P4: TREMONTI "DISSI A GDF MENO SALOTTI, MENO PALAZZI." VOCI RAPPORTI AMICIZIA PREMIER-ADINOLFI; MINISTRO A PM, IO MI RELAZIONO SOLO CON COMANDANTE FIAMME GIALLE. TREMONTI, MAI DETTO PREMIER VOLEVA FARMI FUORI CON GDF. COCER, GDF RESTA NOSTRA STELLA POLARE

sabato 09 luglio 2011

P4: TREMONTI A PM, DISSI A GDF MENO SALOTTI, MENO PALAZZI
MINISTRO NELL'INTERROGATORIO DEL 17 GIUGNO AI PM DI NAPOLI
(ANSA) - NAPOLI, 8 LUG - Il ministro dell'Economia Giulio
Tremonti disse al comandante generale della Guardia di Finanza
''meno salotti, meno palazzi, consegne in caserme''.
L'espressione e' contenuta nel verbale di interrogatorio in
qualita' di persona informata dei fatti che Tremonti ha reso il
17 giugno scorso ai pm di Napoli Curcio e Woodcock nell'ambito
dell'inchiesta sulla P4 e che e' stato allegato all'indagine su
tangenti in cui e' coinvolto l'ex consulente di Tremonti, Marco
Milanese.(ANSA).


P4: TREMONTI A PM, DISSI A GDF MENO SALOTTI, MENO PALAZZI (2)
(ANSA) - NAPOLI, 8 LUG - I pm chiedono a Tremonti delle
eventuale esistenza di cordate contrapposte all'interno della
Guardia di Finanza. ''A distanza di qualche tempo mi vado piu'
sempre convincendo - risponde il ministro, nel verbale di
interrogatorio come persona informata dei fatti di cui l'ANSA
conosce il contenuto - del fatto che la rimozione
dell'impedimento di legge a che gli alti ufficiali della Gdf
potessero ricoprire l'incarico di comandante generale e' stata,
per un verso, positiva, perche' al vertice del Corpo viene
nominata persona che conosce le problematiche dello stesso e ha
le necessarie competenze, ma ha portato anche conseguenze
negative, nel senso che si sono creati meccanismi di
competizione tra possibili candidati, meccanismi potenzialmente
negativi''. (SEGUE)


P4: TREMONTI A PM, DISSI A GDF MENO SALOTTI, MENO PALAZZI (3)
(ANSA) - NAPOLI, 8 LUG - ''Voglio essere chiaro - ha spiegato
il ministro - gli alti ufficiali nella prospettiva di diventare
comandanti generali hanno preso a coltivare relazioni esterne al
Corpo che non trovo opportune: piu' esattamente c'e' il rischio,
la tendenza di eccesso di competizione''.
''Mi sono permesso nella mia qualita' di ministro, qualche
tempo dopo la nomina del primo comandante generale appartenente
al Corpo, avendo verificato o avendo avuto voce di un certo
attivismo relazionale di alcuni generali in servizio a Roma si
suggerire al Comandante generale di dare alcune direttive nel
senso di avere un tipo di vita piu' sobria. Gli dissi: 'meno
salotti, meno palazzi, consegne in caserma' ''.
''Ribadisco che nella mia funzione, anche memore di alcune
polemiche passate, ho sempre evitato di avere rapporti diretti
di tipo operativo con alti ufficiali della Gdf. Applicando
correttamente la legge ho ritenuto giusto limitare la mia
funzione a quella di indirizzo esercitando la stessa
direttamente ed esclusivamente verso il comandante generale''.
(ANSA).

P4: TREMONTI, VOCI RAPPORTI AMICIZIA PREMIER-ADINOLFI
MINISTRO A PM, IO MI RELAZIONO SOLO CON COMANDANTE FIAMME GIALLE
(ANSA) - NAPOLI, 8 LUG - ''Avevo gia' voci del rapporto di
amicizia o comunque di conoscenza di Adinolfi con il presidente
Berlusconi, attesa la comune passione per il Milan''. Cosi' il
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, risponde ai pm di
Napoli che gli fanno ascoltare una telefonata tra il capo di
stato maggiore della Guardia di finanza, generale Michele
Adinolfi ed il premier risalente al 7 giugno scorso. E ai pm che
gli chiedono se rientra nella ''fisiologia istituzionale'' un
rapporto diretto tra il premier ed il capo di stato maggiore
della Gdf, Tremonti risponde: ''Mi attengo a criteri
istituzionali diversi e cioe' mi relaziono solo con il
comandante generale del corpo che, sia detto per inciso, e'
persona che stimo particolarmente''. (SEGUE)


