AFGHANISTAN, IL SERGENTE MICHELE SILVESTRI UCCISO CON UN COLPO DI MORTAIO: L'OMAGGIO DEFERENTE DI FICIESSE AL SOLDATO E LE CONDOGLIANZE COMMOSSE ALLA FAMIGLIA
Ancora un Soldato italiano che cade nell’adempimento del suo dovere. Salutiamo con commozione e rispetto il Sergente Michele Silvestri, ucciso ieri in Afghanistan da un colpo di mortaio, che lascia un figlio piccolo a Monte Procida, ci stringiamo con affetto intorno alla su a Famiglia e speriamo di cuore che i cinque colleghi feriti possano ristabilirsi nel più breve tempo possibile.
ATTACCO A BASE ITALIANA IN AFGHANISTAN, UN MILITARE MORTO E ALTRI CINQUE FERITI
L'agguato è avvenuto a colpi di mortaio. La vittima è un sergente di 33 anni del Genio guastatori di Caserta
MILANO - Un soldato italiano è morto e altri cinque sono rimasti feriti a seguito di un attacco con colpi di mortaio avvenuto attorno alle 18 (in Italia le 14.30), contro la base operativa avanzata «Ice» in Gulistan, nel settore Sud-Est dell'area di responsabilità  italiana. Nel teatro opera il 1° Reggimento Bersaglieri. L'attentato è stato confermato dallo Stato maggiore della Difesa. L'avamposto «Ice», secondo quanto riferiscono alcune agenzie di stampa, era stato preso di mira anche in mattinata, sempre a colpi di mortaio, ma in quel caso erano finiti fuori dal perimetro della base. Nel primo pomeriggio l'attacco è stato ripetuto e, questa volta, alcune bombe sono andate a segno. Dopo il secondo attacco si sono alzati in volo degli elicotteri d'attacco Mangusta che hanno «neutralizzato» le postazioni nemiche.
LA VITTIMA E I FERITI - La vittima si chiamava Michele Silvestri, aveva 33 anni, sposato, padre di un bambino piccolo e abitava a Monte di Procida. Era sergente del 21/o Genio Guastatori di Caserta e il comandante, il tenente colonnello Roberto D'Agostino, si è recato con alcuni suoi stretti collaboratori nell'abitazione dei genitori di Silvestri per portare le proprie condoglianze. «Non ce lo meritavamo», si è limitato a dire il padre Antonio. Il sindaco del Paese, Francesco Paolo Iannuzzi, ha definito Silvestri «il ritratto della forza, pieno di salute». Dei cinque feriti, quattro erano stati trasportati in elicottero in un ospedale militare da campo della coalizione, quello di Delaram sotto il controllo Usa, e sono subito stati sottoposti alle cure del caso. Le condizioni più gravi sono quelle di una soldatessa siciliana, Monica Graziana Contraffatto, 31 anni di Gela, volontaria di truppa in forza al 1/o Reggimento Bersaglieri di Cosenza, in prognosi riservata. Ci sono poi due suoi commilitoni, entrambi calabresi, Nicola Storniolo, di Nicotera (Vibo Valentia), e Salvatore De Luca, di San Giovanni in Fiore (Cosenza). De Luca è stato stabilizzato; Storniolo, invece, ha riportato lievi ferite e le sue condizioni non destano particolari preoccupazioni. Gli altri due militari feriti, uno dei quali ha riportato solo ferite superficiali tanto da consentirgli di rimanere presso la base «Ice», sono uno del 41esimo reggimento artiglieria Cordenons e l'altro del 21esimo reggimento Genio Guastatori di Caserta, lo stesso di Silvestri.
IL CORDOGLIO DELLE ISTITUZIONI - Non è tardato ad arrivare il cordoglio delle istituzioni. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha appreso la notizia «con profonda commozione» e dei soldati ha sottolineato che «assolvevano con onore il proprio compito nell'ambito della missione Isaf». «Il capo dello Stato - si legge in un comunicato -, esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari del caduto, rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese». Anche il presidente del Senato, Renato Schifani, ha rivolto un pensiero alle vittime e alle loro famiglie: «L'Italia continua a pagare un altissimo prezzo di sangue e questo ci addolora profondamente. La missione italiana in Afghanistan continua comunque a essere decisiva per la tutela della libertà  , della sicurezza e della pace».
«RITIRARE LE TRUPPE» - Attestati di solidarietà  sono arrivati dalle diverse forze politiche. L'Italia dei valori è andata anche oltre e ha chiesto subito che il ministro Giampaolo Di Paola riferisca in Parlamento su quello che ha definito uno «stillicidio». Non solo: il leader del partito, Antonio Di Pietro, è tornato a chiedere il rientro immediato delle truppe: «Siamo in guerra, una guerra che non ci appartiene, vietata dalla Costituzione italiana. Più passa il tempo e più la popolazione afghana ci odia. Siamo in quei territori non in missione di pace, ma in guerra. à ˆ questa la verità  . Una volta per tutte: basta con questa violenza e si ritiri immediatamente il nostro contingente».
APPENA INSEDIATI - Il 1° Reggimento bersaglieri, di stanza a Cosenza, è considerato tra quelli con maggiore esperienza nelle missioni internazionali. Era tornato da soli dieci giorni in Afghanistan, dove era già  stato impiegato dall’ottobre del 2009 al maggio del 2010. Il passaggio di consegne con il «San Marco» era avvenuto il 14 marzo, come riferisce il sito della Difesa. Attualmente sono 3.985 i militari italiani impegnati in Afghanistan nell'ambito della missione Isaf, la più corposa tra quelle che vedono le nostre truppe operative all'estero.
LE VITTIME ITALIANE - Dopo quest'ultimo attentato, sale a 50 il numero dei connazionali deceduti nel corso delle operazioni in Afghanistan. Il 20 febbraio scorso a perdere la vita in un incidente stradale a venti chilometri da Shindand erano stati il caporal maggiore capo Francesco Currò, il primo caporal maggiore Francesco Paolo Messineo e il primo caporal maggiore Luca Valente. Ma non erano state le prime vittime del 2012: il 13 gennaio scorso era infatti morto il tenente colonnello Giovanni Gallo, colpito da un malore.
Alessandro Sala