LA SOPPRESSIONE DELLA GIUSTIZIA MILITARE NELLE INIZIATIVE DEL SENATORE CASSON. UNA SPERANZA PER LA PROSSIMA LEGISLATURA AFFINCHE' LA POLITICA AFFRONTI FINALMENTE IL TEMA DELLA DEMOCRAZIA NELLE FORZE ARMATE - di Giovanni Surano
martedì 11 settembre 2012
LA SOPPRESSIONE DELLA GIUSTIZIA MILITARE NELLE INIZIATIVE DEL SENATORE CASSON
Il senatore Felice Casson, membro della 2^ Commissione Giustizia del Senato, particolarmente attivo anche nelle problematiche che interessano la giustizia militare, ha presentato come primo firmatario due ordini del giorno, un emendamento ed un ddl costituzionale, i quali, in sintesi, mirano alla soppressione della giurisdizione militare mediante abrogazione del comma 2 dell’art. 103 della Costituzione e, nelle more, alla soppressione dei Tribunali militari e delle Procure militari di Napoli e Verona.
A prescindere da quelli che saranno i prevedibili esiti negativi delle suddette iniziative parlamentari, ciò che preme evidenziare è la netta presa di posizione su una tematica così importante di quello che probabilmente sarà  , tra qualche mese, il principale partito della nuova compagine governativa.
Infatti, pur avendo consapevolezza che le iniziative parlamentari impegnano il singolo delegato che le intraprende, non si può ignorare che le iniziative del senatore Casson hanno visto la partecipazione di altri cofirmatari del partito democratico competenti in questioni militari (tra questi Pinotti e Del Vecchio solo per citarne alcuni) e per questo motivo tali proposte possono certamente ascriversi al partito stesso.
Una posizione netta e chiara che era sempre mancata nel passato, quando sul tema si registravano posizioni di singoli onorevoli, talvolta contrastanti tra loro, che all’atto di tradurle in atti legislativi al più si è potuta ottenere la “riformicchia” Parisi-Mastella con la legge 244/07 (riduzione da 9 a 3 dei Tribunali militari) la quale, nonostante la soppressione di sei sedi giudiziarie, ha consegnato all’impianto istituzionale la stessa macchina giudiziaria militare ante-riforma comunque sovradimensionata rispetto ai carichi di lavoro.
Le posizioni più riformiste sull’argomento venivano lasciate alla “creatività  legislativa” del singolo onorevole e pertanto da considerare lettera morta, oppure relegate nel perimetro della inascoltata componente radicale del PD (Turco, Zamparutti… etc.), lasciando così intendere che le proposte di riforma epocali nel mondo militare fossero un motivo di discrimine tra partito di governo e partito di protesta e non invece una parte del programma di qualsiasi partito che intenda riformare seriamente la pubblica amministrazione.
Vi era la paura, a mio avviso, di osare, per paura di essere accostati alle ideologie radicali e quindi di essere giudicati inadeguati alle responsabilità  di governo.
Evidentemente la crisi economica, la conseguente urgenza di razionalizzare la macchina della pubblica amministrazione e, aggiungo, la nuova leadership del partito democratico, hanno dato impulso a quei processi decisionali - in passato ritenuti disdicevoli - che oggi ben si conciliano con la sensibilità  democratica del singolo senatore, lontani dunque dagli interessi di parte e sovrapponibili al superiore interesse della collettività  .
Come ho già  accennato, le iniziative, salvo sorprese, difficilmente potranno trovare positivi riscontri in questo parlamento, vuoi perchà © i disegni di legge nei quali sono stati inseriti gli emendamenti e gli ordini del giorno viaggiano spediti sul binario della fiducia posta dal governo (ddl S3396 “spending review” - ddl S3271 “riforma dello strumento militare”) per cui viene preclusa ogni forma di dibattito parlamentare, vuoi perchà © i tempi tecnici per una riforma costituzionale dell’art. 103 sono incompatibili con la durata residuale di questa legislatura (doppia lettura in entrambi i rami del parlamento a distanza di tre mesi tra la prima e la seconda lettura).
Conforta tuttavia sapere che alcuni principi cardine della nostra democrazia hanno trovato accoglimento in queste iniziative del senatore Casson che certamente riproporrà  nella nuova legislatura in un Parlamento che molto probabilmente dimostrerà  una maggiore sensibilità  alla tematica in parola.
Quei principi ispiratori delle riforme possono cogliersi tutti nel testo di presentazione del ddl (S 3423) di modifica dell’art. 103 della Costituzione nella parte in cui viene scritto: “Tale modifica si rende necessaria non solo a seguito di numerose sentenze della Corte costituzionale che, di fatto, hanno determinato la progressiva «erosione» della giurisdizione militare in favore di quella ordinaria, ma anche in quanto il nostro e` uno dei pochi Paesi dell’Unione europea che ancora conserva una distinzione tra magistratura ordinaria e magistratura militare” ed ancora: “Ad avviso del proponente, inoltre, la giurisdizione ordinaria, rispetto a quella militare, fornirebbe maggiori garanzie di tutela dei diritti individuali; conseguentemente, la modifica proposta porrebbe anche fine ad un’anacronistica ed antistorica differenziazione – rispetto ad un tema tanto delicato, quale quello dell’esercizio dell’azione penale e, piu` in generale, dell’esercizio della giurisdizione – tra gli appartenenti alle Forze armate e gli altri cittadini”.
Mi sento di formulare un personale e sentito ringraziamento al senatore Casson anche a nome di coloro che come me credono che i principi democratici, in particolare quello contenuto nell’articolo 3 della Costituzione, debbano valere per tutti i cittadini italiani, militari compresi, poichà © solo il rispetto di tale principio può consentire di attuare un altro dettato costituzionale particolarmente caro ai militari, cioè quello contenuto nell’ultimo comma dell’art. 52: come dire che solo quando la legge sarà  uguale per tutti l’ordinamento delle forze armate si potrà  informare allo spirito democratico della Repubblica.
“La giustizia militare sta alla giustizia come la musica militare sta alla musica” (Georges Clemenceau)
Giovanni Surano
Sezione Ficiesse di Lecce
giovanni.surano@libero.it