MILITARI E CANDIDATI NEL PDL: A MILANO VIOLATO IL CODICE PER LA CAMPAGNA IN DIVISA (Il Riformista)
lunedì 30 maggio 2011
Il Riformista – 29 maggio 2011
MILITARI E CANDIDATI NEL PDL: A MILANO VIOLATO IL CODICE PER LA CAMPAGNA IN DIVISA
di Sonia Oranges
Non l'hanno presa bene i carabinieri di stanza a Milano (e probabilmente nemmeno i finanzieri), vedendosi recapitare ai propri indirizzi di posta elettronica di servizio, la propaganda elettorale dei colleghi candidati del Pdl al consiglio comunale meneghino, in aperta violazione del nuovo codice dell'ordinamento militare approvato lo scorso anno, che vieta ai militari «di svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni, sindacati, organizzazioni politiche o candidati a elezioni politiche e amministrative», e nel caso siano candidati alle elezioni, permette loro di «svolgere liberamente attività  politica e di propaganda», ma solamente «al di fuori dell'ambiente militare e in abito civile», tanto che «sono posti in licenza speciale per la durata della campagna elettorale», per evitare un uso distorto delle forze armate a favore dell'una o dell'altra parte politica.
Dettagli che non devono essere parsi rilevanti a quei candidati che si sono tolti la divisa per correre tra le fila del Pdl, come Gianni Lastella (867 preferenze), che pure è segretario regionale del Co.Ba.R. Lombardia della Guardia di Finanza (l'organo di base di rappresentanza del personale militare), e che lo scorso 10 maggio ha inviato ai suoi colleghi una mail con tanto di "santini" e volantini elettorali allegati. «In questi anni, nella mia qualità  di segretario regionale del Co.Ba.R. Lombardia, mi sono personalmente impegnato con tutte le Rappresentanze militari a rendere note al livello politico le problematiche dei Colleghi e delle loro famiglie che vivono in una città  costosa e complessa come Milano, utilizzando esclusivamente i mezzi messi a disposizione dalle nostre Amministrazioni», ha scritto Lastella, rivelando che le stesse amministrazioni locali del Pdl sono piuttosto sorde alle istanze del proprio elettorato: «Ci siamo imbattuti in primo luogo nella difficoltà  di linguaggio e comprensione tra chi vive una condizione di compressione dei propri diritti, connessa alla delicatissima funzione svolta, e chi percepisce il nostro ruolo di militari come semplici dipendenti statali che, per di più, hanno scarsissima se non inesistente rappresentanza politica».
Non fosse bastata questa missiva a convincere i colleghi-elettori a dargli la preferenza, a dar man forte a Lastella ci ha pensato il maresciallo capo Pasquale Di Nardo, del gruppo di Monza, inoltrando a tutto l'indirizzario della struttura, analoga missiva, lanciandosi pure in un'ardito parallelo tra gli infermieri milanesi e le forze dell'ordine: «Se mancano infermieri (giustamente) gli ospedali milanesi pagano alloggio e indennità  supplementari, cercando con ciò di colmare le carenze d'organico. Se invece mancano i poliziotti a Milano: trasferimenti d'ufficio. Salvo poi vederli scappare appena conseguiti i requisiti minimi per i trasferimenti a domanda. Questa logica si può e si deve invertire». Come? «Non vi nascondo che con il varo del federalismo fiscale (e comunale) ci sono prospettive particolarmente interessanti, soprattutto per chi, come noi, sarà  chiamato a operare si per la sicurezza, ma anche e soprattutto per il recupero del gettito fiscale degli enti locali». Ergo: vota Lastella che ci occuperemo dei trasferimenti e del peso specifico della divisa.
Ma quello di Lastella non è l'unico caso. Una mail più stringata, ma inviata sempre il 10 maggio alla lista chiamata «Squadra Comando», ovvero all'intero indirizzario del Comando dei carabinieri di Milano, con tanto di materiale elettorale in allegato, è stata inoltrata dal luogotenente dell'Arma Giovanni Mola (310 voti), pure lui membro di un organo di rappresentanza (stavolta il Co.Ce.R., che ha carattere nazionale): «Con il Co.Ce.R. abbiamo combattuto pagine significative in battaglia per i giusti diritti di ognuno di Noi. Vi chiedo di volermi aiutare in questa nuova avventura dandomi il vostro voto il 15 e 16 maggio». Una mail giudicata inopportuna da alcuni, se la questione la scorsa settimana è rimbalzata all'attenzione del Co.Ba.R. Lombardia, attraverso una mozione ad hoc in cui si chiede al Comandante dell'Unità  di base se sia a conoscenza dei fatti, se ne sia stata informata l'autorità  garante ministeriale, se vi sia stata una richiesta in proposito e su quali basi sia stata presa l'eventuale decisione di autorizzare un'iniziativa considerata anomala perchà © mette in discussione l'imparzialità  nelle competizioni politiche delle istituzioni militari. E se l'appartenenza al Co.Ce.R. di Mola lo abbia agevolato, creando di fatto una disparità  di trattamento con altri delegati e militari candidati nella Legione Lombardia.
Sulla questione (la cui discussione in seno al Co.Ba.R. è stata rinviata perchà © due delegati hanno fatto mancare il numero legale) è intervenuto anche Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di Polizia (rappresentato in Parlamento dal deputato radicale Maurizio Turco): «La legalità  dell'agire e il rispetto delle regole ci deve essere sempre e in ogni condizione, perchà © se questi dovessero venire a mancare crollerebbe immediatamente quella garanzia per la democrazia che rappresentano coloro che indossano la divisa. Mi auguro che sulla questione la magistratura militare faccia degli accertamenti perchà © se fossero stati utilizzati i mezzi informatici delle amministrazioni per diffondere l'invito a votare e far votare i due delegati della rappresentanza militare, allora si potrebbe configurare anche l'esistenza di ipotesi di reato».