IL DISAGIO ECONOMICO DEI FINANZIERI NEL NORD-ITALIA, LO STRETTISSIMO COLLEGAMENTO DELLE RIVENDICAZIONI ECONOMICHE CON QUELLE SUI DIRITTI – di Domenico Belcastro

venerdì 03 aprile 2009

Pubblichiamo il testo dell’intervento di Domenico BELCASTRO alla riunione congiunta dei Coir GDF dell’Italia nord-orientale e nord-occidentale tenutasi a Bergamo il 24 marzo 2009.

Il titolo è della redazione del sito.


INTERVENTO DI DOMENICO BELCASTRO

Dopo il lento ma progressivo impoverimento del ceto medio è arrivata la crisi economico-finanziaria, anche questa va a colpire principalmente quei settori della società privati di un serio sistema di politiche sociali, il finanziere si trova sicuramente tra questi. Rientra tra i nostri doveri di delegati segnalarlo ed adoperarci per trovare le giuste risposte. Per farlo, è necessario prendere in considerazione anche la nostra peculiare situazione di lavoratori, militari, finanzieri con meno diritti di altri cittadini.

Nel 1978 il Parlamento approvò la legge 382, con la quale venivano introdotti, anche nel mondo militare, dei principi di democrazia molto importanti, tra questi all’articolo 3 troviamo la seguente affermazione: “ai militari spettano i diritti che la Costituzione della Repubblica riconosce ai cittadini”.

Sono trascorsi 30 anni e purtroppo non siamo ancora riusciti a vedere la concreta applicazione di questo vitale principio. Possiamo però affermare che il tempo non è trascorso inutilmente, l’assise de L’Aquila del gennaio 2008 rappresenta uno storico evento e segna lo spartiacque tra il passato ed il futuro. I numerosi documenti prodotti sono lì, disponibili, a dimostrare l’evoluzione che gli Organismi di rappresentanza della Guardia di Finanza hanno compiuto in questi lunghi anni.

Consapevoli che non sono sufficienti né successi né promesse strappate in campo politico - la materia è infatti troppo complessa e delicata - è bene lavorare sodo per conquistare la fiducia della parte che ci siamo assunti l’onere di rappresentare, senza trascurare il dialogo e il confronto con i vertici dell’Amministrazione.

I gravi ritardi che registriamo in materia di riconoscimenti dei diritti, non debbono spaventarci o scoraggiarci, dobbiamo misurarci con questi problemi avendo sempre bene in mente la realtà che ci circonda e il percorso fatto.

La recente storia ci avverte che il cammino della democrazia è molto lento e faticoso; dal ‘48, anno di approvazione della nostra Carta Fondamentale ci troviamo ancora adesso a parlare di Costituzione inattuata o meglio parzialmente attuata. A tal proposito appare utile rammentare qualche data. Ssolo nel 1970 fu approvata la legge sui diritti dei lavoratori nei luoghi di lavoro (statuto dei lavoratori); nel 1972 i Consigli Regionali ricevettero le prime funzioni, molto più a lungo hanno dovuto attendere altri “pezzi” del congegno costituzionale, quale ad esempio, gli organi di autogoverno del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti; altrettanto e anche più lento risulta l’adeguamento alle norme e ai principi costituzionali dei vari aspetti della vita sociale e dell’ordinamento giuridico; la legge che sottraeva la radio-televisione pubblica al controllo formale del Governo è arrivata nel 1975; solo nel ‘78 è stata approvata la legge di principio sulla disciplina militare, alla quale è seguita quella sull’ordinamento civile della Polizia di Stato nell’81; sono trascorsi oltre 40 anni per attuare la piena sindacalizzazione nel pubblico impiego.

In questo panorama di atavici ritardi siamo oggi chiamati ad affrontare una grave crisi economica, con strumenti giuridici farraginosi e totalmente inadeguati, non possiamo quindi limitarci al semplice rivendicazionismo sul versante economico. Il nostro dovere ci impone di lavorare anche per ottenere gli strumenti e le norme necessarie per rappresentare finalmente i legittimi interessi dei finanzieri.

La crisi economica e finanziaria di tale portata colpisce tutte le fasce sociali, ma certamente fa soffrire di più i ceti più deboli, in particolare quelli che da lungo tempo lamentano la mancanza di strumenti di protezione sociale. Tra questi troviamo sicuramente grande parte del personale della Guardia di Finanza, ulteriormente penalizzato dalla mancanza di strutture di tutela sindacale.

Infatti, anche a causa di una rappresentanza, di fatto fino ad oggi privata degli strumenti idonei a tutelare concretamente gli interessi economici e morali del personale, nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito impotenti al progressivo diminuire del potere di acquisto dello stipendio dei finanzieri.

Oggi la nostra attenzione è rivolta alla peculiarità delle regioni del nord, che costringe il personale, a vivere in serie difficoltà economiche, tali da condizionare la vita lavorativa e far lievitare a dismisura le domande di trasferimento verso le regioni del sud, dalle quali, molto spesso, provengono i nostri rappresentati.

La crisi indebolisce ulteriormente il potere di acquisto ma ci offre anche l’occasione di individuare l’origine della criticità e le opportunità d’intervento.

All’Amministrazione bisogna rivolgere la richiesta di aumentare in modo cospicuo gli interventi di protezione sociale e benessere del personale, concentrando gli sforzi in particolare nei settori: abitativo, asili nido, sanità, formazione permanente, e attività culturali. L’iniziativa deve prevedere un cospicuo incremento della partecipazione dei Co.ba.r. e delle Amministrazioni periferiche nei contatti con gli Enti locali. Parallelamente risulta opportuno aprire un dibattito aperto in merito ai criteri da adottare in tema di disagio sul luogo di lavoro, corretto impiego del personale, orario di lavoro oltre le trentasei ore settimanali.

Detti interventi, da soli, garantiscono la necessaria sicurezza nell’affrontare l’attuale crisi economica, un minor numero di domande di trasferimento dalle regioni del nord verso le regioni del sud, una maggiore equità di trattamento del personale sia in termini economici che morali.

Inoltre, avrebbe il merito di diffondere quella necessaria “cultura della rappresentanza” tra il personale e gli stessi delegati.

Di diverso tenore debbono essere le richieste di impegno rivolte al legislatore:

- un adeguamento dello stipendio di base che tenga conto del reale potere di acquisto, e dello stipendio del collega degli Stati Europei;
- la netta separazione del comparto difesa dal comparto sicurezza;
- l’abrogazione dell’art. 8 della legge 382;
- una rappresentanza sindacale autonoma anche sotto l’aspetto economico;
- l’ampliamento delle materie di competenza;
- la contrattazione di secondo livello;
- la riunificazione dei ruoli ispettori e sovrintendenti;
- la razionalizzazione della progressione di carriera;
- il rispetto del dettato della legge delega 216/92;
- l’attuazione della carriera aperta che parta dal basso;
- il sano equilibrio tra merito, titoli e anzianità di servizio;
- la concreta corrispondenza tra qualifiche, ruoli, funzioni, effettivo impiego.


Bergamo, 24 marzo 2009

Domenico BELCASTRO
 


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