NUOVO FILONE DELL'INCHIESTA P4, INDAGATO IL GENERALE MICHELE ADINOLFI, IL NUMERO 3 DELLA GDF: VIOLAZIONE DI SEGRETO INVESTIGATIVO (www.ilsole24ore.com)

domenica 26 giugno 2011

Da http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-26/indagato-numero-081234.shtml?uuid=AaJCJ7iD


E' il nuovo filone dell'inchiesta P4 e si rivela esplosivo: violazione di segreto investigativo imputato al capo di Stato maggiore della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, generale di corpo d'armata. E con lui entra nell'inchiesta anche Pippo Marra, proprietario dell'agenzia di stampa Adn Kronos, indagato.

Sono entrambi citati nei verbali degli interrogatori di Luigi Bisignani, l'uomo d'affari protagonista dell'inchiesta, imputato anche lui dello stesso reato così come il deputato Alfonso Papa (Pdl) e il maresciallo del Ros Enrico La Monica che nell'appello dei Pm al riesame è accusato anche di corruzione. Il capitolo delle fughe di notizie, per i pm Francesco Curcio e John Henry Woodcock, diventa in sostanza un secondo blocco d'indagine, il più odioso: perché nasce all'interno della stessa indagine. Un'indagine sull'indagine, insomma. Alla ricerca della talpa che si nasconde nella squadra della polizia giudiziaria di cui si avvalgono i pm: finanzieri, appunto.

Uno dei fatti più clamorosi accade il 22 giugno. Davanti al pm Curcio, ci sono a confronto l'onorevole Marco Milanese (già  ufficiale della Gdf) e Adinolfi. Ma il generale di corpo d'armata della Finanza arriva all'incontro con l'avvocato Enzo Musco mentre Milanese è solo. Il generale, dunque, è già  indagato, altrimenti si sarebbe presentato da solo, mentre Milanese - coinvolto in un'altra indagine a Napoli condotta dal pm Vincenzo Piscitelli - risulta testimone nell'inchiesta P4. Il confronto tra i due è di fuoco perché Milanese, in sostanza, conferma il contenuto di un'audizione svoltasi circa tre mesi fa con gli stessi pm.

In quell'incontro raccontò ai pubblici ministeri che, in una cena dove erano presenti diverse persone, Adinolfi gli avrebbe riferito che i pm di Napoli indagavano su Bisignani. E lo stesso Adinolfi, secondo Milanese, aggiunse che a quel punto aveva detto a Marra di avvisare il lobbysta. Il generale della Guardia di Finanza, davanti ai pm, protesta con tutta la forza la sua totale innocenza e attacca furibondo Milanese, chiedendogli più volte di ritrattare un racconto che di fatto è un'accusa micidiale. A oggi, ma evidentemente da tempo, il numero tre della Finanza risulta dunque indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento personale.

Notizie che gli sarebbero arrivate, secondo le ipotesi dei pm, da un altro generale della Gdf, il comandante interregionale dell'Italia meridionale Vito Bardi, in servizio a Napoli, anche lui indagato, che ha chiesto che si proceda per calunnia nei confronti di Bisignani e di eventuali altre persone che lo accusano. E' il secondo anello della catena gerarchica. Resta da scoprire, se l'ipotesi accusatoria fosse confermata, chi informava Bardi. Ma il vertice dalla Finanza afferma la sua totale innocenza ed estraneità  nei confronti di ogni addebito. Adinolfi, sentito dai pm, ha respinto ogni accusa.

Nel verbale degli interrogatori di Bisignani emergono però le tracce di quella che oggi è l'ipotesi accusatoria. Il lobbysta, a proposito dei rapporti tra alti ufficiali della GdF e il deputato Alfonso Papa, il 9 marzo afferma tra l'altro: «Ricordo bene che quando io dissi a Papa della notizia che avevo appreso (e relativa all'esistenza di un procedimento giudiziario a carico del parlamentare, ndr), Papa mi disse che avrebbe chiesto informazioni a Napoli e mi disse che avrebbe parlato con un certo generale Bardi della Guardia di Finanza».

E poi ancora sostiene che «non c'è dubbio che i canali informativi del Papa erano prevalentemente nella Guardia di Finanza». E' un fatto, del resto, che nell'agenda di Papa, agli atti giudiziari e trovata in una pen drive sequestrata alla moglie di La Monica, ci siano i nomi di una ventina di alti ufficiali della Guardia di Finanza, a partire dallo stesso Adinolfi, di cui si trova cellulare e numero della segreteria. E nell'interrogatorio di garanzia il gip Giordano incalza Bisignani sulla fuga di notizie e gli chiede di Marra. Bisignani prova a parlare di inchiesta dei casalesi e di Milanese, ma sembra chiaro, a leggere il verbale, che pm e gip hanno già  ben chiaro il quadro delle ipotesi accusatorie.

Ci sono, del resto, altri indizi che confermano iil problema della fuga di notizie. Come il fatto che Woodcock e Curcio, dopo i primi esempi di violazioni del segreto investigativo decidono di scomporre la squadra di polizia giudiziaria in tre sottogruppi, affinchè ciascuno segua un filone senza scambio con gli altri e i rischi di indiscrezioni si riducano. Entrano così in campo i carabinieri del Noe, il comando per la Tutela dell'ambiente guidato dal colonnello di Caprio, noto come «Capitano Ultimo». Ma anche la Dia, direzione investigativa antimafia, che fa riferimento al Dipartimento di Pubblica sicurezza. Nella stessa indagine di Piscitelli su Milanese la squadra delle Fiamme Gialle è stata sostituita con i colleghi della Polizia

 


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