FISCO: TENTANO CONDIZIONARE CONTROLLI, 7 INDAGATI CORRUZIONE. COMMERCIALISTI, FUNZIONARI E ISPETTORE GDF - P4, 'PER GESTIRE INFORMAZIONI SEGRETE E NOMINE'. IL CARABINIERE E GLI 007. GIP, VERTICI RETICENTI - AMBIENTE: TAR SOSPENDE INSTALLAZIONE RADAR GDF

sabato 18 giugno 2011


FISCO: TENTANO CONDIZIONARE CONTROLLI, 7 INDAGATI CORRUZIONE
SONO COMMERCIALISTI, FUNZIONARI AGENZIA ENTRATE E ISPETTORE GDF
(ANSA) - FIRENZE, 17 GIU - Avrebbero tentato di condizionare
l'esito di accertamenti tributari nei confronti di quattro ditte
sottoposte a verifica fiscale: e' l'accusa per la quale sono
finiti sotto inchiesta quattro commercialisti, due funzionari
dell'Agenzia delle entrate di Firenze e un ispettore della
guardia di finanza. Lo rendono noto le fiamme gialle del
capoluogo toscano che hanno condotto le indagini, giunte ora a
conclusione: la procura, si spiega in una nota, ha chiesto il
rinvio a giudizio. I reati contestati sono corruzione,
rivelazione del segreto d'ufficio, abuso d'ufficio e millantato
credito. I fatti risalirebbero al periodo aprile-settembre 2009.
Le indagini sono scattate quando, durante un controllo
fiscale a un carrozziere da parte di una pattuglia della gdf,
sarebbe emerso che quest'ultimo avrebbe consegnato al proprio
commercialista, di Sesto Fiorentino, 5.500 euro da 'girare' ai
verificatori, al fine di accelerare ed alleggerire l'esito degli
accertamenti. In realta' il professionista, dopo aver
rassicurato il cliente sul buon esito dei suoi contatti,
inesistenti, con i militari, si sarebbe rivolto a un maresciallo
delle fiamme gialle suo amico ed estraneo ai controlli in corso,
affinche' prendesse informazioni sull'andamento della verifica e
facesse il possibile perche' alcune irregolarita' non venissero
rilevate come conseguenza di un suo errore. Per questo 'favore'
il commercialista, con il concorso di un altro collega, avrebbe
regalato al militare 1.500 euro. Tutto questo, spiega la gdf,
non e' servito a nulla: la verifica fiscale e' andata avanti
regolarmente e si e' conclusa con un verbale di 400.000 euro di
redditi imponibili e recuperi, per Iva dovuta e non versata, per
oltre 115.000 euro a carico della ditta ispezionata.
L'inchiesta poi ''si e' allargata via via - spiega la gdf -
su una serie di pressioni e sollecitazioni poste in essere da un
gruppo di professionisti che si adoperavano in favore di loro
clienti per 'ammorbidire' controlli fiscali''. In particolare
sono emersi i rapporti intrattenuti tra altri due commercialisti
e un funzionario della direzione provinciale dell'Agenzia delle
entrate di Firenze finalizzati ad acquisire informazioni
riguardo le verifiche e gli accertamenti fiscali in corso e per
alleggerirne l'esito finale. In particolare, cio' e' avvenuto
per un controllo nei confronti di un ottico e di un commerciante
all'ingrosso di preziosi. Lo stesso funzionario dell'Agenzia
delle entrate, inoltre, tramite una collega, avrebbe accettato
buoni di benzina per l'interessamento in favore di un
rivenditore di prodotti petroliferi, sottoposto ad accertamento
tributario.
(ANSA).

P4, 'PER GESTIRE INFORMAZIONI SEGRETE E NOMINE'
INQUIRENTI, 'ANCHE INTERFERENZE SU ORGANI COSTITUZIONALI'
(ANSA) - NAPOLI, 15 GIU - Un'attivita' di dossieraggio
clandestino con l'obiettivo - sostengono i pm di Napoli - di
gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto
istruttorio: una vera e propria ''associazione a delinquere'',
si legge nel capo di imputazione, finalizzata anche a
controllare appalti e nomine. Questo l'obiettivo con il quale
sarebbe sorta la cosiddetta P4, che ad avviso degli inquirenti
avrebbe anche interferito sulle funzioni di organi
costituzionali, condizionandone le scelte
Ad accendere i riflettori sui partecipanti e le modalita'
dell'associazione segreta la Procura della Repubblica di Napoli
con un'indagine avviata dai pm Francesco Curcio ed Henry John
Woodcock. Le ordinanze di custodia cautelare agli arresti
domiciliari per l'uomo d'affari Luigi Bisignani, per il
parlamentare del Pdl Alfonso Papa e per il sottufficiale dei
carabinieri Enrico la Monica sono l'epilogo di un'attivita'
indagine caratterizzata anche da numerose perquisizioni e
dall'ascolto di testimoni eccellenti.
