FISCO:CNA,SCONTO RISTRUTTURAZIONI,A ERARIO 17 MLD IN 15 ANNI - BERNINI (PDL),MIRACOLO RISCRITTURA REGOLE RISCOSSIONE - CONFEDILIZIA;CEDOLARE SECCA TRASCINA AFFITTI,+15% 2012 - ILVA: SEQUESTRATI 1,2 MLD A RIVA, SOTTRATTI AD AZIENDA - GB: SOLDATO UCCISO

giovedì 23 maggio 2013

FISCO:CNA,SCONTO RISTRUTTURAZIONI,A ERARIO 17 MLD IN 15 ANNI
STUDIO CON CRESME, DA INIZIO DETRAZIONI 128 MLD DI LAVORI
(ANSA) - ROMA, 22 MAG - Ammonta a 128 miliardi di euro - 60
dei quali concentrati negli anni della crisi - l'importo totale
al 31 dicembre 2012 dei lavori di ristrutturazione edilizia e di
riqualificazione energetica degli edifici effettuati negli
ultimi 15 anni, su cui si calcola la detraibilita' ai fini
fiscali. Ma l'erario, nonostante gli sconti concessi, a conti
fatti ha guadagnato in questi anni 17 miliardi di euro, grazie
alle maggiori imposte versate per Iva e salari.
E' quanto emerge da uno studio realizzato dal Centro studi
Cna e dal Cresme. Tra i dati contenuti nell'indagine, risaltano
i 35 miliardi per gli interventi di ristrutturazione, che
garantivano il 36% e ora il 50% di detrazioni, e i 9 miliardi
per gli interventi di riqualificazione energetica, premiati con
un taglio del 55%.
A oggi, al netto quindi delle detrazioni ancora da inserire
nelle prossime dichiarazioni dei redditi, non solo il sistema
Paese ma anche le casse statali, spiega il Cna, hanno guadagnato
dai provvedimenti incentivanti. Se, infatti, al mancato gettito
fin qui sostenuto, pari a 31,7 miliardi, si aggiunge la posta
positiva delle diverse entrate (Iva per lavori, materiali, spese
tecniche; Ires per imprese e tecnici; Irpef e oneri sociali
sulle attivita' dei lavoratori e dall'emersione in nero;
ricadute sull'economia) pari a 49,5 miliardi, emerge che, al
2012, il saldo per lo Stato diventa attivo per circa 17
miliardi.(ANSA).

FISCO: BERNINI (PDL),MIRACOLO RISCRITTURA REGOLE RISCOSSIONE
POTRA' ESSERE COSI'MANTENUTA PROMESSA SPUNTARE ARTIGLI EQUITALIA
(ANSA) - ROMA, 22 MAG - 'E' un piccolo grande miracolo a
favore dei contribuenti l'approvazione all'unanimita', in
Commissione Finanze della Camera, della risoluzione che impegna
il Governo a riscrivere le regole di riscossione delle tasse''.
Lo afferma la senatrice Anna Maria Bernini, portavoce vicario
del Pdl.
''Tutte le proposte del Pdl sono state accolte e un'altra
delle nostre promesse potra' essere mantenuta: spuntare gli
artigli di Equitalia. Il documento, con il pungolo costante del
Pdl nel segno di una nuova politica fiscale e dell'armistizio
fra lo Stato e il cittadino, ha avuto significativamente il
consenso di tutte le forze politiche. E' la dimostrazione che,
volendo, e' possibile metter da parte le contrapposizioni
personali e ideologiche e, insieme, contrastare la crisi e
alleviare la sofferenza delle famiglie e delle imprese in
difficolta'. Ne risultera' una maggiore efficacia collegata a
una maggiore giustizia e umanita', con l'impossibilita' per
Equitalia di espropriare o mettere ipoteche sulla prima casa,
limiti stringenti alla pignorabilita' soprattutto dei beni
produttivi, l'allungamento e la sospensione delle rate, e la
diminuzione degli interessi. Insomma, un'altra buona notizia
dopo il blocco dell'Imu sulla prima casa e sui terreni e
fabbricati agricoli, il rifinanziamento della cassa integrazione
in deroga e l'impegno a non aumentare l'Iva. Continuiamo
cosi'!', conclude Bernini.(ANSA).

