ASSISE DEGLI ORGANISMI DI RAPPRESENTANZA DEI CARABINIERI, DURISSIMO ATTACCO AL COCER DEL T.COL. BERDOZZO: “NON VOLETE IL CAMBIAMENTO E TEMETE IL CONFRONTO CON LA VOSTRA BASE ELETTORALE, ABBIAMO SCRITTO MILIONI DI PAGINE SENZA OTTENERE RISPOSTE”
Riportiamo di seguito la relazione del tenente colonnello Amedeo BERDOZZO delegato del Coir Carabinieri “Palidoro” all’assise degli Organismi della rappresentanza militare dell’Arma che si è tenuta a Roma nei giorni 10 e 11 febbraio 2009.
Il titolo è della redazione del sito di Ficiesse.
INTERVENTO DEL TEN.COL AMEDEO BERDOZZO ALL'ASSISE DEGLI ORGANISMI DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE DEI CARABINIERI
Oggi è la festa del malato e sicuramente non è un caso che siamo riuniti qui.
Quale significato possiamo dare a questo incontro?
Non ci possono essere diverse letture al di fuori di una: il CoCeR non vuole il confronto sui temi spinosi che affliggono l’Arma dei Carabinieri.
Teme qualsiasi confronto. Anche quello con la propria base elettorale. Ha paura per se stesso ed ha paura di coinvolgere anche il palazzo in questa che si può certamente chiamare una PALESE SCONFITTA su tutta l’attività o, per meglio dire, l’inattività e l’immobilismo di questo CoCeR.
Noi continuiamo ad incontrarci e chiedere chiarificazioni e risoluzioni di problemi e quale risposta otteniamo? … presentate una delibera! Voglio ricordare che sono state scritte milioni di pagine … senza ottenere risposte. Poi un giorno quando la montagna di delibere rasenta l’indecenza allora con due righe di accompagnamento si trasmettono al comando per quanto di competenza … per la risoluzione.
Mi dà l’impressione che la più grande preoccupazione del Cocer sia quella di tirare a campa’, sia quella di far passare il tempo, “ha da passa’ ‘a nuttata”. E guarda caso quando si sta avvicinando la scadenza del mandato l’unica preoccupazione non è quella di accelerare i tempi per la risoluzione dei problemi impellenti, quelli che mettono a rischio la stessa sopravvivenza dell’Arma ma quella di prolungare il mandato di un anno. E poi quando si sarà concluso anche l’altro anno pensate di non fare i conti con la realtà? Il presidente si è affrettato a dire che il “beneficio” era per tutti come se si potesse, anche volendolo, fare solo per il Cocer. Come per dire che la torta la mangiano tutti. Io sapevo che fare il rappresentante è un sacrificio e se è un sacrificio uno non vede l’ora che finisca più in fretta possibile. Allora vuol dire che un sacrificio non è! Allora vuol dire che i propri interessi vanno oltre e vengono prima delle problematiche dei poveri carabinieri.
La verità è che nessuno vuole il cambiamento, perché il cambiamento significa perdere qualcosa, per riacquistare qualcosa di grande ma comunque perdere qualcosa. Le gerarchie con il cambiamento perdono un po’ di potere, i delegati Cocer con il cambiamento perdono un bel po’ di libertà, un bel po’ di potere ma soprattutto un bel po’ di soldi. Ho sentito il vicepresidente del Cocer ieri rassicurare un delegato che aveva chiesto risposte circa l’ipotesi di unificazione dell’arma con la Polizia di Stato, con tono da chi studia per fare il politico: Vi assicuro e vi do la mia parola d’onore che ciò non accadrà. E chi è il Col. Azzaro per dare questo tipo di assicurazioni? Forse pensate che se il Presidente del Consiglio per adeguarsi a un disegno europeo, decide di farlo, lo viene a chiedere a voi oppure informa prima il Vice presidente del Cocer?
Questo di oggi è un Ordine del Giorno che grida vendetta al cospetto di Dio.
Abbiamo un CoCeR che arriva al punto di presentarsi al tavolo della concertazione senza sentire il dovere morale di interpellare, in base al D.P.R. n. 394/1995 i Consigli Intermedi in ordine alla predisposizione della bozza del documento di concertazione.
Che cosa siamo venuti a fare a Roma? Una passeggiata? Una chiacchierata?
Come potrebbe giustificare, il Comando Generale, questa riunione e le spese che sono state sostenute?
Davvero pensate che questa riunione possa redimere risolvendo le incertezze che affannano il funzionamento, ormai, di tutta la rappresentanza militare ?
