INCHIESTA DE IL SOLE 24 ORE: AFFARI AMERICANI DI FINMECCANICA
14 APRILE 2011: AFFARI AMERICANI DI FINMECCANICA
di Claudio Gatti
da http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-04-14/affari-americani-finmeccanica-064444.shtml?uuid=AaRNanOD&fromSearch
Questa è la storia di un manager di Stato e di due faccendieri. Non un manager qualsiasi, nà © due faccendieri come tanti altri. Ognuno dei tre, a modo suo, un fuoriclasse.
Cominciamo con il manager: sposato, tre figlie, tifosissimo della Juventus, Pier Francesco Guarguaglini - Piero per gli amici - a 74 anni è stato appena confermato alla presidenza di Finmeccanica, la sesta maggiore azienda italiana. Da tempo è uno dei manager più pagati e potenti d'Italia. Tra stipendi, bonus e incentivi negli ultimi sette anni ha accumulato quasi 25 milioni di euro. Cavaliere del Lavoro, insignito della Là ©gion d'Honneur francese e membro della Giunta di Confindustria, è stato amministratore delegato di Oto Melara e di Fincantieri, e dall'aprile 2002 è presidente e amministratore delegato di Finmeccanica (carica che cederà  a Giuseppe Orsi).
Veniamo ai faccendieri. Due persone molto diverse per età  e stile ma che in comune hanno il rapporto con Guarguaglini. E la tecnica di arricchirsi creando scatole vuote da "riempire" con commesse di Finmeccanica. Uno si chiama Pierfrancesco Pacini Battaglia, detto Chicchi, e fu uno dei protagonisti di Mani Pulite. Definito dai giudici «il banchiere un gradino sotto a Dio», è stato condannato a sei anni nella vicenda dei fondi neri Eni. A lui dedicheremo la puntata di domani.
Oggi ci occupiamo dell'altro, Lorenzo Cola, detto Lollo, che per Guarguaglini è stato a lungo qui in America, tra New York e Washington. Quarantacinque anni, giubbotto di pelle e tatuaggio sul collo del genere guerrieri maori, a Dio non si è mai avvicinato e non è un banchiere, anche se il suo know how è quello di muovere denaro dietro le quinte. Per ben tre volte le sue attività  sono emerse in altrettante inchieste giudiziarie in Italia: una archiviata, una pendente e la terza che ha portato prima al suo arresto e poi alla sua condanna. Accusato di riciclaggio internazionale in concorso con Gennaro Mokbel, presunto capo dell'associazione per delinquere dell'inchiesta Telecom Sparkle/Fastweb, il 21 marzo scorso ha patteggiato una pena di 3 anni e 4 mesi.
Dopo il suo arresto, nel luglio scorso, il presidente e ad di Finmeccanica ha ammesso di avere rapporti con lui, ma lo ha indicato come un semplice "consulente" portato da Ernst & Young e non persona di sua fiducia. In un comunicato del 10 gennaio 2011, Finmeccanica ha spiegato che «il suo ruolo era essenzialmente limitato a una pur importante acquisizione sul mercato americano e non il millantato ruolo di "consulente globale"».
Il riferimento è all'acquisto della Drs, la società  americana comprata da Finmeccanica nel maggio 2008 per 3,4 miliardi di euro, la più ambiziosa acquisizione della storia del gruppo, fatta nella patria delle maggiori aziende militari del mondo. Per questa operazione Il Sole 24 Ore ha appurato che Guarguaglini si affidò a Lorenzo Cola, persona senza arte nà © parte e priva di qualsiasi professionalità  riconosciuta.
Una plateale dimostrazione della fiducia riposta da Guarguaglini nel faccendiere l'ha avuta chi è stato invitato al ricevimento organizzato dall'ambasciatore italiano Giovanni Castellaneta nella sua residenza di Washington il 19 marzo 2009. Ospiti d'onore: il sottosegretario della Difesa William Lynn e, per l'appunto, l'amministratore delegato di Finmeccanica.
Di quell'evento abbiamo trovato un resoconto ufficiale - con tanto di foto - e una testimonianza. L'ambasciatore aveva accolto tutti con un breve discorso di benvenuto e poi passato il microfono a Guarguaglini. Tra un bicchiere di prosecco e l'altro, Guarguaglini si era intrattenuto con alcuni dei più influenti manager dell'industria militare Usa. E con gli stessi vertici della società  da lui appena acquisita, la Drs. Al suo fianco Lorenzo Cola, l'uomo arrivato a New York e Washington per coordinare la delicatissima e super-riservata attività  di due diligence e consultazione legale da svolgere prima dell'acquisizione della Drs.