FISCO:CONFEDILIZIA;CEDOLARE SECCA TRASCINA AFFITTI,+15% 2012
MA LOCAZIONE SI STA 'SPEGNENDO' SOTTO PESO TASSE
(ANSA) - ROMA, 22 MAG - La locazione immobiliare ''si sta
spegnendo sotto il peso di una tassazione che le ha tolto ogni
redditivita' ma, nonostante questo, i contratti di locazione
sono in incessante aumento considerato l'ultimo triennio, al
punto che, rispetto al 2010, le locazioni sono cresciute del 7
per cento nel 2011 e del 15 per cento nel 2012. La cedolare
secca, insomma, trascina le locazioni''.
I dati, resi noti dalla Confedilizia, sono contenuti in una
nota del Ministero dell'economia e delle finanze con la quale e'
stata data risposta ad una interrogazione parlamentare in
materia.
Nel 2010 - si rileva dalla nota ministeriale - sono stati
registrati 1.252.398 contratti di locazione ad uso abitativo.
Nel 2011 - anno nel corso del quale e' stata introdotta la
cedolare - i contratti di locazione registrati sono stati quasi
centomila in piu', attestandosi sulla cifra di
1.346.793. Nel 2012, il numero dei contratti di locazione
registrati e' ulteriormente aumentato, portandosi a 1.445.296
(quasi centomila in piu' rispetto al 2011 e quasi duecentomila
in piu' rispetto al 2010). Con una tendenza all'incremento che -
riferisce sempre il Ministero - e' confermata anche nei primi
quattro mesi del 2013. Da ultimo, anche la percentuale di
contratti registrati con opzione per la cedolare e' in
aumento, essendo passata dal 21% del 2011 al 32% del 2012.
La sequenza dei dati relativi alle locazioni ordinarie e alle
locazioni in cedolare fa pensare che si tratti di contratti
emersi.
''Si tratta di numeri - sottolinea la Confedilizia - che
fanno giustizia della cattiva stampa che e' stata creata intorno
alla cedolare secca. I dati utilizzati allo scopo si basano solo
sulla differenza fra somme introitate e somme di incasso
ipotizzate. Ma, all'evidenza, erano errate le ipotesi e per la
differenza non siamo in presenza di minori introiti effettivi ma
solo in presenza di mancati introiti rispetto ad ipotesi che
proprio i dati di oggi dimostrano sbagliate. Del resto, anche
per la tobin tax e' stato verificato un incasso inferiore del
30 per cento rispetto a quello ipotizzato (e l'abolizione di
questa imposta non la si chiede, come strumentalmente si fa per
la cedolare, per i mancati introiti, ma semmai per altri
motivi). A riprova del fatto che le previsioni di gettito sono
operazioni difficili da realizzare''.(ANSA).