P4: TREMONTI, VOCI RAPPORTI AMICIZIA PREMIER-ADINOLFI (2)
(ANSA) - NAPOLI, 8 LUG - Ai pm Tremonti racconta che fu Marco
Milanese a parlargli di una cena a Napoli a cui avrebbero
partecipato, oltre al generale Adinolfi, anche persone vicine al
presidente del Consiglio. ''In quel contesto - dice -
rappresentai al presidente Berlusconi, in modo, devo ammetterlo,
caratterialmente reattivo, tra l'altro, la situazione di
conflittualita' in cui si trovano alcune figure di vertice della
Gdf''.
A Berlusconi, prosegue la deposizione del ministro, ''ricordo
che feci il nome di Adinolfi. Piu' esattamente, ricordandomi di
una cena a Napoli gli dissi: 'chiedi conferma ad Adinolfi'. Si
tratto' di uno sfogo, non avendo io elementi per valutare i
comportamenti di Adinolfi sotto il profilo deontologico''. Ai
magistrati che gli chiedono se alla cena fossero presenti Paolo
Berlusconi e Adriano Galliani, Tremonti risponde che
''probabilmente Milanese mi fece questi nomi, ma non ne sono
sicuro''. (ANSA).

P4:TREMONTI A BERLUSCONI,NON SARO' VITTIMA METODO BOFFO
MINISTRO, VOCI RAPPORTI PREMIER-ADINOLFI. A GDF, 'MENO PALAZZI'
(ANSA) - NAPOLI, 8 LUG - Nella migliore delle ipotesi una
discussione animata, partita dalle diversita' di vedute sui
conti pubblici e sulla manovra economica e finita con un
messaggio chiaro ed esplicito: non saro' vittima del metodo
Boffo. Dall'interrogatorio del ministro dell'Economia Giulio
Tremonti - sentito dai pm napoletani Francesco Curcio ed Henry
John Woodcock come persona informata sui fatti nell'ambito
dell'inchiesta sulla P4 - emergono i contrasti tra il titolare
dell'Economia e Silvio Berlusconi.
Cosi' come e' molto dettagliata l'analisi che il ministro
Tremonti fa della situazione all'interno della Guardia di
Finanza, finita al centro della bufera perche' e' all'interno
del Corpo - stando alle accuse contenute sia nell'ordinanza
d'arresto per Bisignani e del deputato Alfonso Papa sia in
quella per il parlamentare del Pdl Marco Milanese - che vanno
cercate le 'talpe' responsabili della fuga di notizie. Ed e'
proprio da qui che partono i pm, sentendo Tremonti domenica 17
giugno nella sede della Dia a Roma.
Al ministro, Curcio e Woodcock chiedono se sappia qualcosa di
presunte ''cordate contrapposte'' di alti ufficiali all'interno
della Gdf. ''Tutto sommato, a distanza di qualche tempo -
risponde Tremonti - mi vado sempre piu' convincendo del fatto
che la rimozione dell'impedimento di legge a che gli alti
ufficiali della Gdf potessero ricoprire l'incarico di comandante
generale e' stata per un verso positiva, poiche' al vertice del
Corpo viene nominata persona che conosce le problematiche...ma
ha portato anche conseguenze negative, nel senso che si sono
creati meccanismi di competizione tra possibili candidati''. In
sostanza i generali, nella prospettiva di diventare comandanti,
''hanno preso a coltivare relazioni esterne al corpo che non
trovo opportune''. Di queste 'frequentazioni' Tremonti rivela di
averne parlato con l'attuale comandante Nino Di Paolo, il primo
a provenire dalle Fiamme Gialle e ''persona che stimo
particolarmente''. ''Nella mia qualita' di ministro...mi sono
permesso di suggerire - dice - di dare alcune direttive, nel
senso di avere un tipo di vita piu' sobria. Possiamo dire che
gli dissi: 'meno salotti, meno palazzi, consegne in caserma'.
E' a questo punto che l'interrogatorio vira decisamente sui
rapporti con il premier. I pm gli fanno sentire la telefonata
del 7 giugno scorso tra il capo di Stato maggiore della Gdf, il
generale Michele Adinolfi (indagato nell'inchiesta della P4 per
rivelazione del segreto e favoreggiamento) e Berlusconi e gli
chiedono se quest'ultimo avesse utilizzato strumentalmente le
Fiamme Gialle contro di lui. ''Non ho mai detto a Berlusconi -
risponde Tremonti - che lui mi voleva far fuori tramite la Gdf.
Ritengo che Berlusconi abbia fatto un erroneo collegamento fra
diverse frasi da me pronunciate'.
Poi i magistrati chiedono se della situazione all'interno
delle Fiamme Gialle Tremonti ne avesse parlato con il premier. E
il ministro ammette di averlo fatto ''in modo caratterialmente
reattivo'': ''Si tratto' di uno sfogo''. ''Con il presidente del
Consiglio ebbi una discussione..., seguito di precedenti
discorsi sulla politica in generale, sulla manovra di pareggio
economica...pochi giorni prima della conversazione - mette a
verbale il ministro -...Io e il presidente del Consiglio
manifestammo posizione diverse sulla politica di bilancio'' e ad
un certo punto Berlusconi manifesto' ''posizioni fortemente
critiche in ordine alla mia attivita' di ministro''. Le parole
del premier, assieme al fatto che ''in parallelo su alcuni
settori della stampa si manifestava una tendenza, una spinta
alle mie dimissioni se non avessi modificato le mie posizioni'',
fecero scattare la reazione di Tremonti: ''manifestati la mia
refrattarieta' ad essere oggetto di campagne stampa tipo quella
'Boffo'. Cio' trovava riscontro in voci di Parlamento che mi
sono permesso di segnalare al Premier''. Piu' avanti il ministro
precisa che il suo riferimento non alludeva ''all'utilizzazione
di notizie di carattere giudiziario e riservate per fini
strumentali'' bensi' ''alla propalazione sui mass media di
notizie riservate e/o infondate atte a screditare chi viene
preso di mira''.
Un'altra stoccata al premier arriva quando il ministro
affronta il rapporto tra Adinolfi e Berlusconi. La telefonata
tra i due ''non mi sorprende - mette a verbale - poiche' avevo
gia' voci in Parlamento del rapporto di amicizia o comunque di
conoscenza di Adinolfi con il presidente Berlusconi, attesa la
comune passione per il Milan''. Ma quando gli chiedono se
rientra nella ''fisiologia istituzionale'' un ''rapporto
diretto'' tra presidente del Consiglio e capo stato maggiore
della Gdf, lui risponde cosi': ''per quanto di mia competenza,
mi attengo a criteri istituzionali diversi, e cioe' mi relaziono
solo con il comandante generale del Corpo''. (ANSA).