«Cola aveva un forte accento, ma il suo inglese era grammaticamente corretto», ricorda una persona presente al ricevimento e al corrente dei fatti. Che commenta: «Mi parve strano che Guarguaglini avesse dato un incarico così sensibile a un esterno. Ma quel rapporto era tanto strano quanto diretto».
Fu Cola a rappresentare Finmeccanica nei confronti di Jeffrey Smith, l'avvocato dello studio legale di Washington Arnold & Porter ed ex direttore legale della Cia che si occupò degli aspetti legali dell'acquisizione per conto del gruppo italiano.
Quel ruolo di sherpa spinse Cola a trascorrere molto tempo negli Stati Uniti. Per questo s'installò a New York, in un appartamento nella Trump Tower, elegante e costoso grattacielo della Fifth Avenue. Alloggio pagato con soldi provenienti da un conto bancario inglese intestato alla società  Pamgard Holding.
Queste informazioni forniscono dettagliate conferme a ciò che è emerso dalle carte dell'inchiesta Telecom Sparkle/Fastweb. In uno degli interrogatori a cui è stato sottoposto dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo lo stesso Cola ha ammesso di essere stato mandato da Guarguaglini in America per gestire l'operazione Drs. E Pamgard Holding è una delle società  offshore che la magistratura ha scoperto essere state usate da Cola per muovere fondi sospetti.
I documenti di quell'inchiesta hanno portato i carabinieri del Ros a concludere che, attraverso il suo commercialista e braccio destro, Marco Iannilli, Cola aveva convinto Mokbel, l'ex senatore del Pdl Nicola Di Girolamo e i loro soci a investire 8 milioni di dollari per fare affari con Guarguaglini/Finmeccanica attraverso un'azienda chiamata Digint.
«Ã ˆ stato evidenziato – si legge in una loro informativa – che l'organizzazione avrebbe corrisposto la somma di 8 milioni di euro circa a Iannilli e a Cola Lorenzo per acquisire quote in diverse società  , che permettessero al sodalizio di entrare nella galassia societaria della Finmeccanica». E sullo «scenario imprenditoriale che l'organizzazione criminale è proiettata a effettuare investendo nel gruppo Finmeccanica», in riferimento a una serie di conversazioni telefoniche, i Ros scrivono di «una riunione programmata a Roma tra il 5 e il 7 maggio 2008 per incontrare l'amministratore delegato della prefata società  , Dr. Guarguaglini».
Ma è dalle conversazioni tra Mokbel e Iannilli che si capiscono gli obiettivi dei due.
Mokbel: «Noi ci siamo incontrati a luglio, non mi ricordo il giorno di luglio, io, e Lorenzo... compriamo una società  ... la riempiamo di contratti...»
Iannilli: «Giusto».
Mokbel: «Dopodichà © questa societa acquisirà  un certo valore. Consistente, importante, e noi vendiamo la nostra quota a... Fin (Finmeccanica)... che è da quantificare in... non so quante decine di milioni».
(...)
Iannilli: «Io penso che la Digint, come azienda, tra tre, quattro anni possa arriva' a vale' 550 milioni di euro».
Mokbel: «Se gliela vendi a Finmeccanica».
Iannilli: «Sì...»
Mokbel: «...certo che si deve impegna' Lollo (Lorenzo Cola ndr)».
In una conversazione successiva con un suo socio in cui ricostruisce uno scambio con Iannilli, Mokbel è più esplicito: «Guarda Ian - gli ho fatto - noi dobbiamo guadagna'. A me interessa guadagna'... L'unica cosa che m'ha detto: "Guarda Ge'... , io te dico che la cosa ... la cosa migliore è che vi mettete d'accordo con Guarguaglini a una citra esorbitante... magari un centinaio de mijoni"».
Il piano descritto era semplice: comprare la Digint, fare in modo che fosse «riempita di contratti» da Finmeccanica grazie alle relazioni che Cola aveva con il suo vertice, e una volta che la società  aveva acquisito valore per via di quelle commesse, venderla allo stesso gruppo di Piazza Monte Grappa.
In carte depositate presso il tribunale di Roma, Il Sole 24 Ore ha trovato svariati riferimenti ai rapporti tra il duo Cola/Iannilli e la Selex Sistemi Integrati, controllata di Finmeccanica amministrata da Marina Grossi, moglie di Guarguaglini. E in particolare, evidenze di triangolazioni sospette con l'Enav, l'Ente nazionale di assistenza al volo. «Gli appalti e i contratti con Enav sono, e sono sempre stati, gestiti in piena e totale trasparenza», ci ha comunicato Finmeccanica, aggiungendo che «l'ingegner Grossi è soltanto iscritta al registro degli indagati».