I provvedimenti emessi oggi rappresentano una svolta sul
fronte dell'inchiesta, nella quale finora risultano numerosi
indagati, di cui quattro con le accuse piu' gravi: oltre a Papa,
all'ex giornalista Luigi Bisignani (definito nell'imputazione un
''soggetto piu' che inserito in tutti gli ambienti istituzionali
e con forti collegamenti con i servizi di sicurezza'') e al
carabiniere di Napoli La Monica, anche l'assistente della
Polizia di Stato Giuseppe Nuzzo, in servizio al commissariato di
Vasto Arenaccia.
Tutti e quattro, insieme ad altri appartenenti alle forze di
polizia in corso di identificazione, avrebbero dato vita -
secondo l'accusa - ad una organizzazione a delinquere
finalizzata a compiere un numero indeterminato di reati contro
la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della
giustizia. In due modi, stando agli atti dell'inchiesta: da un
lato, acquisendo in ambienti giudiziari napoletani informazioni
riservate e secretate relative a delicati procedimenti penali in
corso e, dall'altro, notizie riguardanti 'dati sensibili' e
personali su esponenti di vertice delle istituzioni ed alte
cariche dello Stato. Informazioni e notizie che sarebbero state
gestite ed utilizzate in modo ''illecito'', scrivono i pm, con
lo scopo ultimo di ottenere ''indebiti vantaggi ed utilita'''.
Gli indagati, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbero
poi dato vita ad una associazione segreta, vietata dall'articolo
18 della Costituzione, nell'ambito della quale avrebbero svolto
''attivita' dirette ad interferire sull'esercizio delle funzioni
di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad
ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonche'
di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale''.
Il sottufficiale dell'Arma La Monica, in particolare, avrebbe
rivelato in piu' occasioni notizie coperte da segreto (raccolte
anche presso altri appartenenti alle forze dell'ordine) in
cambio della promessa di essere sponsorizzato per l'assunzione
all'Aise, i servizi segreti militari.
Tra gli altri indagati, a vario titolo, anche il direttore
dell'Avanti Valter La Vitola, l'imprenditore Angelo Chiorazzo e
Raffaele Balsamo, titolare di alcuni negozi nei quali risultano
essere state acquistate schede telefoniche cellulari utilizzate
da Papa e Bisignani ma intestate fittiziamente a terze persone.
Ad avviso degli inquirenti il quadro indiziario e' gia'
''nitido'' - grazie alle intercettazioni e all'attivita'
investigativa svolta - ed avrebbe portato alla luce un ''sistema
criminale'' ben congegnato e co-gestito ''sia da soggetti
formalmente estranei alle Istituzioni pubbliche e alla pubblica
amministrazione sia, invece, da soggetti espressione delle
Istituzioni dello Stato'', tra i quali vengono indicati
''parlamentari della Repubblica, appartenenti alle forze
dell'ordine'' ed anche ''faccendieri''.
Tra i testimoni eccellenti ascoltati anche il sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il ministro Mara
Carfagna, il presidente del Copasir, Massimo D'Alema, il vice
presidente di Fli, Italo Bocchino, l'ex dg della Rai, Mauro
Masi, il direttore centrale delle Relazioni esterne di
Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, il direttore dell'Aise, Adriano
Santini. (ANSA).

P4:IL CARABINIERE E GLI 007. GIP, VERTICI RETICENTI
BISIGNANI,BERLUSCONI PARLO CON AISE; LAVITOLA, CHI DECIDE E' LETTA
(ANSA) - ROMA, 16 GIU - E' anche per le ''reticenze'' dei
vertici dell'Aise, sentiti dai pm, che l'indagine sulla P4 non
e' riuscita, ''allo stato'' ad accertare chi e perche'
raccomando' ai servizi segreti il carabiniere Enrico La Monica,
la 'fonte' che secondo l'accusa rivelava al parlamentare del Pdl
Alfonso Papa le notizie giudiziarie coperte da segreto.
