L'IMMAGINE DELLA POLIZIA COSTA A CHI LA INFANGA. LA RICHIESTA DELLA CORTE DEI CONTI RAPPRESENTA UN PRECEDENTE ANCHE PER ALTRI CORPI (ItaliaOggi)

venerdì 11 dicembre 2009

ITALIA OGGI – 03/12/2009

L’immagine della polizia costa a chi la infanga. La procura della Corte dei conti chiede a due poliziotti 200 mila euro per danno d'immagine

CHI INFANGA LA POLIZIA, PAGA

Le mele marce della polizia di stato rischiano di dover pagare il danno d'immagine provocato dal loro comportamento. Il sostituto procuratore della Corte dei conti del Veneto ha chiesto un risarcimento di 100 mila euro ciascuno a due poliziotti che nel 2007 vennero arrestati con l'accusa di far prostituire le loro compagne extracomunitarie. La tesi accusatoria è che con il loro comportamento i due avrebbero procurato un danno d'immagine alla polizia. Se la richiesta venisse accolta, si verrebbe a creare un precedente interessante per altri casi (Marrazzo, per esempio).

LA CORTE DEI CONTI DIFENDE IL MARESCIALLO ROCCA

Danni per 100 mila €. Ora rischiano anche i carabinieri del caso Marrazzo

di Antonio Calitri

Duecento mila euro di risarcimento chiesto dalla Corte dei conti a due ex agenti di polizia che, con il loro comportamento, hanno infangato l'immagine dell'istituzione. Infatti con l'immagine delle forze dell'ordine non si scherza più, e chi la infanga paga, anche profumatamente. Dopo tutto il lavoro fatto negli ultimi anni per migliorare l'immagine dei poliziotti tra i cittadini con le varie fiction (La Squadra, Distretto di Polizia, ecc. ) e la disponibilità  a partecipare a film e show, che hanno fatto aumentare nei cittadini la fiducia nella Polizia di Stato, il corpo non si può permettere che pochi agenti infedeli mandino all'aria tutto questo lavoro. Per questo, oltre alle azioni disciplinari e al licenziamento e oltre al carcere, quando previsto, adesso “chi infanga”, rischia anche il portafoglio con pesanti sanzioni. E presto la stessa strada potrebbe essere intrapresa anche dai Carabinieri che con la stessa strategia (dal Maresciallo Rocca a Carabinieri ecc.) erano riusciti a togliersi l'immagine da barzelletta, nei secoli attribuitagli, e ora, dopo il caso del ricatto a Piero Marrazzo, rischiano di giocarsi quanto hanno costruito fino ad oggi. àˆ probabile dunque che anche l'Arma presto segua l'esempio della Polizia. Il fatto concreto portato alla Corte dei conti, infatti, è vero che riguarda la vicenda di due ex poliziotti di Verona, ma potrebbe costituire un precedente importante per tutti gli appartenenti ai corpi delle forze dell'ordine e che si dimostrano infedeli. Così facendo, deturpando l'immagine dell'istituzione di appartenenza. I corpi di pubblica sicurezza, da almeno una decina di anni, si sono aperti alle relazioni pubbliche e soprattutto sono riusciti, grazie ad azzeccate fiction, ad entrare nel cuore degli italiani, in passato molto più diffidènti e timorosi di Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri. A novembre del 2007, i poliziotti S. M. e N. C., vennero arrestati con l'accusa di far prostituire le loro compagne extracomunitarie e di proteggerle proprio grazie alle loro funzioni di agenti della Polizia di Stato. Destituiti dal corpo, hanno patteggiato le pesanti accuse di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, abuso d'ufficio, rivelazione di segreto d'ufficio. Grazie alla scelta del patteggiamento, i due hanno avuto, rispettivamente, un anno e dieci mesi di reclusione il primo e un anno e otto mesi il secondo. E hanno salvato il portafoglio visto che il giudice li ha condannati ad appena mille euro l'uno. Non l'ha vista così la Corte dei Conti del Veneto. Il sostituto procuratore regionale Maria Paola Daino ha infatti individuato, nel loro comportamento, un grave danno di immagine causato alla Polizia. E ha chiesto, ad ognuno dei due poliziotti infedeli, 100 mila euro.

 


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