Anche l'ad di Enav, Guido Pugliesi, sostiene di aver agito sempre in modo legittimo, ma la procura della Capitale lo sta indagando per corruzione e atti contrari ai doveri d'ufficio. Secondo l'accusa, l'uomo di cui Guarguaglini si è avvalso per la più importante acquisizione della sua lunga carriera, quella della Drs, sarebbe stato parte di un giro corruttivo milionario. Che funzionava così: Enav affidava senza gara lavori a Selex, la quale li subappaltava - sempre senza gara - a società  di fiducia di Enav come la Print Sistem, che a sua volta utilizzava sovrafatturazioni con società  estere per pagare in nero Cola o il suo braccio destro Iannilli. Il cerchio si sarebbe infine chiuso con pagamenti di mazzette fatti da questi ai vertici di Enav.
Fin qui la teoria. Vediamo le carte. A cominciare dal verbale dell'interrogatorio di Iannilli. In cui si legge che Cola gli fu «presentato come persona che si muoveva in ambito Selex con capacità  di procurare lavori in tale realtà  » e che lo stesso Cola ha ammesso agli inquirenti «una sovrafatturazione sistemica» e «fatture sovradimensionate per corrompere. Proprio da parte di lannilli».
Il commercialista si sofferma poi sul ruolo giocato dalla Print Sistem, società  di costruzioni di Tommaso Di Lernia, imprenditore anni fa coinvolto nell'inchiesta su Stefano Ricucci e i "furbetti del quartierino". «Print Sistem riceveva buona parte dei lavori in subappalto da Selex, lavori che a Selex venivano affidati da Enav», spiega Iannilli, aggiungendo che «Selex, in persona dell'amministratore delegato Grossi» utilizzò Di Lernia per far approvare a Enav «una forte lievitazione nei costi».
Il pm domanda per quale ragione l'amministratore di Selex si sarebbe servita di Di Lernia per spingere Enav a pagare di più. E Iannilli risponde: «Di Lernia ha sempre mantenuto ottimi rapporti con il board amministrativo di Enav, prima Nieddu e Pugliesi e poi solo Pugliesi. Mi diceva che tali rapporti gli comportavano un sacco di spese. E cioè li pagava. L'utilità  che egli ne traeva, era che Selex, che beneficiava delle sue attività  , subappaltava i lavori alla sua società  - Print Sistem».
Sul ruolo avuto in tutte queste vicende da Pier Francesco Guarguaglini e/o sua moglie Marina Grossi nessun tribunale si è pronunciato. Ma che Cola sia un riciclatore di denaro di provenienza illecita lo ha ammesso lui stesso.
15 APRILE 2011: FINMECCANICA E LE SUE FAVORITE
di Claudio Gatti
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-04-15/finmeccanica-favorite-064443.shtml?uuid=AadCp4OD&fromSearch
Possibile che un manager di Stato del calibro di Pier Francesco Guarguaglini, appena confermato alla presidenza di Finmeccanica, si sia accordato con un faccendiere per fare affari a spese di società  del gruppo da lui stesso amministrato? Nella vicenda di Lorenzo Cola, Lollo per gli amici - il suo "consulente" che il mese scorso è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per riciclaggio e per il quale il gip di Roma ha emesso ieri una nuova ordinanza di custodia cautelare - una risposta non è stata (ancora) data.
Ma certamente è successo in passato. Quando il faccendiere non si chiamava Lollo, bensì Chicchi. Parliamo di Pierfrancesco Pacini Battaglia, condannato a sei anni di reclusione per appropriazione indebita nell'inchiesta sui fondi neri dell'Eni e battezzato dai giudici «il banchiere un gradino sotto a Dio».
E andando a scavare in quel passto, Il Sole 24 Ore ha trovato un risvolto sul presente. Da 100 milioni di euro. Abbiamo infatti scoperto che nel corso degli ultimi 10 anni una società  costituita negli anni 90 da Guarguaglini e Pacini Battaglia ha beneficiato - direttamente o come consorziata - di centinaia di commesse del gruppo Finmeccanica.
