IL COMPLEANNO DI FICIESSE: OGGI DIECI ANNI – di Carlo Germi

giovedì 14 maggio 2009

Il 14 maggio del 1999, dieci anni fa, quarantasette persone con storie, provenienze, culture, professioni diverse si diedero appuntamento per fondare una Associazione.
Quale la spinta, il comun denominatore che legava quelle persone che si apprestavano a firmare, di fronte ad un notaio, un documento che li avrebbe accompagnati per i giorni e gli anni a venire?
Da una parte, certamente la voglia di partecipare, di far sentire le proprie idee in una stagione che si presentava foriera di importanti riforme nel settore pubblico in generale e nell’amministrazione finanziaria in particolare, dall’altra la consapevolezza che “assieme” si può “contare di più”.
Ficiesse nasce baldanzosa, forte della personalità dei molti soci fondatori e convinta di poter occupare spazi inesplorati con uno spirito moderno: l’allargamento della democrazia all’interno delle organizzazioni militari, una maggior trasparenza, il miglioramento del rapporto tra cittadino e fisco, la speranza di poter fornire un contributo ai cambiamenti e promuovere una maggiore solidarietà verso i più deboli.
Il momento, maggio 1999, fu scelto poiché era prossima la decisione della Suprema Corte sulla costituzionalità della norma, articolo 8 della legge 382 del 1978, che vietava ai militari di costituire associazioni di tipo sindacale e di aderire ad associazioni di quel tipo già costituite. Devo confessare che eravamo ottimisti sull’esito della pronuncia, spirava un vento di riforma e di cambiamento. Ma il giudizio, formulato nel dicembre di quello stesso anno, fu di costituzionalità e la delusione fu cocente. Tuttavia non ci scoraggiammo, il problema sarebbe stato affrontato con strategie diverse. Certo, se l’esito della pronuncia fosse stato positivo lo sviluppo dell’Associazione avrebbe avuto una strada ben più agevole.
Una crescita notevole i primi anni, poi alcuni periodi amari seguiti da una ripresa lenta, ma costante, ci consentono oggi di tracciare un bilancio più che positivo.
Il merito maggiore, a giudizio di chi scrive, si identifica nell’aver dato voce a chi voce non ha mai avuto. Per far capire meglio il concetto che intendo esplicitare illustro un episodio cui assistetti tanti anni addietro: un importante ufficiale generale parlando con un suo collega disse che l’avvio della “linea telefonica militare”, in luogo di quella civile a pagamento, e la conseguente possibilità per tutti di avvalersene per “parlarsi” e “scambiarsi idee ed opinioni” con maggiore facilità, sarebbe stata una “rovina” per l’ organizzazione militare.
Ascoltare quella affermazione mi stupì non poco, ma capii in seguito la sua vera portata.
Ecco, secondo me la costituzione e le iniziative della nostra Associazione hanno consentito di andare oltre la “linea telefonica militare”. Tutte le azioni e le iniziative dell’ Associazione, sono state indirizzate a creare un movimento di idee e sensibilizzare opinione pubblica e Parlamento sulla necessità di riconoscere ai militari una migliore tutela dei propri diritti, attraverso il riconoscimento della possibilità di associarsi sindacalmente o in subordine attraverso una rappresentanza interna ma dotata di strumenti sindacali oppure il riconoscimento di una vera libertà di associazione senza il vincolo imposto dall’articolo 8 della legge 382 del 1978, che, di fatto, lascia al Ministro della Difesa la facoltà di autorizzare o meno una associazione tra militari e che, soprattutto, gli consente di introdurre vincoli e limitazioni alla loro costituzione.
Abbiamo individuato nella nascita e nella crescita delle associazioni quel seme che consentirebbe la crescita democratica di organizzazioni che per troppo tempo sono rimaste staccate dalla società. Riteniamo, tra l’altro, tale necessità ancora più urgente oggi dopo che nelle Forze Armate si è conclusa la fase della leva obbligatoria e si è, per noi giustamente, introdotto l’arruolamento volontario. Mancando il ricambio continuo, proprio del sistema della leva ed introdotto il sistema professionale ancor più si rende necessario aprire quel mondo avviando tutti gli strumenti che, nel tempo, hanno consentito la crescita democratica delle diverse società: la libertà di associazione e la libera circolazione delle idee, in primis.