Mi impressiona questo spettacolo dove gli autorevoli oratori sembrano raccontare vecchie barzellette che non fanno più ridere vuoi perché sono conosciute da tutti o vuoi per l’incapacità di chi le racconta. Mi impressiona il fatto che gli spettatori siano tutti a sganasciarsi dalle risate costretti a fare buon viso a cattivo gioco e che l’unica preoccupazione sia quella di correre per non perdere il treno.
Questa Rappresentanza ha già dimostrato, e dimostra ancora oggi ampiamente, che non è in grado di insegnare nulla, che non è in grado di proporre nulla, che non è in grado di fare nulla, e tutto questo nulla ha un costo di 40.000.000 di euro all’anno.
Ha perso qualsiasi credibilità. Ecco perché l’afflato corale è quello della sua inutilità. Ecco perché viene chiesta a gran voce la sfiducia. Ecco perché non ci crede più nessuno.
Le numerose delibere che si è affrettato ad approvare lo dimostrano impietosamente.
Mere trasmissioni di quelle delibere che giungono dai CoIR confluenti. L’ennesima dimostrazione “dell’impossibilità” accompagnata dall’incapacità di entrare nel merito di qualunque argomento che interessi il benessere del personale.
E allora la conclusione può e deve essere solamente una. Siamo venuti qui per nulla. Perché nulla deve essere fatto. Perché di nulla si deve poter parlare.
Questa rappresentanza è una bella scatola vuota che può servire ed essere utilizzata solamente per gli interessi delle gerarchie e di alcuni rappresentanti.
Come ben sapete, il nostro Comandante generale ci tiene molto al nostro animo che deve essere mantenuto sereno perché potrebbe determinare insoddisfazioni che, secondo lui, nascono anche da motivi futili. Ma i nostri non sono motivi futili.
E’ proprio in questa circostanza che dovrebbe subentrare la capacità dell’esercizio del comando da parte di chi ne ha la responsabilità. Il CoCeR, in questo caso, è riuscito nella sua missione ovvero, a discernere la rilevanza dei problemi che affliggono l’Arma eludendo, con la dovuta pacatezza, il malessere che i carabinieri di tutt’Italia gridano al nulla, nella vana speranza di sentire almeno l’eco delle proprie ragioni.
Ma, allora, davvero si può credere che si sarebbe riaffacciata la consapevolezza del fatto che “… ormai, abbiamo riacquistato quella capacità di percepire ed intuire situazioni di disagio”. Davvero lo scenario dipinto all’indomani dell’Assise del 2006, come d’incanto, è svanito nel nulla?
Questo è ciò che noi vogliamo far credere a noi stessi per poi una volta convinti farlo credere agli altri. Ma oggi cari colleghi per fortuna i tempi sono cambiati e l’epoca di internet non consente più di dire troppe menzogne e troppe sciocchezze.
Abraham Lincoln sosteneva: possiamo ingannare tutti per poco tempo, possiamo ingannare alcuni per sempre ma non possiamo ingannare tutti per sempre. Un giorno saremo giudicati e di fronte ai nostri interlocutori i nostri occhi saranno smarriti.
Dovrebbe essere interesse e preoccupazione di chi è al comando verificare, nel tempo, le proprie capacità nell’esercizio del comando assicurando una riacquistata capacità, da parte del CoCeR, di percepire ed intuire situazioni di disagio.
Questa riunione a Roma doveva essere fatta proprio in nome di quell’esercizio di alta responsabilità che deve essere prerogativa di qualunque comandante. Doveva quindi essere fatta presente l’intera rappresentanza.
Un’altra occasione persa per misurare il grado di serenità nelle unità e nei reparti anche ai minori livelli.
Ma forse è ancora troppo forte il ricordo ed il sospetto che si potrebbe ripetere un’altra giornata amara come quella che il nostro Comandante Generale ha già vissuto durante l’ultima assise della Rappresentanza Militare nell’ormai lontano 2006.
Per questo motivo, credo, il CoCeR ha svolto egregiamente il proprio ruolo all’interno del Comando Generale. Un altro silenzio assordante destinato a rimanere scritto nei libri di storia della Rappresentanza Militare.
Per fortuna Cari colleghi la verità e la giustizia compiono il loro percorso indipendentemente dal fatto che noi ci crediamo o meno, indipendentemente dal fatto che qualcuno voglia a tutti i costi farci credere il contrario, indipendentemente dal fatto che vogliamo o possiamo a tutti i costi camuffare la realtà.
Oggi, cari colleghi, vi assicuro anche se non vogliamo ammetterlo, che siamo un po’ meno uniti, siamo un po’ meno motivati, siamo un po’ meno credibili di tre anni fa.
Ognuno un giorno farà i conti con la propria coscienza. E nessuno potrà dire: ma io non sapevo, ma io non volevo ma io non credevo.
Dio saprà come giudicarci.
Che Dio benedica i puliti e gli onesti.
AMEDEO BERDOZZO