I tentativi del militare, attualmente latitante in Senegal,
di passare all'Aise sono raccontati dal Gip Luigi Giordano nelle
263 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei
confronti dello stesso La Monica, dell'ex giornalista Luigi
Bisignani e del parlamentare del Pdl.
Ad indicare un possibile canale e' lo stesso Bisignani, il 9
marzo scorso. ''Il Papa mi disse che La Monica si era rivolto al
Lavitola (il direttore de L'Avanti, ndr) per essere raccomandato
per entrare all'Aise; tale circostanza me l'ha riferita il
colonnello Sassu che mi disse che il Lavitola aveva raccomandato
il maresciallo a Berlusconi che aveva poi parlato con qualcuno
dell'Aise''. Versione ritenuta ''verosimile'' dal gip
nell'ordinanza. Tra l'altro, nel corso di una perquisizione
nell'ufficio del direttore de L'Avanti e' stato sequestrato il
curriculum del carabiniere con un appunto che conteneva la
richiesta di assegnazione all'Aise. Anche il colonnello Sassu
conferma parte della versione. Nell'interrogatorio riferisce
infatti che ''mi arrivo' dalla segreteria del Presidente del
Consiglio il curriculum del suddetto maresciallo (La Monica) che
aspirava ad entrare nei servizi di sicurezza, che io ho girato
insieme ad altri all'Aise''.
Lavitola pero' smentisce ''categoricamente'', sottolineando
che si tratta di affermazioni frutto della ''fervida fantasia''
di Bisignani. Anche davanti ai pm il direttore de L'Avanti, nega
tutto. La Monica, ha messo a verbale, ''mi chiese di aiutarlo ad
entrare nei servizi...in un secondo tempo, poi, lui mi disse che
aveva trovato un'altra segnalazione per entrare ai servizi...''.
E poi aggiunge: '' io comunque avrei potuto fare ben poco dal
momento che e' noto che in Italia chi decide effettivamente su
tutto cio' che riguarda i servizi, civili e militari, e' Gianni
Letta con il quale io non sono in buoni rapporti''. Ma Lavitola,
annota il Gip nell'ordinanza, ''non ha raccontato tutto ai pm''.
Non ha parlato, ad esempio, dei due appuntamenti presi con La
Monica il 5 e il 7 ottobre 2010. Fatto sta che La Monica viene
chiamato dai vertici dei servizi. ''E' stato realmente
contattato dai capi dei servizi segreti militari - scrive il Gip
nell'ordinanza - proprio all'inizio di ottobre 2010''.
La conferma arriva da uno dei vertici del servizio, il
generale Giuseppe Santangelo, sentito dai pm Curcio e Woodcock
il 2 dicembre 2010. ''Ricordo di aver incontrato nei primi
giorni di ottobre il maresciallo La Monica per averlo convocato
presso il mio ufficio perche' il suddetto era interessato a
transitare negli organismi di sicurezza''. Lo chiamai, aggiunge
Santangelo, ''sul telefono cellulare che era segnato sul
curriculum che mi fu dato da qualcuno che in questo momento non
ricordo chi fosse...ci limitammo ad un colloquio molto breve e
cio' perche' io non avevo e non ho alcuna autorita' per
deliberare l'immissione di personale...ripeto che non ricordo da
chi mi fu segnalato e chi mi diede il suo curriculum; mi riservo
di fornirvi informazioni piu' dettagliate al piu' presto''.
Informazioni che non arrivano. Tanto che, annota il Gip,
''Santangelo ha inviato una nota datata 3 dicembre 2010 nella
quale ha ribadito la circostanza - francamente inverosimile - di
non ricordarsi, a distanza di pochissimo tempo, chi gli avesse
raccomandato La Monica, per il quale peraltro era stato anche
seguito un iter del tutto particolare rispetto al normale
percorso di reclutamento presso l'Aise''.