Per ricostruire in dettaglio questa storia occorre tornare indietro di una quindicina di anni. A quando Guarguaglini era amministratore delegato della Oto Melara, società  spezzina che il gruppo Finmeccanica aveva acquisito dalla liquidazione dell'Efim per integrarla nell'ambito di un neonato comparto difesa. Il collegamento con Pacini Battaglia fu scoperto casualmente dagli inquirenti nel corso di un'indagine che all'epoca si concluse nel nulla. Anzi, con una richiesta di archiviazione della stessa procura che vi indagò.
A decifrare la natura del loro rapporto fu il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità  organizzata (Scico) della Guardia di Finanza di Firenze, che alla fine di una minuziosa indagine, nel dicembre '97, stese una relazione: «L'accertamento ha permesso di confermare quanto già  esposto circa il disegno criminoso posto in essere dal sodalizio Pacini-Guarguaglini, chiarendone le modalità  operative e individuando le strutture societarie utilizzate. In particolare, dall'esame svolto è emerso, in maniera chiara e inequivocabile, il disegno criminoso ideato dal Pacini Battaglia con la partecipazione del Guarguaglini, rivolto a controllare, tramite alcune società  lussemburghesi certe aziende italiane (Trs, Magint, Neftel)... Tale attività  ... era rivolta a sfruttare l'ormai prossima nomina del Guarguaglini quale "numero uno" dell'Alenia Spa (la controllata di Finmeccanica poi diventata Selex Sistemi Integrati, ndr). In pratica, il Guarguaglini, una volta ricevuta la nomina, avrebbe elargito commesse alle società  controllate anche dal medesimo, tramite le societa costituite insieme al Pacini. Così facendo, il sodalizio in indagine avrebbe distratto, di volta in volta, parte delle disponibilità  economiche dell'Alenia Spa, senza in alcun modo figurare».
Che lo Scico non avesse preso un abbaglio lo dimostrano le intercettazioni e le conversazioni registrate da una microspia che la polizia giudiziaria aveva installato negli uffici della Part.Imm., la società  di Pacini. Il 12 gennaio 1996, il "banchiere un gradino sotto a Dio" ricostruisce così per i suoi soci l'evoluzione del rapporto: «Andai da Guarguaglini e dissi: "Guardiamo di fare una serie di affari". Perchà © sicuramente ... diventa capo di difesa e spazio». Pacini spiega poi ai soci di aver creato scatole vuote come la Magint per ottenere contratti grazie a Guarguaglini. «Io sono andato a parlare con l'Alenia. E l'Alenia non è interessata alla Magint... In Alenia si sostiene che Magint è una stronzata nata ... E se tu fossi amministratore capo dell'Alenia, verresti e mi diresti: "La Magint a noi che ci dà  ?" E io ti risponderei: "Nulla". Perchà © alla Magint non abbiamo nessun progetto nostro. Noi abbiamo solo copicchiato tre o quattro segate... Ti ho detto com'è il discorso. à ˆ che noi si disse: "Si fa la Magint perchà © Guarguaglini diventa capo dell'Alenia... Allora il discorso mi va bene. Ma non cominciamo a montarci... Qui o te diventi capo dell'Alenia, e allora chiami il tuo direttore generale e gli dici: "Questo lavoro lo fa la Magint! Lo potremmo far noi come Alenia, ma per ragioni strategiche lo fa la Magint". Anzi fai di più. Gli ho detto: "Piero... te prendi, vai all'Alenia e dici: dato che spendi 250 miliardi l'anno anche se ne spendi 250 miliardi e 500 milioni e compri il 35%... e dici...è una nostra consociata". Altrimenti facciamola finita: questa società  qui non ha vita... Si può tutta la vita finanziare società  sperando che quello diventi capo? Perchà © c'è anche il rischio che può morire. O che va a finì sotto inchiesta».
Possibile che Pacini Battaglia millantasse una comunanza d'interessi che nella realtà  non aveva? Una serie di telefonate tra i due è eloquente. A partire da quella del 23 febbraio 1996.
Pacini Battaglia: «Devi calcolare quando ti danno l'Alenia in mano».
Guarguaglini: «Ho parlato oggi con Steve (il riferimento è a Bruno Steve, all'epoca amministratore delegato di Finmeccanica, ndr)... Secondo me non me la danno».
PB: «Ti lascia l'Oto?»
G: «L'Oto, e le altre sette di quelle società  ...»
PB: «Pensaci bene, ti dirò, perchà © sei al momento che puoi pigliare quel che vuoi dentro la Finmeccanica. Parliamo seriamente».
G: «Ma va? Sei sicuro?»
PB: «Tu gli devi pigliare quello che ti fa più comodo, ricordatelo bene».