Un’altra considerazione è opportuno formulare. Oggi, e sempre di più in futuro, i nostri militari si confrontano, in missioni di vario tipo, con colleghi di altri paesi che godono di forme di piena tutela del proprio operato. Da qui la necessità di adeguare il nostro sistema a quello dei paesi che hanno introdotto da tempo strumenti moderni e democratici che hanno dimostrato come questi possono benissimo convivere, spesso migliorandola, con la struttura gerarchico-funzionale, propria di ogni organizzazione militare.
Uno dei principali temi di cui in questi anni, ci siamo occupati è certamente quello relativo alla riforma del sistema di rappresentanza militare. Questo è oggi il nodo da sciogliere. Le Forze Armate sono e devono essere militari perché il loro compito prioritario è unico: difendere la patria dall’ipotetico nemico. Tutto il loro addestramento, la loro cultura, il loro essere è teso verso questo obiettivo. Diverso è per un Corpo quale la Guardia di Finanza, il cui compito principale è quello di essere polizia economica e finanziaria investigativa: in questo caso la struttura militare è solo una scelta organizzativa e come tale può e deve essere messa in discussione se tempi e situazioni lo richiedono. Deve essere militare una organizzazione che produce azioni e attività che contribuiscono a creare la cornice di sicurezza a garanzia delle relazioni economiche? E ancora, il contesto attuale che impone una tutela non solo degli interessi economici delle Stato, ma anche dell’Unione Europea, si coniuga con tale status?
Questo interrogativo in questa sede non ce lo poniamo per ragioni organizzative bensì per spinte interne legate alla mancanza di strumenti idonei di tutela dei diritti del personale militare. La smilitarizzazione come premessa di una sindacalizzazione che sembra, peraltro solo in Italia e in pochi paesi europei, preclusa dallo status militare.
Quanto espresso ci consente di introdurre l’altro tema importante da sempre al centro delle iniziative dell’ Associazione: una riforma fiscale che veda il cittadino quale uno dei protagonisti ed un sistema di controllo ma anche di informazione e di prevenzione degli illeciti finanziari, includente anche la Guardia di Finanza, più incisivo, selettivo, moderno ed in qualche modo più attento alle esigenze del cittadino- contribuente.
L’occasione relativa ai 10 anni dalla fondazione mi ha permesso di formulare alcune considerazioni che certamente non contribuiscono pienamente ad illustrare le tante iniziative e le innumerevoli proposte che l’Associazione ha promosso in questi anni e che il nostro sito, www.ficiesse.it, e la rivista “Finanzieri e Cittadini” hanno contribuito a pubblicizzare. Il sito, peraltro, proprio in questi giorni ha raggiunto i tre milioni di contatti a testimonianza di quale sia la sua importanza nella missione che l’Associazione si è data e il forum creato al suo interno conta ormai una comunità attivissima di migliaia di persone con milioni di contatti.
Colgo l’occasione quindi per ringraziare tutti coloro, soci, sostenitori, simpatizzanti e amici che in questi anni ci hanno sostenuto e ci sono stati vicini. A tutti coloro che leggeranno questo pezzo chiedo di continuare a credere nell’ Associazione e, se non lo sono ancora, a diventarne soci, non certo per il contributo materiale, che è rimasto sempre praticamente simbolico, ma per il sostegno morale che deriva dall’ apporto di chi si associa, dimostrando in tal modo di condividere i valori e gli scopi che ci siamo prefissi e che ancora e sempre più ci animano.

Auguri di cuore a tutti.

Ancona 14 maggio 2009

CARLO GERMI
 


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