CHIEDIAMO CHE IL PROLUNGAMENTO DEL MANDATO DEGLI ORGANISMI DELLA R.M. SIA CONSEGUENTE ALL’APPROVAZIONE DI UNA RIFORMA DELLA L. 382 IN LINEA CON I CONTENUTI DEL DOCUMENTO DE L’AQUILA – di Antonio Giannuzzi

lunedì 07 settembre 2009

Pubblichiamo di seguito la lettera che abbiamo ricevuto dal luogotenente Antonio GIANNUZZI, delegato del Coir GDF per l’Italia Meridionale, in merito all’intervento del luogotenente Paolino MESSA, delegato del Cobar GDF della Toscana e presidente del direttivo della Sezione Ficiesse di Firenze, apparso su questo sito il 12 luglio scorso (https://www.ficiesse.it/news.php?id=3198) sulla proposta di proroga degli organismi della rappresentanza militare avanzata dal senatore Luigi SALTAMARTINI.

 

LETTERA A PAOLINO MESSA
 

Gentilissimo collega,

innanzi tutto mi preme sgombrare il campo da ogni equivoco e da ogni strumentalizzazione e per questo manifesto la mia contrarietà ad qualsiasi proroga del mandato fine a se stessa e se per farlo sarò costretto a declinare le mie dimissioni alla scadenza naturale del mandato sono pronto a darle.

Però, consentimi di alimentare la discussione con una mia personale riflessione.

Condivido pienamente la Tua analisi, la Tua delusione e la Tua amarezza nel constatare che l’entusiasmo suscitato, in tutto l’ambiente della Rappresentanza militare del Corpo e di tutti coloro che ne seguono le sorti ed hanno a cuore la tutela del personale, il difficile parto, ma a mio giudizio unico, del documento unanimemente approvato ”…PER UNA MODERNA RAPPRESENTANZA” si va spegnendo nell’assordante indifferenza.

Ritengo ugualmente condivisibile la Tua denuncia di inerzia nei confronti dell’Organo Centrale per quanto attiene la ricerca e la realizzazione di quelle iniziative che avrebbero dovuto sostenere ed alimentare il dibattito intorno al NOSTRO documento che è stato, a mio personale giudizio, l’unico in grado di formulare una proposta innovativa che però la politica non ha a tutt’oggi voluto cogliere dimostrando ancora una volta un pervicace imbarazzo. E’ vero siamo stanchi di passerelle, di vacui uomini politici che ti danno la pacca sulla spalla per dimenticarti appena girato l’angolo. C’è bisogno di una mobilitazione forte che costringa i legislatori (se ancora esistono) ad occuparsi di Noi.

Ed allora ti chiedo, non potrebbe essere questo il momento in cui poter incalzare gli attori della politica italiana, almeno quelli che si dicono attenti alle nostre esigenze, per chiedergli atti sostanziali di attenzione?

La domanda te la pongo perché ritengo che la posizione da Te assunta, che poi è comune a molti altri, di totale avversione verso la proroga del mandato potrebbe risultare esiziale per un eventuale provvedimento di riforma della rappresentanza. Mi spiego meglio. Coloro i quali oggi si schierano contro qualsiasi tipo di ipotesi di prolungamento, qualora la proroga fosse concessa, avrebbero il dovere morale di rassegnare le dimissioni alla scadenza naturale del mandato. Questo, proprio come tu dici, per coerenza, onestà intellettuale e rispetto verso i rappresentati oltre che per dignità propria. Se poi nel frattempo la politica dovesse aver approvato il provvedimento di riforma, si potrebbe aprire uno scenario in cui coloro che dovrebbero discutere i contenuti dei conseguenti decreti attuativi potrebbero essere persone catapultate nella funzione senza avere il tempo necessario per entrare in tale ruolo.

Ed allora perché correre questi rischi e invece non cominciare a ragionare come i politici?

Anziché assumere posizioni così nette e rigide che non fanno altro che togliere spazio a ogni dibattito sull’argomento, si potrebbe manifestare la Nostra disponibilità ad accettare il prolungamento del mandato solo a condizione che fosse verificata la volontà della politica di giungere veramente alla riforma delle Rappresentanza militare.

Dirai, e come potremmo garantirci che ciò avvenga e escludere che non venga riproposto lo stesso cliché del precedente mandato?

Semplicemente chiedendo che la proroga sia conseguente all’approvazione della legge delega di riforma della rappresentanza, e non precedente, e per questo porre quale condicio sine qua non il ritiro dell’emendamento nr. 22.0.103 dall’attuale provvedimento in cui è inserito ed il suo inserimento direttamente nella legge di delega al Governo.

In questo modo l’eventuale proroga sarebbe veramente strumentale alla riforma consentendo la partecipazione ai lavori di stesura dei decreti attuativi ad un Co.Ce.R. pienamente legittimato ed attrezzato per condurre il confronto, ed al quale sarà dato il compito, in aderenza a quanto approvato a L’Aquila, di costruire e realizzare quelle moderne relazioni di lavoro che sappiano coniugare le migliori esperienze di tutela sindacale con l’interesse del Paese e sia capace di darci quel nuovo organismo di rappresentanza con pieni poteri di sindacare sulle materie di competenza.

Con questa richiesta credo si costringerebbero tutti i protagonisti di questa vicenda a manifestare apertamente le reali intenzioni sgombrando il campo da alibi diversamente sostenibili.

Per questo, ti chiedo di rivedere le tue posizioni in quanto la Rappresentanza ha bisogno di menti illuminate, libere da ogni condizionamento e capaci di consegnare a tutti i colleghi quanto meno la speranza che ci sono anche in Guardia di Finanza uomini decisi a combattere per raggiungere l’obiettivo finale.
 

ANTONIO GIANNUZZI
Giannuzzi.Antonio@gdf.it
347.3153237 –


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