G: «Sì, sì».
PB: «Che noi siamo in grado di farti dare quel che ti fa più comodo... Perchà © tra due mesi c'è il caso che tu non becchi più nulla!».
In un'altra telefonata i due parlano poi di Magint e Trs, due aziende da loro controllate e date da gestire al manager Vincenzo Della Spina.
G: «Bisognerebbe fare una riunione con Della Spina».
PB: «Quando vuoi?»
G: «Se è possibile venerdì... Della Spina sta per avere un ordine di 3/400 milioni direttamente dall'Alenia...»
PB: «Lo prende come Trs?»
G: «No, lo fa in Magint».
PB: «Ah. Perchà © noi si era detto che Della Spina lo lasciamo solo alla Trs e non lo facciamo occupare tanto dalla Magint...»
G: «Ah, beh...»
PB: «Io non ci metto più soldi... questo sia chiaro. Con te noi ne abbiamo versati 400, di cui 200 te e 200 io. Io ne ho versati altri 200 di tasca mia. E dopo non ne metto altri».
G: «Va bene».
PB: «Sai cosa si fa? Fra me e te, si chiude la Magint e si passa tutti gli ordini alla Trs. E si carica la Trs. Perchà © guardiamo di capirsi fra me e te: io sono convinto che gli ordini che l'Alenia fa alla Magint li può risolvere tranquillamente la Trs... E se non sei convinto...»
GP: «Sì, sì sono convinto...»
PB: «A Della Spina la Magint non gli serve un cazzo... si passa l'ordine alla Trs... Meglio avere una società  unica come la Trs che funzioni...»
G: «Va bene!»
PB: «Ricordati bene che la Trs, se tu gli dai fuoco e noi si riesce ad aiutarla, è un'azienda che ti può rendere comodamente un miliardo, due miliardi l'anno!»
G: «Dal primo anno facciamo due miliardi di base».
A mettere un temporaneo stop a questo progetto arrivò l'improvviso arresto dei due il 15 settembre 1996. Per traffico d'armi. Nel corso dell'indagine successiva, la procura spezzina non trovò però evidenze di alcun reato. Ecco cosa si legge nella richiesta di archiviazione datata 10 marzo 1998: «Il proposito di Pier Francesco Guarguaglini non risulta abbia mai avuto concreta esecuzione, concernendo le conversazioni intercettate e riportate nella nota dello Scico, solo espressione di intenti futuri e ancora generici».
Insomma, assieme a Pacini Guarguaglini aveva sì creato una rete di società  alle quali contavano di far avere commesse del gruppo Finmeccanica, ma il piano era rimasto sulla carta. Quindi non poteva che essere prosciolto.
Per la sua carriera di manager di Stato fu solo una fastidiosa parentesi. Dopo 11 giorni fu scarcerato, e dopo appena un mese autorizzato a tornare al lavoro. Dove, pur nelle sue condizioni d'indagato, fu accolto a braccia aperte da Finmeccanica. E, come previsto da Pacini, poco dopo gli fu affidato il comparto difesa.
A questo punto sorge una domanda: ma quella società  che "se aiutata" sarebbe dovuta valere uno o due miliardi di lire all'anno - la Trs - che fine ha fatto?
Abbiamo indagato presso la Selex Sistemi Integrati, la ex Alenia, oggi amministrata dall'ingegnere Marina Grossi, moglie di Guarguaglini. E abbiamo scoperto un contratto datato 23 dicembre 2004, prima che arrivasse Grossi ma quando Guarguaglini era già  ad del gruppo. Per conto di Trs lo firmò Vincenzo Della Spina, lo stesso signore di cui si parlava nelle intercettazioni.
Ma la nostra fonte ci ha spiegato che, nell'ultimo decennio, Trs ha beneficiato soprattutto degli appalti affidati da Selex a un gruppo di aziende di cui faceva parte, il Consorzio Start Spa. Abbiamo così scoperto che tra il 2001 e il 2008 questo consorzio ha ricevuto contratti per circa 100 milioni di euro. L'equivalente di quasi 200 miliardi delle vecchie lire lire.
Dagli "intenti futuri e ancora generici" di cui parlava la procura spezzina nella sua richiesta di archiviazione, negli ultimi 15 anni la Trs è evidentemente passata ai fatti.
Il Sole 24 Ore ha contattato Finmeccanica e ha chiesto quali rapporti l'ingegner Guarguaglini abbia o abbia avuto con la Trs, ma ci è stato detto che «ci sono indagini in corso e non possiamo quindi dare risposta».