AFGHANISTAN: LA RUSSA, PRIMA E ULTIMA NOTIZIA IN RITARDO. COL. SCALAS, MAI INDORATO PILLOLE. TRICARICO,GOVERNO SEMPRE INFORMATO, LA RUSSA DOVEVA VERIFICARE. ACCAME, NO PROVE CHE MIOTTO COLPITO DA CECCHINO - MILLEPROROGHE: DA 12 VIA ITER IN SENATO

sabato 08 gennaio 2011

ANSA/ AFGHANISTAN: LA RUSSA,PRIMA E ULTIMA NOTIZIA IN RITARDO
'FIDUCIA IN GERARCHIE MILITARI'; OPPOSIZIONE, RIFERISCA A CAMERE
(ANSA) - ROMA, 7 GEN - Il giorno dopo l'''arrabbiatura''
diventa un ''richiamo affettuoso''. Il ministro della Difesa,
Ignazio La Russa, convoca una conferenza stampa a Milano per
confermare ''fiducia, stima e gratitudine'' alle forze armate,
all'indomani delle critiche per non aver ricevuto in modo
tempestivo e completo le notizie sulla dinamica degli scontri
che hanno portato all'uccisione dell'alpino Matteo Miotto in
Afghanistan. E promette: ''e' la prima volta che c'e' un ritardo
e sara' anche l'ultima''. Critica l'opposizione, che invoca un
chiarimento in Parlamento. Mentre il capo di Stato Maggiore
della Difesa, generale Vincenzo Camporini, si dice
''amareggiato'' per le accuse di nascondere i fatti e ''felice'
di andare in pensione tra due settimane.
Nel dare la notizia della morte di Miotto, precisa La Russa,
''nessuno ha mentito al ministro. Mi sono un po' arrabbiato con
me stesso perche' non ho potuto dare immediatamente alla
famiglia e all'opinione pubblica italiana tutte le
informazioni''. Grandi elogi quindi ai militari ed ai loro
vertici. ''L'eccellenza delle forze armate - spiega - parte
dalla qualita' dei nostri alti gradi''. Dunque, nessuna
arrabbiatura, quanto piuttosto ''un richiamo affettuoso ad
essere consapevoli che l'Italia capisce quello che i militari
stanno facendo e che non c'e' bisogno di una pillola indorata
perche' la piena trasparenza e' un titolo di merito''. Il
titolare della Difesa ribadisce inoltre che ''il ministero del
governo Berlusconi ha come dottrina la massima trasparenza.
Dobbiamo sforzarci di fornire tutte le informazioni in nostro
possesso''. Il rischio, altrimenti, ''e' che qualcuno pensi che
vogliamo sottacere, ma l'uso della forza giusta non deve essere
visto in maniera negativa''.
Il ministro ricostruisce poi i fatti del 31 gennaio scorso.
Il conflitto a fuoco in cui e' morto Miotto e' durato circa
mezz'ora. Un tipo di conflitto che capita con una certa
frequenza. Il caporalmaggiore italiano e' stato ucciso dopo una
decina di minuti dall'inizio, colpito dall'arma di un cecchino,
un fucile militare sovietico degli anni '50. La Russa si dice
quindi pronto a riferire alle Camere. ''Se me lo chiederanno -
osserva - lo faro'. Credo che non l'abbiano ancora fatto perche'
sono in vacanza. Io in vacanza non ci sono''.
Non si fa attendere la replica del Pd. Duro l'ex ministro
della DIfesa, Arturo Parisi. ''Piuttosto che accusare i militari
di essere stato informato troppo tardi - rileva - sarebbe stato
piu' semplice riconoscere di essersi trovato nella necessita' di
parlare troppo presto. La mia esperienza - aggiunge - mi
impedisce di dubitare della lealta' ed affidabilita' dei nostri
comandi militari''. ''E' un dovere del ministro - secondo
Antonio Rugghia, sempre del Pd - riferire alle Camere, non un
capriccio dell'opposizione. La Russa non minimizzi l'accaduto e
dia spiegazioni al Paese''. Giuseppe Caforio (Idv) si chiede
''se la nuova, ennesima ricostruzione fatta dal ministro sulla
tragica morte del giovane caporal maggiore Miotto sia
corrispondente ai fatti realmente accaduti o se assisteremo
ancora all'emergere di nuove versioni''. E fa notare ''il venir
meno del rapporto fiduciario tra i vertici militari e il
ministro della Difesa quale organo politico''. Sulla stessa
linea il leader dell'Api, Francesco Rutelli, che esprime ''piena
solidarieta' alle forze armate e al capo di Stato Maggiore della
Difesa, generale Camporini, per la pretestuosa ed inutile
polemica innescata dal ministro La Russa, per di piu' in un
momento doloroso per la Nazione per la morte di un giovane
soldato''. E' il segno, aggiunge, ''di quanto il ministro sia
piu' interessato alla sua immagine che alla sostanza del proprio
mandato di governo. Bene fa il generale Camporini a dirsi
amareggiato per le accuse assurde dettate dall'ansia di
personalismo di un ministro che evidentemente non ha avuto la
delicatezza e il rigore di verificare la piena ricostruzione dei
fatti''. (ANSA).

