SICUREZZA:QUASI 600 SCORTE, MENO DI 100 DI ALTO LIVELLO. TOLTA SCORTA DI 8 AGENTI FISSI ALLA VILLA DI CALDEROLI. SIULP, REVISIONE SCORTE NON SU PELLE POLIZIOTTI - ESERCITO: DIRETTIVA SU TATUAGGI? 'NON E' STATA DIRAMATA'

giovedì 23 agosto 2012

SICUREZZA:QUASI 600 SCORTE, MENO DI 100 DI ALTO LIVELLO
80% SERVIZI RIGUARDA LIVELLI PIU' BASSI. ICSA, RIVEDERE SISTEMA
(ANSA) - ROMA, 18 AGO - 585 scorte in tutta Italia, meno di
20 di primo livello, un'ottantina di secondo e il restante 80%
impegnato sui livelli piu' bassi, e un impiego di almeno duemila
tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della polizia
penitenziaria al giorno. Pur essendo assai variabili a causa di
una serie di indicatori non definibili in via permanente, i
numeri dei servizi di protezione dedicati alle personalita' a
rischio dicono che rivedere l'intero sistema, come annunciato il
giorno di Ferragosto dal ministro dell'Interno Annamaria
Cancellieri, e' ormai una necessita'.
Un impegno, ha pero' ricordato il ministro per mettere a
tacere fin dall'inizio le polemiche scoppiate dopo la querelle
tra 'Libero' e il presidente della Camera Fini, da affrontare
''senza furori ideologici''. Una revisione, dice il Siulp, che
deve avvenire verificando ''se vi sono ancora i presupposti
delle scorte in atto ed eliminare quelle che non hanno piu'
motivo di essere, poiche' solo in questo modo si ripristina il
principio della sicurezza e non quello del privilegio''.
Il rischio, infatti, e' quello di ricadere nello stesso
errore che ha portato alla morte di Marco Biagi, ucciso dalle
Br. Prima dell'omicidio del consulente di Maroni, l'indicazione
agli organi tecnici era stata infatti di contenere al massimo i
servizi. La morte di Biagi, non adeguatamente protetto, ha
cambiato le carte in tavola e da allora non si e' piu'
affrontata la questione, se non ai livelli piu' bassi.
Recentemente, ha sottolineato nei giorni scorsi il Sap, sono
state tagliate 70 scorte di quarto livello delle 174 assegnate a
parlamentari ed ex ministri: si tratta del livello piu' basso,
quello che prevede l'assegnazione di un' auto non blindata e di
una persona di scorta. Due agenti e una vettura blindata e'
invece la dotazione delle 312 personalita' a cui e' assegnata
una scorta di terzo livello, quella che prevede un rischio
intermedio. Questi due livelli, da soli, impegnano l'80 per
cento delle scorte ogni giorno utilizzate in Italia: e' evidente
dunque che un taglio, se deve esserci, deve partire da qui. Ma
e' altrettanto chiaro che una verifica va fatta anche sui
dispositivi piu' importanti, quelli di primo e secondo livello.
Chi e' inserito nel primo, ad esempio, ha la protezione
garantita da una decina di persone e tre auto blindate:
significa che, nell'arco di 24 ore, l'impegno riguarda almeno
trenta agenti.
Nel primo livello ricadono le massime cariche istituzionali
dello Stato e tutti quei soggetti esposti a ''straordinari
pericoli'' dovuti all'incarico che ricoprono o a particolari
elementi oggettivi che li mettono a rischio ''imminente ed
elevato'': nel primo quadrimestre dell'anno erano meno di 20. E'
chiaro dunque che ogni intervento su questo livello va ponderato
con la massima attenzione. A questi si devono poi aggiungere
un'ottantina di secondo livello (rischio alto), che hanno a
disposizione due auto blindate e 6 agenti. Dunque meno di un
centinaio di persone in tutto, anche se i numeri non sono mai
fissi e le valutazioni sui reali livelli di rischio vengono
aggiornate costantemente.
L'argomento e' comunque sul tavolo e lo dimostra anche
l'ultimo studio della fondazione Icsa - il Centro di analisi su
sicurezza e intelligence presieduto dall'ex sottosegretario
all'Interno Marco Minniti e di cui fanno parte diversi esponenti
del mondo della sicurezza e della Difesa - dedicato alla
razionalizzazione delle competenze in materia di sicurezza. Tra
le proposte viene indicata la ''rivisitazione globale della
dottrina'' delle scorte: razionalizzare il sistema, dice l'Icsa,
''appare prioritario ai fini di una verifica della
spesa, della realizzazione di significative economie di
personale e di aumento della sicurezza dell'intera
collettivita'''.
Tornando infine al caso che ha scatenato la polemica, il
presidente Fini e' giunto oggi in Trentino per assistere alla
'lectio degasperiana 2012' regolarmente scortato da quattro
agenti e due autisti, mentre ad attenderlo a Pieve Tesino
c'erano altri tre uomini della scorta. Immediato il commento del
leader de La Destra, Francesco Storace: ''Ma Fini ci fa o c'e'?
Che bisogno ha di presentarsi in un paesino del Trentino di
nuovo con un esercito appresso?''. E sulle scorte ha polemizzato
anche Grillo: i 'nominati' in Parlamento - ha detto - se le
tengono strette, come gli stipendi e i benefit da nababbi.
(ANSA).