ILVA: SEQUESTRATI 1,2 MLD A RIVA, SOTTRATTI AD AZIENDA
INDAGINE PM MILANO, EMILIO E ADRIANO INDAGATI PER TRUFFA A STATO
(ANSA) - ROMA, 22 MAG - Soldi sottratti alle casse dell'Ilva,
un miliardo e duecento milioni nascosti in paradisi fiscali e
poi rientrati in Italia attraverso lo scudo fiscale, anziche'
essere investiti per la bonifica e lo sviluppo del piu' grande
stabilimento siderurgico europeo. Dopo quella di Taranto, anche
la procura di Milano indaga sui padroni dell'acciaio, quei Riva
che nel 1995 (rpt, 1995) acquistarono dallo Stato l'ex
Italsider. Ma stavolta ad esser presa di mira non e' l'azienda e
i suoi guai ma i 'vecchi' della famiglia, Adriano ed Emilio Riva
- quest'ultimo agli arresti domiciliari nell'ambito
dell'inchiesta tarantina - ai quali viene contestato il reato di
truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni.
La Guardia di Finanza si e' presentata questa mattina nelle
abitazioni e negli uffici della famiglia, per notificare un
provvedimento di sequestro preventivo emesso dal gip del
tribunale di Milano: partite dagli accertamenti patrimoniali su
Emilio e Fabio Riva, le indagini ipotizzavano che il Trust Orion
Ltd - con una consistenza patrimoniale attorno ai 60 milioni -
schermasse in realta' appartenenti alla famiglia Riva. I
successivi accertamenti hanno consentito pero' di accertare che
in realta' l'ordine di grandezza dei fondi all'estero, che i
proprietari dell'Ilva avrebbero sottratto dalle casse
dell'azienda, era ben maggiore e ammontava a circa un miliardo e
duecento milioni.
Soldi e strumenti finanziari che, si legge nel provvedimento
di sequestro, sarebbero ''provento di appropriazione indebita
aggravata e continuata, dichiarazione fraudolenta, false
comunicazioni sociali e infedelta' patrimoniale'': in sostanza
denaro che sarebbe stato ''drenato dalla societa' Fire
Finanziaria (quindi trasformatasi in Riva Acciaio e infine in
Riva Fire)'' e trasferiti a societa' di partecipazione estere e
societa' veicolo offshore ''a seguito di tre operazioni di
cessioni di partecipazioni industriali tutte conseguenti
all'acquisizione dell'Iri dell'Ilva''. La prima risalirebbe al
1995, la seconda nel 1997 e la terza al 2003-2006. Nel decreto
viene anche spiegato il meccanismo utilizzato dalla famiglia:
''tutte le cessioni si consumavano fra ricorrenti controparti.
Da un lato, la holding italiana (prima Fire Finanziaria, poi
Riva Acciaio e infine Riva Fire); dall'altro, societa' di
diritto estero dietro le quali si nascondevano sempre i fratelli
Riva''. Ma non solo: ''i prezzi delle cessioni erano artificiosi
e funzionali a frodare, spostando liquidita' dalla holding alle
persone fisiche, dall'Italia all'estero''.
Per curare l'intera operazione, i Riva si sarebbero avvalsi
di due commercialisti milanesi, Franco Pozzi e Emilio Ettore
Gnech, indagati per riciclaggio: sarebbero loro che avrebbero
messo in piedi gli otto trust gestiti da una fiduciaria (la Ubs
Trustee) nel paradiso fiscale dell'isola di Jersey in cui e'
confluito il denaro, dopo esser passato per il Lussemburgo.
L'operazione ha anche consentito di nascondere i reali titolari
delle disponibilita' finanziarie, permettendo ai Riva di far
rientrare in Italia il patrimonio attraverso la Ubs Fiduciaria
(per i trust Orio, Sirius, Venus e Antares) e Carini Fiduciaria
(per gli altri quattro) usufruendo nel 2009 dello scudo fiscale.
Operazione che non sarebbe stata possibile in quando il
disponente di tutti e otto i trust, benche' ''all'origine della
formazione dei fondi tramite i reati evidenziati vi fossero
disponibilita' economiche riconducibili tanto a Emilio quanto ad
Adriano Riva'', era il solo Adriano, ''cittadino canadese
residente all'estero che mai avrebbe potuto usufruire dello
scudo''. Per risolvere questo problema i Riva, con l'ausilio dei
commercialisti, avrebbero firmato due dichiarazioni congiunte
nelle quali si sosteneva che il disponente dei trust era il solo
Emilio Riva e cosi' facendo ''inducevano in errore
l'amministrazione finanziaria sulla ricorrenza dei presupposti
per operare il rimpatrio giuridico dei capitali detenuti
all'estero''.
In sostanza, scrive ancora il Gip, gli elementi acquisiti
permettono di appurare ''l'illecita provenienza delle provviste
nonche' l'utilizzo fittizio dei trusts, finalizzato da un lato
alla frode fiscale e dall'altro ad agevolare il reimpiego dei
capitali''. (ANSA).

