IN ARRIVO NORME ANTI-CONSULTA SU STIPENDI E TFR DEGLI STATALI. IL GOVERNO VUOLE SCONGIURARE I RIMBORSI AI DIPENDENTI (Il Messaggero)

lunedì 15 ottobre 2012



Il Messaggero - 15/10/2012


IN ARRIVO NORME ANTI-CONSULTA SU STIPENDI E TFR DEGLI STATALI. IL GOVERNO VUOLE SCONGIURARE I RIMBORSI AI DIPENDENTI

Possibile intervento già  nell'ter parlamentare della legge di stabilità .

ROMA Ormai è quasi certo: il governo si dovrà  occupare della recentissima sentenza della Corte costituzionale che in un colpo solo ha affondato ben tre norme della manovra finanziaria del 2010, definita dall’esecutivo allora in carica per iniziare a fronteggiare le esigenze di risanamento dei conti pubblici dopo la recessione dei due anni precedenti. E se ne occuperà  molto presto: con tutta probabilità  già  nel corso dell’iter parlamentare della legge di stabilità  saranno inserite norme ad hoc per rispondere alle obiezioni giuridiche della Consulta, scongiurando però esborsi finanziari che in questa fase sarebbero insostenibili per lo Stato.
La strada scelta ricorda quella intrapresa in passato, ad esempio quando si tentò di porre rimedio alla sentenza in materia di Iva sulla tassa sull’immondizia, che i giudici costituzionali avevano giudicato illegittima in quanto gravante non su una tariffa ma appunto su un’altra tassa. In quel caso però il tentativo si rivelò sfortunato (o se si vuole maldestro), perchà© nell’interpretazione autentica inserita in un’altra legge risultò poi sbagliato il riferimento legislativo al tributo sull’immondizia. Nonostante ciò l’Iva si continua di fatto ad applicare e i cittadini non riescono a recuperare quanto versato in più.
In questo caso si tratta di evitare che lo Stato sia costretto a rinunciare a delle trattenute, e dunque ad incrementare le retribuzioni dei propri dipendenti, dovendo per di più restituire due anni di arretrati (le misure sono entrate in vigore dal gennaio 2011).
La prima bocciatura riguarda il cosiddetto contributo di solidarietà  a carico dei lavoratori pubblici la cui retribuzione supera i 90 mila euro. Per loro era stato deciso un taglio del 5 per cento sulla quota tra 90 mila e 50 mila, e del 10 per cento al di sopra di questa soglia. Ma la Consulta, come avevano già  fatto i Tar a cui si erano rivolti gli interessati, ha argomentato che non si tratta di una riduzione del trattamento economico, quanto piuttosto di un prelievo tributario a carico dei soli dipendenti pubblici e non della generalità  dei lavoratori con quel livello di reddito. Dunque un aggravio ingiustificato e incostituzionale.
A questo punto il governo, non volendo distribuire il contributo sulla generalità  dei contribuenti, non può che tentare di qualificare l’intervento - in modo più esplicito - come riduzione dello stipendio. Ma non sarà  comunque facile.
Ragionamenti non troppo diversi erano stati svolti dalla Corte a proposito della mancata erogazione ai magistrati di acconti e conguagli e del taglio della loro indennità  di speciale (taglio che per inciso era stato riproposto in una prima bozza della legge di stabilità , e poi cancellato).
Ma se la bocciatura di queste prime due misure ha effetti non giganteschi sui conti pubblici (alcune decine di milioni) ben più rilevante dal punto di vista finanziario sarebbe la pura e semplice cancellazione della trattenuta, pari al 2 per cento della retribuzione totale, applicata a oltre due milioni di lavoratori pubblici, quelli assunti prima del 2001. Trattenuta che secondo la Consulta non è più giustificata da quando, a inizio 2011, la vecchia buonuscita degli statali è stata sostituita dal meno vantaggioso trattamento di fine rapporto di cui godono la generalità  dei lavoratori. Ora l’obiettivo del governo, complicato da centrare, è cancellare formalmente la trattenuta riducendo gli stipendi in misura corrispondente, senza incappare di nuovo nella censura dei giudici costituzionali.

L.Ci.

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