LA CABINA DI REGIA VOLUTA DAL CO.CE.R. E' DIVENTATA UNA REALTA'. ORA PERO', NON SI FACCIA UNA CONTROVERSA POLITICA DELLA CASA E SI PASSI SUBITO AI FATTI - di Eliseo Taverna e Daniele Tisci

lunedì 24 gennaio 2011

LA CABINA DI REGIA VOLUTA DAL CO.CE.R. E’ DIVENTATA UNA REALTA’. ORA PERO’, NON SI FACCIA UNA CONTROVERSA POLITICA DELLA CASA E SI PASSI SUBITO AI FATTI.
di Eliseo Taverna e Daniele Tisci*

In Italia l’emergenza abitativa si è acuita con l’aggravarsi della crisi economica e sociale, che ha eroso circa il 5% della ricchezza detenuta dalle famiglie. Un processo percepito, oltre che dalle famiglie più povere, anche dalla cosiddetta middle classe. In altre parole, il livello della scala sociale a cui appartengono anche gli appartenenti alle forze dell’ordine dei ruoli non dirigenziali; vale a dire ispettori, sovrintendenti, appuntati, finanzieri ed una piccola parte di ufficiali nei primi anni di servizio.
Le cifre di questo disagio parlano da sole e sono fin troppo eloquenti ed allarmanti: tra il 2007 ed il 2008 gli sfratti convalidati sono aumentati del 18,6% e per lo più sono legati a sentenze di disdette per morosità  (+ 11% rispetto al 2007).
Dei 54 mila sfratti previsti, ne sono stati eseguiti quasi 25 mila (+ 11% rispetto al 2007).
Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna detengono, nell’ordine, il “primato” di emissione di questi provvedimenti. Le richieste di esecuzione degli sfratti presentate dagli ufficiali giudiziari alla forza pubblica sono salite del 26% (quasi 140 mila sfratti in più). A Roma si esegue uno sfratto ogni 220 famiglie e la causa principale non è certo la mancanza di volontà  ad adempiere i propri obblighi, ma è senz’altro da ricercare nell’impossibilità  di sostenere il costo dell’affitto mensile (circa nel 79% dei casi).
Gli operai sono certamente la categoria maggiormente a rischio, atteso che ogni 100 provvedimenti eseguiti 40 riguardano le famiglie di queste categorie di lavoratori.
Più in generale, emerge che lo sfratto colpisce tutti quei nuclei familiari con reddito basso, dai 20 mila euro in giù, per i quali l’entrata economica è costituita da un solo reddito da lavoro dipendente o da una pensione.
La mancanza di una concreta politica della casa da parte dello Stato e degli Enti locali, che preveda la concessione a prezzi sociali calmierati di unità  abitative, aggrava ancor più questa situazione di per sà© già  drammatica.
L’inserimento nel sistema fiscale italiano della cosiddetta cedolare secca sui canoni di locazione potrebbe costituire una misura alternativa per calmierare gli affitti, peraltro con un vantaggio sia per l’affittuario quanto per l’inquilino, anche se il rischio che si corre se non si calibra a dovere il vantaggio fiscale è quello di agevolare i grossi proprietari immobiliari.
Dinanzi ad un’emergenza abitativa di proporzioni così notevoli - originata dalla forte sproporzione tra prezzi di locazione e disponibilità  di redditi delle famiglie - che riguarda inevitabilmente anche gli appartenenti al Corpo in servizio sull’intero territorio nazionale e che tocca punte drammatiche nelle grandi città  metropolitane, il Consiglio Centrale di Rappresentanza ha voluto, trovando tra l’altro una tangibile disponibilità  nei vertici del Corpo, che il Comando Generale intraprendesse sul tema una specifica politica per il proprio personale. Dopo una serie d’incontri, è stata creata pertanto, un‘apposita cabina di regia in seno allo Stato Maggiore del Comando Generale con lo specifico compito di individuare, con sondaggi mirati, le concrete esigenze del personale, nonchà© ricercare tutte quelle soluzioni normative ed economiche, rinvenibili a livello centrale e periferico, utili ad intraprendere fattive iniziative.
In altre parole, in piena crisi economica, cui si aggiungono gli effetti devastanti della manovra finanziaria correttiva dei conti pubblici, varata l’estate scorsa, che ha colpito duramente anche le retribuzioni del comparto difesa e sicurezza, il personale con un reddito di 1300/1400 euro al mese che si vede costretto a far fronte a canoni d’affitto non calmierato, non arriva nemmeno alla terza settimana del mese.
Il personale non può certo svolgere un secondo lavoro, violando la legge che esso stesso deve far rispettare, nà© può abbandonare la casa nella quale vive per non diventare moroso e tornare, con un significativo portato di affanni, delusioni e preoccupazioni - con moglie e figli al seguito - nel limbo abitativo della casa paterna.