TOLTA SCORTA DI 8 AGENTI FISSI ALLA VILLA DI CALDEROLI
IN 2 ANNI COSTATA 900 MILA EURO. RESTA LA SCORTA PERSONALE
(ANSA) - BERGAMO, 19 AGO - Da lunedi' scorso e' stato tolto
il presidio fisso di otto uomini delle forze dell'ordine dalla
villa di Roberto Calderoli, sui colli di Mozzo, in provincia di
Bergamo. Il servizio vedeva impegnati ogni giorno otto uomini
tra carabinieri, poliziotti e finanzieri, che dovevano restare
di guardia davanti alla villa anche quando l'ex ministro
leghista non era presente. Il presidio fisso era stato disposto
dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di
Bergamo, essendo Calderoli nel mirino degli estremisti islamici
fin dal 2006, a seguito della famosa vicenda della maglietta con
la caricatura di Maometto.
Oltre agli 8 uomini del presidio fisso, Calderoli dispone
anche di una scorta personale (che e' stata mantenuta) formata
da altri 8 agenti, quattro a Roma e quattro a Bergamo. Un
servizio che aveva scatenato le proteste dei sindacati di
polizia Ugl e Siulp, visto che negli ultimi due anni era costato
900 mila euro. Dal canto suo il senatore leghista ha spiegato a
''L'Eco di Bergamo'', non nascondendo comunque una certa
preoccupazione: ''Sono tornato un uomo libero. E' una decisione
che non fa seguito alle polemiche sulla scorta del presidente
Fini, ma concordata una decina di giorni fa dal Comitato
provinciale per l'ordine e la sicurezza, nell'ottica di un
ridimensionamento generale delle scorte. A tutti e' stato
abbassato di un grado il livello di sicurezza, e trovo che sia
giusto''. (ANSA).

SICUREZZA: SIULP, REVISIONE SCORTE NON SU PELLE POLIZIOTTI
(ANSA) - ROMA, 18 AGO - "Concordiamo con il Ministro
Cancellieri" sulla necessita' di "predisporre una revisione per
verificare se vi sono ancora i presupposti delle scorte in atto
ed eliminare quelle che non hanno piu' motivo di essere, poiche'
solo in questo modo si ripristina il principio della sicurezza e
non quello del privilegio". Ma una revisione non deve avvenire
"sulla pelle dei poliziotti". Lo dice il segretario del Siulp
Felice Romano sottolinando che il resto "sono le ennesime
chiacchiere agostane di chi, pur volendo disporre, non risponde
mai di cio' che accade".
"Subito dopo le stragi di Capaci e via d'Amelio il Siulp
denuncio' lo scandalo delle scorte utilizzate solo per status
simbol e quanto queste incidessero negativamente su quelle vere
che, per ristrettezza di risorse umane, strumentali ed
economiche, venivano sacrificate per poter garantire anche le
altre - afferma - I gravi lutti che ancora oggi il Paese piange
cosi' come l'estremo sacrificio degli uomini e delle donne che
hanno sacrificato la loro vita per affermare lo Stato sulla
criminalita' mafiosa e terroristica, sembra non abbiano insegnato
nulla".
Tagliare il numero degli addetti alle scorte, aggiunge il
sindacato "e' una vera e propria follia. Le scorte o si fanno,
quando i prefetti valutano la sussistenza di motivi per
attuarle, oppure non vanno concesse. Dire che vi sono i motivi
di rischio ma la scorta va fatta con un poliziotto anziche' sei o
nove, significa snaturare il dispositivo di protezione e
trasformarlo in una servitu' per lo status symbol che mette a
rischio la pelle" degli agenti. Le scorte dunque "si fanno
secondo criteri tecnici e principi di valutazione del rischio e
non secondo l'onda dell'emotivita' del momento che nasce dall'eco
prodotta dalla celebrita' dello scortato".(ANSA).