>ANSA-INTERVISTA/ AFGHANISTAN: COL. SCALAS, MAI INDORATO PILLOLE
PARLA 'DECANO' PORTAVOCE MILITARI.MOLTI LUTTI,SEMPRE LA VERITA'
(ANSA) - ROMA, 7 GEN - ''Ho fatto l'addetto stampa per 23
anni e non ho mai indorato pillole, neanche le piu' brutte''. A
parlare e' il colonnello Gianfranco Scalas, 59 di Assemini
(Cagliari), che puo' essere definito il decano dei portavoce
militari. Per 23 anni ha fatto l'addetto stampa in Italia e
all'estero, in innumerevoli missioni: Somalia, Bosnia, Albania,
Kosovo (5 volte) e Iraq. Era lui addetto stampa del contingente
italiano durante la strage di Nassiriya.
''In ogni situazione in cui sono stato alle prese con eventi
negativi, e purtroppo sono stati numerosi - dice Scalas all'ANSA
- ho sempre comunicato la notizia in modo rispettoso della
realta' dei fatti e il piu' rapidamente possibile, senza mai
cercare di nascondere nulla anche perche' non siamo in un mondo
chiuso, la verita' prima o poi viene fuori. Sempre''.
''In 23 anni di carriera (il primo comunicato stampa fu per
la morte del maresciallo del Sismi Li Causi in Somalia e da
allora sono stati purtroppo molti gli incidenti, gli attentati,
i suicidi, i lutti) non ho mai indorato pillole, ne' ricevuto
ordini che dicessero di edulcorare la realta''', ribadisce
Scalas, che oggi e' in aspettativa 'per riduzione quadri', di
fatto un prepensionato. ''Quando una notizia e' negativa -
spiega il colonnello - la prima preoccupazione e' di avvisare la
famiglia: quella del maresciallo Olla, ucciso a Nassiriya, la
contattai proprio io. La seconda preoccupazione e' dare la
notizia nel modo piu' veloce e completo possibile, per evitare
che trapeli da altre fonti magari in modo distorto, come quando
nel gennaio 1996 esplose un ordigno in una camerata a Sarajevo,
uccidendo un militare italiano, e la notizia venne data dalla tv
portoghese che parlo' di una strage. Poi io credo che occorra
anche comunicare con anima e cuore, perche' il pensiero deve
essere soprattutto per chi e' morto e per i parenti che vogliono
sapere''.
Per quanto riguarda la morte dell'alpino Miotto, Scalas
ritiene che ''la notizia era l'uccisione di Matteo da parte di
un cecchino e questa notizia e' stata subito data. Poi, il fatto
che ci sia stato anche uno scambio di colpi d'arma da fuoco, e'
una notizia in piu', ma non stravolge la sostanza della cosa. Io
non credo che i militari abbiano nascosto qualcosa al ministro o
all'opinione pubblica, che si siano comportati in modo poco
trasparente, tenendo conto del fatto che in un contesto come
quello dell'Afghanistan le sparatorie, anche contro le basi
italiane, sono all'ordine del giorno. La notizia non era lo
scambio di colpi, ma l'uccisione di Matteo e per questo non ho
capito la critica di La Russa. Comunque e' strano che questa
circostanza, evidentemente nota a molti, gli sia arrivata con
tanto ritardo''.
Secondo il colonnello, tuttavia, l'attuale sistema di
comunicazione militare dai teatri operativi deve essere
aggiustato. ''Il ruolo dell'addetto stampa dai teatri operativi
e' stato progressivamente svuotato di significato''. (ANSA).

