AL MINISTERO DI TREMONTI PROTESTE ZITTITE DA AGENTI ANTISOMMOSSA (LIBERAZIONE)

lunedì 11 maggio 2009

di Daniele Nalbone - 10/05/2009

"Caricate"! Quest'ordine, dato alla Guardia di Finanza schierata in tenuta antisommossa all'interno del Ministero dell'Economia e Finanza, è stata la risposta del ministro Tremonti alla mobilitazione degli oltre mille dipendenti venerdì mattina.
Dopo un presidio in via XX Settembre in occasione della giornata di mobilitazione nazionale di tutti i lavoratori del MEF indetta dalla RdB-Cub sull'emergenza salariale e la destrutturazione del ministero, si è svolta un'assemblea interna che ha visto la partecipazione di oltre mille dipendenti al termine della quale si è deciso di chiedere un confronto con i vertici del Ministero.
«In tutta risposta la Guardia di Finanza ha prima chiuso ogni via di uscita dall'edificio, impedendo l'ingresso dei pochissimi giornalisti presenti» racconta Virgilio Gennaro, del Coordinamento RdB-Cub Mef, «e poi ha caricato il corteo che si muoveva all'interno». Trecento lavoratori sono comunque riusciti a raggiungere il terzo piano e ad occupare l'ufficio della Delegata alla contrattazione sindacale, la dott.ssa Baffi.
Il motivo della mobilitazione è da ricercarsi nel decreto legge n.39 del 28 aprile che, insieme all'intento di affrontare la ricostruzione e le difficoltà delle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo, vede inserito un dispositivo per la chiusura di 40 Dipartimenti Provinciali del Tesoro e di 40 Ragionerie Provinciali dello Stato, «provvedimento che interesserà circa 1.800 dipendenti» spiega Virgilio Gennaro.
«Il risultato, che nulla a che vedere con l'emergenza Abruzzo, sarà quello del progressivo ritiro dello Stato dal territorio e della perdita di posti di lavoro».
Un'operazione che, abbinata alla sottrazione di buona parte del salario, ultima operazione la decurtazione di 46 milioni di euro di quello accessorio relativo al 2008, per un totale di quasi 100 milioni di euro negli ultimi tre anni, determina un credito dei dipendenti nei confronti dell'Amministrazione di circa 5mila euro lordi pro capite «che, su una retribuzione media di circa 21.000 euro lordi annui, e per effetto della crisi, pesano enormemente sulle tasche dei lavoratori». I lavoratori hanno quindi chiesto alla dott.ssa Baffi, come condizione inderogabile per togliere l'occupazione, l'immediato pagamento delle somme di salario accessorio già stanziate e disponibili ed un confronto vero sulla chiusura degli uffici provinciali.
«La dott.ssa Baffi si è impegnata ad attivarsi in tempi brevissimi per mettere in pagamento le somme dovute» spiegano i lavoratori «e per convocare a breve le organizzazioni sindacali sul problema della chiusura degli uffici, che ha colto di sorpresa anche la dirigenza del Mef».
Solo dietro queste promesse l'immensa delegazione, mantenendosi però in stato di agitazione e pronta a riprendere la mobilitazione qualora non venissero onorati gli impegni assunti, ha abbandonato gli uffici della delegata del Ministro.
«Oggi ci siamo ripresi degli spazi democratici che negli ultimi anni erano stati chiusi dall'amministrazione» spiega Virgilio Gennaro «ma dobbiamo sottolineare la grave assenza della parte politica dell'Amministrazione, che non ha inteso incontrare i lavoratori rimanendo all'interno dei propri uffici, protetta da un folto cordone della Guardia di Finanza».


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