Anche il capo dell'Aise, il generale Adriano Santini, sentito
il 15 dicembre, non fornisce quelle informazioni e dice di ''non
conoscere o di aver mai sentito parlare'' sia di Papa che di
Lavitola. ''Ho sentito parlare per la prima volta del La Monica
- mette a verbale - quando, qualche giorno fa, me ne ha parlato
il generale Santangelo a seguito dell'interrogatorio reso da lui
dinnanzi a voi; prima non avevo mai sentito parlare del suddetto
La Monica''. E, cosi' come per Santangelo, ''anche la richiesta
formale'', rivolta al generale Santini dai pm ''di svolgere
all'interno del suo ufficio ogni accertamento'' per capire da
dove provenisse la raccomandazione di La Monica, annota il gip,
''non e' stata evasa''. ''Riserbo e reticenze - conclude il
giudice - per le quali non e' stato possibile accertare chi
abbia segnalato il carabiniere''.
A promettere a La Monica un intervento per farlo entrare
all'Aise e' stato anche lo stesso Papa. Lo racconta l'avvocato
Patrizio Della Volpe, che dice di aver accompagnato il
carabiniere dal parlamentare. ''So che anche Papa aveva promesso
a La Monica che lo avrebbe aiutato ad entrare nei Servizi
tramite un soggetto che mi pare si chiami La Motta o Motta o
qualcosa del genere...''. (ANSA).

AMBIENTE: TAR SOSPENDE INSTALLAZIONE RADAR GDF NEL SALENTO
(ANSA) - LECCE, 17 GIU - Il Tribunale Amministrativo
Regionale di Lecce ha accolto oggi la domanda cautelare di
Legambiente Onlus e ha sospeso il parere della Soprintendenza e
gli atti conseguenti relativi all'installazione del radar della
Guardia di Finanza a Gagliano del Capo, nel Salento.
A distanza di 20 giorni, dopo che un decreto del 27 maggio a
firma del presidente della Prima sezione, Antonio Cavallari,
aveva gia' sospeso i lavori di installazione del radar costiero
di profondita' in attesa di discutere all'udienza del 15 giugno,
il Tar di Lecce - informa Legambiente Onlus - ''ha sospeso
nuovamente i lavori di installazione dell''ecomostro' in
localita' 'Sciuranti' di Gagliano del Capo, confermando quanto
gia' deciso''. Il provvedimento giunge dopo la Camera di
Consiglio del 15 giugno scorso in cui gli avvocati Mario
Tagliaferro ed Anna Baglivo, curatori del ricorso per conto di
Legambiente Onlus, avevano esposto le ragioni che inficiano la
legittimita' di tutto il procedimento di autorizzazione,
contrariamente a quanto sostenuto dalle Amministrazioni statali
e dalla societa' appaltatrice Almaviva S.p.A. (rappresentate
rispettivamente dall'Avvocato dello Stato Simona Libertini e dal
prof. Ernesto Sticchi Damiani).
In particolare, i giudici amministrativi hanno censurato il
parere, obbligatorio e vincolante, rilasciato dalla
Soprintendenza di Lecce che, come si legge nelle motivazioni
dell'ordinanza, ''non e' stato reso a tutela dell'interesse
paesaggistico ma delle esigenze della difesa nazionale cioe' di
un interesse che non poteva, per assenza delle necessarie
cognizioni, e non doveva essere valutato da quell'Autorita'''.
Infatti, come si evince dal ricorso dei legali Tagliaferro e
Baglivo, la Soprintendenza di Lecce pur avendo giudicato ''il
contesto interessato di notevole valore paesistico costituito da
macchie verdi ed essenze locali e per la presenza inoltre di
antichi resti preistorici, monumentali e dei caratteristici
trulli, che formano un quadro panoramico di eccezionale
importanza nonche' un complesso di immobili avente valore
estetico e tradizionale'', aveva fatto ugualmente pervenire
parere favorevole ''in via del tutto eccezionale tenuto conto
degli interessi della difesa nazionale''. Per il Collegio
Giudicante ''cio' invalida il parere reso dalla Soprintendenza,
il successivo nulla osta comunale e gli atti conseguenti''.
Il comitato antiradar e le associazioni hanno accolto
positivamente l'ordinanza che arriva - afferma il presidente del
Circolo Legambiente "Capo di Leuca", Valerio Ferilli - ''dopo
mesi di forte preoccupazione espressa con sit-in sul sito di
installazione e manifestazioni''.(ANSA).


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