ILVA: IL PATRON EMILIO E IL 'PATTO DI FAMIGLIA'
GIP, DECIDEVA DA SOLO SU QUESTIONI DI MAGGIOR RILEVANZA
(ANSA) - ROMA, 22 MAG - Un capo indiscusso, che decideva ''da
solo sulle questioni di maggior rilevanza'', e un 'patto di
famiglia' siglato nel 2005 attraverso il quale venivano
concordate le modalita' di gestione del gruppo, con tanto di
membri 'attivi' con diritto di voto, membri 'onorari' e
'osservatori': sono le carte dell'indagine milanese sul miliardo
e 200 milioni che Emilio e Adriano Riva avrebbero sottratto
all'azienda e fatto rientrare in Italia con lo scudo fiscale
dopo averli nascosti in trust all'estero, a svelare come veniva
gestito il colosso siderurgico di Taranto.
''Emilio Riva - scrive il Gip - rappresenta la persona che da
sempre ha gestito le societa' facenti parte del gruppo Riva e
che tutt'ora ne detiene il controllo. Infatti il capitale
sociale del gruppo Riva Fire Spa e' detenuto da societa' che,
sia direttamente che indirettamente (Carini Spa per il 25%,
Stahlbridge srl per il 35,1% e Utia Sa per il 39,9%) sono
controllate da Emilio Riva''. Per capire quanto Emilio avesse in
mano la gestione del gruppo, il Gip sottolinea che che ''poteva
decidere da solo sulle questioni di maggior rilevanza per le
societa'''. In particolare ''deteneva la maggioranza di voto su
materie quali la nomina o revoca degli amministratori delle
societa' del gruppo'' nonche' su ''operazioni di particolare
rilevanza (acquisto o vendita di partecipazioni o stabilimenti
industriali) che, pur rientrando nei poteri degli amministratori
delegati o dei consigli di amministrazione delle societa' del
gruppo, venivano considerate di carattere strategico dai membri
'attivi' del consiglio''.
Dall'analisi della documentazione acquisita dalla Guardia di
Finanza, inoltre, emerge l'esistenza di un ''patto di famiglia''
siglato il 18 aprile del 2005, dieci anni dopo l'acquisto
dell'azienda da parte dei Riva. Quel patto, scrive il Gip,
rivela che la composizione del capitale sociale della Riva Fire
Spa e' cosi' composto: il 25%, pari a 5 milioni e 265mila
azioni, ''intestato fiduciariamente alla Carini Spa e detenuto
da Fabio Riva (20%), Claudio Riva (20%), Nicola Riva (20%),
Daniele Riva (15%), Cesare Riva (12,5%), Angelo Riva (12;5%)'';
il 35,1%, pari a 7.392.060 azioni, ''intestato fiduciariamente
alla Carini Spa e detenuto indirettamente attraverso la
Sthlbridge srl da Fabio Riva (20%), Claudio Riva (205), Nicola
Riva (20%), Daniele Riva (15%), Cesare Riva (12,5%), Angelo Riva
(12,5%)''. Nel provvedimento di sequestro si afferma che dagli
accertamenti ''risulta che su una parte di queste azioni
(9.310.263) con diritto di voto, pari al 44,208% del capitale
sociale della Riva Fire Spa, veniva costituito un diritto di
usufrutto vitalizio a favore di Emilio Riva''.
Il patto di famiglia, spiega il Gip, serviva ai Riva per
concordare ''le modalita' di gestione delle societa' del gruppo
ed i relativi poteri decisori''. In sostanza, viene istituito un
'Consiglio di famiglia' composto dai ''membri attivi con diritto
di voto (Fabio, Claudio, Nicola, Cesare ed Angelo), membri
onorari con diritto di partecipare alle riunioni e di
intervenire nella discussione (Emilio, Adriano e Laura
Bottinelli) e 'osservatore' (Emilio Massimo) con diritto di
partecipare alle riunioni e di intervenire nella discussione ma
senza diritto di voto''. Il patto stabilisce anche che se Emilio
Riva affermava di voler votare in Consiglio, ''qualora questo si
fosse riunito per trattare e deliberare su determinate materie,
tra le quali la politica dei dividendi e il piano di
investimenti del gruppo, in tal caso allo stesso veniva
attribuito un diritto di voto pari a 60 su 100''. (ANSA).

GB: SOLDATO UCCISO, L'ORRORE IN PRESA DIRETTA
IL GHIGNO DEL KILLER AGLI OBIETTIVI, IL SANGUE SULLE MANI
(ANSA) - LONDRA, 22 MAG - Un'orgia di sangue di fronte
all'obiettivo. L'orrore per l'agguato di oggi a Londra cresce
guardando le immagini che i media britannici, dalle televisioni
ai siti web, continuano a diffondere in cui i due presunti
attentatori sfidano l'occhio di telecamere, telefonini e
macchine fotografiche subito dopo aver massacrati a colpi di
armi da taglio un soldato, per strada, nel sud-est della
capitale del Regno Unito.
In un video amatoriale, un africano con le mani insanguinate
che impugna una mannaia e un coltello parla guardando dritto
nella camera: ''Nel nome del grande Allah, non smetteremo di
combattervi'', inveisce. Nella mano sinistra brandisce due
coltelli e dietro di lui si vede quello che sembra la scena del
crimine, con la gente accorsa attorno al corpo del soldato
ucciso.
''Occhio per occhio e dente per dente'', ripete l'uomo, che
indossa una giacca scura, i jeans e un berretto di lana. Il
presunto killer cerca di giustificare l'attacco terroristico.
''Mi scuso del fatto che le donne abbiano dovuto assistere a
questo oggi, ma nella nostra terra le nostre donne devono vedere
le stesse cose''. Mentre dietro di lui la scena e' sempre piu'
concitata e sembrano arrivare altre forze di polizia, lui
continua. ''Voi non sarete mai al sicuro. Rovesciate il vostro
governo, a loro non interessa di voi''.
Poi l'attacco diretto a David Cameron: ''Credete che David
Cameron si fara' trovare per la strada quando noi iniziamo a
usare le nostre pistole? Voi pensate che i politici moriranno?
No, morira' la gente comune, come voi, e i vostri bambini''. La
sua 'tirata' va ancora avanti ancora un po', l'appello ai
cittadini britannici e' ancora di ''disfarsi'' dell'attuale
governo.
In alcune fotografie, invece, si vede quello che potrebbe
essere il secondo sicario. Anche lui africano, con un grosso
cappotto beige, tiene un grosso coltello da cucina nella mano
destra. E si aggira nella zona dove si e' consumata la mattanza
di un uomo. (ANSA).

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