ANSA-INTERVISTA/ AFGHANISTAN: TRICARICO,GOVERNO SEMPRE INFORMATO
SU GUERRA KOSOVO RIFERIVO OGNI GIORNO. LA RUSSA DOVEVA VERIFICARE
(ANSA) - ROMA, 7 GEN - Il generale Leonardo Tricarico, ex
capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, capo delle operazioni
aeree italiane durante la guerra del Kosovo e consigliere
militare di tre diversi presidenti del Consiglio, e'
''sorpreso'' delle dichiarazioni del ministro La Russa ''che vi
sarebbe un insufficiente flusso di comunicazione da parte dei
militari verso i vertici politici, per 'indorare la pillola' o
per chissa' quale altro motivo''.
L'affermazione, che oggi il ministro ha in parte precisato,
''contrasta con la mia personale esperienza - dice Tricarico -
di oltre quattro decenni nelle forze armate e al servizio delle
istituzioni, con governi di ogni colore e posizione''.
''La mia sorpresa e' tanto piu' grande - spiega Tricarico
all'ANSA - perche' ricordo bene come nei 78 giorni della guerra
del Kosovo io, in qualita' di comandante delle operazioni aeree
italiane, riferivo ogni giorno in dettaglio al sottosegretario
alla presidenza del Consiglio Marco Minniti, che mi marcava
molto stretto chiedendo particolari e approfondimenti. Non tutto
quello che gli dicevo veniva poi divulgato dal governo, in base
alle valutazioni di opportunita' politica che spettano solo ad
esso. Ma il governo era informato di tutto, e piu' di una volta
le informazioni sono state utilizzate in sede Nato per far
valere le ragioni dell'Italia''.
''Allo stesso modo - sottolinea il generale - prima di
sfogarsi con i giornali, il ministro avrebbe dovuto - come in
ogni evento che vede un militare perdere la vita in servizio -
approfondire e verificare le circostanze nel modo piu' completo
possibile nelle circostanze reali''. A Tricarico viene in mente,
l'ex segretario alla Difesa americano Don Rumsfeld che ''non ha
mai avuto bisogno di tecnologie sofisticate per tenersi
aggiornato sulla situazione complessiva e specifica sul campo.
Forse - dice Tricarico, facendo implicito riferimento
all'incarico politico di La Russa - perche' non era distratto
dalla politica di partito, divorava faldoni interi di rapporti e
documenti sull'Afghanistan anche sull'aereo che lo portava o
riportava dal teatro di guerra. I rapporti era talmente tanti
che gli venivano portati sul carrello portavivande e la sua
attenzione era tale che coglieva e metabolizzava fino all'ultimo
dettaglio della presenza Usa in quel difficile territorio''.
Secondo l'ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica ''anche
in Italia, dove non esiste una tradizione di familiarita'
politica con le questioni militari, tanti ministri in passato si
sono rimboccati le maniche per entrare nel merito delle
questioni, compreso l'impiego reale in teatri ostili. Se La
Russa pensa davvero che i militari gli nascondano le
informazioni o indorino la pillola, non oso pensare cosa
potrebbe accadere in caso di allarme per un 'renegade', un aereo
in mano a terroristi diretto verso un obbiettivo sensibile. In
quei casi e' necessaria una perfetta sintonia politico-militare,
i tempi decisionali sono nell'ordine dei secondi e il ministro o
il suo delegato devono decidere se abbattere un aereo carico di
passeggeri innocenti. Non vorrei che la discussione venisse
presa con uno scambio di Sms, il mezzo meno sicuro e piu'
vulnerabile per trattare argomenti politici e di sicurezza della
massima delicatezza''. (ANSA).


AFGHANISTAN: ACCAME, NO PROVE CHE MIOTTO COLPITO DA CECCHINO
(ANSA) - ROMA, 7 GEN - ''Nessuno puo' sapere se chi ha
sparato a Matteo Miotto e' veramente un cecchino e non un
semplice combattente. Piuttosto c'e' da chiedersi quali erano le
misure di protezione per tutelare l'alpino''. Lo afferma Falco
Accame, presidente Anavafaf (Associazione nazionale assistenza
vittime arruolate nelle forze armate).
''L'informazione militare - ricorda Accame - non e' stata
esatta in molti casi precedenti: e' dunque auspicabile una
maggiore attenzione alla precisione delle informazioni e non
dobbiamo aspettare Wikileaks o altre fonti magari straniere per
sapere come sono andate le cose per noi''. (ANSA).

MILLEPROROGHE: DA MERCOLEDI' 12 VIA ITER IN COMMISSIONE SENATO
IN AFFARI COSTITUZIONALI ESAME PRESUPPOSTI COSTITUZIONALITA'
(ANSA) - ROMA, 7 GEN - Parte in commissione Affari
Costituzionali al Senato l'esame del decreto milleproroghe. La
commissione di Palazzo Madama e', infatti, convocata per
mercoledi' prossimo 12 gennaio alle 12 con all'ordine del giorno
la relazione introduttiva e l'inizio della discussione sui
presupposti di costituzionalita' del provvedimento che scade il
27 febbraio.(ANSA).


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