TREMONTI, MAI DETTO PREMIER VOLEVA FARMI FUORI CON GDF
A PM, CREDO CHE BERLUSCONI ABBIA FATTO ERRONEO COLLEGAMENTO
(ANSA) - NAPOLI, 8 LUG - ''Non ho mai detto a Berlusconi che
lui mi voleva far fuori tramite la Guardia di Finanza''.
Risponde cosi' il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ai
magistrati napoletani che gli hanno appena fatto ascoltare la
telefonata del 7 giugno tra il capo di stato maggiore della
Finanza, generale Michele Adinolfi, e lo stesso presidente del
Consiglio.
''Ritengo - aggiunge il titolare dell'Economia a proposito
della telefonata che ha appena ascoltato - che Berlusconi abbia
fatto un erroneo collegamento fra diverse frasi da me
pronunciate''.(ANSA).

CASO MILANESE: COCER, GDF RESTA NOSTRA STELLA POLARE LOTTE INTERNE FISIOLOGICHE
Roma, 7 lug. (Adnkronos) - "La Guardia di finanza e' la nostra stella polare. Un conto sono le persone, un altro sono le istituzioni. Ecco, la Gdf deve venire prima di tutto". Cosi' il presidente del Cocer per le Fiamme gialle, il generale Domenico Minervini, commenta all'Adnkronos le ultime novita' emerse dall'inchiesta sulla cosiddetta P4. ''Si parla di cordate interne alle fiamme gialle. Le lotte interne - sostiene il generale Minervini - sono fisiologiche nei grandi gruppi, fanno parte delle dinamiche interne".

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