A questo punto tutti (Amministrazione ed Organismi di rappresentanza) hanno l’obbligo morale di promuovere, per quanto possibile, una serie di interventi che possano attenuare i disagi dell’emergenza abitativa.
La posta in gioco è molto alta e connotata da un carattere sociale estremamente nobile. Bisogna evitare, pertanto, che questi buoni propositi iniziali, per una serie di motivi rimangano lettera morta o, ancora peggio, si trasformino in una politica della casa che non risponde alle reali esigenze del personale. In questo caso, il personale potrebbe addirittura sentirsi tradito ed abbandonato dalla stessa Amministrazione e questo sarebbe devastante in un momento cosi delicato.
Mantenere alto il livello di sensibilizzazione nei confronti dei vertici del Corpo è un compito dei delegati degli organismi della rappresentanza ad ogni livello ma, in particolar modo, dell’organismo centrale. Nessuno, quindi dorma sugli allori.
Potenzialmente, le vie da percorrere sono molteplici e vanno dagli accordi con gli Enti locali, alla riserva di posti nell’edilizia residenziale pubblica o alla realizzazione di cooperative, fino ad arrivare alla stipula di uno specifico protocollo d’intesa con l’ABI per la concessione di mutui a tasso agevolato.
Certamente il Fondo Previdenza ed il Fondo Assistenza dei Finanzieri devono fare la loro parte. E’ senz’altro vero, infatti, che l’obiettivo principale è quello di tutelare, in via prioritaria, i bilanci di questi Enti nell’interesse di tutti gli iscritti, ma è altrettanto certo che bisogna tenere in debita considerazione l’interesse più generale. Quello che si può definire, appunto, la salvaguardia della coesione sociale di un ambiente di lavoro, che inevitabilmente si fonda anche nell’attuare delle concrete politiche assistenziali finalizzate alla riduzione del disagio abitativo del proprio personale. Una condizione originata dalla carenza di disponibilità  di risorse da parte delle famiglie, per poter accedere a locazioni di alloggi nel libero mercato, quindi, a canone pieno.
E’ evidente la difficoltà  di far coincidere utile economico e funzione sociale. D’altro canto, però, le finalità  degli Enti previdenziali ed assistenziali sono abbastanza chiare e non può certo negarsi che la loro potenzialità  potrebbe consentire di sviluppare progetti interessanti che attenuerebbero il disagio del personale.
Le intenzioni che si prospettano sono piene di buoni propositi, ne à© dimostrazione l’iniziativa immobiliare intrapresa nella città  di Bologna. Speriamo, però, che poi i fatti non parlino diversamente.
La procedura di assegnazione e gestione degli immobili dovrà  essere connotata da regole certe e canoni accessibili, ovviamente rapportati alla capacità  economica del personale iscritto al Fondo (Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri). Altrimenti si vanificheranno le finalità  sociali dell’iniziativa.
E’ chiaro che quello che a suo tempo fu definito il progetto-pilota, ossia l’immobile di Nettuno, sembrerebbe non aver reso concreto i frutti agognati dall’Ente in fase di progettazione dell’intervento.
Canoni sensibilmente fuori mercato per un’area periferica distante più di un’ora dal centro di Roma e non rapportati alla capacità  economica del personale per il quale l’iniziativa è stata intrapresa. Inoltre, le procedure di assegnazione non danno all’inquilino la certezza giuridica di una promessa di vendita da parte dell’Ente rendendo, per gli affittuari, l’investimento una scommessa che non consente loro un’attenta ponderazione sull’utilizzo delle risorse a disposizione del bilancio familiare.
Siamo comunque fiduciosi che l’importanza della tematica, supportata dal sostegno di coloro che hanno responsabilità  di comando, incarichi di gestione degli Enti previdenziali o di rappresentanza del personale, possano essere un utile collante capace di portarci sulla strada che permetterà  al personale di vedersi alleviate le difficoltà  derivanti dal problema abitativo.
Non lasciamo, quindi, che al personale del Corpo, che vive il profondo problema della casa ed aspira ad ottenere delle abitazioni a prezzi agevolati, non rimanga altro che affidarsi al motto del nostro Corpo: Nec Recisa Recedit. E, nell’attesa, continuare a sperare.


*Delegati Co.Ce.R. Guardia di Finanza

 

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