una soluzione di sicuro effetto emotivo, ma scarsamente efficace. I cittadini sono contenti se vedono una "presenza" dello Stato per le strade, come sarebbero felici di... non pagare le tasse. Ma questo non vuoi dire che ciò sia auspicabile o si debba realizzare. Oggi ci sono 3.000 soldati per le strade italiane, in base ad una iniziativa, strade sicure, che ha portato i soldati a svolgere compiti che hanno un senso a Kabul o a Herat, ma non a Roma, Napoli o Milano. E meno male che finora non è mai accaduto che una pattuglia di soldati abbia dovuto usare i suoi fucili d'assalto in un conflitto a fuoco contro criminali.
I soldati sono professionisti e volontari, non più najoni, e quindi hanno uno stipendio pari a quello di Carabinieri e Poliziotti. Sono costretti a "presidiare" obiettivi sensibili o a pattugliare zone delle città dove e quando i loro "colleghi" non ci sono (perché?). E non sono affatto contenti di svolgere un compito che non è particolarmente pregiato ne gli compete, mentre gli stessi "colleghi" delle Forze di Polizia non sono contenti di vedersi affiancare/sostituire dai soldati.
Non solo, lo strumento militare italiano soffre di una straordinaria carenza di fondi e gli stati maggiori stanno studiando un taglio di quasi 40.000 dei 188.000 militari in servizio, perché altrimenti la difesa italiana diventerà una "scatola vuota", incapace di svolgere i primari ruoli istituzionali. In un contesto del genere invece di snaturare o distruggere le Forze Armate, che danno lustro al paese e consentono all'Italia di avere un qualche ruolo sul proscenio internazionale sarebbe il caso di pensare ad una riforma del sistema sicurezza. Che però non è all'ordine del giorno.

 


 


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