ESERCITO: DIRETTIVA SU TATUAGGI? 'NON E' STATA DIRAMATA'
LO PRECISA LO STATO MAGGIORE DOPO PUBBLICAZIONE TESTO SUL WEB
(ANSA) - ROMA, 17 AGO - Fa discutere una direttiva
dell'Esercito - pubblicata su internet - che regolamenta
l'applicazione di tatuaggi da parte dei soldati, uomini e donne,
vietandoli nelle ''parti visibili del corpo'' e ovunque per
quelli osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di
discriminazione religiosa o che possano portare discredito alle
Istituzioni e alle Forze armate: ma lo Stato maggiore
dell'Esercito precisa che la direttiva in questione, che prevede
anche controlli periodici, ''non e' ancora stata diramata''.
''I contenuti, infatti - viene sottolineato - sono ancora
oggetto di approfondimento e valutazione da parte della Forza
Armata, fermo restando che l'iniziativa e' stata presa anche in
analogia a quanto in materia gia' disciplinato da altre Forze
Armate''. (SEGUE).

ESERCITO: DIRETTIVA SU TATUAGGI? 'NON E' STATA DIRAMATA' (2)
(ANSA) - ROMA, 17 AGO - La direttiva sui tatuaggi (ma anche
sui piercing), che l'Esercito ha precisato non essere stata
ancora diramata, e' pubblicata sul sito forzearmate.org e porta
la data del 26 luglio 2012.
Il documento, che reca la firma del capo ufficio generale del
capo di Stato maggiore, ha l'obiettivo di ''prevenire e
contenere situazioni che possano incidere sul decoro dell'
uniforme e sull'immagine dell'Esercito'', tenendo presenti ''i
riflessi negativi che il ricorso a tatuaggi o piercing possono
avere sulla capacita' di assolvere determinati incarichi
operativi, nonche' eventuali aspetti sanitari''. Nei confronti
del soldato tatuato che opera 'fuori-area', infatti, si potrebbe
''ingenerare un senso di diffidenza-discredito da parte di
appartenenti ad altri Paesi che per motivazioni religiose o
culturali disapprovino la pratica dei tatuaggi''.
La direttiva prevede dunque che dal momento della sua entrata
in vigore i militari non potranno apporsi tatuaggi ''in parti
visibili del corpo''. Dove, per parti visibili, devono
intendersi quelle che rimangono scoperte indossando l'uniforme
di servizio estiva, che per gli uomini e' costituita da
pantaloni e camicia a mezze maniche e, per le donne, da gonna,
camicia a mezze maniche e scarpe decollete.
Inoltre, ''sono proibiti, su qualsiasi parte del corpo, i
tatuaggi che abbiano contenuti osceni, con riferimenti sessuali,
razzisti, di discriminazione religiosa o che comunque possano
portare discredito alle Istituzioni della Repubblica Italiana ed
alle Forze armate'', ad esempio quelli che ''incitano alla
violenza e all'odio''. Anche i piercing, poi, sono vietati ''su
qualsiasi parte del corpo''.
La 'bozza' di direttiva stabilisce l'esclusione dal concorso
di ammissione all'Esercito per coloro che hanno tatuaggi sulle
parti visibili del corpo o tatuaggi proibiti nel senso ora
specificato, mentre per i militari gia' in servizio e' previsto
un 'censimento', con l'obbligo di sottoscrivere una
dichiarazione sulla presenza di tatuaggi e la loro
''dettagliata'' descrizione. Sempre riguardo al personale in
servizio e vietato farsi applicare nuovi tatuaggi non
consentiti, pena severi provvedimenti disciplinari.
All'ufficiale medico spettera' controllare se il militare ha
detto il vero, per quanto riguarda le parti del corpo coperte
dall'uniforme.
Il documento - in cui si affrontano anche i rischi sanitari
legati sia all'applicazione del tatuaggio che alla sua rimozione
(la percentuale dei tatuati pentiti, scrive l'Esercito, ''varia
dal 26 al 44%'') - e' corredato da un allegato in cui si
ripercorrono le ''Origini storiche e il significato'' del
tatuaggio, la cui pratica ''era diffusa gia' nell'Italia
preistorica'' e che Cesare Lombroso ''mette in stretta
correlazione con la degenerazione morale innata del
delinquente''. Si ricorda infine che, in Italia, il 4,7% degli
adolescenti ha un tatuaggio, il 2,7 piu' d'uno e il 23,1% ha un
piercing. (ANSA).


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